Catapano Giuseppe informa: Immigrazione, l’incontro con Renzi secondo i presidenti delle Regioni

“A Renzi abbiamo detto che l’immigrazione per la Sicilia in questo momento è un problema economico serio. Mi riferisco ai costi per la sanità, ai costi sostenuti dai Comuni per l’accoglienza dei minori non accompagnati, al fatto che le cifre stanziate sono insufficienti. Bisogna risolvere questo problema e aiutare le città e le comunità che fanno politica dell’accoglienza”, a dirlo è il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, dopo l’incontro con il governo a Palazzo Chigi (vedi anche le dichiarazioni del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, e del presidente dell’Anci, Piero Fassino). “Il presidente Renzi ci ha detto che questa è anche la linea del governo. Ci rivedremo prossimamente”, ha aggiunto. “Purtroppo – ha aggiunto Crocetta – abbiamo due o tre Regioni che non vogliono collaborare”.
Fra gli insoddisfatti il presidente della Lombardia Roberto Maroni che, al termine del confronto a Palazzo Chigi, ha definito l’incontro con Renzi “assolutamente deludente e inutile: nessuna risposta concreta ai problemi. Continua il caos immigrazione. Il premier ha chiesto unità ma sono solo chiacchiere, io chiedo risposte concrete a piani concreti. Renzi ci ha riconvocato fra 15 giorni. Tornerò, ma spero che non sia come oggi…”.
“Ho chiesto di sapere – ha aggiunto – il luogo dove si fa la verifica di chi e’ richiedente asilo e chi migrante. Non c’è possibilità di distinguerli. Non si puo’ fare un rimpatrio. E’ incredibile. Assolutamente incredibile”.
Di avviso diametralmente opposto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “E’ stato un incontro positivo e un importante momento di confronto in vista del Consiglio europeo, dove dobbiamo presentarci da Paese unito e forte. E in questo le Regioni e i Comuni possono aiutare molto. Vogliamo andare avanti perché siamo assolutamente convinti che l’Europa deve fare la sua parte e che questo serva – ha continuato Serracchiani – anche in vista di eventuali azioni internazionali che sembrano ormai necessarie e sulle quali l’Europa in prima persona deve spendersi. Ovviamente per fare pressione sull’Europa, per chiederle un impegno concreto, dobbiamo essere noi i primi a dimostrare di essere capaci di fare sistema. E in quest’ottica, non c’è spazio per la demagogia: la situazione è complessa e va affrontata con determinazione e responsabilità. Ho molto apprezzato – ha sottolineato Serracchiani – che il Presidente del Consiglio abbia voluto rimarcare a questo tavolo la specificità di alcuni territori, come il Friuli Venezia Giulia, che sono sottoposti a flussi di terra dai quali derivano problemi aggiuntivi. Un segno d’attenzione che suggella l’accordo concluso con il capo del Dipartimento dell’Immigrazione Mario Morcone in materia di interventi infrastrutturali nella nostra regione”. Nel corso dell’incontro, tra i temi discussi vi sono stati l’esigenza di velocizzare l’espletamento delle pratiche di asilo, la rapida messa a norma degli edifici del demanio pubblico identificati come possibili hub dalle regioni, le risorse da destinare ai comuni per i minori non accompagnati. Nella sua sintesi finale il Presidente del Consiglio ha voluto rimarcare il fatto che “l’Europa per la prima volta si pone il tema del Mediterraneo, e questo è un passo in avanti importante, perché la soluzione è fatta di tanti piccoli passi” e ha rinviato a un altro incontro a breve le proposte “puntuali e operative” che saranno presentate dal Governo al tavolo.
Forti perplessità sono state espressa dal presidente della Liguria. “Ribadiamo che la Liguria è in un momento di crisi economica e sociale e all’inizio di una importante stagione turistica, dunque andrebbe protetta dal continuo afflusso di migranti. Ma temo che non cambierà granché”, ha Giovanni Toti. “Continuerà il piano del governo sullo smistamento dei migranti nelle varie Regioni esattamente come era previsto nel 2014. Quindi i contenuti dell’incontro non sono soddisfacenti”, ha sottolineato Toti. “Il presidente Renzi ci ha detto che ci rivedremo tra 15 giorni e ci relazionerà su cosa abbiamo portato a casa dall’incontro di oggi a Bruxelles tra capi di Stato e di governo. Ma il problema resta l’esecutività del rimpatrio e il blocco dei flussi: su questi due punti non si è ancora imboccata la strada giusta”.
