Giuseppe Catapano: Zanetti, irrealizzabile il contributo di solidarietà sulle pensioni più alte

giucatap395Un sacrificio per i pensionati che percepiscono assegni elevati “sarebbe irrealizzabile”. Lo ha detto in un’intervista alMessaggero, Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia, dopo che il presidente dell’Inps, Tito Boeri ha rilanciato la necessità di un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, visto che quasi 500.000 italiani sono in pensione da quasi 40 anni.  “In Italia  in tutti questi anni in materia di pensioni ci sono state sperequazioni, che hanno generato malessere e conflitto sociale”, ha detto Zanetti. Penso alle famose baby-pensioni. Per cui potrebbe essere giusto in astratto rimediare con un contributo di solidarietà, non calcolato sull’importo ma sullo squilibrio tra assegni percepiti e contributi versati”. Tuttavia, ha continuato Zanetti, “il fatto è che lo stesso Inps ci avverte che il ricalcolo contributivo delle pensioni non è possibile, perché mancano molti dati. Allora il parametro diventerebbe non lo squilibrio ma il solo numero di anni di contribuzione. Però moltissime delle pensioni con pochi contributi sono di importo basso: questa misura produrrebbe un gettito misero, seminando allo stesso tempo incertezza e paura tra i pensionati”.  “Ci sono due tipi di approccio. C’è chi vorrebbe smantellare la riforma Fornero, dimenticando tra l’altro che quello del governo Monti è solo l’ultimo di una serie di interventi, approvati anche dal centro-destra. I sostenitori di questa tesi dovrebbero spiegare dove prendere i 30 miliardi di risparmi delle varie riforme, certificati dalla Corte dei Conti, che verrebbero meno: se da nuove tasse, oppure da tagli alla sanità o agli investimenti. Con loro non si può nemmeno discutere. Altra cosa – ha continuato Zanetti – è  prendere in considerazione le esigenze di chi vorrebbe andare in pensione un po’ prima, in un contesto di sostenibilità del sistema. E’ un approccio ragionevole, ma anche in questo caso bisogna avere il coraggio di fissare delle priorita’”, ha concluso.

Giuseppe Catapano: Lotta alle frodi senza biometria

Informatica Tecnologia Computer Occhio Codice a Barre

Contro i furti di identità non si può usare la biometria. Mentre si possono fare controlli incrociati con il database gestito dalla Consap. Non si può, dunque, costruire un archivio dei volti delle persone che chiedono finanziamenti. Lo ha stabilito il Garante della privacy con il provvedimento n. 77 del 25 febbraio 2016, che ha bocciato la richiesta di verifica preliminare di un sistema di riconoscimento facciale delle fotografie poste sui documenti di identità di soggetti che presentano richieste di finanziamento a banche e intermediari finanziari. Gli operatori del settore, abilitati per legge, invece, possono aderire al sistema di prevenzione, delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti, siglato Scipafi.

No al database biometrico. Una società ha chiesto al garante di poter utilizzare un sistema mediante il quale verrebbero acquisite le sembianze delle persone tramite scansione della fotografia apposta sul suo documento di identità. I dati verrebbero criptati e codificati per il confronto con analoghi codici identificativi di fotografie riconducibili allo stesso o ad altri individui, inseriti nel database e presi da diverse fonti (altri intermediari, foto tratte dai giornali o foto segnaletiche dei ricercati dalle forze di polizia). Se a uno stesso volto risultassero abbinate identità diverse, allora saremmo di fronte a un furto di identità.

Giuseppe Catapano: Marchionne guida la classifica dei top manager di Piazza Affari più pagati nel 2015

giucatap393Al primo posto nella classifica dei top manager di Piazza Affari più pagati nel 2015 c’è Sergio Marchionne, che da amministratore delegato di Fca ha ottenuto un compenso totale di 10 milioni e come presidente di Cnh ha guadagnato oltre 2,6 milioni, tra stipendio, bonus e altre voci della retribuzione, per un totale di 12,7 milioni a fronte degli 8,6 milioni del 2014 (che non include il bonus una tantum da 24,7 milioni a seguito della fusione tra Fiat e Chrysler ).
Nel dettaglio, scrive Milano Finanza, bisogna specificare che per il 2015 il salario base di Marchionne nel gruppo automobilistico è stato di 3,6 milioni, affiancato da un premio di 6,29 milioni e da 126 mila euro in altri compensi. C’è anche da aggiungere che Marchionne ha ricevuto 4,32 milioni di azioni che sono condizionati al raggiungimento di determinati obiettivi aziendali e ulteriori 1,62 milioni di azioni alle quali può invece accedere in ogni momento e senza condizioni.
Nella classifica elaborata da Milano Finanza sulla base delle relazioni sulla remunerazione già pubblicate e che mette in relazione i compensi con la redditività e la performance di borsa, il manager italo-canadese è tallonato da Giovanni Battista Ferrario, direttore generale di Italcementi, con una retribuzione di 11,8 milioni, e da Carlo Pesenti, consigliere delegato della stessa Italcementi, con 8,9 milioni.

