Giuseppe Catapano: Unioni civili, accordo sul maxiemendamento. Alfano: partita chiusa

ANGELINO ALFANO MATTEO RENZI

Il maxiemendamento sulle unioni civili non si è ancora materializzato sui tavoli dei senatori, ma ormai è fatta. Come ha annunciato il firmatario dell’ormai famoso e seppellito supercanguro, il senatore dem Andrea Marcucci, che ha dichiarato: “L’accordo è chiuso. L’emendamento è scritto, va molto bene, aspettiamo la bollinatura” da parte della ragioneria dello Stato.
Se la fiducia sarà posta già stasera o domani viene considerato un dettaglio. Di certo, così viene spiegato in ambienti Dem, l’obiettivo è di chiudere al massimo entro venerdì. Anzi, il leader del Ncd e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è stato ancora più netto: ” Sulle unioni civili si può chiudere la partita entro domani”. Dopo le aperture del Pd su alcuni passaggi del maxiemendamento, in particolare sulla cancellazione dell’obbligo di fedeltà che avrebbe fatto somigliare troppo, secondo i centristi, l’unione di fatto a un matrimonio, il partito guidato da Matteo Renzi ha però alzato le barricate sulle nuove limitazioni che il ministro della salute Beatrice Lorenzin aveva suggerito. In particolare, Ncd e Udc avrebbero voluto fissare limiti che avrebbero ostacolato ostacolato la libera definizione di una prossima riforma delle adozioni. Riforma considerata invece indispensabile sia da Renzi sia dal Pd, come ha ricordato il capogruppo al senato Luigi Zanda. “La stepchild adoption verrà
convogliata completamente in un disegno di legge ad hoc sulle adozioni che riprenderà tutta la materia e su cui chiederemo una corsia preferenziale. Pensiamo che tale legge debba essere approvata entro la legislatura, sia alla camera, sia al senato”. Una precisazione giunta dopo che la minoranza del pd aveva avvertito Ap di non tirare troppo la corda”. “Nell’assemblea del gruppo Pd al Senato è stata prospettata una soluzione che ripartiva dal testo Cirinnàcon gli emendamenti già concordati e presentati dal collega Lumia, al netto dello stralcio dell’art.5 sulla stepchild adoption. Non soltanto dalla minoranza ma anche da altri autorevoli colleghi è stato detto che non si poteva andare oltre nel tentativo di assecondare ulteriori richieste di Area Popolare”, ha  ricordato il senatore della minoranza Pd Federico Fornaro. “Si rispetti questa impostazione, condivisa da Renzi nella replica, perché altrimenti è meglio percorrere la via parlamentare in cui ognuno di fronte al paese si assume le proprie responsabilita’”.

La Consulta: inammissibile questione legittimità su stepchild adoption

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità sollevata dal Tribunale sulla cosiddetta stepchild adoption, nell’ambito del procedimento avviato da due donne sposate negli Usa per chiedere il riconoscimento in Italia della sentenza con cui il giudice dell’Oregon diede il via libera all’adozione del figlio naturale avuto con inseminazione artificiale da una delle due in favore della partner. La questione di leggimità sottoposta alla Consula dai giudici bolognesi era relativa alle legge 184/1983 sulle adozioni.
“Il Tribunale di Bologna – si legge in una nota della Consulta – ha erroneamente trattato la decisione straniera come un’ipotesi di adozione da parte di cittadini italiani di un minore straniero (cosiddetta adozione internazionale), mentre si trattava del riconoscimento di una sentenza straniera, pronunciata tra stranieri”. Il tribunale di Bologna ha sottoposto
al vagli di costituzionalita’ la legge 184/1983 sulle adozioni “nella parte in cui, come interpretati secondo diritto vivente, non consentono al giudice di valutare, nel caso concreto, se risponda all’interesse del minore adottato (all’estero) il riconoscimento della sentenza straniera che abbia pronunciato la sua adozione in favore del coniuge del genitore, a prescindere dal fatto che il matrimonio stesso abbia prodotto effetti in Italia (come per la fattispecie del matrimonio tra persone dello stesso sesso)”. I giudici bolognesi, che ora riprenderanno in mano le carte del procedimento, ritenevano che la legge del 1983 violi diversi articoli della Costituzione (il 2, 3, 30 e 117) nonché l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’Avvocatura dello Stato, con una memoria depositata oltre un anno fa, aveva rilevato che la legge impugnata per la vicenda delle americane Eleonora Beck e Liz Joffe già permette, in realta’, casi particolari di adozione, mettendo in primo piano la tutela dell’interesse “supremo” del minore. Una linea affermata anche da alcune sentenze di merito, prima tra tutte quella firmata dal collegio presieduto dal giudice Melita Cavallo, che nel 2014 diede il via libera all’adozione di una bambina in una coppia formata da due donne.

