Il colosso Samsung ha siglato un accordo per l’acquisto della societa’ automobilistica Usa Harman per 8 miliardi di dollari, per un controvalore di 112 dollari ad azione. L’obiettivo dei sudcoreani e’ quello di produrre le auto connesse, cioe’ automobili in grado di comunicare con il mondo esterno e con altre auto, grazie alle connessioni internet e ai dispositivi mobili.
Catapano Carmine Vincenzo
Giuseppe Catapano: Professionisti da guardia
Tira una brutta aria per i professionisti del fisco. Gli stati europei, non sono ancora riusciti a superare la crisi del 2008 che ha provocato una forte dilatazione del debito pubblico di quasi tutti i paesi. Non possono tagliare la spesa pubblica (per non aggravare la fase recessiva), hanno quindi un bisogno disperato di aumentare le entrate tributarie: da qui la campagna condotta in modo deciso già da qualche anno contro i paradisi fiscali, che ha già smantellato il tradizionale segreto bancari di piazzeforti come la Svizzera. La trasparenza bancaria, la costruzione di enormi banche dati in grado di segnalare tutte le transazioni economiche dei cittadini e delle imprese, lo scambio di informazioni tra amministrazioni finanziarie diverse, la fatturazione elettronica, sono altrettanti passi avanti nella lotta all’evasione e all’elusione. Ma non basta. Anche perché l’accumulo di quantità gigantesche di informazioni, per adesso, sembra svolgere più una funzione deterrente che un’azione di contrasto reale. Molti dei dati contenuti nell’anagrafe tributaria sono imprecisi. Probabilmente manca ancora la capacità di utilizzare a fondo questi strumenti. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, al festival dell’economia di Trento del 4 giugno ha riconosciuto: «è un mito» che l’agenzia possa sconfiggere evasione ed elusione «pigiando il tasto di un computer», e «con 11 mila addetti ai controlli è fisicamente e umanamente impossibile controllare 40 milioni di dichiarazioni fiscali». Da qui la scelta di puntare in modo deciso sulla compliance.
Come dimostra il servizio di Andrea Bongi (a pagina 8), l’amministrazione finanziaria sta riducendo il numero degli accertamenti per puntare su alert preventivi e avvisi bonari. Da tempo, in realtà, la politica fiscale sta cercando in diversi modi di arruolare o di intimorire coloro che sono sempre stati al fianco dei contribuenti, i professionisti, blandendoli o accusandoli di essere gli ispiratori dell’evasione. Commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, sono il perno di questa nuova strategia. Non a caso sono stati obbligati alla trasmissione di masse sempre più pervasive di dati dei contribuenti: invio on-line della dichiarazione dei redditi, spesometro trimestrale, comunicazioni trimestrali Iva, fatturazione elettronica, sono solo gli ultimi passi in questa direzione. Ma anche quando l’anagrafe tributaria sarà in grado di monitorare ogni singolo movimento del contribuente, nulla potrà contro le complesse operazioni finanziarie tipiche delle grandi imprese, perciò il passo successivo sarà quello di responsabilizzare i professionisti sulle eventuali mancanze commesse dai loro clienti. Qualcosa in questa direzione è già stato compiuto con il 730 on-line.
Anche la giurisprudenza sta andando in modo sempre più convinto nel senso di far pagare al consulente dell’azienda per l’evasione o l’elusione da questa commessa. Ora anche la Commissione europea ha aperto una consultazione per trovare i modi per scoraggiare gli intermediari nella progettazione di operazioni fiscali elusive. Il dato di partenza è che l’elusione ha sottratto, nel 2013, 50/70 miliardi di euro dalle casse degli stati europei. Misure più severe contro gli intermediari sono state già chiese dal parlamento europeo, dal consiglio Ecofin, dall’Ocse. Obiettivo della Commissione Ue è ora quello di creare deterrenti efficaci per evitare che i consulenti fiscali possano proporre schemi di pianificazione fiscale aggressivi. Pierre Moscovici, Commissario per gli affari economici e finanziari, ha dichiarato: «i piani di finanziamento aggressivi e le strutture societarie opache non accadono per caso». Il messaggio è chiaro: commercialisti e avvocati vanno disincentivati dal prendersi troppo a cuore l’interesse delle società. In pratica si punterà a creare un conflitto di interessi tra il professionista e il suo cliente, come si è già fatto con la disciplina antiriciclaggio. In altri termini, se gli stati non riescono più a controllare i contribuenti, ci devono pensare i professionisti.
