Riduzione dei trasferimenti regionali ai sindaci lombardi che dovessero accogliere nuovi migranti: è la promessa che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, interpellato sui nuovi sbarchi, a margine di un evento alla Scala di Milano, ha fatto il 7 giugno. “È un fatto gravissimo – ha detto Maroni ai cronisti – io scrivo una lettera ai prefetti lombardi diffidandoli dal portare in Lombardia nuovi clandestini”. Poi l’8 giugno precisa meglio. “Farò quello che ho detto – ha spiegato Maroni – io non faccio proclami o annunci, faccio quello che ho detto”. Del tema, ha spiegato il Presidente lombardo, è stato incaricato di occuparsi l’assessore Massimo Garavaglia: “Stiamo facendo una serie di proposte. Si può fare? Certamente sì, si può fare e lo farò. Parlo dei fondi della Regione non di quelli del governo”. Alle obiezioni dei costituzionalisti sulla legittimità dell’iniziativa, Maroni si è limitato a rispondere: “Non si preoccupino”. E “se il problema è che l’Europa non prende parte alla ripartizione dei clandestini e degli immigrati, Renzi vada in Europa, picchi i pugni sul tavolo, prenda per il bavero i ministri dell’Interno dei vari paesi ottenga quello che non è riuscito a ottenere”, ha ribadito a margine dell’assemblea 2015 di Confcommercio.
L’approccio del Presidente della Lombardia è stato sostanzialmente condiviso dal presidente del veneto, Luca Zaia, secondo il quale ormai “siamo alla follia, con un governo inadeguato che sui documenti ufficiali ci invita a gestire ‘la fase acuta’ dell’immigrazione. Quando invece sappiamo tutti che non è acuta, è cronica”. Nell’intervista al “Corriere della Sera” Zaia afferma poi che per prima cosa occorre smettere “con l’illusione di poter sopportare e gestire un esodo biblico. In Veneto abbiamo 514mila immigrati regolari, pari a quasi l’undici per cento della popolazione. Di questi, 42 mila non hanno un lavoro. Insieme a Emilia Romagna e Lombardia siamo i più accoglienti. Basta”. E poi sottolinea: “il Veneto è una bomba che sta per scoppiare. Non si fidano del governatore, che è un bieco leghista? Ascoltino i prefetti convinti che non ci siano spazi per l’accoglienza, ascoltino i sindaci di sinistra che si sono dimessi per protesta. C’è una tensione sociale pazzesca. Lasciamo stare il dato economico, nella regione più turistica d’Italia che da quel settore tira fuori 17 miliardi di fatturato. Ma la gente sta capendo cosa c’è dietro alla mancanza di chiarezza del governo”.
Anche la Liguria, con il neoletto Presidente Giovanni Toti, appoggia la tesi del presidente lombardo: “l’intervento di Maroni è legittimo. La Liguria non accoglierà altri migranti come faranno Lombardia e Veneto”, ha detto Toti nel corso dell’intervista di Maria Latella su Sky. Per Toti “si tratta di un problema da risolvere a monte e invece viene scaricato a valle”.Pol il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha aggiunto che sta pensando ad “azioni disincentivanti per i Comuni liguri che non saranno coerenti con le linee regionali sull’immigrazione. Noi – precisa – siamo dell’idea che una regione come la nostra, in cui ci sono conflitti sociali molto forti e che è alle porte di una stagione estiva molto importante, non possa accogliere altri migranti. So che oggi (8 giugno) ne è arrivato un altro gruppo alla Fiera, ma noi ci dobbiamo ancora insediare e quindi non possiamo fare nulla, al momento. Anche avessimo pieni poteri, comunque, non potremmo impedire ai prefetti e ai Comuni di accogliere queste persone, se intendono farlo. In quel caso però faremo sentire la nostra voce”. Che concretamente significa, da una parte, “scrivere una lettere ufficiale al prefetto di Genova per dire che la situazione in città è troppo difficile per accogliere altri profughi”, dall’altra, mettere in atto interventi disincentivanti. Chi sposerà le linee guida della Regione in materia di immigrazione (e cioè dirà stop all’accoglienza), sottolinea Toti, “avra’ supporti e aiuti finanziari” altrimenti, continua il neo governatore, “si assumerà le proprie responsabilità”. E la città di Genova in questo frangente non viene citata certo a caso, visto che, proprio questa mattina, il presidente della Regione ha incontrato il sindaco Marco Doria. “Sui migranti- chiarisce Toti- abbiamo visioni diverse. Doria ha la legittimità di fare le sue politiche, ma io non le condivido”.
