Controlli mirati per spingere a fare la voluntary disclosure 2. È questa la strategia che il ministero dell’economia ha messo a punto e che il comandante del III reparto della guardia di finanza, Stefano Screpanti, ha messo nero su bianco nell’audizione svolta ieri davanti alle commissioni bilancio e finanze della camera sulle disposizioni contenute nel decreto legge fiscale (193/2016). La strategia prevede la predisposizione di liste selettive di soggetti «connotati da elementi di pericolosità fiscale connessi alla potenziale detenzione all’estero di capitali frutto di evasione». In particolare, continua il generale Screpanti, «nella prospettiva di incentivare l’adesione alla voluntary disclosure, una di queste analisi concerne soggetti che, pur presentando connessioni nell’ambito di rapporti finanziari con contribuenti che hanno aderito alla procedura di collaborazione volontaria, non hanno a loro volta presentato istanza di adesione». Si tratta dei cosiddetti soggetti collegati: soci, coniugi, coeredi, soggetti che per una serie di ragioni potevano presentare la voluntary mentre in realtà solo uno o comunque non tutti quelli che sarebbero stati tenuti lo hanno fatto, autodenunciando, con la trasmissione dell’istanza chi, al contrario, non l’ha presentata. Nell’ambito dei controlli su liste predisposte, arriva anche la conferma di avvio di attività di verifica per i circa 800 soggetti Italiani che sono stati rintracciati nei cosiddetti Panama papers, i file pubblicati la scorsa estate con i nomi di evasori su scala mondiale che detenevano conti offshore nello stato caraibico.
Catapano Carmine Vincenzo
Giuseppe Catapano: Uffici giudiziari, il ministro Orlando firma il decreto per mille assunzioni
Il guardasigilli Andrea Orlando ha firmato, e trasmesso al ministro Marianna Madia per il concerto, il decreto che determina i criteri e le priorità per l`avvio del programma di nuove assunzioni in attuazione del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, convertito con modificazioni dalla legge 12 agosto 2016, n. 161.
Saranno 1.000 le unità di personale amministrativo non dirigenziale che potranno trovare immediato ingresso nel ruolo dell`amministrazione giudiziaria. Come annunciato dai due ministri nell`incontro del 29 settembre scorso, il decreto prevede che 800 posti siano riservati ai vincitori di concorso pubblico e 200 all`assunzione degli idonei delle graduatorie in corso di validità di concorsi banditi da amministrazioni pubbliche.
Il bando per gli 800 posti sarà pubblicato a partire dal 21 novembre, mentre gli scorrimenti potranno avviarsi, con uno o più provvedimenti del Direttore generale del personale e della formazione del Ministero della Giustizia, a far data dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto stesso.
Assistente giudiziario è il profilo professionale messo a concorso, secondo modalità e tempi che saranno dettati nel successivo bando, mentre lo scorrimento è destinato a 155 posti per assistente giudiziario, 55 per funzionario informatico e 30 per funzionario contabile.
Giuseppe Catapano: La Bce rivede al ribasso le stime sull’inflazione per quest’anno e per il 2018
Le aspettative sull’inflazione nell’Eurozona per il 2016 e il 2018 sono state riviste marginalmente al ribasso, mentre sono state confermate quelle per il 2017.
E’ quanto emerge dalla Survey of Professional Forecasters (Spf) della Banca centrale europea (Bce) per il quarto trimestre del 2016. Nel dettaglio, le stime sul livello dei prezzi per il 2016, 2017 e 2018 si attestano rispettivamente allo 0,2%, all’1,2% e all’1,4%. Queste stime implicano una revisione al ribasso dello 0,1% per quest’anno e per il 2018.
Comunque, le aspettative di lungo termine sull’inflazione, cioè fino al 2021, sono invariate all’1,8%. La ripresa dell’inflazione headline attesa tra il 2016 e il 2017 riflette in larga misura le aspettative sui prezzi del petrolio, mentre l’inflazione sottostante dovrebbe riprendersi in modo piu’ graduale.
