224 milioni per l’istruzione 0-6 anni

C’è un sostanziale “via libera delle Regioni al riparto 2018 del fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e i bambini in età compresa dalla nascita sino a sei anni per un totale di 224 milioni”. Lo ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, Stefano Bonaccini,  preannunciando un’intesa in Conferenza Unificata che poi non è stato possibile ratificare a causa della sospensione dei lavori .
Si tratta di risorse importanti per andare avanti nell’ampliamento e nell’accessibilità dei servizi educativi per l’infanzia anche con l’obiettivo di recuperare determinati divari territoriali. I fondi sono stati attribuiti alle Regioni che assicureranno per l’anno 2018 un finanziamento ulteriore pari almeno al 20 per cento delle risorse assicurate dallo Stato. Poi – ha concluso Bonaccini – sulla base della programmazione regionale, saranno erogate direttamente ai Comuni”.

La ripartizione prevista dal Decreto
Regioni Totale Complessivo 2018
Abruzzo 4.045.996
Basilicata 1.557.436
Calabria 6.755.592
Campania 20.395.267
Emilia-Romagna 20.308.143
Friuli Venezia Giulia 4.335.400
Lazio 23.544.329
Liguria 4.870.526
Lombardia 40.000.464
Marche 5.318.025
Molise 862.673
Piemonte 15.671.503
Puglia 12.944.001
Sardegna 4.755.962
Sicilia 17.543.778
Toscana 13.838.453
Trento 2.624.457
Bolzano 2.044.783
Umbria 3.814.237
Valle d’Aosta 658.516
Veneto 18.110.459
Totale 224.000.000

 

