Catapano Giuseppe informa: Export. Al via in Italia la prima BPO

UniCredit ha portato a termine la prima transazione BPO (Bank Payment Obligation) mai effettuata in Italia: un innovativo strumento di regolamento delle transazioni del commercio internazionale. Protagonisti sono stati la SPIG Spa, produttore di sistemi industriali di raffreddamento basato ad Arona (provincia di Novara), e un suo fornitore tedesco, cliente di UniCredit Bank.

Cosa è la BPO

La Bank Payment Obligation è un impegno irrevocabile e autonomo assunto da una banca, generalmente quella di riferimento di un importatore, a pagare a vista o a scadenza un determinato importo alla banca dell’esportatore a seguito del positivo riscontro, a livello informatico, di una serie di dati precedentemente stabiliti fra le parti. La documentazione relativa all’operazione (fatture, documenti di trasporto, certificati, ecc.) viene scambiata a latere tra le parti commerciali, delegando alle banche la gestione automatizzata e diretta del flusso elettronico di dati tramite la piattaforma TSU (Trade Service Utility) messa a punto da SWIFT (la principale rete di comunicazione di messaggi finanziari).

I benefici per l’azienda che esporta e l’importatore

Avendo come presupposto l’esistenza di un rapporto di fiducia commerciale tra compratore e venditore, la BPO si colloca fra il credito documentario e l’open account (bonifico), combinando alcuni vantaggi di entrambi: dal primo per esempio, la riduzione del rischio di mancato pagamento; dal secondo la semplicità e velocità di esecuzione. L’azienda esportatrice può inoltre ampliare la propria esposizione verso i compratori che ricorrono all’emissione della BPO e accedere più agevolmente al finanziamento o allo smobilizzo del credito sottostante; l’azienda importatrice può invece negoziare termini di pagamento maggiormente dilazionati nel tempo, ottimizzando così i propri flussi di cassa.

Pronta l’estensione ad altre imprese di import/export italiane

UniCredit, con la sua controllata tedesca, era stata nello scorso ottobre la prima banca a perfezionare una transazione BPO tra Germania e Giappone. Ora è pronta a estendere il servizio anche alle aziende operanti sul mercato internazionale su base di open account.

«Siamo particolarmente lieti di avere portato a termine con successo la prima transazione BPO in Italia, a favore di una media azienda fortemente internazionalizzata – commenta Alessandro Cataldo, Head of Marketing and Sales di UniCredit per l’Italia. Crediamo fermamente nello strumento della BPO, che ci consente di fare leva sulla nostra diffusa presenza nei Paesi dell’Europa centro-orientale e sulla ampia e consolidata rete delle nostre banche corrispondenti, per offrire un migliore servizio a supporto del sempre crescente volume delle transazioni commerciali che vengono gestite in regime di open account».

«La crescita del commercio globale è accompagnata da un significativo passaggio dall’utilizzo degli strumenti tradizionali come le lettere di credito verso il mondo dell’open account e dalla richiesta del mercato di soluzioni che aiutino a gestire in maniera efficace i costi e i rischi crescenti – afferma Claudio Camozzo, Global Transaction Banking Co-Head in UniCredit e membro del board di SWIFT. Con la BPO siamo in grado di offrire alle nostre imprese clienti una soluzione che combina l’elaborazione automatizzata dei flussi con una accorta gestione dei costi, la tempestività dei pagamenti e le opzioni finanziarie per il venditore».

Catapano Giuseppe comunica: Ecco come Renzi ha tolto potere a notai per darlo a banche

In molti ricorderanno i toni trionfalistici con cui il premier Matteo Renzi ha presentato il ddl concorrenza, descrivendolo come una misura per ridurre i privilegi del mondo delle lobby. Diversa l’opinione contenuta nell’articolo di Dagoreport, secondo cui il disegno di legge “in realtà sembra consegnare il mercato immobiliare nelle mani di banche e assicurazioni, eliminando le tutele per i cittadini”.

Di fatto, scrive Dagoreport, nel combinare “insieme la norma che consentirebbe l’ingresso di soci di capitale nelle società tra professionisti (art. 26, comma 1, lett. d) e la norma che estende a duecentoquarantamila avvocati (privi del titolo del concorso pubblico) attribuzioni della funzione pubblica, per autenticare vendite, donazioni e mutui (al momento di uso non abitativo e del valore catastale inferiore a 100000 euro)”, il ddl sulla concorrenza “crea la legittimazione del progetto già in essere da parte di grandi gruppi bancari (ad es. Unicredit e Intesa)”.

Il titolo dell’articolo è più che indicativo: “Il regalo di Renzi alle banche – Altro che liberalizzazioni: il premier toglie competenze ai notai per regalarle ai grandi istituti come Intesa e Unicredit, pronte a mangiarsi pure il mercato immobiliare”.

A sostegno della teoria, vengono citate due notizie: Una, recentessima, relativa a Intesa SanPaolo che allo sportello venderà case, attraverso “Intesa Sanpaolo Casa, interna al gruppo e focalizzata esclusivamente sulla intermediazione immobiliare. Che, come primo passo, introdurrà all’interno delle proprie filiali agenzie immobiliari con personale dedicato”; l’altra, ancora più recente, che riguarda Unicredit, che oltre a offrire Subito Casa offre ora ai suoi clienti “Fascicolo Casa, un documento che raccoglie tutte le caratteristiche più importanti dell’immobile, come quelle catastali, quelle relative alla certificazione energetica o urbanistiche: un corposo documento che accompagna l’immobile al fine di agevolare i soggetti coinvolti nella compravendita”, come sottolinea l’articolo di MutuiOnLine.it Adesso la casa si compra in Banca.

Cosa c’entra l’espansione delle grandi banche nel mercato immobiliare con il ddl concorrenza del governo Renzi? C’entra molto secondo l’articolo, dal momento che si tolgono competenze ai notai, che sono pubblici ufficiali, per consegnarle alle banche, che “potranno creare un monopolio, occupandosi di tutto: compravendita, mutuo, e pure assicurazione”.

Insomma, “viene fatta fuori la figura terza ed indipendente del notaio, sostituita da autenticatori orientati a fare l’interesse delle società e non a garantire le tutele di entrambi contraenti”. Nessun beneficio dunque per il cittadino consumatore.

Dagoreport conclude: “Che belle le liberalizzazioni in cui si toglie una prerogativa a un soggetto privato, ma con funzioni e responsabilità pubbliche (il notaio), per consegnarle a un altro soggetto privato, che però ha il solo interesse dei suoi azionisti. Lo sanno anche i sassi che il problema per i cittadini non sono i notai o le loro funzioni, ma le esorbitanti tasse di registro e sugli immobili che devono riscuotere per conto dello Stato. E’ riducendo quelle, e non regalando un mercato alle banche, che si incentiva l’iniziativa privata”.