Proroga scadenze Rottamazione

L’emendamento

In base a quanto proposto, dovrebbe essere rinviata a dicembre la scadenza per il pagamento della seconda, terza e quarta rata con cui si può versare quanto dovuto in base ai criteri di adesione alla definizione agevolata prevista dal dl 148/2017, relativa alle somme a ruolo affidate all’agente della riscossione dal primo al 30 settembre 2017.

Le nuove scadenze

In base all’emendamento M5S, presentato in sede di seconda lettura del provvedimento alla Camera:

  • le tre rate di settembreottobre e novembre 2018 slitterebbero al7 dicembre,
  • il pagamento dell’ultima rata del prossimo febbraio sarebbe poi previsto per maggio 2019.

I tempi di approvazione

Se l’emendamento fosse approvato, lo slittamento arriverebbe a pochi giorni dal termine originario, visto che la scadenza della delega per la conversione in legge del decreto è fissata al 25 settembre.

Ricordiamo che il decreto legge 25 luglio 2018, n. 91 è stato già approvato al Senato ed è in discussione alla Camera, dove potrebbe essere approvato entro il prossimo 11 settembre.

Quando è pignorabile la Prima casa

In caso di pignoramentoimmobiliare esistono alcune regole che vincolano l’azione dell’ente di riscossione, tra questi è vietato il pignoramento sulla prima casa, a patto che si tratti dell’unica casa del debitore.

In sostanza perché valga il principio della impignorabilità della prima casa è necessario che il debitore non sia in possesso di alcun altro immobile, indipendentemente dall’uso, dalla destinazione e dall’accatastamento.

Se si possiede anche una minima quota di un altro immobile, la “prima casa” diventa pignorabile. Questo significa che nel caso in esame, il possesso di un secondo immobile, rende pignorabile tanto la prima casa quanto l’altra.

Per completezza ricordiamo che in merito al DLgs 158/2015, è stato riformato il sistema sanzionatorio penale e amministrativo. Ai fini del ravvedimento operoso IMU, TASI e TARI, il decreto ha previsto (articolo 15, comma 1, lettera o) la riscrittura dell’Art. 13 del DLgs 471/1997, che stabilisce la sanzione da applicare per omessi o parziali versamenti in misura pari al 30% con riduzione a metà per versamenti effettuati nei primi 90 giorni dopo la scadenza afferma che:

“1. Chi non esegue, in tutto o in parte, alle prescritte scadenze, i versamenti in acconto, i versamenti periodici, il versamento di conguaglio o a saldo dell’imposta risultante dalla dichiarazione, detratto in questi casi l’ammontare dei versamenti periodici e in acconto, ancorché non effettuati, è soggetto a sanzione amministrativa pari al trenta per cento di ogni importo non versato, anche quando, in seguito alla correzione di errori materiali o di calcolo rilevati in sede di controllo della dichiarazione annuale, risulti una maggiore imposta o una minore eccedenza detraibile. Per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a novanta giorni, la sanzione di cui al primo periodo è ridotta alla metà. Salva l’applicazione dell’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a quindici giorni, la sanzione di cui al secondo periodo è ulteriormente ridotta a un importo pari a un quindicesimo per ciascun giorno di ritardo.”                                                                                                                     Il creditore quindi, prima si deve rivolgere al Giudice competente, firmare il decreto ingiuntivo e far notificare il cosiddetto atto di precetto (è una comunicazione ufficiale di preavviso di esecuzione immobiliare, nel quale si avvisa a pagare quanto dovuto e le modalità per farlo così da interrompere la procedura espropriativa) presso il domicilio del debitore, con il quale lo intima di saldare il debito entro 10 giorni. Se il debitore, dopo aver ricevuto l’atto di precetto continua a non pagare, dopo 45 giorni il creditore può richiedere il pignoramento dei beni immobili posseduti dal debitore per la somma che serve a coprire il debito, con la vendita all’asta del bene immobile.