Servizio civile: attivati i bandi regionali

I progetti di Valle d’Aosta, Piemonte, Campania, Umbria e Sardegna

 Sono attivi i bandi per la selezione di volontari da impiegare nei progetti di Servizio Civile Universale (SCU) in Italia e all’estero, presentati dagli enti iscritti all’albo nazionale e agli albi regionali. I 53.363 posti di volontario, in 5.408 progetti, sono distribuiti tra il bando nazionale per 28.967 posti (nei progetti ordinari presentati dagli enti iscritti all’Albo nazionale e in tutti i progetti sperimentali e all’estero) e 21 bandi regionali per 24.396 posti (nei progetti ordinari presentati dagli enti iscritti agli Albi regionali). In particolare i 151 progetti sperimentali, per 1.236 posti, introducono alcune delle novità previste dalla riforma del Servizio civile universale. La domanda di partecipazione alla selezione e la relativa documentazione vanno presentati all’ente che realizza il progetto scelto.  Puoi inviare la domanda via PEC, con raccomandata a/r oppure presentarla a mano. La data di scadenza è il 28 settembre 2018 (in caso di consegna a mano entro le ore 18:00).
Diverse Regioni hanno dato anche una specifica comunicazione relativa al bando regionale
L’Assessorato della Sanità, Salute, Politiche sociali e Formazione della Valle d’Aosta ha reso noto che sono 30 i progetti che riguardano la Regione Valle d’Aosta e che prevedono complessivamente  77 posti per giovani volontari.  Alla selezione possono partecipare ragazze e ragazzi italiani, comunitari o extracomunitari (purché regolarmente soggiornanti in Italia) tra i 18 e i 28 anni non superati al momento della presentazione della domanda e interessati a maturare un’esperienza nei settori dell’assistenza, della protezione civile, del patrimonio artistico e culturale, dell’educazione e della promozione culturale.
È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto di Servizio civile nazionale, da scegliere tra quelli inseriti nel bando nazionale o nel bando regionale e delle province autonome, pena l’esclusione.
Il Servizio civile annuale offre l’opportunità ai giovani di acquisire un bagaglio di competenze specifiche in settori fondamentali nella società moderna e altre più trasversali, come la capacità di lavorare in team, di districarsi in sistemi organizzativi complessi, di tessere relazioni di aiuto che potranno essere capitalizzate in vista di un ingresso stabile nel mondo del lavoro. Si tratta, inoltre, di un’occasione per ampliare la propria rete di amicizie e conoscere in profondità il contesto sociale nel quale si vive. Nei mesi di impegno, in cui è previsto anche un periodo di formazione specifica, i giovani ammessi a svolgere il servizio civile riceveranno un rimborso forfettario di euro 433,80 mensili. Il Dipartimento della gioventù e del Servizio civile nazionale ha attivato un sito www.scelgoilserviziocivile.gov.it  dove i giovani possono trovare tutte le informazioni utili ad avvicinarsi a questo mondo per compiere le scelte più consapevoli attraverso un linguaggio accessibile e una formula comunicativa leggera ed efficace.  L’elenco completo dei posti disponibili sul territorio valdostano e il modulo di presentazione delle candidature sono disponibili sul sito della Regione all’indirizzo: http://www.regione.vda.it/serviziocivile/progetti_i.asp
In Piemonte saranno 1169 i giovani che saranno impegnati per la Regione Piemonte, in 313 progetti approvati, presentati dagli enti accreditati all’albo regionale. I numeri prediligono, per bacino di utenza, la città di Torino e la sua Provincia che, da sole, impegnano quasi il 50% di giovani sull’intero totale, a seguire Cuneo (circa 17%) e Asti (circa 16%), mentre il resto è suddiviso tra tutte le altre le province della Regione.
Le aree di intervento in cui i progetti insistono per la maggior parte sono:
– l’assistenza rivolta, in particolar modo, a disabili, minori e giovani in condizioni di disagio o di esclusione sociale, donne con minori a carico e donne in difficoltà, persone affette da dipendenza, persone vittime di violenza, migranti;
– l’educazione e la promozione culturale rivolta a tutte le fasce di età, minori-giovani-anziani;
– il tutoraggio scolastico, la lotta all’evasione e all’abbandono scolastico;
– la cura e la conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale (biblioteche, musei, centri storici);
– la promozione dello sport, anche finalizzato a processi di inclusione;
– l’educazione e la promozione ambientale e paesaggistica, con particolare riguardo al monitoraggio dell’inquinamento e alla salvaguardia e alla tutela di parchi ed oasi naturalistiche;
– la diffusione della conoscenza e della cultura della protezione civile.
Sono soprattutto i primi tre ambiti che ricevono il maggior numero di volontari, mentre il settore del patrimonio artistico-culturale quest’anno ha riscosso un particolare incremento.
In Campania sono 323 progetti approvati e 3.524 volontari da coinvolgere, la Regione si conferma al primo posto tra le regioni italiane per progetti e partecipanti al servizio civile, a conferma del lavoro e delle scelte fatte in questi anni attraverso le Politiche sociali nella promozione degli enti del terzo settore, dei progetti di qualità e delle attività legate al mondo del volontariato.  “Con i giovani che entreranno quest’anno e che andranno ad aggiungersi ai 3.215 già in servizio attivo, la Campania avrà oltre 6700 volontari impegnati nel Servizio Civile in tantissimi progetti ed attività che costituiscono un valore aggiunto enorme per i nostri territori dal punto di vista sociale”, afferma l’assessore regionale alle Politiche Sociali e all’Istruzione Lucia Fortini. “Il Servizio Civile è anche l’occasione per le ragazze e i ragazzi di fare un’esperienza retribuita che gli consente di entrare a contatto col mondo del lavoro. Per questo lavoriamo e facciamo in modo che gli enti coinvolti presentino progetti di sempre maggiore impatto e qualità”, conclude Fortini.
