A cura di: Giuseppe Catapano
Il governo intende mettere mano al dossier giustizia tributaria. Il primo passo è stato fatto ieri con l’istituzione di un tavolo tecnico finalizzato a «pervenire a una riforma che si ispiri alle migliori pratiche internazionali». Il gruppo di lavoro è stato istituto al termine di un incontro tra i ministri dell’economia, Pier Carlo Padoan, e della giustizia, Andrea Orlando, i quali hanno «condiviso l’esigenza di un intervento volto ad assicurare un funzionamento più efficace», evidenzia una nota congiunta. A capo della task force, che per ora dovrebbe ricomprendere solo esponenti ministeriali, vi saranno i capi di gabinetto dei due dicasteri, rispettivamente Roberto Garofoli (Mef) e Giovanni Melillo (Giustizia).
Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la riforma dovrebbe riguardare esclusivamente gli aspetti ordinamentali e non il processo tributario (peraltro già oggetto di una recente rivisitazione con il dlgs n. 156/2015). Diverse le soluzioni sul tavolo, emerse nelle ultime settimane anche a seguito dei casi di cronaca legati agli arresti di alcuni giudici tributari: dalla riorganizzazione di Ctp e Ctr alla loro soppressione, con la creazione di sezioni specializzate presso i tribunali ordinari, dall’introduzione del giudice a tempo pieno alla previsione di un doppio organo giudicante a seconda della rilevanza delle cause (magistrati part time per quelle di minore importo, giudici professionali per quelle maggiori). Non è escluso che, come già avvenuto in ambito di compliance fiscale, il governo possa rivolgersi a organismi internazionali quali Ocse e Fmi per individuare delle best practice che potrebbero essere calate anche nell’ordinamento italiano.