Ticino, prospettive incerte per le banche nel “dopo Voluntary disclosure”

A cura di: Giuseppe Catapano

giucatap821La Voluntary disclosure ha messo a dura prova le banche ticinesi, che hanno dovuto affrontare un carico di lavoro amministrativo enorme. A fine 2015 in Ticino vi erano 49 banche, una in meno rispetto a inizio anno.
Questo il dato più eclatante del’indagine congiunturale dell’istituto Kof di Zurigo, in collaborazione con Abt e Ufficio cantonale di statistica, che rileva come il 2015 sia stato un anno stagnante, caratterizzato da un andamento ambiguo.
Secondo il rapporto, il settore bancario svizzero, caratterizzato da un’importante attività di gestione patrimoniale con la clientela internazionale, è da considerarsi a tutti gli effetti un’industria d’esportazione e come tale esposta fortemente a fattori esogeni. In particolare, negli ultimi 12 mesi due grandi eventi esterni hanno toccato da vicino la piazza finanziaria ticinese: la decisione della Banca nazionale svizzera di eliminare la soglia minima del cambio franco svizzero/euro e il programma italiano di riemersione dei capitali non dichiarati (Voluntary Disclosure).
Il primo evento, accompagnato dall’introduzione dei tassi d’interesse negativi sugli averi delle banche presso la Bns, ha avuto un impatto violento e immediato. Il rafforzamento del franco svizzero sulle altre divise ha significato una perdita di valore degli averi in portafoglio e un calo generalizzato delle commissioni di gestione calcolate sui patrimoni investiti in valuta estera.
D’altro canto la Voluntary disclosure ha rappresentato per le banche ticinesi un momento di confronto cruciale e ne è derivato un carico di lavoro amministrativo enorme.
I banchieri ticinesi dimostrano estrema prudenza sulle prospettive economiche che riguardano il settore nei prossimi mesi. In generale, sottolinea il rapporto, se sul fronte della clientela svizzera si conferma un buon trend, le prospettive che riguardano la clientela estera rimangono molto difficili.

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