Giuseppe Catapano: Panama papers, paradisi fiscali per leader mondiali

giucatap392Sono 12 i leader o gli ex leader di diversi paesi che sono direttamente citati nell’inchiesta sui Panama Papers, il mare di documenti pubblicato dal Consorzio internazionale di giornalismo investigativo sulla base di 2,6 terabyte di dati consegnati da una fonte interna allo studio legale di Panama Mossack Fonseca sull’utilizzo dei paradisi fiscali. Molti di più i parenti o gli uomini vicini a questi leader. Il governo di Panama, nel frattempo, ha fatto sapere che “coopererà con forza” con la giustizia, se chiamato in causa per la vicenda dei paradisi fiscali venuta alla luce con la scoperta di milioni di documenti riguardanti la gigantesca massa di denaro dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali per conto di criminali, leader politici, Vip e funzionari d’intelligence e resa nota dal Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta (ICIJ). E’ quanto si apprende in un comunicato in cui si sottolinea che Panama City assicura ogni “assistenza necessaria” in caso di apertura di procedimenti giudiziari legati alla rete della Mossack Fonseca, la società di gestione di conti offshore. Secondo i  media internazionali sarebbero circa 400 i giornalisti che per oltre un anno avrebbero esaminato documenti, e-mail, certificati, attestati, atti, estratti conto, fotocopie di passaporti, carte d’identità e altri documenti per un totale di volume di dati corrispondenti a 2,6 terabyte e oltre 11,5 milioni di documenti. Carte nelle quali compaiono i nomi di almeno 140 tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi e di 12 leader politici tra re, presidenti e primi ministri. I 307 reporter dell’International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza: e così in Italia l’Espresso evoca Montezemolo, l’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri, l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit. Sarebbero oltre 1.200 le aziende svizzere che, attraverso l’intermediazione di 14.000 banche, studi legali e altri tipi di intermediari, avrebbero aperto società offshore. Soltanto Hong Kong e il Regno Unito avrebbero fatto meglio in questa controversa «classifica». Circa 34.000 delle circa 215.000 società offshore hanno avuto inizio in Svizzera. Ciò corrisponde a circa al 16% del totale. Ubs, Credit Suisse (attraverso una sua controllata e la Hsbc (Svizzera) sono tra gli istituti di credito attraverso i quali sarebbero state create società mantello utili a dirottare in paradisi fiscali come Panama ingenti quantitativi di denaro sottratti al fisco.

LEADER

– Mauricio Macri, presidente dell’Argentina (nella foto)  – Bidzina Ivanishvili, ex premier della Georgia – Davíð Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda – Ayad Allawi, ex premier dell’Iraq
– Ali Abu al Ragheb, ex primo ministro della Giordania – Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, ex premier del Qatar – Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, ex emiro del Qatar – Salman bin Abdulaziz bin Abdulrahman Al Saud, re dell’Arabia saudita
– Ahmad Ali al-Mirghani, presidente del Sudan – Khalifa bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, presidente degli Emirati arabi uniti ed emiro di Abu Dhabi – Pavlo Lazarenko, ex primo ministro dell’Ucraina – Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina

