L’Europa dei muri schricchiola sotto il peso dei rifugiati e dei migranti in fuga dalle guerre e dalla miseria: a Calais in Francia ha iniziato a smantellare la “Giungla”, l’accampamento di migliaia di persone che vorrebbero raggiungere l’Inghilterra, tra le preoccupazioni delle Ong secondo cui non saranno sufficienti le strutture alternative per ospitarli.
L’operazione, iniziata in mattinata, è proseguita tra scontri, proteste e lacrimogeni. Doveva essere uno sgombero “progressivo e volontario”, come aveva promesso il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, ma si è tradotto con una coltre di fumo nero che avvolge la boscaglia, tende incendiate, scontri tra agenti e migranti. L’evacuazione iniziata all’alba, le autorita’ avevano garantito che lo sgombero sarebbe stato l’ultima tappa di un dialogo con i migranti per convincerli a partire, trasferendoli in strutture pubbliche. Poi tutto è precipitato e quando è sera solo una quarantina di migranti della Giungla accetta di salire su un pullman in direzione di Montpellier mentre un quinto dei migranti portati nei centri di accoglienza scappa e ritorna verso Calais oppure altrove sulla costa.
Intanto le barriere all frontiera messe in atto dall’Austria rendono esplosiva la situazione in Grecia, dove ieri decine di profughi hanno dato l’assalto alla cortina di filo spinato al confine con la Macedonia, abbattendola e scontrandosi con la polizia. La prima vera ribellione del centro profughi di Idomeni, con circa 200 migranti che a metà mattinata hanno abbattuto la recinzione in acciaio e filo spinato tirato su dalla Macedoni, è stata sedata nel giro di mezz’ora dalla polizia con qualche gas lacrimogeno e la minaccia dei manganelli; tuttavia, la pace è solo apparente: se qualcosa non cambia ci riproveranno presto e saranno di più. Il punto è che la Macedonia si è accodata alla decisione presa da numerosi governi balcanici di limitare a 580 il numero massimo giornaliero di migranti in entrata sul proprio territorio; scelta adottata il 18 febbraio scorso durante un vertice dei capi della polizia dal quale era stata esclusa la Grecia. Nel frattempo il centro a due passi dalla frontiera e che in teoria potrebbe ospitare 2.000 persone sta scoppiando; ad oggi ci sono dislocati almeno 7.000 migranti e aumentano giorno dopo giorno.
Nel frattempo il governo di Skopje ha fatto sapere di aver dato il via libera, con l’ausilio dell’esercito, ai lavori di costruzione di una nuova recinzione al confine greco. Un altro muro insomma, ufficialmente con lo scopo di garantire un flusso regolare e più ordinato dei migranti provenienti dalla Grecia.