Secondo il presidente del Veneto, Luca Zaia, “dall’incontro non è emerso nulla di nuovo, non sono venute fuori grandi novità: ci aspettavamo relazioni internazionali forti ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Noi continuiamo a dire no a nuovi arrivi. Cercheremo di capire dal summit in Europa se la quota di 40 mila è reale o no”, ha proseguito Zaia, secondo il quale “non è un problema di unità. Non è a causa di Lombardia e Veneto se l’Italia è meno forte in Europa come viene detto, semmai mafia capitale ha indebolito l’Italia”. Per Zaia, “profughi e immigrati devono essere aiutati a casa loro. Sono convinto poi che i prefetti dovrebbero ascoltare quel che dice il territorio”. Nel Veneto sono arrivati 4019 immigrati e ne sono transitati oltre 10 mila.
Catiuscia Marini porta avanti l’esempio dell’Umbria: “la nostra Regione ha strutturato un modello di accoglienza che sta funzionando e che è fatto di una rete di solidarietà sul territorio, di presenza del volontariato e della rete sociale, laico e cattolico. E c’è una collaborazione molto stretta dei servizi sanitari regionali, per quanto ci riguarda aggiuntivo alla prima verifica: questo metodo va seguito in una condizione di parità tra tutte le regioni italiane”. La presidente della regione Umbria, con riferimento all’incontro con Renzi, ha sottolineato positivamente la circostanza che si arrivi “finalmente a distinguere tra migranti economici e migranti per motivi umanitari”.
“La delicatezza e l’urgenza del tema profughi dovrebbe indurre tutti a superare il semplice ‘no grazie’, ma è ovvio che lo Stato deve garantire regole condivise e chiare. Purtroppo siamo ancora fermi al primo incrocio, quando invece dovremmo dare risposte che ci si attende da un paese civile, in termini organizzativi oltre che solidali”. Lo dice il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi. “È necessario entrare nel dettaglio della gestione corretta e ordinata di queste situazioni, posto che nessuno si dice contrario ad aiutare persone che si trovano in condizioni disperate e che rischiano la vita”. “Per fare questo – conclude il Presidente trentino – servono risposte concrete, come la velocizzazione delle procedure, o la messa a disposizione di strutture statali per l’accoglienza o, per finire, la possibilità di distinguere tra chi ha diritto d’asilo e chi no, compresa la necessità di lavorare anche sui rimpatri qualora si verificasse questa seconda situazione”.
“Siamo ad un passo dall’ottenere un risultato importante. Dall’Ue, potrebbero arrivare le prime risposte rispetto ad un tema così delicato come l’accoglienza profughi. Un risultato aspettato da anni, che riguarda la gestione dell’emergenza e che, fino ad ora, nessuno governo era riuscito ad ottenere”. Lo ha affermato il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli . E’ “paradossale – aggiunge Ceriscioli – che per la demagogia e il populismo di qualcuno si possa mettere a rischio tutto questo, sacrificando il peso che l’Italia unita può avere se tutte le sue istituzioni, responsabilmente, si mostrano compatte davanti all’Europa. Si deve quindi cogliere appieno questa opportunità. Ognuno deve fare la sua parte, come molte delle regioni hanno fatto in questi anni”.