Disabilità: ripartito il fondo “dopo di noi”

“Le Regioni danno l’intesa in Conferenza Unificata al riparto delle risorse del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare per l’anno 2018”, lo ha annunciato Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
“Si tratta di un fondo che sostiene soggetti tra i più deboli della popolazione – spiega Bonaccini – e li aiuta nei percorsi sociali e assistenziali.  Va comunque detto che questo fondo è stato decurtato di 5 milioni, passando da uno stanziamento previsto nel 2016 pari a 56,1 milioni di euro a quello del 2018 ridotto a 51,1 milioni.
Per questo motivo- conclude Bonaccini –  la Conferenza delle Regioni, pur dando l’intesa, raccomanda al Governo che si recuperino le risorse mancanti e che queste divengano strutturali superando la scadenza annuale, fonte di incertezza”.
La quota attribuita a ciascuna Regione del Fondo – per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare per l’anno 2018 – è calcolata in base al numero della popolazione regionale nella fascia di età 18-64 anni, secondo i dati ISTAT sulla popolazione residente.
Regioni Risorse ()
Abruzzo 1.124.200,00
Basilicata 511.000,00
Calabria 1.737.400,00
Campania 5.161.100,00
Emilia-Romagna 3.730.300,00
Friuli Venezia Giulia 1.022.000,00
Lazio 5.161.100,00
Liguria 1.277.500,00
Lombardia 8.584.800,00
Marche 1.277.500,00
Molise 255.500,00
Piemonte 3.679.200,00
Puglia 3.525.900,00
Sardegna 1.481.900,00
Sicilia 4.394.600,00
Toscana 3.117.100,00
Umbria 766.500,00
Valle d’Aosta 102.200,00
Veneto 4.190.200,00
Totale 51.100.000,00

under 50 cercasi

Sempre meno giovani al comando delle imprese italiane. Tra marzo 2013 e marzo 2018 le cariche di amministratore nelle imprese del nostro Paese sono cresciute di circa 48mila unità, ma continuano a diminuire i giovani coinvolti nelle ‘stanze dei bottoni’ dell’Azienda-Italia. Complessivamente, infatti, nei 5 anni considerati la percentuale di amministratori con più di 50 anni è passata dal rappresentare il 53,3 al 61% del totale delle cariche, con una perdita invece di 7,7 punti percentuali per quella degli under 50.

Questo, in sintesi, il quadro che emerge dall’elaborazione Unioncamere-InfoCamere sulle persone con carica di amministratore nelle imprese italiane negli ultimi cinque anni.

Al 31 marzo di quest’anno gli amministratori di imprese in Italia sono 3,8 milioni, quasi 50 mila unità in più rispetto alla stessa data di cinque anni fa. Un aumento che, però, segnala un forte movimento tra le classi di età a tutto vantaggio per quelle degli over 50 rispetto ai più giovani. Tra il 2013 e il 2018, gli amministratori tra i 50 e 69 anni sono aumentati di 194mila e in quella degli ‘over 70’ di altre 125mila, per una crescita complessiva di 319mila unità per l’insieme degli over 50. A questa espansione ha fatto eco una forte contrazione degli amministratori con meno di 50 anni di età: a fine marzo di quest’anno erano 1,5 milioni con una diminuzione totale di oltre 270mila unità negli ultimi 5 anni (il 15% in meno rispetto al 2013), dei quali 251 mila nella classe tra i 30 e i 49 anni e 20 mila in quella under 30.

Sul versante territoriale, ancora una volta i dati rivelano un’Italia divisa in due: da una parte, nelle ripartizioni del Centro e del Mezzogiorno, si assiste complessivamente ad una crescita nel numero degli amministratori (79mila in più nei 5 anni in esame, di cui 30mila al Centro e 49mila al Sud), dinamica opposta nelle circoscrizioni settentrionali, con una riduzione più lieve nel Nord-Est (-8mila unità, -1,0%) e più rilevante nel Nord-Ovest (-24mila unità, -2,0%).

Lo spostamento della distribuzione per età della popolazione verso le classi più anziane interessa invece tutte le aree geografiche dello stivale. Rispetto al 2013, in tutte le ripartizioni si evidenzia una riduzione del numero di amministratori nelle due fasce di età più giovani e un aumento marcato per quelle oltre i 50 anni: il processo d’invecchiamento dei capitani d’impresa appare più accentuato al Sud e Isole sia in termini assoluti (+102mila unità) che relativi (+20,9%) di quello riscontrato nelle regioni centro-settentrionali, dove il”grigio” dell’età si fa largo soprattutto al Nord-Ovest (+82.500 unità quanto ai valori assoluti) e al Centro (+17,6% in termini relativi). La tendenza si conferma pienamente anche su base regionale: in tutte le 20 regioni italiane, sia per la classe di età 50-69 anni che per quella over70, si registrano variazioni in aumento nel quinquennio esaminato. Particolarmente significativa la performance del Molise, che primeggia in termini di crescita relativa in entrambe le classi (rispettivamente +28 e +47%) e della Calabria (+24 e +42%).

