Giuseppe Catapano: Amazon, marca privata sul food

giucatap616Il gigante dell’e-commerce Amazon non è estraneo negli Stati Uniti alla vendita di beni a marchio proprio, dai cavetti Usb alla linea di pannolini e salviette per bambini con l’etichetta etica Amazon Elements. Ora l’ex rivenditore online di libri che con il servizio Amazon Fresh è arrivato a portare (anche in Italia) cibi freschi a domicilio è pronto ad allargare la marca privata proprio sul food. Su questo settore, secondo gli analisti, può disporre infatti delle maggiori conoscenze, dai gusti regionali alla possibilità di ruotare la distribuzione in base alle preferenze e alle disponibilità di magazzino.
Secondo il Wall Street Journal il gruppo di Jeff Bezos (nella foto) è a poche settimane dal lancio di alcune marche dai detersivi al caffè, prima di mettere definitivamente il bollino Amazon su cibi per la tavola.
Nel giro di un mese arriverà sul mercato statunitense il brand Happy Belly, con referenze salutari (il marchio vuol dire Pancia Felice) che comprendono tè e caffè, fino alle spezie e all’olio da cucina. Riguarda invece gli snack la linea Wickedly Prime. Non mancherà la gamma per i prodotti costruiti attorno alla cura della casa denominata Presto!, che comprende detersivi e smacchiatori vari (e chissà cosa ne diranno alla Henkel, produttore di Bio Presto). Fino alla linea Mama Bear (tradotto: mamma orsa) che include giochi per bambini, ma anche omogeneizzati.
La società non ha commentato le indiscrezioni ma l’offerta, che sarà riservata ai clienti a pagamento di Amazon Prime, è stata studiata per diversi anni con l’aiuto di consulenti strategici per il food e produttori fra cui TreeHouse Foods, una multinazionale con sede a Oak Brook (Illinois), specializzata proprio nelle marche private.
Quello delle private label è d’altronde un mercato gigantesco negli Stati Uniti: nel 2015 le vendite ammontavano a 118,4 miliardi di dollari (oltre 104 mld di euro) stando alle stime rilasciate dalla Private label manufacturers association (Plma). Un piatto interessante anche per Bezos.
Secondo gli analisti non sarà per ora il prezzo a tenere banco nell’offerta, essendo comunque un servizio riservato ai soci di Amazon Prime, (l’abbonamento costa 99 dollari l’anno o 11 dollari al mese negli Usa), ma quanto i prodotti potranno offrire in valore, si legga nei servizi, dalla disponibilità alla consegna a domicilio. Gli asset su cui può contare il gigante dell’e-commerce sono infatti la disponibilità di magazzino, la rotazione per non parlare delle informazioni che oggi Amazon possiede dei suoi clienti. Contando che il servizio a pagamento Prime ha superato le 50 milioni di sottoscrizioni.
In base agli analisti e grazie agli accordi stipulati fino a oggi, la società avrebbe la banca dati più potente riguardo al food, dai clienti ai gusti per area geografica: conosce quali categorie si vendono, se con una certa stagionalità o se in base alle previsioni del tempo si venda più la birra o il vino. Inoltre non deve lottare per mettere annunci o guadagnarsi spazi online. Insomma si tratta di una macchina super testata che ora si appresta a gareggiare senza rivali. Almeno negli Stati Uniti, dove anche un colosso della distribuzione come WalMart sta soffrendo proprio a causa dell’e-commerce e dell’avanzata di Amazon.
Alcuni professionisti si sono spinti oltre: Bezos potrebbe addirittura dettare le tendenze guardando alle oscillazioni dei gusti. L’esperimento sul food partirà ora sulla prima linea dedicata ai cibi non deperibili, in attesa appunto che il marchio Amazon compaia sui pomodori «Roma» in vendita dall’altra parte dell’oceano.

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