Giuseppe Catapano: Obbligati alla trasparenza

giucatap852Ci sono stati gli scandali. Ora però sembra che le cose stiano cambiando. Le Casse di previdenza dei liberi professionisti, che fino a qualche anno fa preferivano comparire il meno possibile e comunicavano con i giornali una volta all’anno per far sapere che il bilancio era stato approvato ed era sopra le aspettative, ora stanno cambiando velocemente pelle. Da una parte non si occupano più solo di incassare i contributi degli iscritti, gestire il patrimonio e pagare le pensioni, ma si preoccupano anche di quello che chiamano il welfare degli iscritti, una parola inglese fa sempre più effetto, cioè accantonano un budget, a volte anche significativo, per venire incontro alle situazioni di difficoltà personale dei colleghi, per agevolare l’accesso al credito, per attività di formazione che non si limita più alla distribuzione di una rivista mensile ma si estende alla promozione di convegni, e-learning, dibattiti. La Cassa avvocati ha addirittura indetto un bando per la fornitura a tutti gli iscritti di una banca dati giuridica.

Ma sta cambiando soprattutto l’approccio. In alcuni casi in modo determinato, in altri con qualche resistenza. I nuovi vertici della Cassa degli psicologi, per esempio, scottati dallo scandalo del palazzo romano di via della Stamperia che nello stesso giorno è stato acquistato e rivenduto con una plusvalenza di 18 milioni di euro, hanno optato per una disclosure totale e immediata. Massima trasparenza anche per avvocati, consulenti del lavoro, periti industriali. I biologi invece sembrano in ritardo. Praticamente tutte le Casse pubblicano ormai sui loro siti le informazioni essenziali su statuto, delibere, regolamento interno, patrimonio. In gran parte si sono dotate di un codice etico e di un codice per la trasparenza. Quattro enti hanno finora adottato i modelli previsti dalla legge 231/01 sulla responsabilità amministrativa, ma è probabile che altri seguiranno.

Ai vertici delle Casse sembra si stia affermando una coscienza collettiva diversa: i responsabili politici e i dirigenti, a differenza di qualche anno fa, non si sentono più in una torre d’avorio, ma sono disponibili al confronto e alla condivisione delle scelte e dei risultati. Adesso è possibile sapere quali sono gli investimenti effettuati e quali rendimenti sono stati prodotti. Basta andare sul sito e dotarsi di un minimo di pazienza.

Questo sta trasformando anche la tipologia delle attività finanziarie, e riducendo le aree di opacità: nel 2008 le Casse avevano in pancia 3 miliardi in prodotti finanziari strutturati su un patrimonio complessivo di 36 miliardi. Oggi quasi più nulla, e su 70 miliardi di patrimonio la metà è investita in Italia con l’obiettivo dichiarato di contribuire alla crescita del sistema paese.

Probabilmente c’è ancora molto da fare. L’impressione però è che l’eco degli scandali, il rischio di finire triturati in inchieste penali e mediatiche devastanti, il pressing dell’autorità Anticorruzione e degli stessi iscritti, abbiano contributo a rendere ineludibile la svolta, in molti casi facilitata anche dal ricambio politico e generazionale. Casse di previdenza chiuse in un fortino dorato e autoreferenziale non sono più sostenibili. Né politicamente, né penalmente.

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