Giuseppe Catapano: Unioni civili, maxiemendamento e adozione stralciata. Giovedì il voto di fiducia

MATTEO RENZI

Il Pd non si fa prendere in giro da nessuno, figurarsi dai grillini. Più o meno così, il segretario del pd nonché capo del governo, Matteo Renzi, ha caricato l’assemblea dei senatori dem. Renzi non vuole più perdere tempo sul disegno di legge Cirinnà in discussione a palazzo Madama. e per questo ha ottenuto il sì alla presentazione di un maxiemendamento che stralcerà dal testo della Cirinnà l’adozione del figlio del partner e la inserirà in un disegno di legge ad hoc. Il testo del maxiemendamento sarà presentato domani in aula e già giovedì, con ogni probabilità, si voterà la fiducia. Una scelta che sarà esaminata e votata  nella serata di oggi, alle 19,30, dai senatori di Area popolare (Ncd e Udc). Renzi, in matitnata, ha spiegato che il provvedimento, “centrale, cruciale”  avrebbe potuto essere licenziato la scorsa settimana “senza il dietrofront del Movimento Cinque Stelle”, ha detto Renzi. “Il Pd non può essere preso in giro, il Movimento Cinque Stelle gioca sulla pelle dei diritti in modo spregiudicato”, ha avvertito il segretario del Pd. Tocca andare avanti in fretta. “La soluzione parlamentare andrebbe troppo a lungo, con emendamenti per fare riaprire il discorso alla Camera. Poi di nuovo al Senato…Sarebbe ragionevole che ci sia un impegno diretto del governo”. “La legge potrebbe uscire da qui venerdì per poi andare alla Camera”, ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi, all’assembela dei senatori dem. “Fuori di qui c’è un mondo che vede la possibilità di avere riconosciuti dei diritti, siamo a un passo da un traguardo storico”, ha aggiunto. Quindi “il voto di fiducia sulle unioni civili è una scelta importante”, ma “l’alternativa è la palude o la melina”. “Manteniamo l’impianto della Cirinnà lavorando su alcune questioni, come gli emendamenti Lumia ed alcune cose che riguardano le coppie etero. Ma deciderete voi”, ha detto Renzi, aggiungendo che, con questo schema, il via libera finale può arrivare “in due mesi”, tra Senato e Camera. Renzi ha poi messo in guardia i senatori pd che in Senato “si tenta di mettere in atto una “strategia etero diretta per non far approvare il ddl” sulle unioni civili.
Come una ossessione. Ieri mattina, ieri pomeriggio e di nuovo questa mattina. Ovunque ci fosse un microfono o un taccuino, ovunque ci fosse qualcuno ad ascoltare, il premier Matteo Renzi va ripetendo sempre lo stesso concetto e non può che riguardare il tema delle unioni civili: bisogna chiudere in fretta. Questa settimana. Lo ha detto anche questa mattina ai microfoni di Rtl102.5: “Ci fidiamo di chi cambia idea all’ultimo minuto, o proviamo a portare il principio che tutti i cittadini sono uguali e se due persone stanno insieme hanno diritti e doveri verso la società? Ho detto ora basta, ora ci vediamo con i senatori, la mia proposta è chiudere entro la settimana”, ha detto il presidente del Consiglio a proposito del ddl sulle unioni civili sul quale si prospetta un maxiemendamento su cui il governo metter la fiducia. “Potrebbe non essere il provvedimento migliore per le attese di tanti, ma tra avere tutto ma mai, meglio fare un pezzo e portare a casa in settimana la legge. Altrimenti – ha ribadito Renzi – il rischio è la paralisi, promettere senza mantenere. La mia preoccupazione più grande è giocare con la pelle delle persone, fare promesse che poi non si portano a casa. Si è detto per anni ‘diritti’, poi c’era il ritardo, l’ostruzionismo…”. Come hanno fatto i Cinque Stelle in questa occasione: “Fino alla settimana scorsa c’era l’accordo con M5s per votare il ‘canguro’ di Marcucci. Venti minuti prima di votarlo i Cinque Stelle hanno cambiato idea…”.

