Ad Amsterdam è partita la corsa contro il tempo per salvare Schengen. Francia, Germania, Austria, Svezia, Danimarca e Croazia hanno chiesto la sospensione del Trattato per due anni. Intanto hanno chiuso le frontiere, con l’obiettivo di fermare l’onda di migranti in arrivo dalla Grecia e dalla rotta balcanica, quasi 900.000 nel 2015 e 40.000 nel solo mese di gennaio. A maggio, pero’, non potranno più legalmente tenere la porta chiusa.
La possibile soluzione c’è, ed è quella invocata dal primo ministro italiano, Matteo Renzi, e dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che prevede la redistribuzione automatica tra i 28 stati membri dell’Ue dei migranti che arriveranno in Europa. Le sorti di Schengen e dell’Unione, come nella crisi dell’euro, dipendono però dalla Grecia: il premier Alexis Tsipras ha tre mesi per riprendere il controllo delle sue frontiere e provvedere alla registrazione dei richiedenti asilo che giungono dalla Siria. In caso contrario torneranno i confini, e i rifugiati rimarranno bloccati nella penisola greca, innescando quasi certamente una crisi umanitaria. Quasi un paradosso il fatto che la minaccia maggiore per la libera circolazione provenga dai paesi che vogliono salvare Schengen: Germania, Olanda, Lussemburgo e le istituzioni Ue. Ieri ad Amsterdam si è tenuta una riunione straordinaria dei ministri degli Interni dell’Ue, convocata dalla presidenza olandese, per tentare di dare un contenuto politico alle proposte sul tavolo. Dopo nove ore di colloqui, l’austriaca Johanna Mickl-Leitner ha affermato che Schengen “è sull’orlo del tracollo”. Tra quattro mesi, infatti, Berlino e Vienna potrebbero essere le prime capitali a sospendersi dal trattato di libera circolazione. Il commissario agli Interni Ue, Dimitris Avramopoulos, prova a ricordare che “c’è piena intesa fra tutti sull’esigenza si salvare Schengen”, ma è impossibile non fare i conti con il fallimento del meccanismo di redistribuzione dei migranti e dei controlli all’ingresso che avanzano a singhiozzo.
Per l’Italia, l’incubo peggiore sono i Balcani: se la sospensione per due anni di Schengen chiesta dai Sei sembra una catastrofe, ancora peggio sarebbe la chiusura della rotta balcanica. Il rischio è che i migranti possano tornare ad attraversare il mare, mettendo l’Italia nella condizione di dover accogliere tra le 200.000 e le 400.000 persone in fuga dalla guerra.
Mese: gennaio 2016
Giuseppe Catapano: Fondi, finale d’anno col botto, a dicembre raccolti quasi 11 mld. Nel 2015 saldo positivo di 141 mld
Grazie a una raccolta mensile di quasi 11 miliardi di euro a dicembre, l’industria del risparmio gestito ha archiviato il 2015 con un saldo positivo di circa 141 miliardi, un dato in crescita del 6% rispetto al 2014, che si era chiuso con una raccolta netta complessiva record di oltre 133 miliardi.
Secondo quanto ha reso noto Assogestioni, la parte del leone la fanno ancora le gestioni collettive che in dodici mesi hanno registrato flussi positivi per 95 miliardi, in aumento rispetto ai 92 miliardi del 2014. Ma cresce, anno su anno, anche la raccolta netta delle gestioni di portafoglio che archiviano il 2015 con 46 miliardi di flussi netti, contro i 41 dell’anno scorso.
Da segnalare, infine, il nuovo exploit del patrimonio complessivo gestito dall’industria che ha chiuso il 2015 a quota 1.823 miliardi, un dato in crescita di circa il 15% rispetto al 2014. Una crescita che ha riguardato in egual misura sia le gestioni collettive, passate dai 731 miliardi del 2014 agli 890 miliardi del 2015, sia le gestioni di portafoglio, che hanno chiuso l’anno a quota 932 miliardi, contro gli 857 dell’anno precedente.
Nel 2015 più della metà della raccolta dei fondi aperti è stata fatta attraverso i fondi flessibili (51,5 miliardi di euro). Seguono, ben distanziati, gli obbligazionari che hanno visto entrare 14,9 miliardi, i bilanciati 12,5 miliardi e gli azionari con 9,5 miliardi.