Di diverso avviso il presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, SergioChiamparino, che – a margine della riunione della giunta piemontese del 9 giugno– è piuttosto categorico: “credo che il governo debba ignorare la posizione di Maroni e dare disposizione ai prefetti perché tutte le Regioni diano accoglienza ai migranti”. Già in precedenza il presidente Chiamparino aveva definito strumentali le cposizioni di Maroni ed aveva spiegato che “è sbagliato dare segnali di divisione tra le regioni proprio mentre Renzi fa battaglia in Europa perché il problema immigrazione sia affrontato in modo coordinato e unitario. La mossa di Maroni – ha ribadito Chiamparino – è strumentale per mettere insieme vecchi e nuovi presidenti di Regione di centrodestra. Maroni sa benissimo che la sua posizione è illegittima ed è attaccabile dal punto di vista politico”. Questo “perché – ha spiegato ancora Chiamparino – se il governo facesse come vuole fare lui, taglierebbe i fondi alla Regione Lombardia perché disattende ad un accordo tra le regioni e il governo dell’agosto 2014, quando decidemmo di farci carico tutti, in modo equilibrato, di chi arriva in Italia fuggendo da fame e guerra”. In generale secondo Chiamparino a regime “bisognerebbe puntare a organizzare centri di primissima accoglienza nei paesi da cui queste persone partono, poi corridoi umanitari che consentano loro di scappare da fame e guerra, sottraendo i loro viaggi al traffico illecito degli scafisti”. E ha concluso “mi colpisce che ci sia chi fa politica sulla pelle di migliaia di persone che scappano dalla fame e dalla paura”.
Una linea sposata dal Presidente dell’Emilia-Romagna: è chiaro che “le regioni non possono farsi carico dell’accoglienza di tutti gli immigrati che scappano dal proprio paese attraversando il Mediterraneo, per questo serve una discussione con il governo” chiede il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che però giudica “populista” la reazione del collega della Lombardia, Roberto Maroni, deciso a tagliare i fondi ai sindaci che non respingono gli stranieri. “Sono stupito. Il presidente della più grande regione italiana. Uno che è stato ministro degli Interni. Sono colpito che su un problema così serio anzi drammatico si riduca tutto a un tweet estemporaneo. Come se temi di questa portata si potessero risolvere in maniera così populista”, ha detto Bonaccini in un’intervista al Resto del Carlino. ”Sono il primo a dire che non possiamo accogliere tutti. E nemmeno possono essere solo alcune regioni, compresa la mia, a doversi prendere il carico principale – ha aggiunto -. Proprio per questo serve una discussione seria tra le Regioni e il Governo. Renzi ha fatto bene a porre direttamente la questione alla Ue. L’Italia non può farsi carico da sola del problema”. Ma “se ogni paese europeo rispondesse che tocca a qualcun altro, allora saremmo nella condizione di non avere alcun aiuto”. Quindi “evitiamo demagogia e populismo. Affrontiamo il problema, sosteniamo tutti insieme il Governo pretendendo che i carichi vengano distribuiti in Europa. In contemporanea, aiutiamo quei disperati a trovare un futuro anche nel loro Paese”.
Il presidente della Regione Toscana ,Enrico Rossi, ha detto che è necessario “riconoscere alle Regioni, in modo chiaro e formale, un ruolo nella gestione dell’accoglienza dei migranti, a supporto di enti locali e prefetture, ma soprattutto in una logica di condivisione nazionale del problema”. “L’ultimo colpo che si può assestare alle Regioni è quello di pensarle come staterelli che possono fare come credono, ognuno per suo conto – sottolinea Rossi, richiamando proprio le affermazioni del presidente della Regione Lombardia – In questo modo si possono dividere solo le coscienze, senza risolvere i problemi, anzi, se possibile riuscendo persino ad aggravarli. Ed è questo che si ottiene alzano le barricate, magare per raccogliere qualche voto. A tutto questo bisogna rispondere con i valori dell’unità nazionale e di una reale solidarietà nei confronti di chi arriva ma anche d chi deve ricevere”. “Per questo, in un quadro di condivisione nazionale, la Toscana è disposta a fare la sua parte – aggiunge il presidente – per questo, anzi, chiediamo che il governo chiarisca il ruolo che i governi regionali possono svolgere, per sostenere e coordinare l’azione degli enti locali e delle prefetture. Quanto al modello toscano, ha funzionato e sta funzionando, a fronte dei poco più di 3 mila migranti che stiamo accogliendo, perché questi, non altri, sono i numeri che ci si trova di fronte. E se ci si chiede fino a che punto, e per quali cifre, potrà ancora funzionare: la risposta è semplice: i margini sono ancora ampi e prima di scegliere altre strade, da individuare certamente a livello nazionale, dovremo essere in grado di sfruttarne tutte le potenzialità”. E proprio il ruolo delle Regioni nella gestione dell’accoglienza è al centro anche di una lettera che il presidente della Regione invierà in giornata al ministro dell’interno.