Grasso annuncia ritiro emendamenti “supercanguri”. Ridotte a meno di 500 le proposte di modifica

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha dichiarato inammissibili tutti gli emendamenti premissivi al ddl sulle unioni civili. Via dunque il supercanguro Marcucci, ma anche quello a firma Mala (Fi) e gli altri sottoscritti dalla Lega Nord. In tutto 7 emendamenti, premissivi appunto, in modo da “consentire un ordinato svolgimento dei lavori e un attento esame di tutti gli emendamentipresentati senza effetti preclusivi”. E’ quanto si apprende da fonti qualificate in ordine alle comunicazioni che Grasso ha fatto in occasione della conferenza dei capigruppo “informale” convocata a Palazzo Madama. In seguito all’esame delle proposte di modifica il presidente Grasso ha inoltre reso noto che le proposte emendative si sono “sensibilmente ridotte” anche rispetto ai 1.280 emendamenti rimasti dopo il ritiro da parte della Lega Nord. Al netto degli emendamenti inammissibili, identici, simili e a scalare, ne resteranno, nelle valutazioni, anche “meno di 500”.
Ci sono stati momenti di tensione anche nella stessa riunione dei capigruppo di Palazzo Madama tra il presidente Grasso e il numero uno dei senatori dem Luigi Zanda, in ordine alla comunicazione da parte della seconda carica dello Stato sugli emendamenti ammissibili e non al ddl sulle unioni civili. Zanda non avrebbe gradito, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro, la scelta di Grasso di compiere tale comunicazione proprio in un momento politicamente delicato come quello in cui i senatori Pd avrebbero dovuto decidere sulla linea da tenere in aula (fiducia sì, fiducia no). E non avrebbe nascosto il suo disappunto. Grasso dal canto suo avrebbe spiegato i motivi per cui non avrebbe potuto fare altrimenti, non essendoci stato prima un momento utile in aula per poter fare tali comunicazioni (ritiro emendamenti dalla Lega Nord, immediata sospensione e rinvio al giorno dopo, capigruppo per nuovo calendario d’aula sulle unioni civili). L’unico spazio utile sarebbe stato dunque domani alla ripresa dei lavori sul provvedimento in aula, anticipato poi ad oggi in seguito alla richiesta delle opposizioni (non solo M5S, ma anche Sel, Cor, Fi e Lega Nord) di una capigruppo, poi convocata in via informale da Grasso. Certo è che la scelta di Grasso ha restituito parola al MoVimento 5 Stelle, che in seguito alla libertà di scelta a sorpresa lasciata sulla stepchild adoption eera stato duramente criticato dal Pd . Non è un caso che  il vicepresidente della camera e componente del direttorio M5S Luigi Di Maio, avuta notizia dell’inammissibilità dei canguri dichiarata da Grasso, ha attaccato: “La legge sulle unioni civili è votabile in tre giorni. Se Renzi non lo fa è perché hanno paura di perdere le poltrone, meglio scaricare le colpe su di noi”. Per  Roberto Fico: “Renzi e il Pd hanno paura e bloccano le unioni civili. Se non si votano 500 emendamenti in Parlamento, vuol dire che dietro c’è altro: una maggioranza che non c’è e beghe interne al Pd. E Renzi per nascondere tutto questo dice che il M5S ha voltato le spalle. Renzi sta camuffando i problemi. Se avesse coraggio verrebbe in aula e voterebbe la legge insieme a noi”. E poi spara contro i media: “La stampa è fantasiosa”, insomma parla di accordi che non sono mai esistiti: sulle unioni civili come sul supercanguro dell’emendamento Marcucci.

Giuseppe Catapano: Brexit, i manager di 36 aziende quotate firmano appello per restare nell’Ue

giucatap874Una trentina di manager di aziende britanniche quotate in borsa in campo contro la Brexit. I dirigenti hanno infatti firmato una lettera pubblicata dal Times in cui si sostiene che l’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea può costituire un “deterrente agli investimenti in Gran Bretagna”.
I vertici di aziende come Bt, Marks & Spencer e Vodafone rilevano inoltre come la Brexit, per decidere la quale si terrà un referendum il prossimo 23 giugno, metta a rischio il mercato dell’occupazione del Regno Unito e che “le imprese hanno bisogno di un accesso senza limiti a un mercato europeo di 500 milioni di persone, al fine di proseguire nella crescita, negli investimenti e nella creazione di lavoro”.
La lettera si rifà chiaramente a quanto suggerito anche dal premier conservatore, David Cameron, nel suo discorso al parlamento di Westminster, con il quale ha avvertito che lasciare l’Unione potrebbe influire negativamente sui lavoratori “per anni a venire”.
Oltre ai 36 dirigenti delle quotate, altri 160 manager hanno aggiunto la loro firma alla missiva, tra i quali anche le autorità che gestiscono gli aeroporti di Heathrow e Gatwick, i due scali principali della capitale britannica.