Guardando ai settori produttivi, nei cinque anni considerati il fenomeno dell’invecchiamento degli amministratori caratterizza tutte le attività, con incrementi di quasi il 30% nella classe 50-69 anni e superiori al 40 % in quella degli over 70 nei due settori dell’alloggio e ristorazione e dei servizi alle imprese. Sul fronte opposto, la riduzione degli amministatori under 50 incontra pochissime eccezioni, tra cui vanno segnalate quella degli amministratori under 30 dell’agricoltura (aumentati di oltre 2.000 unità) e dei servizi di informazione e comunicazione (+463). Poiché i dati sulle cariche riflettono da vicino l’evoluzione dello stock di imprese, la lettura per tipo di attività evidenzia una contrazione nei settori che, nel periodo esaminato, hanno visto ridursi in modo più sensibile il numero di imprese: manifatturiero (-19mila amministratori), costruzioni (-17mila) e attività immobiliari (-4.600).

La donazione simulata dell’immobile può costare la revoca delle agevolazioni ‘prima casa

Fatale la donazione – simulata – dell’immobile, poco tempestiva e sufficiente per dare il ‘la’ alla revoca delle “agevolazioni
‘prima casa’”.
Vittoria definitiva per il Fisco. Respinte in Cassazione tutte le obiezioni proposte dal legale del contribuente.
Già in Commissione tributaria regionale è stato sancito che “l’atto posto in essere, ovvero la simulata donazione, ha
significato solo in quanto ha effetto nei confronti dei terzi”, incluso l’Erario.
Tale valutazione è confermata dalla Cassazione.
I giudici del ‘Palazzaccio’ ribadiscono, in particolare, che “il negozio simulato non produce effetti tra le parti e, tuttavia,
produce effetti nei confronti dei terzi”. Di conseguenza, “il negozio simulato, nel caso di specie la donazione trascritta,
èopponibile all’Erario, in quanto terzo rispetto alla simulazione, sicché l’atto di donazione determina il venir meno di una
condizione giustificativa del regime delle agevolazioni “prima casa”, ovvero che l’immobile non sia venduto o donato
prima che siano trascorsi cinque anni dalla data di acquisto”.
Irrilevante è “l’atto di risoluzione”, poiché “l’effetto risolutorio attiene unicamente ai rapporti tra le parti e non già ai terzi”.

Nullo il fermo amministrativo se manca la notifica della cartella

Accogliendo il ricorso e le tesi del contribuente, la CTP toscana ha confermato la nullità del fermo amministrativo:

  • per mancata notificazione della cartella di pagamento e degli atti presupposti;
  • per mancata notificazione del preavviso e/o dalla comunicazione di avvenuto fermo.

Inoltre, nonostante precisa richiesta della Commissione stessa all’Agenzia delle Entrate, di depositare gli originali degli avvisi di ricevimento delle raccomandate (o la copia conforme) relativi alle cartelle oggetto del giudizio nonché delle cartelle stesse, nulla è stato prodotto.

a settembre si diceva ‘Buon anno’