In Umbria il bando prevede la selezione di 248 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Regione. Ai volontari, in servizio per un anno, spetta un compenso mensile di 433,80 euro. In totale sono 33 i progetti approvati dalla Regione Umbria, che saranno attivati in tutto il territorio regionale da Comuni ed enti accreditati nell’Albo regionale. Dei 248 posti disponibili, quattro sono riservati a “volontari FAMI”, cioè a giovani titolari di protezione internazionale o di protezione umanitaria, al fine di favorirne l’inserimento nella comunità regionale. Le aree di intervento riguardano ambiti come l’assistenza, la protezione civile, la tutela del patrimonio ambientale e culturale, la cooperazione allo sviluppo, la promozione e tutela dei diritti umani, l’educazione e la promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale, la promozione della pace tra i popoli, dell’integrazione dell’inclusione sociale. L’elenco dei progetti attivati e il bando per accedere alla selezione sono disponibili sul sito della Regione Umbria. È possibile presentare una sola domanda di partecipazione, per un unico progetto servizio civile, pena l’esclusione dalla selezione. I ragazzi interessati possono chiedere ulteriori informazioni agli uffici regionali, presso la Direzione Salute, Coesione Sociale – Servizio Programmazione nell’Area dell’Inclusione Sociale, inviando una e-mail al seguente indirizzo: serviziocivile@regione.umbria.it. “Il servizio civile – sottolinea Luca Barberini, assessore regionale alla salute, coesione sociale e welfare – rappresenta per i giovani un’opportunità importante di formazione e di crescita personale e professionale, attraverso attività di pubblica utilità a servizio della comunità. Invito i ragazzi e le ragazze umbre a vivere questa esperienza, a contatto con la realtà della pubblica amministrazione e degli enti del privato sociale, partecipando attivamente alla promozione di valori fondamentali e allo sviluppo del territorio”.
“Negli ultimi anni – prosegue Barberini – la Regione Umbria ha lavorato molto per promuovere la cultura del servizio civile sul territorio. Rispetto al 2016, siamo arrivati a raddoppiare il numero di posti messi a bando per dare maggiori opportunità ai giovani e questo anche grazie al lavoro degli enti accreditati. Alla luce della nuova riforma del settore, che ha introdotto il servizio civile universale, abbiamo però il ragionevole dubbio che il buon lavoro fatto finora possa subire una battuta di arresto per le difficoltà degli enti di accreditarsi al nuovo albo unico. Su questo chiederemo presto un confronto con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale”.
Al via anche la selezione di 932 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Sardegna. L’assessorato del Lavoro informa, attraverso un avviso, che il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha aperto il bando di partecipazione per i progetti realizzabili nell’anno in corso e nel 2019: esperienze della durata di 12 mesi, dietro il riconoscimento di un assegno mensile anche in questo caso di 433,80 euro. “Vogliamo dare una visibilità sempre maggiore al servizio civile volontario”, sottolinea l’assessora del Lavoro, Virginia Mura. “Anche quest’anno abbiamo ampliato il numero dei progetti ammessi, per consentire a quasi mille ragazzi di spendere le loro migliori energie al servizio della comunità di appartenenza. Confidiamo nella massima partecipazione dei nostri giovani, per cogliere un’opportunità così significativa: un percorso di cittadinanza attiva per la crescita personale”.
I progetti approvati dalla Regione Sardegna nei settori assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale sono 176 (su 195 pervenuti), un numero superiore rispetto agli anni precedenti, con la partecipazione di 119 enti sezione A – Regione Sardegna dell’Albo del Servizio Civile Nazionale. Anche il numero dei volontari – 932 –  è aumentato rispetto allo scorso anno di circa 200 unità.
Se si considera che nel 2015 i progetti ammessi sono stati 133 (su 278 istruiti) per 610 giovani coinvolti, nell’anno successivo sono stati impegnati 544 volontari per 93 progetti approvati (su 179 pervenuti) e nel 2017 il numero dei giovani è invece salito a 740 per 145 progetti ammessi (su 250 pervenuti), si evidenzia per il 2018, un incremento notevole nel numero dei progetti approvati e nel numero dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Sardegna.
Per visionare l’elenco dei progetti ammessi, il Bando 2018 e gli allegati, è possibile visitare i siti www.regione.sardegna.it/serviziocivile/ e www.serviziocivile.gov.it, i link in allegato all’avviso regionale, le banche dati del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto di Servizio Civile, pena l’esclusione.
Oltre ai 932 posti disponibili per i progetti approvati dalla Regione Sardegna, si aggiungono ulteriori posti sulla base dei progetti degli enti iscritti all’albo nazionale aventi sede in Sardegna.