Le posizioni di Maroni e di alcuni amministratori del nord Italia sono “irresponsabili e inaccettabili”. Lo ha dichiarato il presidente della regione Calabria Mario Oliverio in una intervista al Tg3. “Un paese civile -ha aggiunto- non può non avere rispetto per i tanti diseredati, bambini e disperati che arrivano sulle nostre coste”. Il Presidente ha richiamato l’esigenza di una politica europea adeguata. “L’Europa deve fare un passo in avanti, ancora non ci siamo. Occorre intervenire per bloccare le partenze all’origine”. L’idea di Oliverio è una politica europea “che spalmi l’accoglienza su tutto il continente”. Tornando alle esternazioni di Maroni, il presidente della regione Calabria ha attaccato: “Con il populismo e la demagogia non solo non si risolvono problemi ma si rende anche un pessimo servizio ai cittadini che si rappresentano”. Infine, Oliverio ha auspicato che gli amministratori locali siano sempre messi in condizione di fare accoglienza.
Il presidente della Valle d’Aosta, Augusto Rollandin, ricorda di aver “appena fatto un bando per le società di gestione per l’accoglienza di immigrati”. Riguardo alle dichiarazioni di Maroni, Rollandin non ha voluto fare commenti: “sono posizioni sue”, si limita a dire. “Noi abbiamo appena fatto un bando per far sì che le società interessate all’accoglienza di immigrati lo facciano”, sottolinea Rollandin facendo riferimento a un’ospitalità dai “50 ai 72 posti”.
Anche il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, è nettamente in disaccordo con le posizioni delle tre regioni del nord. “Mi pare troppo semplice, oltre che politicamente cinica, la posizione assunta in queste ore dai presidenti di Lombardia, Veneto e Liguria che dicono ‘no’ all’accoglienza dei migranti che fuggono dai paesi in guerra del Nord Africa”. “Annunciare ritorsioni contro i Comuni che accolgono migranti, come ha fatto il Presidente della Lombardia – ha aggiunto Pittella, attraverso il suo portavoce – non solo è illegittimo, ma è moralmente riprovevole. Tanto più se questi annunci rispondono, come è palesemente evidente, ad un richiamo politico del segretario nazionale della Lega Nord, a sua volta ossessionato da un rigurgito razzista senza precedenti nella storia recente dell’Italia repubblicana. Reputo poi gravissimo che queste dichiarazioni siano state rilasciate nelle stesse ore in cui il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, sta portando avanti in sede europea una battaglia non semplice, e tutta ancora da vincere, per evitare che l’Italia sia lasciata sola ad affrontare l’emergenza migranti”. Nel dirsi “certo che nessun presidente di Regione del Mezzogiorno avrebbe utilizzato i toni cui ha fatto ricorso Maroni”, Pittella ha detto che “vi sono momenti nei quali l’interesse nazionale dovrebbe prevalere su tutto. E credo che, come correttamente evidenziato dal presidente Chiamparino, la Conferenza delle Regioni saprà dare in questa direzione un segnale politicamente forte ed ineludibile, di cui tutti i presidenti dovranno tener conto”.