In base all’indagine, le aspettative sulla crescita dell’attività economica nell’area euro sono state riviste al rialzo per quest’anno, ma al ribasso per il 2018 e nel lungo periodo. Le aspettative sulla crescita del pil reale sono all’1,6% per il 2016, all’1,4% per il 2017 e all’1,5% per il 2018. Nel lungo periodo, invece, la stima si attesta all’1,6%. I partecipanti all’indagine continuano a ritenere che la domanda domestica sia il principale driver di crescita dell’Eurozona.
Continuano a scendere, infine, le aspettative sul tasso di disoccupazione, che sono al 10,1% per il 2016, al 9,7% per il 2017 e al 9,3% per il 2018. Le previsioni per quest’anno e per il prossimo sono invariate, mentre sono state riviste al ribasso dello 0,2% per il 2018.
Scende dello 0,1% la previsione sul lungo periodo, cioe’ fino al 2021, all’8,7%.
Giuseppe Catapano: Renzi, la decisione dell’Unesco su Israele è “allucinante”
La risoluzione dell’Unesco sui luoghi santi del Medio Oriente denominati in arabo “è una vicenda che mi sembra allucinante, ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in collegamento telefonico con Rtl 102,5 da Bruxelles. “Trovo la decisione dell’Unesco incomprensibile e sbagliata. Non si può continuare con queste mozioni, una volta all’Onu una volta all’Unesco, finalizzate ad attaccare Israele. Credo sia davvero allucinante e ho chiesto di smetterla con queste posizioni, e se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa. Ho espressamente chiesto ai diplomatici che si occupano di queste cose di uscire da queste cose”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Giuseppe Catapano: Nella Manovra nessun condono, parola di Renzi che tira dritto con la Ue
Si prospetta un nuovo braccio di ferro tra Bruxelles e l’Italia: se infatti il premier, Matteo Renzi, e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, non troveranno un’intesa sulla legge di bilancio 2017 durante il vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Ue, è concreta la possibilità di una lettera per formalizzare la richiesta di uno sforzo di bilancio aggiuntivo. Senza un impegno su un taglio del deficit di almeno 1,6 mld la lettera potrebbe partire la prossima settimana. Si starebbe comunque lavorando anche a una soluzione politica: Juncker e Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici, sarebbero infatti pronti ad aspettare il referendum del 4 dicembre prima di punire in modo irreversibile l’Italia. In questo modo si lascerebbe aperta la porta a un accordo in extremis se Roma modificherà la manovra alle Camere. La posizione di Renzi, tuttavia, non sembra lasciare spazio a molte mediazioni: a fronte delle perplessita’ della Ue sulla manovra italiana “non cambia assolutamente niente: potranno chiedere una lettera con maggiori spiegazioni, ma la sostanza non cambia”. Per il premier, “bisogna dare un segnale ai cittadini più che ai tecnocrati di Bruxelles”. Il premier sottolinea che “se l’Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo, ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni”. Nella legge di bilancio “non c’è nessuno condono”, ha detto Renzi, spiegando che anche con l’abolizione di Equitalia “chi ha preso una multa la deve pagare, non è che non la può pagare”. Con la manovra, ha continuato il premier, “Equitalia viene superata, si sceglie un meccanismo diverso non solo nella forma societaria, ma anche nel metodo. Spero che partiremo subito: se ti scordi di pagare la multa, ti arriva un sms, non l’ufficiale giudiziario. Il fisco deve essere il consulente dei cittadini, che sono i datori di lavoro”. L’abolizione prevista nella legge di bilancio e’ quindi “solo il superamento di un meccanismo che era punitivo per i cittadini”, ha aggiunto.