Catapano Giuseppe osserva: Lavoro, Rossi su decreti delega

Si sono tenute il 7 luglio le audizioni sui decreti delega lavoro di rappresentati della Conferenza delle Regioni presso le commissioni lavoro della Camera e del Senato.
Ai due appuntamenti hanno partecipato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, regione che coordina la Commissione lavoro per la Conferenza delle Regioni, Valentina Aprea, assessore all’istruzione formazione e lavoro della Regione Lombardia, Lucia Valente, assessore al lavoro della Regione Lazio, Sebastiano Bruno Caruso, assessore alla famiglia, politiche sociali e lavoro della Regione Siciliana.
“Le Regioni, da tempo, hanno delineato una loro proposta di riorganizzazione dei servizi per il lavoro che superi la frammentazione oggi esistente”, ha ricordato il presidente della Toscana che ha preannunciato l’invio di un documento in sede di Conferenza Stato-Regioni che sarà definito nei prossimi giorni.
“Personalmente – ha spiegato Rossi – sono convinto che la previsione di una rete nazionale dei servizi per il lavoro, articolata su un’Agenzia nazionale e su strutture regionali, recepisca, in linea generale, l’organizzazione proposta dalle Regioni, perché potrebbero comunque essere salvaguardate la programmazione e la gestione dei servizi e delle politiche attive”.
Esistono però alcuni problemi che il presidente della Toscana ha rappresentato ai deputati e ai senatori delle due commissioni. Primo fra tutti “l’indeterminatezza del percorso che sembra essere transitorio e non a regime”.
Rossi ha poi sottolineato l’inadeguatezza delle risorse che vengono messe a disposizione del riordino dei servizi: “non si può scaricare sulle Regioni l’onere del finanziamento dei servizi, onere che fino ad oggi era nella disponibilità dei bilanci delle Province, senza alcun trasferimento di tali risorse alle Regioni”.
Infine la questione del personale. “il decreto, pur sottolineando che le Regioni costituiscono i nuovi Centri per l’Impiego, e caricando su di loro i principali oneri finanziari, non trasferisce il personale dalle Province alle Regioni, determinando tra l’altro anche un problema di incertezza nella stessa gestione del personale. Motivi che testimoniano – ha concluso Rossi – la chiara esigenze di modifica del testo del Decreto Legislativo garantendo adeguate risorse ed il trasferimento del personale”.

Catapano Giuseppe: Testimoni di giustizia, in corso rapporti fra ministero e singole Regioni

E’ stata avviata una collaborazione tra i viceministro dell’Interno Filippo Bubbico e le Regioni in tema di assunzione dei testimoni di giustizia, ovvero coloro che decidono di denunciare omicidi, racket, estorsioni e criminalità: a renderlo noto è il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, il quale spiega che è improprio parlare di un protocollo della Conferenza delle Regioni su questo tema.
Chiamparino ha incontrato, qualche tempo fa, il viceministro Bubbico e ha quindi informato la Conferenza delle Regioni “sulla necessità di avviare una collaborazione con il ministero dell’Interno su questo tema.
Dopo questa informativa – aggiunge – si è aperta una fase istruttoria tendente da un lato alla raccolta delle aspirazioni degli interessati, effettuata attraverso il Servizio Centrale di Protezione del ministero, dall’altro all’accertamento della disponibilità delle singole Regioni per la ricollocazione di queste persone”.
“Dobbiamo tenere presente – prosegue Chiamparino – che si tratta di una fase delicata che presuppone la massima tutela della riservatezza, trattandosi di persone sottoposte a programmi speciali di protezione o appena uscite dal circuito tutorio”.
Si è entrati in una fase che sarà quindi “caratterizzata da un rapporto bilaterale tra il ministero dell’Interno e la singola Regione. Dovranno quindi essere accertati i posti disponibili lungo tuta la filiera della Pubblica amministrazione, non solo gli uffici pubblici di Regioni ed enti locali, ma anche quelli delle amministrazioni dello Stato e dei grandi enti pubblici. Non solo: occorrerà poi comprendere nel dettaglio – conclude il presidente della Conferenza delle Regioni – il profilo professionale di ciascun testimone di giustizia e l’adattabilità dello stesso profilo con i posti effettivamente disponibili”.

Catapano Giuseppe informa: Zingaretti presenta la svolta Lazio, dai fondi UE alle norme anticorruzione

“Il Lazio è sempre più europeo. La regione sta facendo dei passi in avanti incredibili, negli ultimi due anni abbiamo aumentato del 123% la capacità di spendere i fondi della nuova programmazione”. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha sottolineato la svolta operativa dovuta al lavoro della Giunta, come quella relativa ad una “serie di azioni concrete che partiranno entro quest’anno sulla programmazione unitaria dei Fondi europei 2014-2020”.
“Siamo a un punto di svolta ma dentro un percorso che parte da lontano – spiega Zingaretti – Questa sfida è iniziata ancora prima che ci insediassimo alla guida della Regione: un percorso che inizia con un programma di governo che individuava proprio nell’Europa la più grande occasione di rigenerazione del Lazio e l’orizzonte naturale per cambiare la nostra regione”.
Zingaretti ha così presentato la programmazione unitaria 2014-2020 dei fondi Sie (Strutturali e investimenti europei).
A marzo 2013 il Lazio – spiega Zingaretti – era “di gran lunga l’ultima regione italiana per certificazione della spesa dei fondi Ue. Ora siamo a un passo dall’obiettivo del 100%”.
“Per la prima volta c’è un’unica cabina di regia, apriremo gli sportelli Europa nei territori per dare a tutti l’accessibilità alle notizie dei bandi, dopo la fase di risanamento oggi entriamo nella fase del lancio dello sviluppo. E’ un momento difficile ma sappiamo che in questo caso il Lazio se avrà un rapporto intelligente con l’Europa, potrà risorgere e tornerà a essere una delle locomotive italiane”.
Inoltre una legge della regione Lazio interviene sulle concessioni delle spiagge, per quanto “riguarda la classificazione delle diverse tipologie di utilizzo del demanio marittimo e la ripartizione delle spiagge libere (o libere con servizi) per le quali prima non esisteva una equa distribuzione sul litorale e che invece oggi viene regolamentata nella misura di almeno il 50% dell’arenile per ogni Comune”.
“Punto fondamentale della riforma – spiega Zingaretti – l’obbligo della trasparenza che prima non era assolutamente prevista e che invece oggi obbliga i Comuni a pubblicare le informazioni sulle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative. Altrettanto importante, poi, aver introdotto una norma, prima inesistente, che regolamenta la destagionalizzazione delle attività degli stabilimenti e che tende a incentivare un utilizzo del demanio marittimo per tutto l’anno e non solo nel periodo estivo”.
Infine Zingaretti presenta anche le nuove norme anticorruzione. Da settembre nel Lazio cambieranno infatti le regole per la composizione delle commissioni di gara, partiranno le gare telematiche e prenderà forma il ‘Patto d’integrità con i fornitori’.