PARENTI DEI LEADER E PERSONE LORO VICINE

– Famiglia del presidente azero Ilham Aliev – Deng Jagui, cognato del presidente cinese Xi Jinping – Li Xiaolin, figlia dell’ex premier cinese Li Peng – Arkady e Boris Rotenberg, amici del presidente russo Vladimir Putin
– Sergey Roldugin, violoncellista amico del presidente russo Vladimir Putin
– Rami e Hafez Makhlouf, cugini del presidente siriano Bashar al Assad
– Ian Cameron, padre del primo ministro britannico David Cameron – Alaa Mubarak, figlio dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak – Mounir Majidi, segretario personale del re del Marocco Mohammad VI
– Mariam Safdar, Hasan e Hussain Nawaz Sharif, figli del primo ministro pachistano Nawaz Sharif
– John Addo Kufuor, figlio dell’ex presidente del Ghana John Agyekum Kufuor
– Mohd Nazifuddin bin Mohd Najib, figlio del primo ministro della Malaysia Najib Razak
– Daniel Muñoz, segretario privato del defunto presidente argentino Nestor Kirchner e associato anche alla moglie e poi presidente Cristina Fernandez de Kirchner – Juan Armando Hinojosa, imprenditore vicino al presidente messicano Enrique Penha Nieto
– Pilar di Borbone, sorella maggiore dell’ex re di Spagna Juan Carlos
– Jean-Claude N`Da Ametchi, vicino all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo
– Clive Khulubuse Zuma, nipote del presidente del Sudafrica Jacob Zuma
– Mamadie Touré, vedova del defunto presidente di Guinea Lansana Conté

Giuseppe Catapano: Migranti, via alle espulsioni dalla Grecia alla Turchia. Partiti i primi traghetti

giucatap391Sono partiti i primi tre traghetti con circa 250 migranti a bordo complessivamente che hanno avviato oggi  il controverso piano di espulsione dalla Grecia alla Turchia, previsto dall’accordo tra l’Ue e Ankara. L’imbarcazione Lesvos ha lasciato il porto di Mitilene, seguita da un catamarano, il Nezli Jale, una imbarcazione più grande e capace di trasportare diverse centinaia di persone. In precedenza i migranti erano arrivati a bordo di autobus scortati dalla polizia nei porti delle isole di Lesbos e Chios.  Secondo quanto riferito dal ministro dell’Interno turco Efkan Ala, Ankara è pronta a ricevere oggi 500 migranti, ma la Grecia ha fornito al momento 400 nominativi.

Giuseppe Catapano: Renzi, Se i pm vogliono interrogarmi su Tempa rossa, sono pronto. Opposizioni all’attacco

giucatap390“Rivendico con forza tutte le misure per sbloccare le opere pubbliche e private specie al sud. L’Italia e’ ferma da anni. Tempa Rossa, ma anche Bagnoli, Pompei, la variante di valico, il Bisagno, la Napoli Bari, l’Expo o la Salerno Reggio, il tunnel del Brennero, i viadotti in Sicilia, sono opere sbloccate da questo governo”. Così ieri il premier Matteo Renzi ha spiegato su su Faceboook la posizione del governo sulla vicenda che è costata al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi le immediate dimissioni. Ma il presidente del consiglio nel corso della trasmissione in Mezz’ora condotta da Lucia Annunziata, era stato ancora più chiaro: “Di fronte alla legge anche il presidente del consiglio è come gli altri, non mette bocca nelle indagini”.   “Io spero che ci sia qualcosa di serio, visto che hanno indagato il Capo di Stato maggiore della Marina”, rileva il presidente del Consiglio che poi rilancia e dice: “Io rispondo per me e dico che stiamo talmente cambiando questo Paese che se i magistrati vogliono interrogarmi su quello che stiamo facendo, non solo su Tempa Rossa, mi possono interrogare su tutto il resto. La Salerno-Reggio Calabria, la Napoli-Bari, la Variante di valico? Anche oggi pomeriggio”. Poi su Facebook Renzi ha voluto ricordare tutte le opere sbloccate dall’esecutivo. E ha aggiunto. “L’elenco potrebbe continuare a lungo. Se qualcuno ruba o commette reati va fermato e condannato. Ma va bloccato il ladro, non vanno bloccate le opere. Invece da noi spesso accade il contrario: il ladro se ne va e si ferma solo l’opera pubblica. La musica con noi è cambiata. L’Italia spendeva 40 miliardi di infrastrutture qualche anno fa, adesso è a 20. Non importa essere keynesiani per capire che questo dato spiega in parte la mancata crescita, la disoccupazione, la crisi dell’edilizia. Dunque rivendico con orgoglio di aver sbloccato, in modo corretto e impeccabile, un progetto che era fermo dal 1989. Se poi qualcuno ha commesso illeciti ne risponderà. Ma noi siamo convinti di ciò che stiamo facendo e non ci fermeremo davanti a chi dice sempre e solo no. E a chi ci accusa di fare il gioco delle lobby ricordo che i reati ambientali, l’Anac di Cantone, il voto di scambio sono oggi normate grazie all’impegno del mio governo. Aver sbloccato Tempa Rossa come Bagnoli, Pompei e tutto il resto è stato sacrosanto – ribadisce Renzi – Se qualcuno ha commesso illeciti, si persegua quel qualcuno. Ma noi persone perbene, oneste e trasparenti, rivendichiamo con forza di aver sbloccato in piena correttezza un progetto fermo da troppo tempo”. L’intervento di Renzi è stato criticato dalle opposizioni. Roberto Calderoli, senatore e responsabile della Lega Nord per l’organizzazione e il territtorio, ha attaccato il premier:  “Renzi è alla frutta e vedendolo a ‘In Mezz’ora’, incalzato dal fuoco delle domande di Lucia Annunziata, mi è sembrato di rivedere e risentire l’intervento di Bettino Craxi del 1992 quando, a Montecitorio, cercava di difendere l’indifendibile”. “Un Renzi imbarazzante, che non ha nemmeno potuto fare un appello, anche se forse l’avrebbe voluto fare, in favore dell’astensione sul referendum sulle trivelle, invitando i cittadini ad andarsene al mare, sapendo che altrimenti l’elettorato penserebbe alle trivelle della Total, della Guidi, di Gemelli”. Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla camera, ha parlato così della mozione di sfiducia per il governo che sarà presentata da Forza Italia e dal centrodestra: “Sarà contro un intero governo incapace di far uscire il paese dalla crisi e che rischia di portarlo al disastro”. Insomma l’obiettivo della sfiducia è Renzi, perché “i suoi collaboratori non contano sono fantasmi sullo sfondo”. Obiettivo che nel centrodestra si conta di raggiungere, perché, ha detto il segretario della lega Nord Matteo Salvini, “credo che la mozione di sfiducia nei confronti del governo Renzi possa passare. Chiediamo una reazione di dignità al parlamento, di mettere in secondo piano la poltrona, la cadrega”.