Malgrado tutto (crisi, stretta fiscale e venti di guerra che fischiano alle porte di casa) fuochi pirotecnici, botti e scambi di auguri non sono mancati avantieri. E’ giusto così. Guai se dovesse venir meno la speranza. Viva il 1° gennaio, dunque. Capodanno è anche giorno di scaramanzia. Chi crede ai ‘segni’ presta bene attenzione a come gli scorre la giornata cercando in novità, anomalie e ripetizioni il materiale necessario alla confezione di un personalissimo oroscopo. Qualcuno studia pure come pilotare il destino disponendosi a evitare contrasti, scansare noie e divertirsi. Un giorno di festa decisamente speciale e che nella Bari dell’anno Mille ricorreva non il 1° gennaio bensì il 1° settembre. Come è noto, dall’876 al 1071 Bari, che già era stata sede dell’ultimo Esarca di Ravenna (il responsabile dei domini di Bisanzio in Italia), divenne prima città del Catapanato, una provincia dell’Impero bizantino comprendente quella parte dello stivale posta al di sotto della linea immaginaria tra il Gargano e il golfo di Salerno. Questo territorio era governato da un funzionario insignito del titolo di strategos o patrizio. Tale funzionario era sottoposto all’autorità di un Catapano (di qui il nome della provincia) che era una specie di sovrintendente ; il palazzo del Catapano sorgeva dove oggi si leva la Basilica di San Nicola ; gli unici resti ancora visibili dell’antico maniero sono le due asimmetriche torri campanarie che avvolgono la facciata del tempio e che un tempo fungevano da torri di avvistamento. Fra le molte conseguenze della dominazione bizantina, la principale delle quali fu una politica fiscale rapinosa, va annoverata l’estensione al nostro Mezzogiorno del calendario bizantino. Introdotto nell’impero bizantino nell’anno 312 per volere dell’imperatore Costantino I, il calendario bizantino ricalcava il calendario giuliano in uso nell’Impero romano e dal quale si differenziava solo per la data d’inizio dell’anno e la numerazione degli anni. L’anno iniziava il 1º settembre (da notare che tuttora in Sardegna il mese di settembre è chiamato ‘Cabudanni’…) e finiva il 31 agosto. Caduto in disuso a Roma già alla metà del VI secolo, il calendario bizantino continuò ad essere adottato sia pure per poco anche dopo la caduta di Costantinopoli, avvenuta nel 1453. L’ultima nazione nella quale rimase in adozione fu la Russia. Lì venne abolito nel 1699 da Pietro il Grande il quale, avendo in programma di modernizzare il proprio impero, gli preferì il calendario giuliano. Il calendario bizantino è oggi adottato a solo scopo ecclesiastico dalla chiesa ortodossa.

Campania, finanziamenti ad associazioni e comuni per eventi culturali annualità 2018.

Con deliberazione n. 495 del 2 agosto 2018 Regione Campania ha adottato il bando per l’assegnazione di contributi per la promozione di iniziative culturali per l’anno 2018, ai sensi della Legge Regionale n. 7/2003 e n. 3/2017.
Il bando è dotato di risorse per complessivi € 2.600.000,00 distribuite su 3 assi d’intervento.

Natura dei contributi alle iniziative culturali 2018

I contributi possono essere:

  1. contributi annuali ordinari, concessi per un programma di iniziative di durata almeno semestrale;
  2. contributi speciali, concessi a sostegno di singole iniziative di durata almeno semestrale;
  3. contributi straordinari per eventi a sostegno di iniziative di durata almeno trimestrale.
Ammontare dei contributi erogabili

I contributi annuali ordinari possono raggiungere l’importo di € 50.000,00, a copertura del 50% delle spese ammissibili.

I contributi speciali possono raggiungere l’importo di € 30.000,00, a copertura del 30% delle spese ammissibili.

I contributi straordinari possono raggiungere l’importo di € 24.000,00 a copertura del 60% delle spese ammissibili.

Il costo complessivo dei progetti per i quali si chiede il contributo dev’essere non inferiore a € 10.000,00.

Tipologia di iniziative finanziabili

Tutte le iniziative proposte devono essere rivolte alla valorizzazione del territorio campano, e realizzate nel periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2018. In particolare, i contributi erogabili possono riguardare:

  • mostre di pittura, scultura e fotografia;
  • festival, premi e rassegne letterarie, filosofiche, scientifiche e delle arti performative;
  • attività di ricerca scientifica e approfondimento del pensiero filosofico;
  • convegnistica;
  • iniziative culturali rivolte alle giovani generazioni;
  • iniziative di valorizzazione del patrimonio locale promosse da enti locali e altri enti pubblici ubicati nel territorio campano.
Beneficiari

Possono fare richiesta di contributo,

  • gli enti, le associazioni e le fondazioni iscritte nell’albo regionale di cui all’art. 6 della Legge Regionale n. 7/2003;
  • le istituzioni di alta cultura iscritte nella sezione speciale dell’albo di cui all’art. 7 della Legge Regionale n. 7/2003;
  • gli enti, le associazioni e le fondazioni non iscritte agli albi predetti e che svolgono attività culturali rientranti tra quelle ammesse a contributo;
  • gli enti locali e gli altri enti pubblici ubicati sul territorio della Regione Campania.
Termine di presentazione delle domande di contributo

Le domande di accesso ai contributi previsti dal bando potranno essere inoltrate a decorrere dal 6 settembre 2018 e fino al 30 settembre 2018.