Catapano Giuseppe informa: Immigrazione, l’incontro con Renzi secondo i presidenti delle Regioni

“A Renzi abbiamo detto che l’immigrazione per la Sicilia in questo momento è un problema economico serio. Mi riferisco ai costi per la sanità, ai costi sostenuti dai Comuni per l’accoglienza dei minori non accompagnati, al fatto che le cifre stanziate sono insufficienti. Bisogna risolvere questo problema e aiutare le città e le comunità che fanno politica dell’accoglienza”, a dirlo è il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, dopo l’incontro con il governo a Palazzo Chigi (vedi anche le dichiarazioni del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, e del presidente dell’Anci, Piero Fassino). “Il presidente Renzi ci ha detto che questa è anche la linea del governo. Ci rivedremo prossimamente”, ha aggiunto. “Purtroppo – ha aggiunto Crocetta – abbiamo due o tre Regioni che non vogliono collaborare”.
Fra gli insoddisfatti il presidente della Lombardia Roberto Maroni che, al termine del confronto a Palazzo Chigi, ha definito l’incontro con Renzi “assolutamente deludente e inutile: nessuna risposta concreta ai problemi. Continua il caos immigrazione. Il premier ha chiesto unità ma sono solo chiacchiere, io chiedo risposte concrete a piani concreti. Renzi ci ha riconvocato fra 15 giorni. Tornerò, ma spero che non sia come oggi…”.
“Ho chiesto di sapere – ha aggiunto – il luogo dove si fa la verifica di chi e’ richiedente asilo e chi migrante. Non c’è possibilità di distinguerli. Non si puo’ fare un rimpatrio. E’ incredibile. Assolutamente incredibile”.
Di avviso diametralmente opposto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “E’ stato un incontro positivo e un importante momento di confronto in vista del Consiglio europeo, dove dobbiamo presentarci da Paese unito e forte. E in questo le Regioni e i Comuni possono aiutare molto. Vogliamo andare avanti perché siamo assolutamente convinti che l’Europa deve fare la sua parte e che questo serva – ha continuato Serracchiani – anche in vista di eventuali azioni internazionali che sembrano ormai necessarie e sulle quali l’Europa in prima persona deve spendersi. Ovviamente per fare pressione sull’Europa, per chiederle un impegno concreto, dobbiamo essere noi i primi a dimostrare di essere capaci di fare sistema. E in quest’ottica, non c’è spazio per la demagogia: la situazione è complessa e va affrontata con determinazione e responsabilità. Ho molto apprezzato – ha sottolineato Serracchiani – che il Presidente del Consiglio abbia voluto rimarcare a questo tavolo la specificità di alcuni territori, come il Friuli Venezia Giulia, che sono sottoposti a flussi di terra dai quali derivano problemi aggiuntivi. Un segno d’attenzione che suggella l’accordo concluso con il capo del Dipartimento dell’Immigrazione Mario Morcone in materia di interventi infrastrutturali nella nostra regione”. Nel corso dell’incontro, tra i temi discussi vi sono stati l’esigenza di velocizzare l’espletamento delle pratiche di asilo, la rapida messa a norma degli edifici del demanio pubblico identificati come possibili hub dalle regioni, le risorse da destinare ai comuni per i minori non accompagnati. Nella sua sintesi finale il Presidente del Consiglio ha voluto rimarcare il fatto che “l’Europa per la prima volta si pone il tema del Mediterraneo, e questo è un passo in avanti importante, perché la soluzione è fatta di tanti piccoli passi” e ha rinviato a un altro incontro a breve le proposte “puntuali e operative” che saranno presentate dal Governo al tavolo.
Forti perplessità sono state espressa dal presidente della Liguria. “Ribadiamo che la Liguria è in un momento di crisi economica e sociale e all’inizio di una importante stagione turistica, dunque andrebbe protetta dal continuo afflusso di migranti. Ma temo che non cambierà granché”, ha Giovanni Toti. “Continuerà il piano del governo sullo smistamento dei migranti nelle varie Regioni esattamente come era previsto nel 2014. Quindi i contenuti dell’incontro non sono soddisfacenti”, ha sottolineato Toti. “Il presidente Renzi ci ha detto che ci rivedremo tra 15 giorni e ci relazionerà su cosa abbiamo portato a casa dall’incontro di oggi a Bruxelles tra capi di Stato e di governo. Ma il problema resta l’esecutività del rimpatrio e il blocco dei flussi: su questi due punti non si è ancora imboccata la strada giusta”.
Secondo il presidente del Veneto, Luca Zaia, “dall’incontro non è emerso nulla di nuovo, non sono venute fuori grandi novità: ci aspettavamo relazioni internazionali forti ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Noi continuiamo a dire no a nuovi arrivi. Cercheremo di capire dal summit in Europa se la quota di 40 mila è reale o no”, ha proseguito Zaia, secondo il quale “non è un problema di unità. Non è a causa di Lombardia e Veneto se l’Italia è meno forte in Europa come viene detto, semmai mafia capitale ha indebolito l’Italia”. Per Zaia, “profughi e immigrati devono essere aiutati a casa loro. Sono convinto poi che i prefetti dovrebbero ascoltare quel che dice il territorio”. Nel Veneto sono arrivati 4019 immigrati e ne sono transitati oltre 10 mila.
Catiuscia Marini porta avanti l’esempio dell’Umbria: “la nostra Regione ha strutturato un modello di accoglienza che sta funzionando e che è fatto di una rete di solidarietà sul territorio, di presenza del volontariato e della rete sociale, laico e cattolico. E c’è una collaborazione molto stretta dei servizi sanitari regionali, per quanto ci riguarda aggiuntivo alla prima verifica: questo metodo va seguito in una condizione di parità tra tutte le regioni italiane”. La presidente della regione Umbria, con riferimento all’incontro con Renzi, ha sottolineato positivamente la circostanza che si arrivi “finalmente a distinguere tra migranti economici e migranti per motivi umanitari”.
“La delicatezza e l’urgenza del tema profughi dovrebbe indurre tutti a superare il semplice ‘no grazie’, ma è ovvio che lo Stato deve garantire regole condivise e chiare. Purtroppo siamo ancora fermi al primo incrocio, quando invece dovremmo dare risposte che ci si attende da un paese civile, in termini organizzativi oltre che solidali”. Lo dice il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi. “È necessario entrare nel dettaglio della gestione corretta e ordinata di queste situazioni, posto che nessuno si dice contrario ad aiutare persone che si trovano in condizioni disperate e che rischiano la vita”. “Per fare questo – conclude il Presidente trentino – servono risposte concrete, come la velocizzazione delle procedure, o la messa a disposizione di strutture statali per l’accoglienza o, per finire, la possibilità di distinguere tra chi ha diritto d’asilo e chi no, compresa la necessità di lavorare anche sui rimpatri qualora si verificasse questa seconda situazione”.