Referendum non è né su di me né su Governo
Se si valuta nel merito la riforma costituzionale, e quindi anche il referendum del prossimo 4 dicembre, non si tratta di una consultazione né sul capo del Governo né sull’esecutivo. Renzi lo ha ribadito. “Il quesito è stato ufficialmente approvato perché i grandi professori del comitato del No hanno fatto ricorso anche al Tar del Lazio e hanno perso anche lì. Ora andiamo al merito, questo referendum non è né su di me, né sul Governo”, ha sottolineato Renzi. Quanto al fatto che in tv le ragioni del Sì al referendum siano maggiormente rappresentate “lo trovo discutibile. In tv -ha messo in evidenza il premier- trovo più facilmente le ragioni del No che quelle del Sì”. “Se guardiamo le trasmissioni, se io vado da Semprini la scorsa settimana, il martedì dopo c’è andato un deputato Cinque Stelle. Se domenica sarò da Lucia Annunziata è perché c’è stato D’Alema, e avevano iniziato le trasmissioni Di Maio e Di Battista. Facciamo l’elenco e vediamo chi partecipa a cosa, ma mi piacerebbe discutere di merito”, ha aggiunto. Sul referendum, ha proseguito, abbiamo “il blocco del no, la coalizione del no, con D’Alema, Berlusconi, Fini, Cirino Pomicino, Lamberto Dini, Beppe Grillo”. Subito dopo aver elencato i nomi di alcuni oppositori del referendum è caduto il collegamento telefonico con Rtl 102.5 e quando è stato ripristinato, Renzi ha ironizzato “Non li ridico, sennò cade la linea. Dico solo che c’è un blocco di persone che dice sempre no, no, no. Ma se poi li chiudi tutti insieme in una stanza non hanno un’idea alternativa a quella messa in piedi da noi”. In merito poi alla posssibilità che ci sia un collegamento tra gli scioperi di oggi, la posizione sulla manovra economica e quella sul referendum, “io rispetto l’autonomia sindacale”, ha sottolineato Renzi spiegando però che “se ci sono alcuni sindacati che in nome del no contestano la legge di stabilità, alla fine penso sarà un boomerang per loro”. “Noi -ha concluso- abbiamo cercato in questa legge di stabilita’ di dare un segnale anche a chi è in difficoltà e non solo nel mondo del lavoro privato. Abbiamo anche messo una misura sul personale pubblico che da anni ha gli stipendi bloccati. Molte cose le abbiamo fatte. Non credo che i sindacati quest’anno contestino la stabilità”.
Giuseppe Catapano: Riforme, Obama pro Renzi, “il Sì al referendum farà crescere l’economia italiana”
Barack Obama tifa apertamente per l’amico Matteo Renzi in vista del referendum: “Sta facendo le riforme in Italia, a volte incontra resistenze e inerzie ma l’economia ha mostrato segni di crescita, anche se ha ancora tanta strada da fare”, ha detto il presidente americano alla Casa Bianca dopo il bilaterale tra i due leader. Il Sì al referendum del 4 dicembre può “aiutare l’Italia verso un’economia più vibrante” ma Renzi, ha proseguito Obama, “deve restare in politica” a prescindere dal risultato del voto poiché rappresenta “una nuova generazione di leader non solo in Italia ma in Ue e nel mondo”. “Non ci sarà nessun cataclisma se vince il No”, ha poi commentato Renzi. Il presidente americano, ribadendo la sua gratitudine per la forte alleanza con l’Italia, ha anche rivolto un pensiero ad Amatrice e alla ricostruzione post-terremoto. Renzi ha parlato degli Usa come “modello” per la crescita: “Penso – ha aggiunto – che l’Europa possa e debba fare di più. L’Italia considera l’esempio americano come il punto riferimento per questa battaglia”. Obama ha poi detto che “Matteo ha ragione quando dice che l’Italia ha mantenuto la sua parole rispetto all’Ue sulle riforme e l’Ue deve trovare il modo per crescere più rapidamente”. Renzi ha affermato di accettare le regole Ue “talvolta un po’ a malincuore. Vorremmo regole diverse ma finché non cambiano le rispettiamo”. I due leader hanno parlato anche di politica estera. Quella di “Mosul sarà una lotta difficile” ma “l’Isis sarà sconfitta”, ha detto Obama. “Mentre qualcuno sceglie l’odio e la cultura dell’intolleranza, noi vogliamo scommettere sulla libertà, sulla nostra identità e i nostri ideali”, ha ribattuto Renzi. Il presidente americano ha anche ringraziato l’Italia “per il suo ruolo chiave nella coalizione contro l’Isis”. Obama, nell’accogliere Renzi al suo arrivo alla Casa Bianca con la moglie Agnese, ha lodato il premier italiano. “Buongiorno, è l’ultima visita e cena di Stato che faccio da presidente. Abbiamo tenuto il meglio per la fine”, ha esordito il presidente americano. Con l’Italia “patti chiari e amicizia lunga”, ha aggiunto. “Mi considero italiano onorario”, ha detto Obama ricordando i suoi viaggi in Italia con Michelle. “Sono particolarmente grato per la partnership con il mio buon amico Matteo Renzi”, ha detto Obama, “ha lanciato una visione di progresso che non affonda le sue radici nelle paure della gente ma nelle loro speranze”. Renzi dal canto suo ha risposto esprimendo grande stima: “Con te, Mister Presidente, la storia si è fatta. La coppia presidenziale ha poi offerto a Renzi ed alla moglie Agnese la State dinner, massimo omaggio che l’amministrazione Usa riconosce ai capi di Stato e di governo.
