Giuseppe Catapano informa: Visco: la ripresa è avviata, accelerare sulle riforme. Pericolo Grecia per la stabilità

Le “difficoltà” della Grecia a definire le riforme necessarie, assieme all’incertezza “sull’esito delle prolungate trattative con le istituzioni europee e con il Fondo monetario internazionale, alimentano tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti”.
Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle considerazioni finali all’assemblea annuale, aggiungendo che, ad ogni modo, “il riacutizzarsi della crisi greca ha avuto ripecussioni finora limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell’area, riflettendo le riforme avviate in molti Paesi, i progressi conseguiti nella governance europea e negli strumenti a disposizione delle autorità per evitare fenomeni di contagio”.
Nella sua relazione il governatore ha sottolineato che l’Italia torna a crescere ma c’è il rischio di una ripresa frenata che non crea occupazione. Un timore, questo, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. Occorre perciò rimuovere le debolezze della nostra struttura economica e produttiva accelerando le riforme: solo così l’uscita dalla crisi potrà riflettersi in un aumento dei posti di lavoro, assicurando nuova linfa alla domanda interna, in grado, a sua volta, di consolidare lo sviluppo.
Visco, fotografa nelle sue “Considerazioni finali”, un Paese che esce finalmente dalla crisi più lunga del dopoguerra ma deve creare le condizioni per sfruttare al meglio la migliorata congiuntura internazionale e “consolidare la ripresa”. L’azione del governo viene promossa e incoraggiata insieme: bene Jobs act, bonus 80 euro e gestione dei conti pubblici, ma guai a fermarsi in mezzo al guado.
In Italia, dice Visco, “esiste il rischio, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, che la ripresa non sia in grado di generare occupazione nella stessa misura in cui è accaduto in passato all’uscita da fasi congiunturali sfavorevoli”.
“L’aumento del pil nel primo trimestre – riconosce il governatore nel testo letto davanti alla platea dell’assemblea di Bankitalia – interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole; proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi”. Ma poi avverte subito: “Per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargare lo spettro dell’azione di riforma avviata e accelerarne l’attuazione”. I benefici in alcuni casi non sono immediati ma questo, spiega Visco, “è un motivo in più per agire, perseguendo un disegno organico e coerente”. E’ il caso del Jobs act, una cui valutazione degli effetti procurati è ancora “prematura”. E tuttavia “la forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015, favorita anche dai consistenti sgravi fiscali in vigore da gennaio, è un segnale positivo, suggerisce che con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere e orientarsi verso forme più stabili”.
Ma non è solo l’eventuale stallo nelle riforme a preoccupare il numero uno di Bankitalia: “Il ritorno a una crescita stabile, tale da offrire nuove prospettive di lavoro, richiede che prosegua lo sforzo di innovazione necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie e alla competizione a livello globale”. E, in questo senso, in Italia “esiste il rischio, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, che la ripresa non sia in grado di generare occupazione nella stessa misura in cui e’ accaduto in passato all’uscita da fasi congiunturali sfavorevoli”. Questo perché la crisi appena superata “si è innestata su una grande trasformazione dettata dal progresso tecnologico e dalla crescita dell’integrazione tra le economie, con grandi paesi emergenti tra i protagonisti”.
In questo scenario, secondo il governatore di Bankitalia, “la domanda di lavoro da parte delle imprese più innovative potrebbe non bastare a riassorbire la disoccupazione nel breve periodo. Ne risenterebbe la stessa sostenibilità della ripresa, che non troverebbe sufficiente alimento nella spesa interna”.
Il consolidamento della ripresa passa anche necessariamente attraverso la capacità delle imprese italiane di competere a livello internazionale. E qui Visco sottolinea con preoccupazione un dualismo nel nostro sistema produttivo: “I risultati delle imprese più efficienti, che hanno aumentato le vendite sui mercati esteri, investito e realizzato innovazioni, contrastano con quelli di una parte considerevole del sistema produttivo, caratterizzata da una scarsa propensione a innovare e da strutture organizzative e gestionali più tradizionali”.
Visco rileva che “l’attività innovativa è in Italia meno intensa che negli altri principali paesi avanzati, soprattutto nel settore privato”. Da noi, spiega, “le imprese non solo nascono mediamente più piccole, ma faticano anche a espandersi”. Con rilessi negativi sui posti di lavoro: “In termini di occupati, anche quando hanno successo crescono a ritmi più bassi e per un periodo più limitato”.
Non devono esserci perciò più indugi nel rimuovere gli ostacoli all’attività delle imprese e alla loro crescita, che vanno dalla complessità del quadro normativo alla scarsa efficienza delle amministrazioni pubbliche, ai ritardi della giustizia, alle carenze del sistema dell’istruzione e della formazione. Una situazione per giunta “aggravata dai fenomeni di corruzione e in più aree dall’operare della criminalità organizzata”.
Il consiglio di Visco alle imprese è “una maggiore attenzione per l’ammodernamento urbanistico, per la salvaguardia del territorio e del paesaggio, per la valorizzazione del patrimonio culturale”. Più investimenti pubblici e privati in questi settori potranno “produrre benefici importanti, coniugando innovazione e occupazione anche al di fuori dei comparti piu’ direttamente coinvolti, quali edilizia e turismo”.
Ultima indicazione sulla scuola. Visco non dà valutazioni sul contestato ddl all’esame del Parlamento, ma avverte: “Per migliorare i programmi di investimento, accrescerne la qualità e indirizzare le risorse dove sono più necessarie non si può prescindere da una valutazione sistematica e approfondita dei servizi offerti e delle conoscenze acquisite”.
Sofferenze a 200 mld a fine 2014. “Alla fine del 2014 la consistenza delle sofferenze è arrivata a sfiorare i 200 mld, il 10% del complesso dei crediti; gli altri prestiti deteriorati ammontavano a 150 mld, il 7,7% degli impieghi”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, aggiungendo che “prima della crisi, nel 2008, l’incidenza delle partite deteriorate era, nel complesso, del 6%”.
Il 90% del bonus da 80 euro già speso dalle famiglie. L’indagine sui bilanci delle famiglie condotta dalla Banca d’Italia indica che il 90% circa del bonus fiscale sarebbe stato speso e che, nei primi mesi del 2015, la quota delle famiglie che segnala di arrivare con difficoltà alla fine del mese si sarebbe lievemente ridotta rispetto a un anno prima.