Servizio civile: attivati i bandi regionali

I progetti di Valle d’Aosta, Piemonte, Campania, Umbria e Sardegna

 Sono attivi i bandi per la selezione di volontari da impiegare nei progetti di Servizio Civile Universale (SCU) in Italia e all’estero, presentati dagli enti iscritti all’albo nazionale e agli albi regionali. I 53.363 posti di volontario, in 5.408 progetti, sono distribuiti tra il bando nazionale per 28.967 posti (nei progetti ordinari presentati dagli enti iscritti all’Albo nazionale e in tutti i progetti sperimentali e all’estero) e 21 bandi regionali per 24.396 posti (nei progetti ordinari presentati dagli enti iscritti agli Albi regionali). In particolare i 151 progetti sperimentali, per 1.236 posti, introducono alcune delle novità previste dalla riforma del Servizio civile universale. La domanda di partecipazione alla selezione e la relativa documentazione vanno presentati all’ente che realizza il progetto scelto.  Puoi inviare la domanda via PEC, con raccomandata a/r oppure presentarla a mano. La data di scadenza è il 28 settembre 2018 (in caso di consegna a mano entro le ore 18:00).
Diverse Regioni hanno dato anche una specifica comunicazione relativa al bando regionale
L’Assessorato della Sanità, Salute, Politiche sociali e Formazione della Valle d’Aosta ha reso noto che sono 30 i progetti che riguardano la Regione Valle d’Aosta e che prevedono complessivamente  77 posti per giovani volontari.  Alla selezione possono partecipare ragazze e ragazzi italiani, comunitari o extracomunitari (purché regolarmente soggiornanti in Italia) tra i 18 e i 28 anni non superati al momento della presentazione della domanda e interessati a maturare un’esperienza nei settori dell’assistenza, della protezione civile, del patrimonio artistico e culturale, dell’educazione e della promozione culturale.
È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto di Servizio civile nazionale, da scegliere tra quelli inseriti nel bando nazionale o nel bando regionale e delle province autonome, pena l’esclusione.
Il Servizio civile annuale offre l’opportunità ai giovani di acquisire un bagaglio di competenze specifiche in settori fondamentali nella società moderna e altre più trasversali, come la capacità di lavorare in team, di districarsi in sistemi organizzativi complessi, di tessere relazioni di aiuto che potranno essere capitalizzate in vista di un ingresso stabile nel mondo del lavoro. Si tratta, inoltre, di un’occasione per ampliare la propria rete di amicizie e conoscere in profondità il contesto sociale nel quale si vive. Nei mesi di impegno, in cui è previsto anche un periodo di formazione specifica, i giovani ammessi a svolgere il servizio civile riceveranno un rimborso forfettario di euro 433,80 mensili. Il Dipartimento della gioventù e del Servizio civile nazionale ha attivato un sito www.scelgoilserviziocivile.gov.it  dove i giovani possono trovare tutte le informazioni utili ad avvicinarsi a questo mondo per compiere le scelte più consapevoli attraverso un linguaggio accessibile e una formula comunicativa leggera ed efficace.  L’elenco completo dei posti disponibili sul territorio valdostano e il modulo di presentazione delle candidature sono disponibili sul sito della Regione all’indirizzo: http://www.regione.vda.it/serviziocivile/progetti_i.asp
In Piemonte saranno 1169 i giovani che saranno impegnati per la Regione Piemonte, in 313 progetti approvati, presentati dagli enti accreditati all’albo regionale. I numeri prediligono, per bacino di utenza, la città di Torino e la sua Provincia che, da sole, impegnano quasi il 50% di giovani sull’intero totale, a seguire Cuneo (circa 17%) e Asti (circa 16%), mentre il resto è suddiviso tra tutte le altre le province della Regione.
Le aree di intervento in cui i progetti insistono per la maggior parte sono:
– l’assistenza rivolta, in particolar modo, a disabili, minori e giovani in condizioni di disagio o di esclusione sociale, donne con minori a carico e donne in difficoltà, persone affette da dipendenza, persone vittime di violenza, migranti;
– l’educazione e la promozione culturale rivolta a tutte le fasce di età, minori-giovani-anziani;
– il tutoraggio scolastico, la lotta all’evasione e all’abbandono scolastico;
– la cura e la conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale (biblioteche, musei, centri storici);
– la promozione dello sport, anche finalizzato a processi di inclusione;
– l’educazione e la promozione ambientale e paesaggistica, con particolare riguardo al monitoraggio dell’inquinamento e alla salvaguardia e alla tutela di parchi ed oasi naturalistiche;
– la diffusione della conoscenza e della cultura della protezione civile.
Sono soprattutto i primi tre ambiti che ricevono il maggior numero di volontari, mentre il settore del patrimonio artistico-culturale quest’anno ha riscosso un particolare incremento.
In Campania sono 323 progetti approvati e 3.524 volontari da coinvolgere, la Regione si conferma al primo posto tra le regioni italiane per progetti e partecipanti al servizio civile, a conferma del lavoro e delle scelte fatte in questi anni attraverso le Politiche sociali nella promozione degli enti del terzo settore, dei progetti di qualità e delle attività legate al mondo del volontariato.  “Con i giovani che entreranno quest’anno e che andranno ad aggiungersi ai 3.215 già in servizio attivo, la Campania avrà oltre 6700 volontari impegnati nel Servizio Civile in tantissimi progetti ed attività che costituiscono un valore aggiunto enorme per i nostri territori dal punto di vista sociale”, afferma l’assessore regionale alle Politiche Sociali e all’Istruzione Lucia Fortini. “Il Servizio Civile è anche l’occasione per le ragazze e i ragazzi di fare un’esperienza retribuita che gli consente di entrare a contatto col mondo del lavoro. Per questo lavoriamo e facciamo in modo che gli enti coinvolti presentino progetti di sempre maggiore impatto e qualità”, conclude Fortini.