Giuseppe Catapano: Tesoro, collocati 2,5 mld di Ctz e Btp indicizzati
Giuseppe Catapano: Tassisti in guerra e scioperi, Parigi paralizzata
Parigi paralizzata, stamane, per una raffica di scioperi simultanei nei trasporti aerei, negli ospedali e nelle scuole. Nel ‘martedi’ nero’ della capitale francese, inoltre, circa 1500 tassisti hanno messo a ferro e fuoco la città, bloccando gli accessi agli aeroporti di Charles De Gaulle e Orly (già funzionanti a singhiozzo per l’astensione dal lavoro dei controllori di volo) e scatenando una guerriglia urbana con lanci di molotov e pneumatici bruciati. La situazione è stata particolarmente tesa a Porte Maillot, nel 16esimo arrondissement, dove la polizia è dovuta intervenire con i lacrimogeni e ha fermato 20 persone; nello scalo di Orly, inoltre, un tassista che non aveva aderito allo sciopero è stato aggredito dai colleghi ed è rimasto ferito. Disordini e blocchi anche in altre città, soprattutto Marsiglia, Lille e Tolosa.
La categoria è scesa in piazza per la concorrenza – ritenuta sleale – delle auto a noleggio con conducente e di Uber; e dopo ore di tensioni, è riuscita ad ottenere un incontro col premier, Manuel Valls, che avverrà in tarda mattinata. “La nostra sopravvivenza è in pericolo, stiamo stufi di incontri e negoziati”, ha pero’ dichiarato Ibrahim Sylla, portavoce del sindacato Taxis de France.
A rendere più caotica la situazione si sono aggiunti una serie di scioperi simultanei, a partire da quello dei controllori di volo che ha causato la cancellazione di un volo su cinque. A causa dei blocchi dei taxi, inoltre, l’accesso dei passeggeri ai due scali francesi ma anche agli aeroporti di altre città risulta fortemente compromesso. Air France ha fatto sapere che opererà tutti i suoi voli a lunga tratta e più dell’80% di quelli a media e breve tratta, sia nazionali che europei; tuttavia “non si possono escludere cancellazioni e ritardi dell’ultimo minuto”. Easyjet ha reso noto di aver già cancellato 35 voli, per la maggior parte interni; ma i disagi hanno interessato anche i collegamenti con Svizzera, Italia e Spagna. Sempre oggi in tutta la Francia incrociano le braccia circa 5,6 milioni di lavoratori pubblici, ospedali compresi, in polemica con la riforma del lavoro annunciata dal governo a settembre e che intacca stipendi e avanzamenti di carriera.
Fermi anche molti asili e scuole elementari dove gli insegnanti reclamano aumenti di stipendio; la percentuale di adesione allo sciopero di questi ultimi, a Parigi, è stimata dai sindacati intorno al 45%. Secondo il sindacato di sinistra Fo, i dipendenti pubblici hanno subito un erosione del potere di acquisto dell’8% a causa del congelamento dell’indicizzazione dei salari. Sul punto, tuttavia, il ministro della Funzione Pubblica, Marylise Lebranchu, ha già replicato che “siamo in una situazione difficile” e non è possibile aspettarsi grandi cambiamenti.
Giuseppe Catapano: Good bank, esiti “più che soddisfacenti” dalla prima fase della cessione
La prima fase della cessione delle quattro good bank – Nuova Cassa di risparmio di Ferrara, Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di risparmio di Chieti – che si è chiusa ieri pomeriggio con la presentazione delle manifestazione di interesse da parte di potenziali investitori – “ha consentito una prima mappatura degli operatori nazionali e internazionali interessati, con esiti più che soddisfacenti”. Lo si legge in una nota diffusa dal management delle quattro banche.
Alla manifestazione di interesse hanno potuto partecipare soggetti in possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni nazionali e comunitarie in grado di garantire la continuità operativa ed economica delle Good Bank, nonché la rapidità ed efficienza nella realizzazione dell’acquisizione.
Nei prossimi giorni – dopo una prima selezione – le controparti che hanno espresso tali interessi preliminari riceveranno un primo documento descrittivo (Teaser) accompagnato da una lettera di procedura: sulla base di questi documenti verranno richieste conferme di interesse più circostanziate che permetteranno il passaggio a una seconda selezione per il successivo invio dell’Information Memorandum in vista delle Non-Binding Offer.