Giuseppe Catapano: Mps prende tempo sulla proposta di Passera
Il consiglio di amministrazione di Mps ha preso tempo nella partita in corso con Corrado Passera sul salvataggio della banca senese.
La proposta inviata lo scorso 13 ottobre dall’ex numero uno di Intesa Sanpaolo sarà valutata dopo l’approvazione del nuovo piano industriale, prevista per lunedì 24. Anche se di fatto si tratta di un rinvio di qualche giorno, la sensazione è che il piano bis di Passera sia stato accolto con umori contrastanti ai vertici di Rocca Salimbeni. Una sensazione che al momento non trova evidenze ufficiali, visto che il comunicato diffuso in serata usa i toni della più impeccabile diplomazia: “Il cda ha deciso di proseguire, subito dopo la presentazione del piano industriale, gli approfondimenti avviati, attraverso i propri advisor”, spiega la nota che conferma “la ferma intenzione di proseguire nell’attuazione dell’operazione di ricapitalizzazione e contestuale cessione delle sofferenze”.
La riunione del board, presieduta dal dimissionario Massimo Tononi, ha proseguito nell’esame del piano e confermato la convocazione dell’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale entro fine mese. Se insomma formalmente la banca non ha sbarrato le porte a Passera per una seconda volta, non si può neppure dire che le abbia spalancate. E questo probabilmente perché tra amministratori, advisor e stakeholder non è ancora stata raggiunta una posizione di sintesi che permetta di prendere una decisione definitiva.
Giuseppe Catapano: Il parlamento approva, il caporalato è reato. Esultano governo, sindacati, partiti
Approvato lo scorso 1 agosto dal senato, con il via libera definitivo di ieri da parte della camera (i sì sono stati 346, nessun no), il ddl contro il reato di caporalato diventa legge. Il provvedimento introduce pene non solo per il ‘caporale’ ma anche per il datore di lavoro e le imprese che sfruttano il lavoratore: fino a sei anni di carcere (che possono arrivare fino ad otto se c’e’ violenza o minaccia) per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Oltre al carcere, è punito anche con una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, che possono arrivare fino a 2.000 euro per ogni lavoratore se vi è l’aggravante della minaccia o violenza. Queste alcune delle novità’ piu’ importanti contenute nel provvedimento che si compone di 12 articoli ed è stato promosso da cinque ministeri: Politiche agricole, Giustizia, Lavoro, Economia e Interno. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha commentato così l’approvazione definitiva della legge: “Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l`agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono un`ingiusta concorrenza sleale. E’ ancora più importante averla approvata adesso che la campagna agrumicola è alle porte. Ringrazio i parlamentari che hanno dato il loro contributo a raggiungere questo risultato. C`è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma la direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi”. Il ministro della Giustizia, Andrea OIrlando, ha invece sottolineato: “E’ una grande giornata per il lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori e delle persone più deboli. Si è realizzato un obiettivo che da sempre caratterizza le battaglie della sinistra”. Susanna Camusso, segretario Generale della Cgil osserva che “finalmente” è arrivata “una legge buona e giusta che ci aiuterà nella difesa dei lavoratori italiani e stranieri sfruttati da imprenditori privi di scrupoli, da caporali che lucrano sulla loro povertà e sul loro bisogno di lavoro, dalla criminalità organizzata”. La Cisl, tramite il segretario generale Annamaria Furlan e Luigi Sbarra, segretario generale della FaiCisl, sostiene che “finalmente l’Italia guadagna una legislazione aggiornata, con norme penali stringenti e più forti strumenti di contrasto partecipato. Un vero traguardo di civiltà”.