In Umbria il bando prevede la selezione di 248 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Regione. Ai volontari, in servizio per un anno, spetta un compenso mensile di 433,80 euro. In totale sono 33 i progetti approvati dalla Regione Umbria, che saranno attivati in tutto il territorio regionale da Comuni ed enti accreditati nell’Albo regionale. Dei 248 posti disponibili, quattro sono riservati a “volontari FAMI”, cioè a giovani titolari di protezione internazionale o di protezione umanitaria, al fine di favorirne l’inserimento nella comunità regionale. Le aree di intervento riguardano ambiti come l’assistenza, la protezione civile, la tutela del patrimonio ambientale e culturale, la cooperazione allo sviluppo, la promozione e tutela dei diritti umani, l’educazione e la promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale, la promozione della pace tra i popoli, dell’integrazione dell’inclusione sociale. L’elenco dei progetti attivati e il bando per accedere alla selezione sono disponibili sul sito della Regione Umbria. È possibile presentare una sola domanda di partecipazione, per un unico progetto servizio civile, pena l’esclusione dalla selezione. I ragazzi interessati possono chiedere ulteriori informazioni agli uffici regionali, presso la Direzione Salute, Coesione Sociale – Servizio Programmazione nell’Area dell’Inclusione Sociale, inviando una e-mail al seguente indirizzo: serviziocivile@regione.umbria.it. “Il servizio civile – sottolinea Luca Barberini, assessore regionale alla salute, coesione sociale e welfare – rappresenta per i giovani un’opportunità importante di formazione e di crescita personale e professionale, attraverso attività di pubblica utilità a servizio della comunità. Invito i ragazzi e le ragazze umbre a vivere questa esperienza, a contatto con la realtà della pubblica amministrazione e degli enti del privato sociale, partecipando attivamente alla promozione di valori fondamentali e allo sviluppo del territorio”.
“Negli ultimi anni – prosegue Barberini – la Regione Umbria ha lavorato molto per promuovere la cultura del servizio civile sul territorio. Rispetto al 2016, siamo arrivati a raddoppiare il numero di posti messi a bando per dare maggiori opportunità ai giovani e questo anche grazie al lavoro degli enti accreditati. Alla luce della nuova riforma del settore, che ha introdotto il servizio civile universale, abbiamo però il ragionevole dubbio che il buon lavoro fatto finora possa subire una battuta di arresto per le difficoltà degli enti di accreditarsi al nuovo albo unico. Su questo chiederemo presto un confronto con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale”.
Al via anche la selezione di 932 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Sardegna. L’assessorato del Lavoro informa, attraverso un avviso, che il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha aperto il bando di partecipazione per i progetti realizzabili nell’anno in corso e nel 2019: esperienze della durata di 12 mesi, dietro il riconoscimento di un assegno mensile anche in questo caso di 433,80 euro. “Vogliamo dare una visibilità sempre maggiore al servizio civile volontario”, sottolinea l’assessora del Lavoro, Virginia Mura. “Anche quest’anno abbiamo ampliato il numero dei progetti ammessi, per consentire a quasi mille ragazzi di spendere le loro migliori energie al servizio della comunità di appartenenza. Confidiamo nella massima partecipazione dei nostri giovani, per cogliere un’opportunità così significativa: un percorso di cittadinanza attiva per la crescita personale”.
I progetti approvati dalla Regione Sardegna nei settori assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale sono 176 (su 195 pervenuti), un numero superiore rispetto agli anni precedenti, con la partecipazione di 119 enti sezione A – Regione Sardegna dell’Albo del Servizio Civile Nazionale. Anche il numero dei volontari – 932 –  è aumentato rispetto allo scorso anno di circa 200 unità.
Se si considera che nel 2015 i progetti ammessi sono stati 133 (su 278 istruiti) per 610 giovani coinvolti, nell’anno successivo sono stati impegnati 544 volontari per 93 progetti approvati (su 179 pervenuti) e nel 2017 il numero dei giovani è invece salito a 740 per 145 progetti ammessi (su 250 pervenuti), si evidenzia per il 2018, un incremento notevole nel numero dei progetti approvati e nel numero dei volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Sardegna.
Per visionare l’elenco dei progetti ammessi, il Bando 2018 e gli allegati, è possibile visitare i siti www.regione.sardegna.it/serviziocivile/ e www.serviziocivile.gov.it, i link in allegato all’avviso regionale, le banche dati del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto di Servizio Civile, pena l’esclusione.
Oltre ai 932 posti disponibili per i progetti approvati dalla Regione Sardegna, si aggiungono ulteriori posti sulla base dei progetti degli enti iscritti all’albo nazionale aventi sede in Sardegna.

