Si va avanti con l’illustrazione di tutti gli emendamenti presentati a tutti gli articoli del ddl Cirinnà sulle unioni civili, “a cominciare dall’art.1 e poi via via, articolo dopo articolo”. La presidente di turno, Valeria Fedeli comunica all’aula la determinazione della presidenza del Senato su come procedere nei lavori dell’aula sul ddl Cirinnà sulle unioni civili, ma di fatto non scioglie le ambiguità cui si presta il testo delle disposizioni annunciate ieri in aula dallo stesso presidente Grasso in ordine alle decisioni della conferenza dei capigruppo. Il problema è stato sollevato ad avvio di seduta da parte delle opposizioni, che protestavano su quella che si voleva presentare secondo loro come una determinazione concordata e che in realtà così non era (“Diciamo che non abbiamo capito che questo era il senso che si voleva dare alle determinazioni della capigruppo” ha tentato diplomaticamente di spiegare Paolo Romani presidente dei senatori Fi).
Una richiesta di chiarimento a cui il capigruppo Pd, Luigi Zanda ha replicando alzando subito e con violenza il tono del confronto, denunciando l’avvio di una linea ostruzionistica da parte delle opposizioni, M5S compresa, e il tradimento del clima di dialogo cui il Pd aveva lavorato fermamente. Ma le sue accuse sono state smorzate dalle dichairazioni e dagli impegni delle opposizioni, consigliando evidentemente alla presidenza del Senato molta prudenza su come procedere.
“Non è certo un caso – ha infatti dichiarato Fedeli in aula, pressata dalle reiterate richieste di ragionevolezza da parte di Romani – che ho più volte sottolineato che si procede all’illustrazione degli emendamenti a partire dall’art.1. Vediamo se l’atteggiamento di quest’aula è quello di proseguire. Vediamo come si procede, e andiamo avanti con l’illustrazione”.
Giorno: 16 febbraio 2016
Giuseppe Catapano: Credito coperativo, la riforma non cambia: resta la clausola Lotti
Il premier Matteo Renzi è convinto che il testo attuale del decreto di riforma delle Bcc sia un buon punto di equilibrio, e non ha nessuna intenzione di inserire modifiche. Anzi, semmai l’intenzione sarebbe quella di abbassare la soglia dei 200 milioni di patrimonio che fa scattare la “clausola Lotti”, consentendo ad alcuni istituti di non aderire alla holding bancaria in cui dovranno confluire tutte le banche di credito cooperativo e che poi si quoterà in Borsa. Lo scrive La Stampa aggiungendo che per i collaboratori di Renzi non c’è nessun trattamento di favore e non si viola il principio che assicura l’indivisibilità delle risorse accumulate nel tempo dai soci cooperatori. La tesi di Palazzo Chigi è che non si fa altro che imitare il modello Unipol, in cui la banca si trasforma in società per azioni, ma resta controllata in tutto o in parte dalla cooperativa. Intanto, il testo del decreto del governo sulla riforma delle Bcc è depositato al ministero dell’Economia ma non si sa quando apparira’ sulla Gazzetta Ufficiale, in quale delle due Camere inizierà il suo iter, ne’ se la contestata “clausola Lotti” subirà modifiche.
Giuseppe Catapano: Renzi, Boko Haram e le giovani kamikaze nigeriane
“Non tutti i giornali hanno riportato una notizia che mi ha sconvolto. E anche commosso. Una bambina, una ragazzina di 12 anni, viene imbottita di esplosivo con altre due coetanee da Boko Haram. E lasciata nei pressi di un mercato nigeriano con l’ordine secco: fatevi esplodere. Difficile capire cosa succede. La bambina ha dei dubbi. Forse ne parla con le compagne. Magari immagina che lì in quel mercato possa esserci qualcuno che conosce. O più semplicemente ha paura. Un clic la separa dalla morte più atroce”. Così il premier Matteo Renzi racconta la storia di una dodicenne terrorista sua malgrado ma ancora in grado di resistere alla forza del male. “Bisbiglia qualcosa alle sue amiche. Forse prova a fermarle”, prosegue il posto di Renzi. “Chissà cosa passa nel suo cuore in quel momento. Che vertigine pazzesca deve attraversare quella giovane vita, a un passo dall’orrore. Alla fine decide di togliersi la cintura. Ma le due coetanee, no. Loro si fanno saltare in aria. Muoiono sessanta persone. Arrivano i soccorsi. Caos. E finalmente la polizia trova uno scricciolo in un angolo che racconta la storia più incredibile. Non le credono. Finché lei non li porta a vedere dove ha abbandonato la cintura esplosiva. A me questa storia toglie il fiato, come un calcio alla bocca. Poteva essere una delle nostre figlie. Presa, indottrinata, violentata almeno nella sua mente, forzata. Eppure la volontà dell’uomo, il cuore dell’uomo può essere più forte del terrore. Sentimenti misti: da un lato il dolore per quelle due kamikaze e per le loro vittime. Dall’altro il rispetto e l’orgoglio per la grandezza dell’anima umana che si manifesta in modo luminoso in una dodicenne. Nigeria, mondo, febbraio 2016”.
