Giuseppe Catapano: 10 febbraio, giornata del ricordo delle vittime delle foibe

PIETRO PIERO GRASSO SERGIO MATTARELLA LAURA BOLDRINI

Si celebra il 10 febbraio il “giorno del ricordo”, dedicato alle vittime delle foibe e all’eccidio della popolazione italiana istriano-dalmata. C’è stato un tempo, infatti, in cui a fuggire dagli orrori della guerra verso il sogno di una vita migliore erano proprio gli italiani. In particolare le popolazioni della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, terre passate alla Jugoslavia del maresciallo Tito alla fine della II Guerra Mondiale, in seguito al trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.
L’esodo istriano, l’epurazione forzata di tutti gli individui di etnia italiana residenti in quelle terre, interessò almeno 300mila persone e fu accompagnato da un vero e proprio sterminio tramite il cosiddetto infoibamento, ovvero l’uccisione e la sepoltura delle vittime nelle foibe, le grotte carsiche che caratterizzano il territorio.
Si stima che le vittime delle foibe furono oltre 11mila anche se non tutti furono sepolti nelle grotte; molti, dopo i rastrellamenti e le persecuzioni di Tito, furono deportati in campi di concentramento dove subirono atroci torture come vendetta contro il tramontato regime fascista e, soprattutto, per imporre il nuovo regime filocomunista, eliminando ogni possibile forma di resistenza.
Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata al ricordo dell’eccidio e numerose iniziative vengono organizzate nei luoghi delle stragi, in memoria delle vittime di questa triste pagina della storia europea.
La celebrazione del “Giorno del Ricordo” è iniziata alle 11 in aula al Senato con il Coro del Liceo Scientifico e Musicale “Marconi” di Pesaro che ha aperto i lavori eseguendo l’Inno Nazionale e il “Va’ Pensiero” di Verdi. Sono intervenuti il presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Antonio Ballarin, e il giornalista Toni Capuozzo, figlio di esuli, con testimonianze e ricordi di quei tragici eventi.
Al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il compito di dare il via ai discorsi ufficiali, mentre al presidente del Senato, Pietro Grasso, sono affidate le conclusioni. Presenzia alla celebrazione la presidente della Camera, Laura Boldrini. Grasso e Giannini premieranno, nel corso della cerimonia, le scuole vincitrici del Concorso nazionale “10 Febbraio. Identità e memoria”, organizzato dal Ministero dell’ Istruzione, Università e Ricerca. Il coro della Direzione Didattica “Pietro Novelli” di Monreale eseguirà, in chiusura, il brano “Ninna Nanna” degli alunni della stessa Direzione Didattica.

Giannini: foibe lutto europeo, è dovere dellascuola infrangere il silenzio

La tragedia degli infoibati “è un dolore dell’Europa, dell’Italia, ma oggi vogliamo far sì che sia anche il nostro dolore perché non sia mai dimenticato o taciuto”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, in occasione delle celebrazioni in Senato del Giorno della memoria delle vittime delle foibe. “Sono giorni di tensione in Europa: la richiesta dell’Italia di vedersi riconosciuto lo sforzo umanitario verso i migranti che ha impedito altre tragedie è stata ad oggi sterilizzata da tecnicismi e burocrazia. Eppure – ha proseguito – abbiamo fatto l’Europa per liberare la circolazione delle persone, delle cose e delle idee e per costruire una comunità di valori e di conoscenza. Il principio dell’eguaglianza e quello dignità della persona restano l’antidoto perché non tornino più né la guerra, né le foibe, nè le torture che sono parte della storia di tante famiglie dalmato-istriane”. “Il dolore che prova chi è vittima dell’odio non può essere risarcito. È una compagnia sorda e costante, che passa attraverso le generazioni. Dai morti ai superstiti. Dai superstiti ai loro figli e figlie. Le migliaia di italiani che furono vittime della pulizia etnica – ha continuato Giannini – che furono derubati, spinti all’esilio o uccisi da un nazionalismo cieco sono espressione di quel dolore senza risarcimento. L’Italia non ha timore, in questo centenario della Grande Guerra, di affermare con forza che i nazionalismi che generarono la guerra, generarono anche un dopoguerra fatto di prepotenze e prevaricazioni. Il Ministero dell’Istruzione non ha paura di affermare con nettezza che l’atto che nel 1923 cancellò dall’insegnamento le lingue slovena e croata, fu un’umiliazione inaccettabile e dannosa”.

