Giuseppe Catapano informa: Dal giudice il sì per accedere alle banche dati

I poteri di indagine telematica attribuiti all’ufficiale giudiziario nell’esecuzione a carico del debitore (articolo 19 del Dl 132/2014 convertito nella legge 162/2014) denotano un livello apprezzabile di consapevolezza sulla necessità di dare immediata certezza su dove promuovere l’esecuzione e sulla capienza del debitore. La scelta di demandare all’ufficiale giudiziario (su richiesta del creditore e previa autorizzazione del Tribunale) la facoltà di effettuare una vera investigazione informatica mediante accesso alle banche dati pubbliche e/o accessibili alla PA risponde alla ratio di attribuire un potere ritenuto particolarmente invasivo a un apparato statale anziché al privato. Su questa scelta si può discutere, mentre sembrano oggettivi gli spunti di riflessione sui pro e i contro di questa previsione.

Tra i vantaggi quello principale è sicuramente la funzione di supporto al creditore nell’assumere una decisione fondata e consapevole se, dove e su quali beni promuovere l’esecuzione.

In teoria l’applicazione puntuale del sistema di investigazione statale prevista dalla norma dovrebbe garantire una benefica (per il creditore) contrazione di tempi/costi e l’assunzione di decisioni mirate (anche a vantaggio del debitore nullatenente). Le controindicazioni paiono però nettamente maggiori dei vantaggi e tali da comportarne la sostanziale disapplicazione. Da un lato infatti il sistema non risulta funzionale alla mole di esecuzioni promosse nei tribunali. Secondo il legislatore, il creditore dovrebbe per ciascuna pratica presentare istanza al tribunale che, a sua volta, dovrà rilasciare autorizzazione in carta bollata. Dall’altro lato queste previsioni non tengono conto del fatto che nella prassi il creditore non attende l’avvio dell’esecuzione per attivarsi nella verifica sulla consistenza patrimoniale del debitore. Lo stesso legislatore è consapevole di come la figura dell’ufficiale giudiziario dotato di sistemi informativi e infrastrutture telematiche idonee sia una chimera, viste le carenze strutturali degli apparati della giustizia, e ciò vale anche per le strutture degli uffici che dovrebbero fornire questo servizio di intelligence. In questo caso il Governo ha facoltizzato al “fai da te” il creditore, che potrà venire autorizzato ad accedere direttamente alle banche pubbliche. Ciò apre la strada ad una interessante sinergia con gli info provider privati, che potrebbero sopperire al gap della PA efficientando un sistema che, altrimenti, appare destinato a restare lettera morta.

Catapano Giuseppe: Tra Marino e Renzi è “Smentita Capitale”. Il premier non ha silurato il sindaco

Battute mai pronunciate, virgolettati inesistenti, ricostruzioni di stampa prive di fondamento. E’ un susseguirsi di smentite lungo i corridoi romani, tra Palazzo Chigi e il Campidoglio. Secondo quanto scrivono oggi alcuni quotidiani, il premier Matteo Renzi avrebbe detto ai suoi fedelissimi che il sindaco di Roma Ignazio Marino non sarebbe “in grado di proseguire” il suo mandato, non per mancanza di onestà, che gli viene senz’altro riconosciuta, ma per difficoltà nel governare la Capitale. Pronta la smentita: alcune fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che i virgolettati e le valutazioni su Roma e sul sindaco Marino non sono mai stati pronunciati. D’altra parte, anche Marino, sempre secondo ricostruzioni di stampa, avrebbe fatto alcune “battute” sul governo Renzi. Battute che, ha precisato il Campidoglio stamattina in una nota “sono posizioni prive di qualsiasi fondamento: il sindaco “non ha mai pronunciato le parole e le ‘battute’ sul governo che gli sono state attribuite da alcuni quotidiani oggi”. Il terzo round di smentite su articoli della stampa locale arriva da Guido Improta, assessore alla Mobilita e ai Trasporti e ai Rapporti con l’Assemblea Capitolina, che ieri ha annunciato di volersi dimettere dall’incarico: “Ho sempre avuto il massimo rispetto per i giornalisti e comprendo le difficoltà nel dover scrivere qualcosa di interessante tutti i giorni. Ma non mi si possono attribuire giudizi sul sindaco Marino, che non ho mai pronunciato, come leggo su alcune cronache locali di oggi”

Giuseppe Catapano informa: Marino da Delrio per lo stadio della Roma: “Riconosciuto il valore pubblico dell’opera”

“Sono molto soddisfatto, è stata una riunione estremamente positiva e ringrazio Delrio per aver accolto la nostra giunta, il team di architetti e tutti gli attori di questo straordinario progetto”. Lo ha dichiarato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, al termine dell’incontro al ministero delle infrastrutture sul progetto del nuovo stadio della Roma. All’incontro hanno preso parte oltre a Marino e Delrio, anche il responsabile del progetto stadio della As Roma, Mark Pannes, e il Ceo di Eurnova, Luca Parnasi. “Delrio ha riconosciuto lo straordinario valore pubblico di quest’opera”, ha proseguito Marino, ricordando “la riqualificazione di un’area inutilizzata e un sistema di trasporti che porterà ulteriori vantaggi. “I progettisti e Pannes hanno assicurato a Delrio che dal momento della posa della prima pietra si potrà giocare la prima partita in 22 mesi”, ha aggiunto Marino. “Io ho ribadito che non si giocherà nessuna partita se tutte le opere pubbliche non saranno completate. Non siamo entrati in dettagli sugli investitori che sappiamo essere molti e coordinati dalla Goldman Sachs”. Pannes, dopo avere parlato di incontro “molto produttivo”, ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di sostegno a tutti i livelli e l’incontro di oggi dimostra che questo sostegno c’e. Pannes ha infine espresso “soddisfazione per il sistema di trasporto, che permetterà non solo ai tifosi di raggiungere lo stadio, ma renderà possibile utilizzare lo stadio 7 giorni alla settimana”