Giuseppe Catapano: Vertenza fiscale con gli Usa, la Banca cantonale di Zurigo tergiversa. E Pictet sposta all’estero un centinaio di addetti
La Banca cantonale di Zurigo (ZKB) non ha ancora avviato trattative con il Dipartimento di giustizia americano (DoJ) per porre fine alla vertenza fiscale con gli Usa. «Ci stiamo focalizzando sulle attività operative, ma siamo pronti a negoziare», ha dichiarato il ceo Martin Scholl in un’intervista, aggiungendo di ignorare la ragione per quale la ZKB si avvia a essere una delle ultime banche a regolare il contenzioso.
L’istituto, accusato di aver aiutato facoltosi clienti americani a evadere le tasse, continua inoltre a non fornire informazioni riguardo a eventuali accantonamenti predisposti per far fronte alle multe.
La ZKB fa parte degli istituti inseriti nella categoria 1 delle quattro in cui il DoJ ha diviso le banche svizzere. Si tratta delle società nei confronti delle quali è stata avviata un’inchiesta penale e che non hanno quindi potuto partecipare al programma di regolarizzazione fiscale presentato nell’agosto 2013.
Come la ZKB, sono ancora in attesa di una soluzione anche la Banca cantonale di Basilea, la filiale ginevrina della britannica Hsbc e banche private come Rahn & Bodmer o la ginevrina Pictet & Cie. Proprio quest’ultima, uno dei maggiori gestori patrimoniali d’Europa, ha annunciato che si appresta a trasferire all’estero un centinaio di posti di lavoro nel giro di cinque anni. Gli impieghi verranno spostati nelle sedi Pictet in Lussemburgo, Hong Kong e Singapore. Non sono previsti licenziamenti: gli impiegati interessati che non accetteranno il trasferimento beneficeranno di soluzioni di mobilità interna. Pictet ha pubblicato venerdì i primi dati relativi all’esercizio 2015. L’istituto ha registrato un utile netto in calo del 2% su base annua a 452 milioni di franchi.
Giuseppe Catapano: L’Inps, a gennaio risale la cassa integrazione (+12,8%). Boom della straordinaria: +70%
Torna a salire a gennaio la cassa integrazione, spinta dall’aumento delle ore di cassa straordinaria autorizzate.
Secondo quanto rende noto l’Inps, il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate è stato pari a 56,9 milioni, in aumento del 12,8% rispetto allo stesso mese del 2015. Le ore di cig ordinaria sono state 2,9 milioni, con una diminuzione tendenziale dell’80,7%. Il numero di ore di cig straordinaria è stato pari a 47,6 milioni (+69,6% a/a), mentre gli interventi in deroga sono stati pari a 6,4 milioni di ore autorizzate (-13,9% a/a).
A dicembre calano invece le domande di disoccupazione: sono state 143.817 (-33,7% a/a), mentre complessivamente nel 2015 il calo delle domande è stato pari al 15,9% rispetto all’anno precedente.
Giuseppe Catapano: Imprese in crisi sotto tutela
L’Europa ce lo ordina, bisogna rifare la disciplina fallimentare. E il governo ha approvato nel consiglio dei ministri dell’11 febbraio, un disegno di legge delega che recepisce gran parte delle indicazioni contenute in una raccomandazione del 2014. Le riforme che interessano la materia delle procedure concorsuali sono diventate negli ultimi anni sempre più frequenti. E questo significa almeno due cose: primo, diventa sempre più grave il problema delle imprese che, non riuscendo più a onorare i propri impegni finiscono in default (sono state 96 mila nel 2015), causando problemi ad altre società e innescando una spirale perversa che finisce inevitabilmente per provocare altri fallimenti; secondo, le riforme varate negli ultimi anni per far fronte a questi problemi non hanno funzionato. La legge fallimentare è del 1942, ma importanti modifiche sono state introdotte nel 1999 per le grandi imprese in crisi, nel 2006 per diversi istituti fallimentari, nel 2012 per le persone fisiche. Il fallimento della riforma fallimentare è un titolo più volte letto negli ultimi anni, anche su questo giornale. E per evitare di doverlo leggere anche negli anni futuri il legislatore ha pensato bene di cambiare il nome alla procedura: non ci sarà più il “fallimento”, ma l’insolvenza o la liquidazione giudiziale. Cominciamo bene.