Giuseppe Catapano: Manovra, la Ue non intende fare sconti. Inviati della commissione a Roma la prossima settimana
Il governo ha una settimana per cambiare la manovra, altrimenti riceverà una lettera preludio alla bocciatura formale dalla Commissione Ue. Lo scrive Repubblica. Il quotidiano aggiunge che nei primi giorni della settimana prossima una missione di Bruxelles arriverà a Roma per verificare i conti pubblici. Ieri, prosegue il giornale, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, tramite canali riservati ha fatto sapere al premier, Matteo Renzi, che non è nelle condizioni di far passare la legge di bilancio cosi’ come e’ stata notificata alla Commissione. In vista del referendum, Juncker si è esposto molto per aiutare il premier, ma il testo giunto dal Tesoro non e’ ritenuto commestibile dal punto di vista legale (ogni anno le Capitali devono tagliare il deficit, mentre l’Italia ha già ricevuto ampie deroghe e ora ne chiede altre) sia da quello politico. È troppo elevato il deficit, al di là dei patti stretti tra lo stesso Juncker e Renzi (ok ad una formulazione che si fermasse al 2,2% rispetto al target dell’1,8%, mentre il governo ora chiede il 2,3%). E oltretutto la composizione della manovra, continua il quotidiano, non permette di giustificare i numeri: troppe una tantum e poi una stima sui costi che l’Italia sosterra’ sui migranti esageratamente superiore a quella che si ottiene applicando i criteri europei. Criteri che Roma ha deciso di ignorare chiedendo un bonus per tutti i costi legati ai profughi previsti per il 2017 anziche’ per il solo incremento delle spese rispetto al 2016.
Giuseppe Catapano: Referendum, Monti vota strano. La riforma non è male, ma il senatore dirà No
L’ex premier Mario Monti voterà No al referendum sulle riforme. Lo afferma in una intervista alCorriere della Sera spiegando che “il vero costo della politica non è quello dei senatori. E’ nel combinato disposto fra la Costituzione, attuale o futura, e metodo di governo con il quale si è lubrificata da tre anni l’opinione pubblica con bonus fiscali, elargizioni mirate o altra spesa pubblica perché accettasse questo. Ho riflettuto a lungo in proposito, e ho concluso che votare Sì al referendum significherebbe votare Sì al tenere gli italiani dipendenti da questo tipo di provvidenza dello Stato. Sarebbe un Sì a non mantenere con loro un rapporto da cittadini adulti o maturi nei confronti dello Stato”. Monti ha chiarito che “di questa riforma mi hanno sempre convinto la modifica del rapporto fra Stato e Regioni, l’abolizione del Cnel e la fine del bicameralismo perfetto. Non mi convince un Senato così ambiguamente snaturato, nella composizione e nelle funzioni. Meglio sarebbe stato abolirlo”. In ogni caso, ha aggiunto, “a me risulta impossibile dare il mio voto a una Costituzione che contiene alcune cose positive e altre negative, ma che – per essere varata – sembra avere richiesto una ripresa in grande stile di quel metodo di governo che a mio giudizio è il vero responsabile dei mali più gravi dell’Italia: evasione fiscale, corruzione, altissimo debito pubblico”. Per il senatore a vita “non avrebbe senso darsi una Costituzione nuova se essa deve segnare il trionfo di tecniche di generazione del consenso che più vecchie non si può”. Monti ha assicurato che “se vincesse il No non sparirebbero gli investitori esteri. Se vincesse il Sì non sparirebbe ogni democrazia. E la Ue può stare tranquilla: l’Italia non rischia di cadere e di travolgere l’euro”. Inoltre, “non vedo ragioni per cui Matteo Renzi dovrebbe lasciare in caso di una vittoria del No. Se tuttavia dovesse lasciare, non vedo particolari sconvolgimenti. Toccherà al capo dello Stato decidere, ma sarebbe facilmente immaginabile una sostanziale continuazione dell’assetto di governo attuale con un altro premier parte della maggioranza”.