Giuseppe Catapano osserva: Mafia capitale, indagato il sottosegretario Castiglione. Marino: “Non lascio”

C’è anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo. Lo si rileva dagli atti dell’inchiesta. Prima tornata di interrogatori di garanzia per i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Mafia Capitale. Oggi saranno sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell’Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa “La Cascina”; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia. Indagata Gabriella Errico, la presidente della cooperativa “Un sorriso” finita sotto i riflettori alcuni mesi fa durante le violente proteste scoppiate nel quartiere della periferia romana di Tor Sapienza tra i residenti e gli immigrati del centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa. Il reato che le viene contestato è quello di turbativa d’asta, anche se il gip ha deciso di rigettare la richiesta di misura cautelare spiegando che nei suoi confronti “possa essere effettuata una prognosi favorevole, in ordine all’astensione dalla commissione di ulteriori reati, tenuto anche conto della pena che ragionevolmente potrà essere irrogata”. La notizia anticipata dal quotidiano La Sicilia di Catania ha trovato riscontro nel decreto di perquisizione eseguito ieri da carabinieri del capoluogo etneo negli uffici comunali di Mineo, compresa l’acquisizione di tutti gli apparecchi informatici e i supporti digitali negli uffici in uso diretto e indiretto del sindaco, ed emesso dal procuratore Giovanni salvi e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni. Nel decreto di sette pagine, che vale anche come informazione di garanzia, ci sono i nomi dei sei indagati: Giuseppe Castiglione, che è anche deputato nazionale e coordinatore del Ncd in Sicilia, “nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo”; Giovanni Ferrera, “nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza”; Paolo Ragusa, “nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino”; Luca Odevaine “nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni”, e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra. Nel decreto la Procura ipotizza che gli indagati “tubavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014”. La Procura di Catania mantiene il massimo riserbo sull’inchiesta, limitandosi a richiamare quanto aveva scritto ieri durante le perquisizioni di carabinieri del Ros di Catania “finalizzate a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale è costante il coordinamento delle indagini”.

“Lasciare il Campidoglio? Lo faro’ nel 2023, alla fine del mio secondo mandato”. Lo ha assicurato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, in un’intervista al Messaggero, in merito al rischio per la sua amministrazione a seguito del secondo atto dell’inchiesta Mafia Capitale emerssa in questi giorni. “Quest’inchiesta e’ frutto anche del nostro lavoro di cambiamento. Il mio primo atto da sindaco e’ stato chiedere al ministero dell’Economia di poter utilizzare gli ispettori della Guardia di Finanza in Campidoglio”, ha spiegato Marino, sottolineando che “gia’ li’ in molti storsero il naso”. Secondo Marino “con Alemanno la criminalita’ si era infiltrata fino ai vertici dell’amministrazione. Oggi tutto questo e’ cambiato, Roma deve essere guida morale del Paese”. Tornando a parlare delle sollecitazioni da parte di alcuni leader della politica a dimettersi, il sindaco capitolino ha precisato che “voglio spianare come un rullo tutte le persone che negli ultimi anni si sono messe sotto i piedi i diritti e i soldi dei romani”, ricordando che anche nel Pd “tutto e’ cambiato: e’ finita l’epoca in cui si faceva finta di litigare di giorno, per poi accordarsi di notte su come spartirsi i soldi pubblici, magari insieme ai capi della criminalita’ organizzata”. A tal proposito “aspettiamo il lavoro di Matteo Orfini e Fabrizio Barca. Dobbiamo dire, pero’, che il Pd e’ l’unico partito che ha deciso immediatamente di affidarsi a un commissario, per radiografare tutti gli atti e gli iscritti di ogni singolo circolo”, ha concluso.

E sull’argomento è intervenuto anche Matteo Orfini. “Chi si è fatto corrompere deve sparire dalla vita politica e dal Pd”, ha dichiarato il presidente del Pd in una intervista a La Repubblica. Aggiungendo: “Chiedere le dimissioni della giunta Marino è fare il gioco della mafia”. “Il Pd sta facendo pulizia – ha spiegato – sia nell’amministrazione della città sia dentro il partito. E’ stato proprio il sindaco Marino a chiedere l’intervento della Finanza e a segnalare i casi sospetti. E una volta esplosa la vicenda siamo interventuti ancora più duramente con le regole dell’assessore Sabella che garantiscono trasparenza e legalità nella gestione della città. Nei prossimi giorni ripartirà il tesseramento, a testa alta chiederemo alla città di darci una mano a rigenerare il partito”. Sul pressing del’opposizione per le dimissioni del sindaco Marino, Orfini sottolinea: “E’ la stessa linea della mafia. Chi preme perchè la giunta Marino vada via sono il Movimento 5 Stelle, Salvini e la mafia. Vedano loro se si sentono in buona compagnia”.