Giuseppe Catapano: Casini, Renzi stia sereno. E per lo Sviluppo economico scelga un non fiorentino

giucatap0390“Renzi ha fatto bene finora. Ma abbandoni certi toni da uomo della Provvidenza e certi slanci troppo autoreferenziali”. E’ il consiglio che, in una intervista al Corriere della Sera, Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, dà al premier facendo il punto sul governo dopo l’inchiesta su petrolio e rifiuti in Basilicata che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi. “Dopo due anni di governo, è fisiologico che si sia attenuato un certo entusiasmo e che si cominci a fare le pulci a tutto. Ma il governo merita di andare avanti” afferma Casini aggiungendo: “Senza nervosismo e senza inutili esibizionismi. Renzi  ha tanti nemici, ma non deve aggiungere il più pericoloso: lui stesso, quando assume atteggiamenti altezzosi. Dico a Renzi di stare sereno”. Per la nomina al ministero dello Sviluppo dopo Federica Guidi, Casini auspica che Renzi “vada oltre l’Arno. Capisco che si senta rassicurato da chi conosce meglio. Ma per guidare un paese bisogna saper guardare lontano”. Casini dice di non avere dubbi sull’onestà dell’ex ministro, “ma non poteva fare diversamente. Mi ha fatto sorridere amaramente leggere i tweet antipolitici del suo compagno”.

Giuseppe Catapano: Di Maio, se M5S vince nelle grandi città, poi alle politiche colpo finale ai vecchi partiti

LUIGI DI MAIO

“Città come Roma, Milano, Trieste, Torino, Napoli sono il centro nevralgico degli interessi dei partiti cosidetti tradizionali, quelli cioè che ci hanno già governato. E quindi noi sappiamo che più città prenderemo – e questo lo decideranno i cittadini italiani – più indeboliremo questi partiti per dare a loro quel colpo finale alle elezioni politiche”. Lo ha detto a Trieste, a margine di un incontro sulle prossime elezioni amministrative, il vicepresidente della Camera e esponente di spicco del M5S Luigi Di Maio. La maggiore fiducia dove? “Ovunque e da nessuna parte. Lo dobbiamo decidere assieme alle persone. Noi ci proporemmo e i cittadini sanno che siamo l’unica discontinuità in questo momento. Ci proponiamo – ha aggiunto Di Maio – con dei programmi seri, credibili e vogliamo portare avanti umilmente l’amministrazione di grandi città che sono state spolpate dai vecchi partiti”. Particolarmente per Roma… “E’ chiaro che Roma è uno dei centri nevralgici degli interessi dei partiti. Là  si sono spartiti posti di lavoro, appalti e tangenti per anni ed è chiaro che se gliela togliamo perdono un po’ di benzina”.