giuseppe Catapano: Bersani, alla Leopolda non c’è cultura politica
“La scissione la fa Renzi non certo io, è lui che sta uscendo dal Pd”. Lo afferma in un colloquio con il Corriere della Sera l’ex segretario del partito Pier Luigi Bersani commentando i cori “fuori, fuori” all’indirizzo della minoranza dem che si sono alzati ieri dalla platea della Leopolda durante il discorso conclusivo di Renzi. “Per cacciarmi dal Pd non basta una Leopolda – aggiunge Bersani – ci vuole l’esercito”. In una intervista alla Stampa Bersani spiega poi che “alla Leopolda possono gridare ‘fuori, fuori’ fino a sgolarsi: una pagliacciata che dimostra che in quel posto non c’è cultura politica. Mi ha colpito che nessuno dal palco abbia sedato quei cori da operetta. Il Pd è casa mia. Quindi non toglierò il disturbo. Stiano calmi e sereni”. Quanto alla campagna referendaria Bersani assicura che “c’è un solo partito ed idee diverse, tutte con la stessa legittimità”. Dunque, conclude, “non faremo comitati, andremo dove ci invitano a parlare, senza astio, senza dividere il mondo tra il bene e il male”.
Giuseppe Catapano: Referendum, Di Maio (M5S), Renzi mi sfidi a un dibattito
Dal palco della Leopolda, Matteo Renzi era stato tagliente: Beppe Grillo fugge al confronto sul referendum, perche’ “non ha letto la riforma”, ma “se l’e’ fatta spiegare da Di Maio, che pero’ non l’ha capita…”. La risposta del vicepresidente M5S della Camera arriva a stretto giro di posta in una intervista alla Stampa: “Confrontiamoci, io e lui, per vedere se l’ho capita. Mi pare che sia Renzi a scappare…”. Poi Di Maio incalza: “Leggo di decaloghi per evitare faccia a faccia con i 5 Stelle e farli con la vecchia politica. Questi non sono confronti sinceri, ma strategia comunicativa, come nel dibattito con De Mita, un vecchio arnese da prima Repubblica”. Quanto alla legge elettorale, per Di Maio la si puo’ fare “anche con un governo dimissionario” e aggiunge: “Se vogliono discutere c’e’ la nostra proposta, il Democratellum. Ma le leggi si fanno in Parlamento e, per quanto riguarda la nostra, senza margini di cambiamento”.
Giuseppe Catapano: Compliance a senso unico
L’ultima stima ufficiale sull’evasione fiscale, presentata in parlamento dal governo il 16 ottobre, indica, per gli anni 2012 e 2013, un tax gap di 108,7 miliardi di euro, di cui 98,3 di mancate entrate tributarie e 10,4 di mancate entrate contributive. Lo stesso rapporto, per definire l’evasione usa il termine di compliance gap, cioè comportamento non conforme del contribuente rispetto alle regole fiscali, giuste o sbagliate che siano. La misurazione di questa mancanza di compliance è addirittura prevista da una legge, la 196 del 2009, e a tal fine il ministero dell’economia ha istituto un’apposita commissione di esperti.
Stranamente, però, nessuno si è mai preoccupato della mancanza di compliance della pubblica amministrazione. E nessuna commissione è mai stata istituita per misurare quale percentuale della spesa pubblica viene sprecata a causa di ritardi, corruzione, inefficienze, privilegi, clientelismo ecc., invece di essere impiegata in servizi a favore dei cittadini (si rischierebbe di scoprire che la percentuale di risorse sprecate è superiore a quella evasa).
Ma c’è di più. In materia tributaria, soprattutto, la compliance, una delle parole più abusate degli ultimi anni, è intesa sempre e solo come il dovere dei contribuenti nei confronti del fisco. Come se la pubblica amministrazione non avesse obblighi di correttezza, lealtà, affidabilità, equità.
Infatti, i termini da rispettare sono sempre perentori nei confronti dei contribuenti, ordinatori (ciò non vincolanti) per l’amministrazione. I primi, se non li osservano, sono soggetti a sanzioni spesso pesanti, nell’amministrazione pubblica invece nessuno paga nulla.
Il passaggio dalla carta al digitale sta peggiorando ulteriormente la situazione. Internet sta trasformando i contribuenti, le imprese, ma molto di più i professionisti, in impiegati esterni dell’amministrazione finanziaria (non retribuiti). Fattorini addetti all’inserimento dati nelle gigantesche banche dati pubbliche.
