Giuseppe Catapano: Antiriciclaggio ad alto rischio

giucatap592Sui professionisti fioccano le sanzioni per violazione delle norme antiriciclaggio. Negli ultimi tre anni sono state quasi 600 le ispezioni della Guardia di finanza negli studi e in più della metà dei casi sono state trovate irregolarità e applicate sanzioni. Evidentemente, anche dopo tre anni di rodaggio, gli adempimenti antiriciclaggio continuano a essere amati dai professionisti come una seduta dal dentista. Forse perché scaricano sulle loro spalle obblighi e responsabilità di natura pubblicistica in stridente contrasto con il rapporto fiduciario che si instaura con i clienti: spesso richiedono anche una esplicita violazione dell’etica professionale, come nel caso della segnalazione di operazioni sospette o della comunicazione di irregolarità dei pagamenti in contanti, che costituiscono il presupposto per la sanzionabilità del cliente; altre volte invece, come nel caso della mancata compilazione del registro antiriciclaggio, non c’entra il rapporto fiduciario, ma è solo una questione di scarso interesse nei confronti di un adempimento che comunque richiede tempo e che non potrà certamente essere fatturato al cliente.
Sta di fatto che le ispezioni della Guardia di finanza sono in aumento: sono state 162 nel 2013, sono cresciute a 215 nel 2014 e sono diventate 216 l’anno scorso.  Le fonti di innesco, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, possono essere varie. Nella maggior parte dei casi però derivano da un’analisi del rischio effettuata dai reparti della Guardia di finanza sulla base di elementi concreti che possono scaturire da una verifica fiscale, oppure dall’attività di polizia giudiziaria; altre informazioni possono originare da informazioni antiriciclaggio, controlli transfrontalieri di valuta ecc.
È vero che i controlli non sono ancora quantitativamente numerosi, ma la percentuale di quelli con esito positivo è impressionante: oltre il 50%. Le violazioni più frequenti sono, nell’ordine, l’omessa, incompleta o ritardata registrazione, la mancata identificazione del cliente, la mancata istituzione del registro, l’omessa segnalazione di operazioni sospette, la mancata comunicazione di irregolarità legata all’uso di contanti.
A partire dal 6 febbraio di quest’anno tutte queste violazioni sono state depenalizzate, ma in compenso sono raddoppiate le sanzioni amministrative, e se nei confronti delle sanzioni penali si poteva sperare nella prescrizione (assai frequente), ora invece la sanzione amministrativa è automatica e non lascia scampo.
Altre modifiche in materia di sanzioni sono annunciate in tempi brevi: entro il mese di giugno dovrebbe infatti essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge delega che recepisce la quarta direttiva antiriciclaggio che prevederà una graduazione delle sanzioni in funzione della capacità economica del soggetto inadempiente. Per lo stesso illecito, per esempio, la sanzione comminata ad una banca potrà essere più alta di quella inflitta a un piccolo professionista. Modifiche che, se possono dare qualche piccolo contributo al miglioramento della disciplina, trascurano però del tutto il problema di fondo di un’attività richiesta a soggetti privati in modo non retribuito e in contrasto stridente con la fiducia in loro riposta dai clienti.

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