Giuseppe Catapano: Il mondo no profit cambia passo

GIULIANO POLETTI MINISTRO GIOVANNI MALAGO' CONI

In arrivo una riforma complessiva del terzo settore con l’obiettivo esplicito di mettere ordine nel variegato mondo del no profit, finora interessato da disposizioni frammentarie e poco coordinate. Il senato ha infatti approvato mercoledì scorso, in seconda lettura, il testo di un disegno di legge che passerà ora alla camera dei deputati per l’approvazione definitiva. Poi il governo avrà dodici mesi di tempo per l’emanazione di decreti legislativi di attuazione.

Si tratta, almeno nelle intenzioni del legislatore, di una vera e propria rivoluzione: si toccano infatti tutti gli aspetti critici della disciplina che regola la vita degli enti e delle attività senza scopo di lucro, da quelli civilistici a quelli fiscali, da quelli societari a quelli relativi alla remunerazione del capitale e alla distribuzione degli utili. Prevista anche una rivisitazione delle norme che regolano il servizio civile, che sarà reso disponibile a tutti i giovani dai 18 ai 28 anni.

Una volta tanto non si tratta di una riforma dal respiro corto. Il governo, anzi, sembra essersi reso conto che l’apparato statale è sempre meno in grado di rispondere alle richieste di assistenza e di welfare che provengono da fasce sempre più ampie della popolazione. Negli ultimi anni, caratterizzati da una forte crisi economica, è diventato evidente che strutture privatistiche, ma votate al sociale, hanno progressivamente preso il posto dell’apparato pubblico nella fornitura di numerosi servizi di utilità collettiva. Sembra inevitabile una sempre più marcata sostituzione dei servizi resi dalla pubblica amministrazione con attività gestite da strutture privatistiche. Una tendenza che nei paesi del Nord Europa è oggetto di dibattito già da qualche anno. La riforma in cantiere dovrebbe avere l’obiettivo di stimolare, governare, e migliorare questo passaggio di per sé non eludibile.

Vengono perciò disciplinati gran parte dei punti critici del mondo del no profit, come il crowdfunding, la distribuzione di dividendi (che sembra prendere a modello la formula restrittiva delle cooperative a mutualità prevalente), la disciplina fiscale e contabile, i rimborsi spese degli operatori e le retribuzioni dei dipendenti, la distribuzione degli utili, i diritti di informazione e partecipazione. Prevista anche la costituzione del fondo per promuovere le attività istituzionali con 17,5 milioni di euro di budget per il 2016.

Si tratta per ora di una riforma solo sbozzata nei suoi contenuti generali, che andranno poi dettagliati con i decreti legislativi di attuazione. Quindi è impossibile, al momento, avere un’idea chiara su come cambierà il mondo del terzo settore dopo questa revisione normativa. Al momento ci sono però alcuni aspetti poco chiari, come per esempio la possibile sovrapposizione con la società benefit, disciplinata solo pochi mesi fa nella legge di stabilità 2016 con l’obiettivo di coniugare il mondo del profit e del non profit, gli aspetti legati alla redditività del capitale e il perseguimento di finalità sociali. La società benefit (alcune sono già state costituite in questi mesi) è chiaramente stata disegnata dal legislatore come un ibrido. Proprio per questo potrebbe andarsi a sovrapporre all’impresa sociale che è, a tutti gli effetti, un altro ibrido. Anche se, mentre la società benefit è una impresa tradizionale che però inserisce nello statuto clausole atte a perseguire finalità sociali, l’impresa sociale è impresa geneticamente non profit, con uno statuto regolamentato in modo tassativo dalla legge e una possibilità di distribuzione di dividendi molto limitata. Dovrebbe quindi essere possibile anche una convivenza pacifica tra le due formule societarie.

Difficile da capire anche il senso dell’articolo 9 bis, frutto di un emendamento presentato dal governo all’ultimo momento, che istituisce la Fondazione Italia Sociale. Un organismo con lo scopo di raccogliere fondi dal pubblico e dal privato per finanziare «interventi innovativi di enti di terzo settore» non meglio precisati, salvo un accenno allo «sviluppo del microcredito e di altri strumenti di finanza sociale». Può voler dire tutto e niente.