Qualche esempio, preso dalle più recenti riforme: nella prima versione della voluntary disclosure i conti delle imposte da versare erano a carico dell’Agenzia delle entrate, nella seconda versione sono stati scaricati sulle spalle dei contribuenti. Ancora: con il sacrosanto obiettivo di migliorare la lotta all’evasione, il collegato fiscale alla manovra 2017 introduce nuovi adempimenti come lo spesometro trimestrale e la comunicazione periodica delle liquidazioni Iva, con sanzioni salate per chi sbaglia; adempimenti forse accettabili per le grandi imprese, insopportabili per le piccole partite Iva. Lo split payment Iva per le forniture nei confronti degli enti pubblici, anche questo giustificato dalla lotta all’evasione, è in pratica un prestito forzoso delle imprese alla pubblica amministrazione. Anche il tanto sbandierato 730 precompilato, ammesso che riesca a superare la fase di rodaggio, più che un successo dell’amministrazione finanziaria è una corvée imposta a milioni di contribuenti per l’acquisizione e la trasmissione dei dati secondo le specifiche richieste.
Dall’altro lato della barricata sembra non esistere alcun obbligo di compliance: lo statuto dei diritti dei contribuenti è la legge più violata e aggirata, tanto che sarebbe più decente abolirla; gli accordi preventivi con il fisco, tanto sbandierati, hanno tempi talmente lunghi da renderli in molti casi inutili; la compensazione delle imposte, prevista dalla legge, è frenata in ogni modo; il primo giugno 2016 doveva entrare in vigore la norma sull’esecutività delle sentenze favorevoli al contribuente, ma manca ancora il decreto attuativo, e perciò le sentenze favorevoli ai cittadini servono a poco; idem per la rateazione dei debiti tributari, ancora impossibile in molti casi. La compliance è a senso unico.
Giuseppe Catapano: Terremoto, pari a 6 miliardi nel 2017 la spesa stimata per sicurezza e ricostruzione
Nel conto della pubblica amministrazione per il 2017 già compaiono spese pubbliche per la ricostruzione e la messa in sicurezza stanziate a seguito di precedenti eventi sismici e si può quindi stimare che nel 2017 le pubbliche amministrazioni centrali e locali spenderanno per la messa in sicurezza del territorio e di edifici pubblici e per la ricostruzione successiva a eventi sismici circa 6 miliardi di euro.
E’ quanto si apprende da un portavoce del Ministero dell’Economia e delle Finanze che spiega come per far fronte alle esigenze poste dagli eventi sismici che si sono susseguiti a partire da agosto il Governo habbia stanziato con tre successive delibere del Consiglio dei Ministri 130 milioni di euro (50 mln il 25 agosto, 40 mln il 27 ottobre, 40 mln il 31 ottobre); nel decreto per la ricostruzione (DL 189 del 17.10.2016) sono stati inoltre stanziati 266 mln per il 2016 e ulteriori 200 per il 2017.
Nel Ddl di bilancio 2017 il Governo ha poi stanziato 600 milioni per la ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici del 2016 sotto forma di contributi e credito di imposta (art. 51). Inoltre nel Ddl bilancio il Governo ha stanziato ingenti risorse aggiuntive per investimenti in opere pubbliche (art. 21) e liberato spazi di bilancio per comuni e regioni (art. 65) allo scopo di favorire spese stimabili in circa 600 milioni nell’anno 2017, che contribuiranno al piano di messa in sicurezza e prevenzione, sul quale insistono per lo stesso periodo anche circa 2 miliardi sotto forma di incentivi fiscali per le opere di ristrutturazione da parte dei privati e 800 milioni già stanziati per opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza delle scuole.
Giuseppe Catapano: Terremoto, forte scossa nella notte di magnitudo 4,8. Nuovi crolli
Forte scossa sismica nella notte nella zona del ‘cratere’ marchigiano e umbro: magnitudo 4,8 con profondità 8 km. La scossa è stata avvertita all’ 1,35, l’epicentro localizzato dalle strumentazioni Ingv a Pieve Torina, un comune del maceratese già fortemente danneggiato dai terremoti del 26 e del 30 ottobre. La scossa si e’ protratta per molti secondi ed è stata avvertita in tutta l’area, tra cui gli abitati di Muccia, Fiastra, Visso, Ussita, e anche nello Spoletino, dove ha creato panico nella popolazione. Nella zona di Visso e Ussita si segnalano nuovi crolli, quelli di case ed edifici che erano già pericolanti e destinati peraltro alla demolizione. Lo sciame sismico e’ proseguito per tutta la notte con scosse che sono arrivate a magnitudo 3,1. Dalla mezzanotte fra le regioni Marche, Umbria e LazioSono sono state registrate oltre 100 scosse di terremoto con magnitudo non inferiore a 2. La terra ha continuato a tremare con magnitudo 3.2 alle 3,38 e stavolta l’epicentro è stato a Ussita, in provincia di Macerata. Altre scosse sempre di magnitudo superiore a 2 e precisamente di 2.8 e 2,7 sono state registrate a Perugia, Macerata e Arezzo, dopo le cinque del mattino. Scosse anche a in provincia dell’Aquila con magnitudo 2.3 alle 6.18 e a Castelfiorentino, dopo la mezzanotte di magnitudo 2, a una profondita’ di 9 km. Tre le scosse nella notte in Toscana con epicentro nella provincia di Arezzo.