Soddisfatto per l’esito del confronto il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Il presidente Matteo Renzi ha voluto, dimostrando una attenzione prima di partire per Bruxelles, dove ci saranno degli incontri su questi temi, ascoltare le Regioni e i Comuni su quanto sta avvenendo. Mi sembra che la sintesi della politica italiana sia giusta e corretta. Civiltà e legalità e sicurezza. Siamo un grande Paese, e questi tre obiettivi possono essere assolutamente tenuti insieme. Civiltà perché è evidente che siamo di fronte a un grande tema di accoglienza che rende la persona e l’essere umano civile – ha proseguito Zingaretti – al tempo stesso legalità, perché’ tutto quello che vuol dire immigrazione richiede anche una grande cura nella capacità di individuare i casi delle persone che arrivano, e quindi rifugiati politici o migranti per motivi economici. Infine sicurezza, che vuol dire un rapporto con Prefetture e Comuni che sia continuo. Mi sembra che sia stata una riunione utile – ha concluso – perché quando ci si presenta in Europa e nel mondo bisogna parlare come sistema Paese”. In merito all’ipotesi di coinvolgere le Regioni nel sistema dell’accoglienza, Zingaretti ha specificato che “questo di fatto già c’è. Pensiamo a questo meccanismo di distribuzione territoriale, nel quale le Prefetture hanno un loro ruolo, ma nei tavoli con esse c’è un coinvolgimento con Regioni e Comuni oggettivo. Quindi, mi sembra che la riunione di oggi sia stata utile per ricostruire un ragionamento globale e permettere al presidente di andare li’ forte anche di un confronto con le Regioni e i Comuni”.
Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, ha sottolineato l’esigenza di “essere informati tempestivamente sui nuovi arrivi e nella distribuzione sul territorio deve essere tenuto conto delle persone in transito nelle zone di confine. Renzi chiederà la completa revisione dell’accordo di Dublino – spiega Arno Kompatscher – e un’assegnazione delle quote di profughi stabilita a livello europeo”. Una proposta, quest’ultima, che continuerà ad incontrare molte resistenze, e l’appello del premier è quindi rivolto alle singole Regioni, chiamate a collaborare e a mostrare spirito di accoglienza. “La sola Baviera ha lo stesso numero di profughi di tutta Italia – ha spiegato Renzi – alla luce di ciò sono convinto che la situazione sia gestibile”. Per quanto riguarda l’Alto Adige, il presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, chiede che venga valutato con attenzione il fatto che si tratta di una zona di confine. “Sul nostro territorio – spiega Kompatscher – non diamo accoglienza solamente ai profughi che ci vengono assegnati dal programma nazionale, ma anche di tutti coloro che vengono respinti al Brennero. Ritengo che questo fatto, anche se si dovesse trattare di numeri marginali, debba essere tenuto in considerazione”. La quota assegnata all’Alto Adige sulla base del numero di abitanti è attualmente pari allo 0,9% , ma il punto centrale affrontato nell’incontro di Palazzo Chigi è stato un altro. “Le Regioni – prosegue Kompatscher – chiedono di essere informate in maniera tempestiva circa l’arrivo di nuovi profughi da accogliere all’interno del proprio territorio, ed è poi stata appoggiata in maniera unanime la proposta del presidente dell’associazione dei comuni Anci, Piero Fassino, che chiede una maggiore collaborazione da parte del Ministero della Difesa per quanto riguarda la rapida assegnazione degli areali militari”.
L’idea del Presidente della Toscana, Enrico Rossi, è che “con la distribuzione in maniera diffusa degli immigrati non abbiamo avuto particolari problemi. Non dico che non sia un problema, ma lo abbiamo gestito. Siamo in grado di sparpagliarli in diversi comuni”. Peraltro è la “stessa collaborazione che avemmo quando era ministro dell’interno Roberto Maroni”. Il fatto centrale, secondo Rossi, è che “si pone il problema del rispetto dell’articolo 10 della Costituzione: colpisce che un Paese povero uscito distrutto dalla guerra ebbe il coraggio di inserire l’articolo 10 nella Costituzione, affermando l’obbligo di dare accoglienza a chi si trova in Paesi dove i diritti umani vengono lesi”.
Per Rossi l’incontro “è andato bene: l’Italia ha il dovere di salvare gli immigrati quando si trovano in mare, fa parte del nostro Dna e della storia. Abbiamo bisogno di un Paese unito anche per chiedere che l’Europa faccia la sua parte”. “La nostra Costituzione – ha ribadito il presidente toscano – parla del dovere di asilo politico per chi fugge da Paesi dove non ci siano libertà democratiche. Noi, in Toscana, dal 2011 – ha concluso – abbiamo praticato l’accoglienza diffusa ed evitato le concentrazioni, bisogna coinvolgere i comuni e il volontariato”.