Con l’obiettivo di ridurre il numero dei default aziendali si introduce invece una procedura di allerta per consentire alle imprese sane, ma in difficoltà finanziaria, di avviare percorsi di ristrutturazione per superare le momentanee difficoltà. Di bene in meglio. Un’impresa in difficoltà finanziaria che entra in una procedura simile mette immediatamente in allarme i fornitori, i clienti, i creditori, tutti gli stakeholders, con la conseguenza che comincerà a essere guardata con diffidenza, avrà meno credito, e comincerà a scivolare su una china sempre più ripida dalla quale sarà ben difficile riemergere. Inoltre c’è un piccolo dettaglio che forse il legislatore non ha ancora valutato. Nella categoria delle “imprese sane ma in difficoltà finanziaria”, in questo momento possono essere fatte rientrare quasi la metà delle imprese italiane. A ben guardare ci potrebbero rientrare anche molti enti pubblici, comuni, regioni, certamente lo Stato, che non riesce a pagare alle imprese più di 50 miliardi di euro di debiti arretrati, se non fosse prevista una specifica esclusione per questi enti. Dobbiamo quindi prepararci a milioni di imprese avviate alla procedura di composizione assistita della crisi? Difficile dirlo, ma è facile prevedere una grande richiesta, nei prossimi anni, di professionisti esperti in procedure di risanamento aziendale e in procedure concorsuali. Ma c’è un problema. L’attuale riforma prevede una riduzione dei compensi per questo tipo di attività e non solo: la parcella dei professionisti non andrà più in prededuzione, quindi molti di loro si troveranno a svolgere un lavoro estremamente complesso e delicato per poi riuscire a incassare il 10% dei loro crediti, cioè la quota media che riescono a recuperare i creditori chirografari alla fine della procedura fallimentare, dopo molti anni. Così stando le cose gli unici professionisti che si renderanno disponibili saranno giovani di primo pelo e scarsa esperienza, che si troveranno sulle spalle la responsabilità di portare le imprese fuori dalle secche di crisi spesso assai complesse, che richiederebbero ben altre professionalità. Facile immaginare i risultati.
Un tentativo di riforma che parte con questi principi, che sembrano dedotti in modo acritico dalle raccomandazioni europee o dalla prassi di paesi come gli Stati Uniti che hanno una struttura societaria completamente diversa dal tessuto di piccole e medie imprese italiane, rischia di creare problemi maggiori di quelli che riuscirà a risolvere. Facile prevedere che tra qualche anno si ritorneranno a leggere titoli sul fallimento della riforma del fallimento.
Giuseppe Catapano: Renzi e due anni di governo, “Con me giù le tasse. L’Italia è tornata”
Si accinge a festeggiare i due anni di governo, lunedì prossimo, e sottolinea che con lui a palazzo Chigi, le tasse scendono. Anche se nella sua e-news il premier Matteo Renzi spiega: “Tutti convinti che abbiamo fatto bene ad abbassare le tasse. Ma ciascuno ha la sua personale classifica di quelle che andavano tagliate e quelle che invece andavano mantenute. Impossibile accontentare tutti, dai. Però consapevolezza che rispetto al passato si è cambiato marcia: ora le tasse vanno giù, prima andavano su”. Ma mentre le tasse ora scendono, è il refrain, è l’Italia a risalire posizioni e graduatorie, sostiene Renzi. “Lunedì prossimo festeggeremo i primi due anni del governo. Per l’occasione incontrerò la stampa estera per dimostrare numeri alla mano come l’Italia sia tornata e abbia voglia di farsi sentire sempre di più”, ha annunciato. Per poi aggiungere: “Nel pomeriggio visiterò uno dei luoghi italiani che più di altri restituiscono il sapore del futuro, ma voglio che sia una sorpresa. Sarà una settimana all’insegna del JobsAct perché visiteremo anche tre aziende (una al nord, una al centro, una al sud) che hanno fatto assunzioni a tempo indeterminato grazie alla riforma”. “Credo – dice ancora il premier – che l’Italia possa vincere tutte le sfide, anche quelle più difficili. Devono volerlo gli italiani, però. Credendoci. Per questo nei miei viaggi nei piccoli comuni, come nei grandi paesi mi sforzo di incitare tutti a darci una mano. Questa gigantesca rivoluzione che stiamo facendo possiamo farla solo insieme”. Il premier ha poi parlato della sfida europea e dei contrasti con la commissione di Bruxelles: “Mercoledì sarò in parlamento in vista del Consiglio europeo che si terrà giovedì e venerdì. L’agenda europea continua a essere la priorità numero uno per tutti. Migrazione, crisi finanziaria, mancanza di stimoli per la crescita, ma io dico anche cultura e ricerca: la capitale europea di questa settimana non è stata Bruxelles, ma Cascina vicino a Pisa dove ricercatori italiani hanno svolto un ruolo decisivo nella scoperta delle Onde Gravitazionali”.



