La valanga di no ha travolto soprattutto il Pd allargando crepe presenti in un partito lacerato dalla guerra tra maggioranza renziana e minoranza. La recente direzione del partito ha di fatto messo i democrat in una posizione di stan by in attesa cioé della conclusione delle consultazioni al Quirinale. Il segretario nonché premier dimissionario, Matteo Renzi, ha dettato la linea, ma il suo messaggio è stato accolto da tutti? “Questa legislatura nasce con l’impegno
solenne a fare riforme e legge elettorale. Così giustificammo maggioranze disomogenee. Il 4 dicembre questo film è finito. E questo porta alla fine della legislatura”. Cosi’ in una intervista a Repubblica il presidente del Pd, Matteo Orfini. Ma “resta il problema del sistema di voto, che è ciò che giustificherebbe il prolungamento della legislatura. Prima di decidere, però, chiediamo alle altre forze cosa intendano fare”, dichiara Orfini. “Noi vogliamo capire chi secondo loro deve governare mentre cambiamo la legge. Aspettiamo le consultazioni, ma non mi sembra possibile che possano chiedere di cambiare la legge elettorale e stare ogni giorno in piazza contro il governo”. Quanto all’ipotesi che il Pd governi solo con l’attuale maggioranza Orfini dice che “a oggi il presidente dem non mi sembra la possibilità più realistica. Ma aspettiamo le consultazioni”. Intanto c’è da fare chiarezza nel Pd. “Abbiamo subito una sconfitta importante e dobbiamo aprire una riflessione vera, anche su quello che non ha funzionato. Non in una direzione, ma al congresso”. Quanto a Dario Franceschini – leader di AreaDem, tornata a essere la componente di gran lunga più rappresentata nei gruppi Pd –
“è stato un ottimo ministro ed è un importante leader del Pd. Ma non è l’azionista di maggioranza del partito. Né lui né nessun’altro può immaginare di gestire il Pd come una federazione di correnti, perché non si fa il bene del partito”. In una intervista con ‘Il Corriere della Sera‘ il vicesegretario del Pd, lorenzo Guerini, difende Renzi. “Ha fatto quel che aveva sempre detto. Ha tratto le conseguenze della sconfitta al referendum ed è questo il fatto con cui ci dobbiamo confrontare. Per noi, che siamo una forza responsabile, l’interesse del Paese viene prima di tutto”, ha detto Orfini aggiungendo che “il segretario è tutt’altro che solo. Nel Pd e in tutta Italia c’è compattezza intorno alla sua figura”. E ha ribadito: “Il Pd ha un segretario che si chiama Matteo Renzi e che non è stato minimamente messo in discussione. Il lungo applauso che ha salutato il suo ingresso in direzione testimonia come tutto il partito si sia stretto intorno al suo leader”. Per Guerini “I numeri della direzione sono molto chiari. Renzi è segretario in virtù del congresso del 2013, nel 2017 ci sarà un altro congresso e in quella sede ci confronteremo”.