“Siamo ad un passo dall’ottenere un risultato importante. Dall’Ue, potrebbero arrivare le prime risposte rispetto ad un tema così delicato come l’accoglienza profughi. Un risultato aspettato da anni, che riguarda la gestione dell’emergenza e che, fino ad ora, nessuno governo era riuscito ad ottenere”. Lo ha affermato il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli . E’ “paradossale – aggiunge Ceriscioli – che per la demagogia e il populismo di qualcuno si possa mettere a rischio tutto questo, sacrificando il peso che l’Italia unita può avere se tutte le sue istituzioni, responsabilmente, si mostrano compatte davanti all’Europa. Si deve quindi cogliere appieno questa opportunità. Ognuno deve fare la sua parte, come molte delle regioni hanno fatto in questi anni”.
Soddisfatto per l’esito del confronto il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Il presidente Matteo Renzi ha voluto, dimostrando una attenzione prima di partire per Bruxelles, dove ci saranno degli incontri su questi temi, ascoltare le Regioni e i Comuni su quanto sta avvenendo. Mi sembra che la sintesi della politica italiana sia giusta e corretta. Civiltà e legalità e sicurezza. Siamo un grande Paese, e questi tre obiettivi possono essere assolutamente tenuti insieme. Civiltà perché è evidente che siamo di fronte a un grande tema di accoglienza che rende la persona e l’essere umano civile – ha proseguito Zingaretti – al tempo stesso legalità, perché’ tutto quello che vuol dire immigrazione richiede anche una grande cura nella capacità di individuare i casi delle persone che arrivano, e quindi rifugiati politici o migranti per motivi economici. Infine sicurezza, che vuol dire un rapporto con Prefetture e Comuni che sia continuo. Mi sembra che sia stata una riunione utile – ha concluso – perché quando ci si presenta in Europa e nel mondo bisogna parlare come sistema Paese”. In merito all’ipotesi di coinvolgere le Regioni nel sistema dell’accoglienza, Zingaretti ha specificato che “questo di fatto già c’è. Pensiamo a questo meccanismo di distribuzione territoriale, nel quale le Prefetture hanno un loro ruolo, ma nei tavoli con esse c’è un coinvolgimento con Regioni e Comuni oggettivo. Quindi, mi sembra che la riunione di oggi sia stata utile per ricostruire un ragionamento globale e permettere al presidente di andare li’ forte anche di un confronto con le Regioni e i Comuni”.
Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha sottolineato l’esigenza di “essere informati tempestivamente sui nuovi arrivi e nella distribuzione sul territorio deve essere tenuto conto delle persone in transito nelle zone di confine. Renzi chiederà la completa revisione dell’accordo di Dublino – spiega Arno Kompatscher – e un’assegnazione delle quote di profughi stabilita a livello europeo”. Una proposta, quest’ultima, che continuerà ad incontrare molte resistenze, e l’appello del premier è quindi rivolto alle singole Regioni, chiamate a collaborare e a mostrare spirito di accoglienza. “La sola Baviera ha lo stesso numero di profughi di tutta Italia – ha spiegato Renzi – alla luce di ciò sono convinto che la situazione sia gestibile”. Per quanto riguarda l’Alto Adige, il presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, chiede che venga valutato con attenzione il fatto che si tratta di una zona di confine. “Sul nostro territorio – spiega Kompatscher – non diamo accoglienza solamente ai profughi che ci vengono assegnati dal programma nazionale, ma anche di tutti coloro che vengono respinti al Brennero. Ritengo che questo fatto, anche se si dovesse trattare di numeri marginali, debba essere tenuto in considerazione”. La quota assegnata all’Alto Adige sulla base del numero di abitanti è attualmente pari allo 0,9% , ma il punto centrale affrontato nell’incontro di Palazzo Chigi è stato un altro. “Le Regioni – prosegue Kompatscher – chiedono di essere informate in maniera tempestiva circa l’arrivo di nuovi profughi da accogliere all’interno del proprio territorio, ed è poi stata appoggiata in maniera unanime la proposta del presidente dell’associazione dei comuni Anci, Piero Fassino, che chiede una maggiore collaborazione da parte del Ministero della Difesa per quanto riguarda la rapida assegnazione degli areali militari”.
L’idea del Presidente della Toscana, Enrico Rossi, è che “con la distribuzione in maniera diffusa degli immigrati non abbiamo avuto particolari problemi. Non dico che non sia un problema, ma lo abbiamo gestito. Siamo in grado di sparpagliarli in diversi comuni”. Peraltro è la “stessa collaborazione che avemmo quando era ministro dell’interno Roberto Maroni”. Il fatto centrale, secondo Rossi, è che “si pone il problema del rispetto dell’articolo 10 della Costituzione: colpisce che un Paese povero uscito distrutto dalla guerra ebbe il coraggio di inserire l’articolo 10 nella Costituzione, affermando l’obbligo di dare accoglienza a chi si trova in Paesi dove i diritti umani vengono lesi”.
Per Rossi l’incontro “è andato bene: l’Italia ha il dovere di salvare gli immigrati quando si trovano in mare, fa parte del nostro Dna e della storia. Abbiamo bisogno di un Paese unito anche per chiedere che l’Europa faccia la sua parte”. “La nostra Costituzione – ha ribadito il presidente toscano – parla del dovere di asilo politico per chi fugge da Paesi dove non ci siano libertà democratiche. Noi, in Toscana, dal 2011 – ha concluso – abbiamo praticato l’accoglienza diffusa ed evitato le concentrazioni, bisogna coinvolgere i comuni e il volontariato”.
Il presidente della Sardegna, Francesco Pigliaru, ha posto l’accento sulla necessità di programmare l’accoglienza per evitare lo “scaricabarile” su Regioni e Comuni. Secondo il presidente sardo “non funziona” il meccanismo per cui i prefetti “da un minuto all’altro possano annunciare l’arrivo di 400 o 500 migranti”. Pigliaru ha messo in evidenza che “occorre essere avvertiti per tempo” per far fronte all’accoglienza anche se ha precisato che sui numeri si fanno “eccessivi allarmismi”. Si tratta – ha sottolineato – di alcune migliaia di arrivi in piu’ dell’anno scorso (61 mila circa contro i 59 mila del 2014) nei confronti dei quali tutte le Regioni – ha riferito -, escluse due o tre del Nord Italia che hanno manifestato “qualche malumore”, si sono impegnate a “combattere questa battaglia con Renzi”. Per quanto riguarda la Sardegna, Pigliaru ha sottolineato che “siamo esattamente dentro gli accordi del 2014” per cui “i migranti che vengono attribuiti all’isola sono in proporzione alla popolazione (attorno al 2,5%) e al momento siamo all’interno di questa quota, anzi”, ha detto, “abbiamo qualche spazio”. Pigliaru ha però rimarcato la necessità di regole chiare mentre da questo punto di vista “l’Italia e’ molto indietro” per cui “viviamo un disordine nel quale Regioni e Comuni devono compensare le carenze dello Stato”. Il presidente della Regione auspica quindi che Renzi “prenda in mano la vicenda”. Serve un impegno – secondo Pigliaru – per modifiche normative che consentano di “trattare rapidissimamente” le richieste d’asilo e fare in modo che i migranti vengano accolti in modo decente senza un impatto negativo nei confronti della popolazione. Governo, Regioni e Anci si riuniranno ancora tra quindici giorni per migliorare “con proposte operative” la situazione attuale.