Il presidente della Sardegna, Francesco Pigliaru, ha posto l’accento sulla necessità di programmare l’accoglienza per evitare lo “scaricabarile” su Regioni e Comuni. Secondo il presidente sardo “non funziona” il meccanismo per cui i prefetti “da un minuto all’altro possano annunciare l’arrivo di 400 o 500 migranti”. Pigliaru ha messo in evidenza che “occorre essere avvertiti per tempo” per far fronte all’accoglienza anche se ha precisato che sui numeri si fanno “eccessivi allarmismi”. Si tratta – ha sottolineato – di alcune migliaia di arrivi in piu’ dell’anno scorso (61 mila circa contro i 59 mila del 2014) nei confronti dei quali tutte le Regioni – ha riferito -, escluse due o tre del Nord Italia che hanno manifestato “qualche malumore”, si sono impegnate a “combattere questa battaglia con Renzi”. Per quanto riguarda la Sardegna, Pigliaru ha sottolineato che “siamo esattamente dentro gli accordi del 2014” per cui “i migranti che vengono attribuiti all’isola sono in proporzione alla popolazione (attorno al 2,5%) e al momento siamo all’interno di questa quota, anzi”, ha detto, “abbiamo qualche spazio”. Pigliaru ha però rimarcato la necessità di regole chiare mentre da questo punto di vista “l’Italia e’ molto indietro” per cui “viviamo un disordine nel quale Regioni e Comuni devono compensare le carenze dello Stato”. Il presidente della Regione auspica quindi che Renzi “prenda in mano la vicenda”. Serve un impegno – secondo Pigliaru – per modifiche normative che consentano di “trattare rapidissimamente” le richieste d’asilo e fare in modo che i migranti vengano accolti in modo decente senza un impatto negativo nei confronti della popolazione. Governo, Regioni e Anci si riuniranno ancora tra quindici giorni per migliorare “con proposte operative” la situazione attuale.

Catapano Giuseppe comunica: Maroni, basta clandestini in Lombardia

“Il Consiglio di sicurezza Onu dovrebbe decidere una sola cosa: fare campi profughi in Libia per evitare la partenza di navi che rischiano di naufragare causando tragedie umane. Lì fare le verifiche di chi ha diritto alla protezione internazionale e trasportare queste persone in sicurezza nei vari Paesi europei”. Lo ha detto il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, conversando con i cronisti a margine dell’assemblea annuale Consob in corso all’auditorium di Expo Milano 2015.

BASTA CLANDESTINI – Circa l’equa distribuzione dei migranti nelle varie Regioni italiane, il Governatore ha ribadito che “la Lombardia non è disposta ad accoglierne altri. L’ho detto chiaramente al Governo e al ministro Alfano – ha sottolineato – e mi pare che questa posizione sia condivisa dalla maggioranza dei sindaci, compresi quelli di centrosinistra”.

ESECUTIVO NON AUTOREVOLE – Ancora a proposito di immigrazione, a chi gli chiedeva se fosse un problema il fatto che l’Italia non è membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, Maroni ha risposto che “se un Governo ha autorevolezza, può intervenire ugualmente anche se privo dell’autorità di decidere. Si chiama moral suasion. Evidentemente il Governo italiano chiacchiera molto, ma di autorevolezza internazionale non ne ha abbastanza.
Si è visto con il caso dei Marò. È incredibile! Credo non ci siano precedenti – ha sottolineato – di una vicenda gestita così male. E tutto dipende dalla scarsa autorevolezza e credibilità del Governo, altrimenti la questione si sarebbe già risolta”.

MOGNERINI VALE ZERO VIRGOLA – “La Mogherini? Mi è simpatica, ma contano i risultati. E i suoi sono lo zero virgola”, ha infine osservato il presidente lombardo a proposito del ruolo giocato sulle vicende internazionali dal nuovo alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e sicurezza.