Smarrimento della cartella clinica:responsabilità del medico

Cass. civ. Sez. III, 13 luglio 2018, n. 18567

Il principio di vicinanza della prova, fondato sull’obbligo di regolare e completa tenuta della cartella, le cui carenze od omissioni non possono andare a danno del paziente (Cass. 12273/2004; Cass. 1538/2010 e, di recente, Cass. 7250/2018), non può operare in pregiudizio del medico per la successiva fase di conservazione, in quanto dal momento in cui l’obbligo di conservazione si trasferisce sulla struttura sanitaria, l’omessa conservazione è imputabile esclusivamente ad essa; la violazione dell’obbligo di conservazione non può dunque riverberarsi direttamente sul medico determinando una inversione dell’onere probatorio.
I medici possono trovarsi, in caso di smarrimento della cartella clinica ad opera della struttura sanitaria, in una posizione simmetrica a quella del paziente, rischiando a loro volta di essere pregiudicati dalla impossibilità di documentare le attività svolte e regolarmente annotate sulla cartella clinica, in quanto, diversamente opinando, si finirebbe per violare quegli stessi principi in materia di prossimità della prova che ispirano le conseguenze pregiudizievoli per il medico che, dalla presenza di lacune nella cartella clinica, verrebbe diversamente a trarre vantaggio.
Il ruolo dei medici evocati in causa come convenuti insieme alla struttura sanitaria è -non meno che quello dei pazienti, o parenti dei pazienti che abbiano agito in giudizio – un ruolo attivo, nel senso che, ove convenuti, devono attivarsi per articolare nel modo migliore la propria difesa.                                                                                                                     Sono, quindi, gli stessi medici, che abbiano scrupolosamente compilato la cartella clinica, a poterne e doverne richiedere copia alla struttura per acquisirne disponibilità al fine di articolare le proprie difese di produrla in giudizio, così che, se non possono ritenersi gravati dagli obblighi di conservazione della cartella (che gravano sulla struttura sanitaria), essi non sono esenti dall’ordinario onere probatorio; non possono pertanto con successo, qualora non abbiano essi stessi curato la produzione in giudizio della cartella clinica e non abbiano la disponibilità della copia che avrebbero avuto l’onere, all’inizio della causa, di richiedere, pretendere che siano imputate alla struttura sanitaria eventuali lacune della copia della cartella clinica prodotta in giudizio quando la struttura sanitaria dichiari di aver smarrito l’originale della cartella.