“I numeri parlano chiaro, e la Lombardia ha oggi il 40 per cento di richiedenti asilo in meno rispetto alla quota che Maroni ha concordato in sede di Conferenza delle Regioni”. La replica alle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Lombardia Roberto Maroni arriva dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “La Regione Lombardia da lui presieduta – ricorda Serracchiani – ha firmato nel luglio del 2014 l’accordo in Conferenza delle Regioni sui criteri di distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio nazionale. Quell’accordo prevede che la distribuzione non avvenga sulla base del numero degli abitanti (la Lombardia ha il 16,5 per cento degli abitanti della Repubblica, 10 milioni su 60,7) ma sulla base di parametri corretti proprio su richiesta della Lombardia, che hanno permesso di abbassare la sua quota al 14,15 per cento del totale”. “Maroni dice oggi – osserva la presidente del Friuli Venezia Giulia – che ne hanno quasi il 9 per cento. Bene, hanno cioè quasi il 40 per cento in meno rispetto a quelli che hanno concordato di accogliere (14,15 meno il 40 per cento fa appunto 8,49). Sui numeri, insomma, mi pare che lui sia d’accordo con me”. “Da Ministro dell’Interno – osserva infine Serracchiani – Maroni ha evitato a lungo di accodarsi alla propaganda salviniana sui richiedenti asilo, ma ora si sente all’angolo nel suo partito, insidiato dalla crescente leadership di Salvini. Di qui la sua uscita, con cui dimostra semplicemente che da tempo non si occupa del problema”.
Secondo l’assessore al bilancio della Lombardia e coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Massimo Garavaglia, siamo di fronte ad “una polemica surreale, perché l’intesa del 2014 sull’allocazione dei migranti non vale più. Quell’accordo prevedeva una revisione nel 2015 basata sulle risorse stanziate nella legge di stabilità e sulla quantità dei nuovi arrivi, tant’é che su questo punto specifico io e il presidente Anci Piero Fassino abbiamo sollecitato il governo, in sede di Conferenza Stato-Regioni, e nulla ci è stato detto”
Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, a proposito della questione immigrazione, a margine di una conferenza stampa a Pescara, e riferendosi sempre alle polemiche di questi giorni, ha affermato “Siamo una Regione che fa parte dell’Italia ordinamento, dell’Italia Paese, dell’Italia società. Noi faremo la nostra parte, naturalmente vogliamo che anche l’Europa cominci a far percepire la sua esistenza, la sua forza e anche la sua funzione”.
“La Lega di Maroni e Salvini continua a scaricare su altri i problemi legati all’immigrazione. La ventilata minaccia del governatore della Lombardia di ridurre i trasferimenti ai comuni che accolgono i migranti è totalmente anti-costituzionale e quindi inefficace”. A sostenerlo è il Presidente della Sicilia, Rosario Crocetta. “Maroni sa benissimo che i migranti non possono essere rigettati in mare e sa benissimo che le coste interessate agli approdi sono quelle della Sicilia e delle regioni del Sud che non possono rifiutarsi di accoglierli – aggiunge – In ogni caso, dietro il pensiero di Maroni e della Lega c’è ancora una volta l’idea di penalizzare il Mezzogiorno che dovrebbe gestire l’accoglienza con i propri centri che sono pieni. Altro che visione nazionale, la Lega continua a dimostrare di poggiarsi su logiche antimeridionaliste”. Per Crocetta “il problema dell’immigrazione va risolto a monte con quote di profughi programmate”. “Tutte le regioni d’Italia e tutti i Paesi dell’Ue hanno il dovere di condividere l’accoglienza dividendosi le quote – conclude Crocetta – Questa è l’unica linea possibile, il resto è antimeridionalismo e xenofobia”.
“La Lega di Maroni e Salvini continua a scaricare su altri i problemi legati all’immigrazione. La ventilata minaccia del governatore della Lombardia di ridurre i trasferimenti ai comuni che accolgono i migranti è totalmente anti-costituzionale e quindi inefficace”. A sostenerlo è il Presidente della Sicilia, Rosario Crocetta. “Maroni sa benissimo che i migranti non possono essere rigettati in mare e sa benissimo che le coste interessate agli approdi sono quelle della Sicilia e delle regioni del Sud che non possono rifiutarsi di accoglierli – aggiunge – In ogni caso, dietro il pensiero di Maroni e della Lega c’è ancora una volta l’idea di penalizzare il Mezzogiorno che dovrebbe gestire l’accoglienza con i propri centri che sono pieni. Altro che visione nazionale, la Lega continua a dimostrare di poggiarsi su logiche antimeridionaliste”. Per Crocetta “il problema dell’immigrazione va risolto a monte con quote di profughi programmate”. “Tutte le regioni d’Italia e tutti i Paesi dell’Ue hanno il dovere di condividere l’accoglienza dividendosi le quote – conclude Crocetta – Questa è l’unica linea possibile, il resto è antimeridionalismo e xenofobia”.