Marco Patuano non è più l’amministratore delegato di Telecom Italia. L’azienda delle tlc ha ufficializzato con una nota il passo indietro del top manager, spiegando che – come da prassi – spetterà al prossimo cda approvare termini e condizioni delle dimissioni presentate.
Con una breve nota diffusa prima dell’avvio della seduta borsistica odierna su richiesta della Consob, dopo due giorni di silenzio, Telecom Italia aveva confermato le indiscrezioni rilanciate nel fine settimana da molti organi di stampa sull’ormai imminente decisione di Patuano.
Secondo le ricostruzioni del Messaggero, le dimissioni di Patuano sarebbero state chieste senza mezzi termini da Vivendi, oggi primo socio dell’azienda con una quota del 24,9%. Al termine del cda di settimana scorsa, racconta il quotidiano romano, l’a.d. di Vivendi e consigliere di Telecom, Arnaud de Puyfontaine, avrebbe convocato Patuano in una delle sale riunioni e, alla presenza di Tarak Ben Ammar, gli avrebbe notificato il venir meno della fiducia e la conseguente necessità di negoziare in tempi rapidi l’uscita, passi che sono avvenuti proprio in queste ore.
Gli attriti con i soci transalpini riguardano alcuni dei più delicati dossier aperti: dalla partita per la cessione di un’ulteriore quota di Inwit alla strategicità del Brasile, senza dimenticare la possibile partnership con Orange e un probabile accordo con Mediaset sul fronte dei contenuti e della pay-tv di gruppo.
Tra i nomi dei ‘papabili’ alla successione – in attesa che domani il cda di Telecom formalizzi il passaggio delle deleghe ad interim al presidente, Giuseppe Recchi – spicca quello dell’attuale a.d. di Ntv, Flavio Cattaneo (malgrado una smentita pervenuta dalla società nel fine settimana). Altre ipotesi circolate nelle ultime ore riguardano l’ex d.g. della Rai, Luigi Gubitosi, l’ex numero uno di Sky Italia, Tom Mockridge e il presidente di Bt Global Service, Corrado Sciolla.
Telecom Italia in netto rialzo a Piazza Affari dopo le dimissioni di Patuano: il titolo della società, al parziale delle 15.15, sale del 3,07% a quota 1,0410 euro per azione, con un massimo a quota 1,050 euro.