Giuseppe Catapano: Gates fuori dal coro della Silicon Valley, si schiera dalla parte dell’Fbi nella contesa con Apple

giucatap873Bill Gates fuori dal coro della Silicon Valley. Il fondatore di Microsoft si schiera infatti dalla parte dell’Fbi nella contesa con Apple e sostiene che le società tecnologiche devono fare la loro parte nella lotta al terrorismo. In un un’intervista al Financial Time, Gates dice di non essere d’accordo sul fatto che inserire una “back door” per sbloccare l’iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino possa costiture un precedente pericoloso, come sostenuto da Tim Cook e da altri big di Internet. “Questo – dice riferendosi alla richiesta dell’Fbi – è un caso specifico, in cui il governo chiede informazioni. Non chiedono delle cose in generale, ma delle cose in particolare”. Secondo Bill Gates la richiesta di aiuto tecnologico dell’Fbi ad Apple non è diversa da una richiesta rivolta a una società telefonica o a una banca.
Secondo un sondaggio del Think tank Usa Pew Reserche Center, il 51% degli americani è con l’Fbi e ritiene che Apple dovrebbe sbloccare l’iPhone di uno dei terroristi della strage di San Bernardino. Secondo l’istituto solo il 38% degli americani è d’accordo con la decisione del ceo di Apple, Tim Cook, di opporsi alla richiesta dell’Fbi e l’11% non si esprime. Tra gli americani che detengono un iPhone il 47% non è d’accordo con Apple, mentre il 43% lo è e ritiene che sbloccare l’iPhone del terrorista danneggerebbe la sicurezza degli altri possessori di iPhone.

Giuseppe Catapano: Berlusconi intercettato dagli Usa. Fi, commissione di inchiesta. Renzi:faremo chiarezza

