Sapere come agisce la p.a. sarà un diritto per i cittadini. Ciascuno potrà richiedere gratuitamente alla pubblica amministrazione dati e documenti a prescindere da un interesse diretto. Il diritto di accesso, già riconosciuto dalla legge, ma legato all’esistenza di una situazione giuridica tutelabile (diritto soggettivo o interesse legittimo), si amplia al punto da essere sempre attivabile, realizzando così un controllo sociale diffuso, «il controllo di 60 milioni di cittadini». È il «Freedom of information act», ossia il sistema generale di pubblicità e trasparenza, già radicato nei paesi anglosassoni, e introdotto nel nostro ordinamento dal decreto legislativo approvato ieri in via definitiva dal consiglio dei ministri. Si tratta del primo degli 11 dlgs attuativi della riforma Madia (legge n.124/2015), varati in blocco dal governo a gennaio, a diventare legge. E forse non è un caso, visto che si tratta di un provvedimento dall’alto valore simbolico che fa della trasparenza non più un adempimento burocratico, o peggio ancora, una concessione ai cittadini, ma una «grande politica pubblica che serve a combattere la zona grigia che va dall’illecito allo spreco», come si legge nel parere licenziato da Montecitorio il 19 aprile scorso (si veda ItaliaOggi del 20/4/2016).
La camera, nell’accendere il semaforo verde sul testo, aveva però posto una serie di condizioni che sono state integralmente accolte nella versione varata dal cdm. A cominciare dall’eliminazione del meccanismo del silenzio-rifiuto, previsto nel testo originario del dlgs, che avrebbe comportato il rigetto dell’istanza decorsi inutilmente 30 giorni dalla presentazione della stessa. Come osservato dalla commissione affari costituzionali della camera, questo meccanismo avrebbe comportato effetti «paradossali» rischiando di vanificare la ratio stessa del decreto. E così nel testo definitivo si stabilisce che il rigetto da parte della p.a. debba essere sempre espresso e motivato. Contro il diniego (parziale o totale) da parte della pubblica amministrazione, o in caso di mancata risposta, il rimedio non sarà più il ricorso al Tar (che avrebbe comportato dispendiose spese legali in grado di rappresentare un freno a ricorrere per gli interessati).
