Anas deve essere considerata “una società industriale di primo livello come le Ferrovie dello Stato, la Rai o l’Enav”.
Lo ha affermato il presidente dell’Anas, Gianni Vittorio Armani, a margine di un convegno dell’Ance sugli appalti, sottolineando che il decreto Madia sulle partecipate deve tener conto delle peculiarità dell’Anas. “Nessun problema sul decreto Madia che vuole mettere sotto controllo le partecipate che spesso non pubblicano bilanci da anni – ha proseguito – Anas è una società industriale di primo livello e il nostro problema è essere omologati in un mare magnum di aziendine, il che non ha senso. Serve una scelta strategica che ci consideri una società industriale di primo livello come le Ferrovie dello Stato, la Rai o l’Enav”, e su questo “c’è condivisione con il Governo”.
Armani ha poi sottolineato che “il prossimo consiglio di amministrazione di Anas, o quello immediatamente successivo, deciderà la creazione di una holding dove far confluire tutte le partecipazioni”. Nell’Anas, ha proseguito Armani, “c’è una parte che si occupa del servizio universale e riceve i fondi dello Stato, poi ci sono le partecipate, che sono società che stanno sul mercato e occorre evitare di far loro concorrenza con fondi dello Stato e viceversa”. Insomma, ha chiarito Armani, “un’operazione per fare ordine dove c’è disordine”. Interpellato sui tempi, il presidente di Anas ha poi riferito che del tema si è già parlato varie volte in consiglio di amministrazione e la decisione verrà assunta nella prossima riunione o in quella immediatamente successiva.
Quanto ai contenziosi, quelli di Anas ammontano a “oltre 9 miliardi”, in particolare “5,5 miliardi di contenzioso attivo e 4,1 miliardi di riserve non ancora trasformate in contenzioso”, ha sottolineato Armani, precisando che “è fondamentale uno strumento efficace sul contenzioso. Nel nuovo codice degli appalti gli interventi sono numerosi, e in particolare l’utilizzo dell’Anac come centrale di coordinamento istituzionale è un elemento che ci rende molto favorevoli e contenti”.
Il nuovo codice, ha concluso, “porta una fortissima semplificazione, meno regole, e migliora la prospettiva verso cui arriviamo”.