SILVIO BERLUSCONI

Sarà il sottosegretario della presidenza del consiglio con delega per l’intelligence, Marco Minniti, a riferire al Copasir, il comitato parlamentare sui servizi di sicurezza, sul caso delle intercettazioni telefoniche illegali all’allora premier Silvio Berlusconi da parte della Nsa, National security agency Usa, portate alla luce dal  quotidiano la Repubblica e dal settimanale Espresso, in collaborazione con Wikileaks. E non è escluso che sia anche il premier Matteo Renzi a presentarsi successivamente in parlamento, come hanno chiesto Forza Italia e tutto il centrodestra e come sembra possibile anche in base alle dichiarazioni del presidente del consiglio: “Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi”, ha detto Renzi. Quasi in contemporanea con l’annuncio del presidente del consiglio, Renzi, la Farnesina fa sapere di avere convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America John Phillips per avere “chiarimenti circa le indiscrezioni comparse su alcuni organi di stampa”.
Secondo le due testate la potente National Security Agency americana spiava Berlusconi, il consigliere personale Valentino Valentini, il consigliere per la sicurezza nazionale, Bruno Archi, il consigliere diplomatico di palazzo Chigi, Marco Carnelos, e il rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, Stefano Stefanini. La rivelazione, scrive Repubblica, dimostra che “oltre a Germania e Giappone, anche il governo italiano era spiato e riapre il caso del complotto ai danni dell’allora presidente del consiglio che aveva spinto i fedelissimi di Berlusconi a chiedere una commissione d’inchiesta”.
Le telefonate di Valentini riassunte da Repubblica rivelano le pressioni subite da Berlusconi dagli alleati europei nei momenti più delicati della crisi dell’autunno 2011 che portò alla sua uscita di scena e al governo tecnico di Mario Monti. L’Nsa era a conoscenza dei dettagli di un incontro, il 22 ottobre, con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy: “Sarkozy avrebbe detto a Berlusconi che, mentre le affermazioni di quest’ultimo sulla solidità del sistema bancario italiano, in teoria, potevano anche essere vere, le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto ‘saltare in aria’ come il tappo di una bottiglia di champagne e che ‘le parole non bastano più’ e che Berlusconi ‘ora deve prendere delle decisioni'”.
Ma non solo “il 24 Valentini ha indicato che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha sollecitato l’Italia ad adottare misure finalizzate a ridurre l’impressione all’interno dell’Unione Europea che l’Italia sia oppressa da un enorme debito, in un momento in cui sta lottando anche con una bassa produttività e la sua economia sta mostrando poco dinamismo”. Tra le telefonate di Berlusconi intercettate anche una del marzo 2010 al capo del governo israeliano Benyamin Netanyahu.
“Le registrazioni sono state condotte da quella che probabilmente è la divisione più sensibile in assoluto della Nsa: lo Special Collection Service (Scs), un’unità speciale che opera sotto copertura diplomatica nelle ambasciate e nei consolati americani in giro per il mondo, per sorvegliare governi amici e nemici, lavorando spesso in collaborazione con la Cia – scrive Repubblica -. Obiettivo dei team Scs è raccogliere intelligence fresca e facilmente ‘deperibile’ sulla leadership del paese in cui si trova l’ambasciata o il consolato in cui sono basati. Questo compito è facilitato dalla presenza e dall’operatività del team nelle ambasciate delle grandi capitali mondiali”.
Immediate le reazioni nel centrodestra vicino all’ex premier.
“Dopo le inquietanti notizie in merito alle intercettazioni della Nsa americana nei confronti del governo Berlusconi, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, chieda immediatamente conto agli Stati Uniti di quanto accaduto tra il 2008 e il 2011, e forse anche in altri archi temporali. E’ un fatto di una gravità inaudita che i cittadini italiani, e ancor peggio i membri di un governo occidentale, vengano spiati da un’amministrazione che giustamente viene considerata amica”, dice Renato Brunetta. Il presidente dei deputati di Forza Italia chiede anche che “il governo venga in Parlamento a riferire su queste gravi notizie e si attivi sin da subito per l’ormai irrinunciabile istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del 2011 e sulla crisi borsistica-bancaria del 2015-2016”.
A Brunetta fa eco Maurizio Gasparri. “La clamorosa e inaccettabile vicenda delle intercettazioni americane a danno di Berlusconi conferma una volta di più quanto sia stata grave, intollerabile e criminale la pressione internazionale sul governo di centrodestra. Ci fu un complotto, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, in Europa e evidentemente anche con complicità d’oltreoceano”, ha detto il vicepresidente di Forza Italia al senato. “Pretendiamo tutta la verità e che si difenda la dignità nazionale senza esitazioni né ipocrisia”.
“Rammarico, ma non stupore”, dice invece Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia. “Nulla di nuovo, purtroppo. Ma un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’ultimo governo scelto dagli italiani è stato abbattuto senza rispettare le regole della democrazia né della sovranità nazionale italiana. Da anni denunciamo una vera e propria sospensione della sovranità popolare nel nostro paese, che ha avuto inizio proprio con la caduta del governo Berlusconi”, aggiunge. “Rimane il forte disappunto per comportamenti non compatibili con un corretto rapporto fra paesi amici ed alleati. Ma soprattutto rimane lo stupore e l’amarezza per il fatto che, come osserva l’Espresso, nessuno dei successivi governi italiani e nessuna Procura della Repubblica ha mai ritenuto di doversi occupare di queste vicende, come se tutto fosse normale nella storia italiana degli ultimi anni. Per la sinistra italiana anche la sovranità nazionale si può calpestare, se questo serve a colpire l’avversario politico”, conclude Bergamini.

Giuseppe Catapano: Rapimento Abu Omar, l’Italia condannata dalla Corte di Strasburgo

giucatap871L’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo per il rapimento avvenuto nel 2003 a Milano dell’imam Abu Omar, che fu consegnato alla Cia e poi portato in Egitto dove fu detenuto e torturato.

