Nella prossima riunione della Fed, in programma il 13 e 14 dicembre, Janet Yellen dovrebbe annunciare un rialzo dei tassi, oggi nel range 0,25-0,50%. È questo uno dei pochi punti sul quale quasi tutti gli analisti sono d’accordo. Perché, per il resto, le previsioni sui tassi sono molto diversificate, a seconda delle priorità attribuite ai diversi rischi in gioco.
A cavallo della Trump economy. Subito la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane si è registrato un balzo nei rendimenti dei Treasury (quindi a danno dei detentori di titoli di Stato americani), che ha avuto ripercussioni anche nelle altre aree del globo. Compresa l’Italia, che per altro si trova a fare i conti con l’allargamento dello spread dovuto ai timori diffusi di una vittoria del «NO» al referendum del 4 dicembre, che aprirebbe le porte a una stagione di instabilità politica. Questo trend lascia immaginare che la Fed tenderà ad abbandonare l’atteggiamento da colomba per accelerare nel processo di normalizzazione dei tassi, rispetto a quanto previsto finora, vale a dire un rialzo di 25 punti base a dicembre, due ritocchi della medesima entità nel corso del 2017 e altri tre nel 2018, per arrivare tra due anni a circa il 2%.





