Catapano Giuseppe comunica: Prove invalsi, scoppia la protesta degli studenti e dei docenti

La scuola protesta. Non è una novità! Questa volta, però, i protagonisti “attivi” che la compongono e che, spesso, si trovano su barricate opposte, hanno deciso di allearsi per manifestare la propria disapprovazione nei confronti delle prove Invalsi. Così, si trovano a contestare tutti insieme: docenti e personale Ata, studenti e genitori. L’Unione degli Studenti ha organizzato un flash mob davanti al Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), che si è tenuto nella notte dell’11 di Maggio. Altri flash mob si sono svolti in quasi tutte le città italiane, vedendo coinvolti studenti e docenti. Intanto le Agenzie di stampa, da pochissime ore, riportano la notizia del boicottaggio ben riuscito: aule vuote, test non compilati o lasciati in bianco, docenti che decidono di non somministrare le prove. Ma in cosa consistono queste prove invalsi? Che finalità hanno? E perché tutti protestano? Le prove Invalsi sono uno strumento, elaborato dal Sistema Nazionale per la valutazione, che consente di valutare il livello di apprendimento acquisito dagli studenti. Le prove vengono somministrate agli studenti che frequentano le seguenti classi: Seconda classe della scuola primaria, Quinta classe della scuola primaria, Terza classe della scuola secondaria di primo grado, Seconda classe della scuola secondaria di secondo grado. I test standardizzati (cioè uguali, a livello nazionale, per ogni classe) riguardano esclusivamente le seguenti discipline: italiano e matematica. È inoltre previsto un questionario anonimo. A cosa servono queste prove? Essendo dei test standardizzati, consentono di confrontare il livello di apprendimento raggiunto tra le varie scuole, all’interno della stessa Provincia, della stessa Regione, della stessa macroarea geografica e dello stesso Paese. Le prove consentono, inoltre, di raffrontare il sistema scuola italiano con quello di altri Paesi, di valutare le eventuali criticità (per poter essere, successivamente, migliorate) e i punti di forza. Il questionario anonimo, invece, mira ad ottenere informazioni sulla famiglia di origine del discente e sul suo rapporto con lo studio e con la scuola. Perché, dunque, studenti, insegnati, genitori e personale Ata, sono scesi tutti insieme in piazza per protestare? La contestazione riguarda, innanzitutto, la metodologia utilizzata per verificare il livello d’apprendimento. Infatti, lo slogan adottato dagli studenti è stato “Non siamo solo crocette” per sottolineare come sia impossibile testare il sistema scuola utilizzando tali strumenti di verifica. Inoltre, in molte scuole, in vista delle prove, si interrompe la fase didattica per preparare gli studenti ai test. Pertanto, i risultati ottenuti sono falsati già in partenza. Infine, le perplessità riguardano e le irregolarità che si verificano durante l’espletamento delle prove e le conseguenze che i risultati potrebbero avere sul curriculum dei docenti e dei discenti.