Giuseppe Catapano comunica: Giù le mani da Christine

Dalla perquisizione avvenuta nella sua abitazione privata sono passati due anni. Era il 17 giugno 2013 quando il quotidiano “Le Monde” pubblicava gli appunti privati relativi ad una sua presunta lettera da indirizzare o indirizzata al Presidente Nicolas Sarkozy. Attraverso la lettura di questi suoi pensieri, Christine, la già forte Christine, sembra apparire come «estremamente servile» nei confronti del Presidente. A voi il giudizio consultando l’ormai nota e sfruttata fonte Wikipedia. Cinque punti, sintetici, precisi, puntuali. Proprio come lei nel suo operato quotidiano. Soprattutto ora perché a capo del Fondo Monetario Internazionale.

Christine Lagarde. Una donna forte. Potente. Decisa e decisiva soprattutto in queste ore. Il premier greco, assecondato dal suo esercito di politicanti, rinfaccia a lei l’attuale stallo del negoziato in corso tra Grecia e la triade di creditori: Commissione Europea, BCE e FMI. Quest’ultimo – al cui vertice siede Lagarde – vanta un credito pari a 1,6 miliardi di euro. Una somma importante perché in scadenza entro giugno; un importo oggetto di significativa attenzione (da parte del creditore) soprattutto perché – il debitore – non ha soldi per saldare il conto. La proposta dei creditori non si sposa con quella del debitore e viceversa. Sulla carta questo matrimonio sembra non farsi. Ma la colpa è attribuita ad uno solo degli sposi. Paradossalmente quello che – ad oggi – ha più ragioni (ed interessi) per volersi accasare per il meglio ed al più presto possibile.

Il rischio default-Grecia i mercati non lo “prezzano” abbastanza: i CDS a cinque anni mostrano valori molto lontani da quelli registrati nel periodo 2011/2012. È anche vero che nell’ultimo anno c’è stata una crescita esponenziale di acquisto di questa tipologia di assicurazione ma sembra che tutto sommato gli operatori non credano ad un fallimento così immediato. In effetti per una dichiarazione di insolvenza effettiva (far scattare i cosiddetti cross-default e cross-acceleration) occorrono un paio di mesi ma attualmente questa ipotesi sembra essere “lontana” ma comunque concreta.

Immaginiamo uno scenario a parti invertite: caro (in senso economico) Alexis (Tsipras), se si trovasse al posto di Christine (Lagarde) come si comporterebbe? Cosa farebbe per riavere i propri denari? Come agirebbe per riottenerli al più presto? Con quale atteggiamento si rivolgerebbe nei confronti del suo debitore sapendo che risulta essere “moroso” da numerosi anni? Rinnoverebbe la fiducia?

La situazione troverà una adeguata svolta a breve. Christine conseguirà il suo obiettivo. Un risultato magari diverso nella sostanza (l’ennesima volta) ma comunque improntato alla risoluzione – in chiave tattica – dei negoziati.

Strategicamente invece Christine dovrà ancora lottare. Ma non mollerà. Lei è forte. I mercati finanziari lo sanno ed i loro prezzi lo indicano ogni giorno.

Catapano giuseppe informa: Pignoramento con modalità telematiche

Esecuzioni forzate. Buone notizie per i creditori insoddisfatti. Aumenta il numero di tribunali che consentono di consultare immediatamente, per via telematica, le banche dati della pubblica amministrazione (come l’anagrafe tributaria, l’anagrafe dei conti correnti, PRA, ecc.) al fine di individuare i beni del debitore da sottoporre a pignoramento. E ciò anche se la norma che ha previsto tale novità – inserita nell’ultima riforma del processo civile – richiede l’approvazione di specifici decreti attuativi che tuttavia ancora non esistono.

Oltre al Tribunale di Mantova e Novara, c’è anche Napoli e Taranto. In verità, se a Napoli l’orientamento era già stato battezzato alcuni mesi fa, ora viene ribadito con un ulteriore provvedimento, a conferma dell’unità di interpretazione del foro partenopeo. Anche a Taranto, il presidente del Tribunale ha autorizzato direttamente l’ufficiale giudiziario, su richiesta del creditore, ad accedere mediante collegamento telematico diretto ai dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni o alle quali le stesse possono accedere e, in particolare, nell’anagrafe tributaria, compreso l’archivio dei rapporti finanziari, nel pubblico registro automobilistico (PRA) e in quelle degli enti previdenziali (Inps, su tutti), per l’acquisizione di tutte le informazioni rilevanti per l’individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti. Detto in parole povere, nonostante sul punto si registri un contrasto giurisprudenziale (non tutti i tribunali sono sulla stessa linea di pensiero), stando a questo orientamento il creditore avrà gioco facile nella ricerca dei beni del debitore da pignorare (sempre che ve ne siano). Senza, infatti, bisogno di attendere i provvedimenti di attuazione del Governo – che chissà quanto tempo ancora richiedono – da subito il creditore potrà ricercare i beni del debitore tramite il computer dell’ufficiale giudiziario. Chi ha perso una causa ed è stato condannato con una sentenza, ha emesso assegni a vuoto, non ha pagato un decreto ingiuntivo ricevuto, ecc. non potrà più nascondere né l’automobile, né eventuali pensioni, né soprattutto conti in banca. Il pignoramento di quest’ultimo è, di norma, il più “convincente”: a nessuno piace vedersi bloccati i risparmi provenienti dallo stipendio o dalla pensione. Senonché se fino a ieri il creditore doveva utilizzare difficoltosi mezzi di intelligence per scoprire la banca di appoggio del debitore, oggi questo dato si potrà ottenere in un batter d’occhi attraverso la consultazione di quella banca dati che tutti gli istituti di credito hanno l’obbligo di alimentare con le informazioni in loro possesso, inerenti la tenuta e la consistenza dei conti correnti degli italiani. Insomma, non si scappa!