Secondo la Corte le autorità italiane erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un’operazione di ‘extraordinary rendition’ nel 2003, a Milano, da parte della Cia e approfittarono del segreto di Stato per garantire l’impunità ai funzionari responsabili del rapimento dell’ex imam. “L’inchiesta e il processo – proseguono i giudici – non hanno portato alla punizione dei responsabili cosicché alla fine dei conti c’è stata un’impunità”. L’ex imam di Milano, Abu Omar, il cui vero nome è Mustafa Osama Nasr Hassn, attualmente 53enne, era arrivato in Italia  nel 1998 e nel 2001 aveva ottenuto lo status di rifugiato. Fu prelevato a Milano nel febbraio 2003 e trasferito nella base militare di Aviano da dove un aereo militare lo trasportò al Cairo. In Egitto fu torturato, interrogato e liberato nell’aprile 2004 in cambio dell’impegno a tacere sulle sue condizioni.
Il giudici di Strasburgo hanno giudicato l’Italia responsabile di numerose violazioni dei diritti umani, in particolare il divieto della tortura e il diritto al rispetto della vita familiare. La corte ha stabilito che l’Italia dovrà pagare 70mila euro a Nasr e 15mila a sua moglie per danni morali.

Giuseppe Catapano: Libia, droni Usa da Sigonella. Renzi: autorizzazioni caso per caso

MATTEO RENZI ROBERTA PINOTTI

Nella lotta all’Isis in Libia, l’Italia farà la sua parte. Lo assicura il governo italiano. Ma, come tiene a precisare il premier Matteo Renzi, “autorizzazioni caso per caso”. Di certo Droni americani saranno autorizzati a partire dalla base di Sigonella, in Sicilia. Le indiscrezioni delWall Street Journal vengono conferemate dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista con il Messaggero. Ma l’autorizzazione per i droni americani a partire dalla base di Sigonella, in Sicilia, non è il preludio ad una guerra italiana in Libia, ha chiarito il Ministro della Difesa, spiegando che la base “è utilizzata dagli Stati Uniti secondo un trattato che risale agli anni ’50. Ogni volta che si configurano assetti nuovi, parte una richiesta. Nulla di strano. C’è stato bisogno di una serie di interlocuzioni, perché l’Italia dev’essere coinvolta con un ruolo di leadership e di coordinamento in una strategia di sicurezza complessiva rispetto alla Libia”.
L’accordo bilaterale tra Italia e Usa e’ stato concordato a gennaio dopo un negoziato “segreto” e confermato da fonti della Difesa solo a trattative concluse. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che illustra le condizioni poste dalla Difesa: i velivoli possono agire solo in appoggio a unità di elite nel caso siano in pericolo; ogni incursione sarà autorizzata volta per volta; la disposizione si applica a qualsiasi area dove sia presente l’Isis. Vincoli su cui il Governo italiano non ha intenzione di derogare per il timore, si dice, di accendere un’opposizione interna contro la guerra.
Il ministro ha spiegato che “non è una decisione legata a un’accelerazione sulla Libia” e che con Washington c’è consenso “sulla necessità che non vi siano fughe in avanti non coordinate”. Infatti, per risolvere il caos libico “una strategia coordinata tra alleati e l’accordo dei libici” rimangono “la via maestra”.  Alle obiezioni di chi sostiene che concedendo le basi l’Italia sia entrata in guerra evitando il passaggio in Parlamento, il capo della Difesa ha risposto che “nessuno tiene all’oscuro il Parlamento, le prerogative parlamentari non c’entrano”. Infatti “questo Governo ha sempre portato in Parlamento tutte le decisioni che riguardano l’impiego delle forze armate, due volte l’anno con i decreti sulle missioni e il dettaglio anche dei rapporti bilaterali”. In questo caso “l’uso delle basi americane non sta nel decreto missioni perche’ non c’e’ nessuna missione in partenza. Se si dovesse decidere una missione in Libia lo chiederemmo al Parlamento, ma ad oggi non e’ prevista”.
Sulla linea da seguire c’è compattezza: il premier Matteo Renzi ha confermato l’autorizzazione ai droni ma “come ha già detto il ministro Pinotti, le autorizzazioni” al decollo “sono caso per caso: se si tratta di fare operazioni contro terroristi e potenziali attentatori Isis c’e’ uno stretto rapporto con nostri alleati e siamo in grande sintonia”.
Ospite di Rtl 120.5, il premier ha spiegato che “si vedono piccoli spiragli in Siria, sono ore decisive per il Governo in Libia: la priorità è diplomatica, poi se abbiamo prove di potenziali attentati è evidente che l’Italia fa la sua parte come tutti gli altri”.
Anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in visita ad Istanbul, ha rassicurato sul fatto che l’autorizzazione all’uso di Sigonella “non e’ un preludio all’intervento militare”. L’utilizzo della base, ha spiegato “non richiede una comunicazione specifica in Parlamento”, aggiungendo che “sara’ il ministro della Difesa a valutare” caso per caso.