Catapano Giuseppe informa: Immigrazione, il dibattito nelle Regioni

Riduzione dei trasferimenti regionali ai sindaci lombardi che dovessero accogliere nuovi migranti: è la promessa che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, interpellato sui nuovi sbarchi, a margine di un evento alla Scala di Milano, ha fatto il 7 giugno. “È un fatto gravissimo – ha detto Maroni ai cronisti – io scrivo una lettera ai prefetti lombardi diffidandoli dal portare in Lombardia nuovi clandestini”. Poi l’8 giugno precisa meglio. “Farò quello che ho detto – ha spiegato Maroni – io non faccio proclami o annunci, faccio quello che ho detto”. Del tema, ha spiegato il Presidente lombardo, è stato incaricato di occuparsi l’assessore Massimo Garavaglia: “Stiamo facendo una serie di proposte. Si può fare? Certamente sì, si può fare e lo farò. Parlo dei fondi della Regione non di quelli del governo”. Alle obiezioni dei costituzionalisti sulla legittimità dell’iniziativa, Maroni si è limitato a rispondere: “Non si preoccupino”. E “se il problema è che l’Europa non prende parte alla ripartizione dei clandestini e degli immigrati, Renzi vada in Europa, picchi i pugni sul tavolo, prenda per il bavero i ministri dell’Interno dei vari paesi ottenga quello che non è riuscito a ottenere”, ha ribadito a margine dell’assemblea 2015 di Confcommercio.
L’approccio del Presidente della Lombardia è stato sostanzialmente condiviso dal presidente del veneto, Luca Zaia, secondo il quale ormai “siamo alla follia, con un governo inadeguato che sui documenti ufficiali ci invita a gestire ‘la fase acuta’ dell’immigrazione. Quando invece sappiamo tutti che non è acuta, è cronica”. Nell’intervista al “Corriere della Sera” Zaia afferma poi che per prima cosa occorre smettere “con l’illusione di poter sopportare e gestire un esodo biblico. In Veneto abbiamo 514mila immigrati regolari, pari a quasi l’undici per cento della popolazione. Di questi, 42 mila non hanno un lavoro. Insieme a Emilia Romagna e Lombardia siamo i più accoglienti. Basta”. E poi sottolinea: “il Veneto è una bomba che sta per scoppiare. Non si fidano del governatore, che è un bieco leghista? Ascoltino i prefetti convinti che non ci siano spazi per l’accoglienza, ascoltino i sindaci di sinistra che si sono dimessi per protesta. C’è una tensione sociale pazzesca. Lasciamo stare il dato economico, nella regione più turistica d’Italia che da quel settore tira fuori 17 miliardi di fatturato. Ma la gente sta capendo cosa c’è dietro alla mancanza di chiarezza del governo”.
Anche la Liguria, con il neoletto Presidente Giovanni Toti, appoggia la tesi del presidente lombardo: “l’intervento di Maroni è legittimo. La Liguria non accoglierà altri migranti come faranno Lombardia e Veneto”, ha detto Toti nel corso dell’intervista di Maria Latella su Sky. Per Toti “si tratta di un problema da risolvere a monte e invece viene scaricato a valle”.Pol il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha aggiunto che sta pensando ad “azioni disincentivanti per i Comuni liguri che non saranno coerenti con le linee regionali sull’immigrazione. Noi – precisa – siamo dell’idea che una regione come la nostra, in cui ci sono conflitti sociali molto forti e che è alle porte di una stagione estiva molto importante, non possa accogliere altri migranti. So che oggi (8 giugno) ne è arrivato un altro gruppo alla Fiera, ma noi ci dobbiamo ancora insediare e quindi non possiamo fare nulla, al momento. Anche avessimo pieni poteri, comunque, non potremmo impedire ai prefetti e ai Comuni di accogliere queste persone, se intendono farlo. In quel caso però faremo sentire la nostra voce”. Che concretamente significa, da una parte, “scrivere una lettere ufficiale al prefetto di Genova per dire che la situazione in città è troppo difficile per accogliere altri profughi”, dall’altra, mettere in atto interventi disincentivanti. Chi sposerà le linee guida della Regione in materia di immigrazione (e cioè dirà stop all’accoglienza), sottolinea Toti, “avra’ supporti e aiuti finanziari” altrimenti, continua il neo governatore, “si assumerà le proprie responsabilità”. E la città di Genova in questo frangente non viene citata certo a caso, visto che, proprio questa mattina, il presidente della Regione ha incontrato il sindaco Marco Doria. “Sui migranti- chiarisce Toti- abbiamo visioni diverse. Doria ha la legittimità di fare le sue politiche, ma io non le condivido”.
Di diverso avviso il presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, SergioChiamparino, che – a margine della riunione della giunta piemontese del 9 giugno– è piuttosto categorico: “credo che il governo debba ignorare la posizione di Maroni e dare disposizione ai prefetti perché tutte le Regioni diano accoglienza ai migranti”. Già in precedenza il presidente Chiamparino aveva definito strumentali le cposizioni di Maroni ed aveva spiegato che “è sbagliato dare segnali di divisione tra le regioni proprio mentre Renzi fa battaglia in Europa perché il problema immigrazione sia affrontato in modo coordinato e unitario. La mossa di Maroni – ha ribadito Chiamparino – è strumentale per mettere insieme vecchi e nuovi presidenti di Regione di centrodestra. Maroni sa benissimo che la sua posizione è illegittima ed è attaccabile dal punto di vista politico”. Questo “perché – ha spiegato ancora Chiamparino – se il governo facesse come vuole fare lui, taglierebbe i fondi alla Regione Lombardia perché disattende ad un accordo tra le regioni e il governo dell’agosto 2014, quando decidemmo di farci carico tutti, in modo equilibrato, di chi arriva in Italia fuggendo da fame e guerra”. In generale secondo Chiamparino a regime “bisognerebbe puntare a organizzare centri di primissima accoglienza nei paesi da cui queste persone partono, poi corridoi umanitari che consentano loro di scappare da fame e guerra, sottraendo i loro viaggi al traffico illecito degli scafisti”. E ha concluso “mi colpisce che ci sia chi fa politica sulla pelle di migliaia di persone che scappano dalla fame e dalla paura”.
Una linea sposata dal Presidente dell’Emilia-Romagna: è chiaro che “le regioni non possono farsi carico dell’accoglienza di tutti gli immigrati che scappano dal proprio paese attraversando il Mediterraneo, per questo serve una discussione con il governo” chiede il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che però giudica “populista” la reazione del collega della Lombardia, Roberto Maroni, deciso a tagliare i fondi ai sindaci che non respingono gli stranieri. “Sono stupito. Il presidente della più grande regione  italiana. Uno che è stato ministro degli Interni. Sono colpito che su un problema così serio anzi drammatico si riduca tutto a un tweet estemporaneo. Come se temi di questa portata si potessero risolvere in maniera così populista”, ha detto Bonaccini in un’intervista al Resto del Carlino. ”Sono il primo a dire che non possiamo  accogliere tutti. E nemmeno possono essere solo alcune regioni, compresa la mia, a doversi prendere il carico principale – ha aggiunto -. Proprio per questo serve una discussione seria tra le Regioni e il Governo. Renzi ha fatto bene a porre direttamente la questione alla Ue. L’Italia non può farsi carico da sola del problema”. Ma “se ogni paese europeo rispondesse che tocca a qualcun altro, allora saremmo nella condizione di non avere alcun aiuto”. Quindi “evitiamo demagogia e populismo. Affrontiamo il problema, sosteniamo tutti insieme il Governo pretendendo che i carichi vengano distribuiti in Europa. In contemporanea, aiutiamo quei disperati a trovare un futuro anche nel loro Paese”.