Grasso: Giorno ricordo ha rotto il velo del silenzio

Con l’istituzione da parte del Parlamento italiano del giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale, “a quasi cinquant’anni di distanza, nella ricorrenza dalla firma del Trattato di pace tra l’Italia e le Potenze Alleate del 10 febbraio 1947”, “si è rotto quel velo di silenzio che aveva sino ad allora avvolto la tragedia degli infoibati e dell’esodo italiano dalle terre cedute alla Jugoslavia”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, durante le celebrazioni in aula. Si tratta, ha detto Grasso rivolgendosi agli studenti presenti, “di una realtà storica a voi lontana ma che certamente vi consentirà di comprendere meglio e apprezzare ancora di più i valori di pace e accoglienza, in modo da costruire un futuro ideale in cui siano bandite violenza, ingiustizia e discriminazione. In questo percorso è fondamentale l’apporto del mondo della Scuola e dell’Università”.
“Contro ogni reticenza ideologica, ogni rimozione interessata o anche solo diplomatica, superando le strumentalizzazioni che in passato hanno reso ancora più difficile parlare di questo pezzo importante di Storia – ha sottolineato la seconda carica dello Stato – negli ultimi anni si è operato per una riconciliazione con le popolazioni di Slovenia e Croazia, alle quali non si può certo ascrivere alcuna responsabilità per un passato che non hanno vissuto, e con la cui eredità storica, una volta divenuti stati indipendenti, hanno rotto optando per una democrazia di ispirazione europea”.
“Per giungere a saldare questa frattura storica – ha sottolineato Grasso – è stato necessario, prima di tutto, un impegno di verità e lo sforzo, da entrambe le parti, di mantenere una visione complessiva e imparziale di un’epoca storica caratterizzata da opposti totalitarismi; per gli stati ex-jugoslavi è stato necessario riconoscere il calvario patito dagli italiani e le brutalità delle più spietate fazioni titine nei loro confronti; per quanto riguarda noi, elaborare una severa riflessione sulle colpe del fascismo, sui crimini e sulle sofferenze inflitte alla minoranza slovena e croata negli anni bui della dittatura. Grazie a questo riavvicinamento, adesso possiamo finalmente guardare in avanti riconoscendoci compagni di viaggio nel comune destino europeo”.

Mattarella: Giorno del Ricordo, aiuto per Ue senza odio razziale

Ricordare non deve favorire il rancore, ma liberare sempre più la speranza di un mondo migliore.
Oggi l’Europa è vista come il continente della democrazia, della fratellanza, della libertà, della pace tra i popoli. Per continuare ad esserlo deve superare gli egoismi che frenano il suo progetto e l’illusione che un ritorno ai nazionalismi possa proteggerci dai rischi della globalizzazione. Anche in questo caso la storia e la memoria comune possono fornire un grande aiuto per guardare al futuro e per scacciare dal destino dei nostri figli ogni pulizia etnica e ogni odio razziale”. E’ quanto detto in una nota dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo.
“La nostra identità di Paese democratico ed europeo – ha sottolineato Mattarella – non poteva accettare che pagine importanti delle sua storia fossero strappate, lasciando i nostri concittadini del “confine orientale” in una sorta di abbandono morale. Ristabilire la verità storica e coltivare la memoria sono frutto di un’opera tenace e preziosa, che le associazioni degli esuli e le comunità giuliano-dalmate e istriane hanno contribuito a realizzare”.
La Giornata del Ricordo, ha aggiunto, “nel rinnovare la memoria delle tragedie e delle sofferenze patite dagli italiani nella provincia di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate, è occasione per dare vita a una storia condivisa, per rafforzare la coscienza del nostro popolo, per contribuire alla costruzione di una identità europea consapevole delle tragedie del passato L’abisso della guerra mondiale e le aberrazioni dei sistemi totalitari sono ora alle nostre spalle, anche se quei segni non possono essere cancellati e deve sempre guidarci la consapevolezza che le conquiste di civiltà vanno continuamente attualizzate”.

Giuseppe Catapano: Banche, da Bruxelles ok alle misure dell’Italia per la gestione delle sofferenze. “Non sono aiuti di Stato”

epa04524405 EU Commissioner for Competition Margrethe Vestager gives a press statement at European Commission headquarters in Brussels, Belgium, 11 December 2014. The Commission is reportedly fining envelope producers over 19 million euros in cartel settlement. EPA/JULIEN WARNAND

La Commissione europea ha approvato le misure di gestione delle attività deteriorate per le banche in Italia e in Ungheria. Per la Commissione europea i piani di Ungheria e Italia per cancellare i prestiti in sofferenza dai bilanci delle banche non comportano aiuti di Stato.
Nel dettaglio, la Commissione ha deciso che, nell’ambito dello schema di garanzia statale scelto dalla autorità italiane, lo Stato sarà remunerato in linea con le condizioni di mercato per il rischio assunto concedendo una garanzia sui prestiti cartolarizzati in sofferenza. In questo modo si formalizza l’accordo raggiunto dal Commissario Vestager e dal Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan lo scorso 26 gennaio.
Se uno Stato membro interviene come farebbe un investitore privato e ottiene una remunerazione per il rischio assunto equivalente a quella che avrebbe accettato l’investitore privato, l’intervento non costituisce un aiuto di Stato. Pertanto la Commissione ha concluso che le misure dell’Ungheria e dell’Italia non comportano aiuti di Stato ai sensi della normativa dell’Unione europea.
Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha dichiarato che “le decisioni assunte oggi dimostrano che la normativa dell’Ue mette a disposizione degli Stati membri vari strumenti per avviare il risanamento dei bilanci delle banche, con o senza il ricorso agli aiuti di Stato. La Commissione in questo contesto si limita a garantire che le misure scelte dai governi nazionali non producano un eccessivo aggravio sulla spesa pubblica o una distorsione della concorrenza nell’Ue”.
Il Vicepresidente Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, ha dichiarato che “elevati livelli di sofferenze in alcuni Stati Membri stanno gravando sui bilanci delle banche e ostacolando la loro capacità di concedere prestiti a imprese e famiglie. Questo è già stato evidenziato in passato, non da ultimo nelle raccomandazioni della Commissione Europea. Le misure previste dalle autorità ungheresi e italiane, e approvate dalla Commissione, dimostrano che gli Stati membri stanno dedicando una sempre maggiore attenzione a questo problema, e confermano la possibilità di progettare soluzioni che non prevedano aiuti di stato. L’efficacia di questi sistemi verrà potenziata dall’affiancamento di riforme nel settore bancario e nell’economia in generale”.