Ancora fumata nera per governo

Dopo oltre due mesi di estenuanti trattative e passi falsi, ancora un nulla di fatto per il governo di riconciliazione nazionale libico. Il Parlamento libico in esilio a Tobruk, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, non ha potuto dare la fiducia al governo del premier Fayez al Sarraj per mancanza del numero legale. Il voto era atteso in giornata, in un clima di preoccupazione crescente della diplomazia occidentale per l’avanzata dell’Isis nel Paese nordafricano a poche centinaia di chilometri dalle coste italiane. Adesso occorrerà attendere ancora una settimana.

Giuseppe Catapano: Migranti, Alfano, no ai muri. Sì a centri di smistamento, ricollocamenti, espulsioni

ANGELINO ALFANO

“E’ una pura illusione pensare di chiudere le frontiere con i muri”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Mattino Cinque tornando a parlare dell’ipotesi avanzata dall’Austria di chiudere le frontiere per frenare il flusso dei richiedenti asilo in arrivo dalla Siria e da altri Paesi in preda alle guerre e alla fame. “Oggi incontrerò i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano per lavorare insieme a loro. Sabato mattina ho parlato con la collega ministro dell’Interno austriaco” su questo tema, ha aggiunto Alfano. “Se un pezzo d’Europa ritiene che tutti quelli che arrivano in Italia o che arrivano in Grecia possano essere assorbiti dall’Italia o dalla Grecia si illudono davvero, il sistema collasserà”, ha aggiunto il titolare del Viminale. “Come Europa dobbiamo realizzare quello che abbiamo già deciso: costruire i centri di smistamento dove separare i profughi dagli irregolari, ricollocare equamente i profughi tra i 28, espellere gli irregolari”, ha ribadito Alfano sottolineando che “questo è un meccanismo che deve fare l’Europa per salvare se stessa e per salvare l’idea di Europa che rischierebbe di tramontare”.

Franceschini due anni dopo: “Cultura e turismo al centro dell’azione di governo”

A cura di: Giuseppe Catapano

DARIO FRANCESCHINI

Il bilancio della cultura tornato dopo otto anni sopra i due miliardi di euro, l’ArtBonus stabilizzato e reso permanente, l’istituzione dei 20 musei autonomi guidati da altrettanti direttori selezionati con bandi internazionali, e la profonda riforma del sistema culturale statale che ha reso musei e luoghi della cultura servizi pubblici essenziali. E ancora: la nascita della ‘Capitale italiana della Cultura’, fino ai successi delle domeniche gratuite e il record assoluto dei 43 milioni di visitatori dei musei e dei siti archeologici statali nel 2015. Sono alcune delle principali azioni del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, guidato da Dario Franceschini, realizzate in questi primi due anni di governo. “Cultura e turismo sono tornati al centro dell’azione di governo”,  sintetizza il titolare del dicastero.  All’elenco vanno aggiunti l’istituzione dei ‘caschi blu’ della cultura, a servizio della comunità internazionale, la rinascita di Pompei e gli importanti investimenti per il Sud, fino alla recente e attesa nuova legge sul cinema. Dati in crescita anche per il turismo, grazie all’aumento delle presenze internazionali e una domanda interna che torna a crescere, oltre ad un impegno sempre più considerevole sul fronte del turismo sostenibile e digitale. L’elenco prosegue con la riapertura del  Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, insieme alla giornata interamente dedicata al jazz, la restituzione al pubblico degli splendidi affreschi della Villa dei Misteri di Pompei, il raddoppio del percorso della Reggia di Caserta.

Giuseppe Catapano: Gentilloni, la Turchia deve entrare nell’Ue. Ma serve una vera libertà di stampa

giucatap854L’Italia conferma il proprio sostegno all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea ma  auspica una “evoluzione” sul versante della libertà di stampa. Lo ha detto il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, nel corso di una conferenza stampa con il capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, che i due hanno tenuto ad Ankara. “Siamo interessati a un rapporto con un paese cha fa passi in avanti nel suo avvicinamento all’Unione Europea. L’Italia lo appoggerà sempre di più, poiché questo processo consentirà un quadro di stabilità e un consolidamento in quel paese di valori europei come la libertà di informazione”.