Adesso la priorità è salvare gli ostaggi ancora vivi, ma il dossier Libia diventa sempre più delicato da gestire e il governo non intende cambiare linea rispetto ad un eventuale intervento nel paese nordafricano, almeno secondo quanto si apprende da fonti parlamentari. E’ il presidente del Copasir Giacomo Stucchi a dare le poche notizie ufficiali, dopo l’audizione del sottosegretario a Palazzo Chigi Marco Minniti: “La priorità sono loro (gli ostaggi ancora vivi, ndr) e per questo serve osservare un rigoroso silenzio su situazioni delicate”. Mentre le opposizioni attaccano il governo, Palazzo Chigi sceglie il silenzio e fissa alla prossima settimana,martedì 8 marzo, le comunicazioni del ministro Paolo Gentiloni al parlamento.
Prima, appunto, c’è da provare a risolvere la vicenda degli altri ostaggi. Certo è che Fausto Piano, 60 anni di Capoterra (Cagliari) e il 47enne siracusano Salvatore Failla, due dei quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia nel luglio del 2015, sono stati uccisi probabilmente durante una sparatoria nella regione di Sabrata. sarebbero stati usati come scudi umani dall’Isis, Lo ha riferito la Farnesina. “Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali”, si legge in una nota, “da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilita’ dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni Bonatti, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha gia’ informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilita’ dei corpi”.
Stando a quanto appreso negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio, dove era stata aperta un’inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo, i due ostaggi sarebbero stati uccisi mentre stavano per essere trasferiti da un covo all’altro. Da tempo erano stati separati dagli altri due colleghi, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, e ieri, a Sabrata, si trovavano a bordo di uno dei mezzi di un convoglio dell’Isis attaccato dalle forze di sicurezza libiche. I corpi dei due italiani sarebbero ora nelle mani dei miliziani che, dopo la sparatoria, erano convinti che avesse perso la vita solo un gruppo di jihadisti. Ieri negli scontri tra Isis e forze libiche sono morti almeno otto jihadisti, la maggior parte dei quali di nazionalita’ tunisina. Il Copasir ha convocato per le 14:30 l’Autorita’ delegata, senatore Marco Minniti”. Secondo un ex ufficiale dell’esercito libico Ramzy al Rumeeh, i due italiani potrebbero essere stati uccisi dalla milizia Battar, legata all’Isis. “E’ di un gruppo armato dedito al traffico di esseri umani e attivo a Sabrata, una formazione armata legata all’Isis, ma sostiene parallelamente anche il governo di Tripoli del premier Khalifa al Ghwell”. Il legale della famiglia Failla, Francesco Caroleo Grimaldi ha riferito di aver sentito “in mattinata la moglie: è disperata e chiede che il suo dolore sia rispettato. Non c’e’ ancora assoluta certezza che sia proprio suo marito uno dei due italiani rimasti uccisi in Libia. Per questo sta vivendo queste ore con infinita angoscia”. Nessuna dichiarazione ufficiale della Bonatti. Sul fronte politico l’opposizione chiede al governo di riferire in Parlamento. Piano e Failla furono rapiti il 19 luglio 2015 insieme a Gino Pollicardo, 55enne ligure di Monterosso, e il 65enne Filippo Calcagno di Enna, nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, mentre rientravano dalla Tunisia. Le dinamiche del rapimento non sono mai state chiarite del tutto, vista la difficile condizione in cui versa il Paese nordafricano e la mancanza di una rivendicazione.
Massolo: tra i morti almeno due dei tecnici sequestrati. Risulta “dalle foto in nostro possesso”
“Dalle foto che sono in nostro possesso ci sono somiglianze con almeno due dei tecnici che a suo tempo sono stati sequestrati”. Lo ha detto al Tg1 il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, Giampiero Massolo, sul caso dei due italiani uccisi in Libia nel corso di un raid contro l’Isis.