Il presidente della Regione Toscana ,Enrico Rossi, ha detto che è necessario “riconoscere alle Regioni, in modo chiaro e formale, un ruolo nella gestione dell’accoglienza dei migranti, a supporto di enti locali e prefetture, ma soprattutto in una logica di condivisione nazionale del problema”. “L’ultimo colpo che si può assestare alle Regioni è quello di pensarle come staterelli che possono fare come credono, ognuno per suo conto – sottolinea Rossi, richiamando proprio le affermazioni del presidente della Regione Lombardia – In questo modo si possono dividere solo le coscienze, senza risolvere i problemi, anzi, se possibile riuscendo persino ad aggravarli. Ed è questo che si ottiene alzano le barricate, magare per raccogliere qualche voto. A tutto questo bisogna rispondere con i valori dell’unità nazionale e di una reale solidarietà nei confronti di chi arriva ma anche d chi deve ricevere”. “Per questo, in un quadro di condivisione nazionale, la Toscana è disposta a fare la sua parte – aggiunge il presidente – per questo, anzi, chiediamo che il governo chiarisca il ruolo che i governi regionali possono svolgere, per sostenere e coordinare l’azione degli enti locali e delle prefetture. Quanto al modello toscano, ha funzionato e sta funzionando, a fronte dei poco più di 3 mila migranti che stiamo accogliendo, perché questi, non altri, sono i numeri che ci si trova di fronte. E se ci si chiede fino a che punto, e per quali cifre, potrà ancora funzionare: la risposta è semplice: i margini sono ancora ampi e prima di scegliere altre strade, da individuare certamente a livello nazionale, dovremo essere in grado di sfruttarne tutte le potenzialità”. E proprio il ruolo delle Regioni nella gestione dell’accoglienza è al centro anche di una lettera che il presidente della Regione invierà in giornata al ministro dell’interno.
Le posizioni di Maroni e di alcuni amministratori del nord Italia sono “irresponsabili e inaccettabili”. Lo ha dichiarato il presidente della regione Calabria Mario Oliverio in una intervista al Tg3. “Un paese civile -ha aggiunto- non può non avere rispetto per i tanti diseredati, bambini e disperati che arrivano sulle nostre coste”. Il Presidente ha richiamato l’esigenza di una politica europea adeguata. “L’Europa deve fare un passo in avanti, ancora non ci siamo. Occorre intervenire per bloccare le partenze all’origine”. L’idea di Oliverio è una politica europea “che spalmi l’accoglienza su tutto il continente”. Tornando alle esternazioni di Maroni, il presidente della regione Calabria ha attaccato: “Con il populismo e la demagogia non solo non si risolvono problemi ma si rende anche un pessimo servizio ai cittadini che si rappresentano”. Infine, Oliverio ha auspicato che gli amministratori locali siano sempre messi in condizione di fare accoglienza.
Il presidente della Valle d’Aosta, Augusto Rollandin, ricorda di aver “appena fatto un bando per le società di gestione per l’accoglienza di immigrati”. Riguardo alle dichiarazioni di Maroni, Rollandin non ha voluto fare commenti: “sono posizioni sue”, si limita a dire. “Noi abbiamo appena fatto un bando per far sì che le società interessate all’accoglienza di immigrati lo facciano”, sottolinea Rollandin facendo riferimento a un’ospitalità dai “50 ai 72 posti”.
Anche il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, è nettamente in disaccordo con le posizioni delle tre regioni del nord. “Mi pare troppo semplice, oltre che politicamente cinica, la posizione assunta in queste ore dai presidenti di Lombardia, Veneto e Liguria che dicono ‘no’ all’accoglienza dei migranti che fuggono dai paesi in guerra del Nord Africa”. “Annunciare ritorsioni contro i Comuni che accolgono migranti, come ha fatto il Presidente della Lombardia – ha aggiunto Pittella, attraverso il suo portavoce – non solo è illegittimo, ma è moralmente riprovevole. Tanto più se questi annunci rispondono, come è palesemente evidente, ad un richiamo politico del segretario nazionale della Lega Nord, a sua volta ossessionato da un rigurgito razzista senza precedenti nella storia recente dell’Italia repubblicana. Reputo poi gravissimo che queste dichiarazioni siano state rilasciate nelle stesse ore in cui il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, sta portando avanti in sede europea una battaglia non semplice, e tutta ancora da vincere, per evitare che l’Italia sia lasciata sola ad affrontare l’emergenza migranti”. Nel dirsi “certo che nessun presidente di Regione del Mezzogiorno avrebbe utilizzato i toni cui ha fatto ricorso Maroni”, Pittella ha detto che “vi sono momenti nei quali l’interesse nazionale dovrebbe prevalere su tutto. E credo che, come correttamente evidenziato dal presidente Chiamparino, la Conferenza delle Regioni saprà dare in questa direzione un segnale politicamente forte ed ineludibile, di cui tutti i presidenti dovranno tener conto”.
“I numeri parlano chiaro, e la Lombardia ha oggi il 40 per cento di richiedenti asilo in meno rispetto alla quota che Maroni ha concordato in sede di Conferenza delle Regioni”. La replica alle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Lombardia Roberto Maroni arriva dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “La Regione Lombardia da lui presieduta – ricorda Serracchiani – ha firmato nel luglio del 2014 l’accordo in Conferenza delle Regioni sui criteri di distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio nazionale. Quell’accordo prevede che la distribuzione non avvenga sulla base del numero degli abitanti (la Lombardia ha il 16,5 per cento degli abitanti della Repubblica, 10 milioni su 60,7) ma sulla base di parametri corretti proprio su richiesta della Lombardia, che hanno permesso di abbassare la sua quota al 14,15 per cento del totale”. “Maroni dice oggi – osserva la presidente del Friuli Venezia Giulia – che ne hanno quasi il 9 per cento. Bene, hanno cioè quasi il 40 per cento in meno rispetto a quelli che hanno concordato di accogliere (14,15 meno il 40 per cento fa appunto 8,49). Sui numeri, insomma, mi pare che lui sia d’accordo con me”. “Da Ministro dell’Interno – osserva infine Serracchiani – Maroni ha evitato a lungo di accodarsi alla propaganda salviniana sui richiedenti asilo, ma ora si sente all’angolo nel suo partito, insidiato dalla crescente leadership di Salvini. Di qui la sua uscita, con cui dimostra semplicemente che da tempo non si occupa del problema”.
Secondo l’assessore al bilancio della Lombardia e coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Massimo Garavaglia, siamo di fronte ad “una polemica surreale, perché l’intesa del 2014 sull’allocazione dei migranti non vale più. Quell’accordo prevedeva una revisione nel 2015 basata sulle risorse stanziate nella legge di stabilità e sulla quantità dei nuovi arrivi, tant’é che su questo punto specifico io e il presidente Anci Piero Fassino abbiamo sollecitato il governo, in sede di Conferenza Stato-Regioni, e nulla ci è stato detto”
Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, a proposito della questione immigrazione, a margine di una conferenza stampa a Pescara, e riferendosi sempre alle polemiche di questi giorni, ha affermato “Siamo una Regione che fa parte dell’Italia ordinamento, dell’Italia Paese, dell’Italia società. Noi faremo la nostra parte, naturalmente vogliamo che anche l’Europa cominci a far percepire la sua esistenza, la sua forza e anche la sua funzione”.
“La Lega di Maroni e Salvini continua a scaricare su altri i problemi legati all’immigrazione. La ventilata minaccia del governatore della Lombardia di ridurre i trasferimenti ai comuni che accolgono i migranti è totalmente anti-costituzionale e quindi inefficace”. A sostenerlo è il Presidente della Sicilia, Rosario Crocetta. “Maroni sa benissimo che i migranti non possono essere rigettati in mare e sa benissimo che le coste interessate agli approdi sono quelle della Sicilia e delle regioni del Sud che non possono rifiutarsi di accoglierli – aggiunge – In ogni caso, dietro il pensiero di Maroni e della Lega c’è ancora una volta l’idea di penalizzare il Mezzogiorno che dovrebbe gestire l’accoglienza con i propri centri che sono pieni. Altro che visione nazionale, la Lega continua a dimostrare di poggiarsi su logiche antimeridionaliste”. Per Crocetta “il problema dell’immigrazione va risolto a monte con quote di profughi programmate”. “Tutte le regioni d’Italia e tutti i Paesi dell’Ue hanno il dovere di condividere l’accoglienza dividendosi le quote – conclude Crocetta – Questa è l’unica linea possibile, il resto è antimeridionalismo e xenofobia”.