Giuseppe Catapano: La manovra perde pezzi
La Manovra 2017 inizia a perdere i primi pezzi. Suona come una piccola bacchettata al governo la richiesta della commissione bilancio della camera di stralciare dal ddl 29 norme «estranee al contenuto proprio della legge» che, con la riforma della contabilità (l. n.163/2016) non può più contenere disposizioni ordinamentali, organizzatorie, deleghe, nonché interventi di natura localistica o microsettoriale. Divieto di cui i tecnici di palazzo Chigi non hanno tenuto conto quando hanno redatto l’art. 74 del ddl (non a caso rubricato «Interventi diversi»), una disposizione omnibus di 35 commi in cui è finito un po’ di tutto. Ora gran parte di quelle norme sono cadute sotto la scure della commissione presieduta da Francesco Boccia. Alcune in quanto essenzialmente ordinamentali e quindi prive di «apprezzabili effetti finanziari». Altre in quanto contengono interventi di carattere localistico e microsettoriale. Vediamole nel dettaglio.
Il primo a saltare è stato il comma 6 dell’art.74, ossia quello che reca disposizioni sulla procedura di amministrazione straordinaria del gruppo Ilva, modificando il termine per il rimborso del finanziamento statale di 300 milioni di euro previsto dal dl 191/2015.
L’art.74 perde anche i commi 11 e 12, che concedono garanzie statali fino a 97 milioni per lo svolgimento della Ryder Cup di golf del 2022, nonché il comma 13, sul Fondo di garanzia per i mutui relativi agli impianti sportivi, e il comma 15 che, al fine di consentire la riorganizzazione delle soprintendenze speciali di Roma e Pompei, proroga il termine per il restyling degli uffici dirigenziali del ministero dei beni culturali.
Giuseppe Catapano: Roma, appalti truccati all’ospedale San Camillo, 10 arresti
Appalti truccati all’ospedale San Camillo di Roma: dieci persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Roma, tra le province di Roma e Frosinone, con l’accusa a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, estorsione, falsità materiale commessa dal P.U. in atti pubblici, peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I carabinieri hanno eseguito un`ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Roma su richiesta della locale Procura. Le indagini si sono concentrate, in particolare, anche su appalti di lavori di ristrutturazione dell’ospedale realizzati in occasione del Giubileo della Misericordia.
Giuseppe Catapano: Fisco, Orlandi, sale a 8 mld l’Iva dichiarata e non versata. Voluntary, ancora da esaminare 4.400 istanze
A fine ottobre l’Agenzia delle Entrate aveva ancora da esaminare 4.400 istanze di voluntary disclosure, il 3,4% del totale. Lo ha annunciato il direttore Rossella Orlandi, nel corso di un’audizione alle commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio.
“Dalle ultime rilevazioni effettuate alla data del 31 ottobre 2016 – ha detto Orlandi – risultano ancora da esaminare il 3,4% delle istanze (pari a circa 4.400 istanze). E` stata ormai conclusa la lavorazione del 67,2% delle istanze, mentre è in corso di perfezionamento l`iter del residuo 29,4%”.
La procedura, ha ricordato Orlandi, ha permesso “l`emersione di attività finanziarie e patrimoniali per circa 61,7 mld di euro riferibili a quasi 130.000 contribuenti”.
Il direttore delle Entrate ha poi precisato che “l’ammontare dell’Iva dichiarata e non versata è passato da un valore di circa 6,9 miliardi di euro del periodo d’imposta 2010 a un valore stimato di oltre 8 miliardi di euro del periodo d’imposta 2014. Ciò fa chiaramente comprendere – ha proseguito Orlandi – come l’acquisizione dei dati fattura e Iva, con congruo margine d’anticipo rispetto alla presentazione della dichiarazione annuale, rappresenti uno strumento essenziale per arginare anche tali tipologie di fenomeni”.
Orlandi ha infine precisato che il nuovo ente pubblico economico Agenzia delle Entrate-Riscossione “subentra nei rapporti giuridici attivi e passivi, anche processuali, delle società del Gruppo Equitalia, ha autonomia organizzativa, patrimoniale, contabile e di gestione ed è presieduto dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate”.