Giuseppe Catapano: Protesta dei lavoratori Ilva paralizza Genova
Genova paralizzata dalle prime ore della mattina per lo sciopero dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Cornigliano che da ieri hanno occupato la fabbrica per protestare contro la messa in discussione dell’accordo di programma del 2005 che garantiva il mantenimento dei livelli occupazionali e la continuità di reddito per i dipendenti dell’azienda. I lavoratori aderenti alla Fiom, che chiedono un incontro con il ministro Guidi per ottenere garanzie sul rispetto dell’accordo di programma, stanno bloccando dalle 9 di questa mattina l’accesso al casello autostradale di Genova Ovest, la strada sopraelevata Aldo Moro e via Cantore causando gravi disagi al traffico in città. Un altro gruppo di operai sta bloccando la circolazione in via di Francia, accendendo fumogeni e lanciando petardi. Alla manifestazione partecipano anche delegazioni di lavoratori di Ansaldo Energia e di Amt, l’azienda di trasporto pubblico del capoluogo ligure.
Giuseppe Catapano: Vaticano, Iran importante per soluzioni politiche in Medio Oriente
L’Iran può svolgere un “importante ruolo”, “insieme ad altri paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Santa Sede al termine della visita in Vaticano del presidente Rohani. Colloqui, quelli con Papa Francesco e, quindi, con il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, definiti “cordiali” nel corso dei quali “si sono evidenziati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell`Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa”.
“Ci si è poi soffermati – si precisa ancora da parte Vaticana – sulla conclusione e l’applicazione dell`Accordo sul Nucleare e si è rilevato”. Infine “è stata ricordata l`importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nella promozione della riconciliazione, della tolleranza e della pace”.
L’incontro durato 40 minuti, con Papa Francesco, al secondo giorno a Roma ha di certo già sancito l’apertura di una nuova stagione di rapporti tra Italia e Iran e tra Teheran e l’Occidente. Nella tappa romana che si conclude domani mattina con una conferenza stampa del capo dello Stato iraniano, primo viaggio in Occidente dopo “l’implementation day” dell’accordo sul nucleare, “pace” è stata una delle parole più usate e il presidente iraniano ha mandato un messaggio ai partner internazionali: l’Iran è un attore credibile con cui dialogare per la stabilità nella regione.
“Il Corano invita i musulmani a proteggere per prima le chiese e le sinagoghe: questo significa tolleranza”, ha detto Rohani poco prima di presentarsi all’udienza dal Pontefice.
Nell’udienza in Vaticano il pontefice ha regalato al suo ospite un medaglione di San Martino. Il Papa ha spiegato a Rohani che si trattava del santo raffigurato nel momento di togliersi il mantello per donarlo ad un povero, “un segno di fratellanza gratuita”. “Grazie davvero”, ha replicato Rohani. Francesco ha quindi detto al suo ospite: “La ringrazio tanto per questa visita e spero nella pace”. Di rimando, il presidente iraniano lo ha lasciato aggiungendo: “Le chiedo di pregare per me. Mi ha fatto veramente piacere vederla e le auguro buon lavoro”.
E sul tasto della pace e del ruolo che ha e avrà l’Iran nello scacchiere del Medio Oriente ha insistito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “L`Italia ha sempre sostenuto il ruolo dell’Iran come protagonista regionale nella soluzione delle tensioni dell`area, a cominciare dalla crisi siriana”. Inoltre la scelta di Roma come prima tappa del viaggio di Rohani “non è casuale” ma “ha una valenza storica” ed è “il segno di un antico legame storico e della profonda amicizia tra i nostri popoli” e anche un “riconoscimento della perseveranza con cui l’Italia ha sempre scommesso sull’Iran”. Una scommessa che oltre a livello politico internazionale, nel quadro del negoziato di pace della crisi siriana, punta anche sul fronte economico dove le aziende italiane sono rimaste “anche nei momenti difficili”. Relazioni che possono contare già su accordi firmati per 17 miliardi di euro e una mano tesa da parte di Teheran agli imprenditori italiani e al premier Matteo Renzi, atteso nel Paese nei prossimi mesi proprio per ravvivare ulteriormente queste relazioni. Ad ascoltare oggi il messaggio di Rohani al Business Forum organizzato da Confindustria, una platea piena in ogni ordine di posto, con grandi industrie e piccole e medie imprese pronte ad approfittare delle occasioni offerte dalla revoca delle sanzioni, che, come ha sottolineato il presidente iraniano, la Comunità internazionale “ha capito che non servono” contro la Repubblica islamica dell’Iran. Teheran, quindi, è pronta ad accogliere gli investitori stranieri e “dopo anni di sanzioni oggi esistono opportunità ma da qui ad un anno questa situazione cambierà. Oggi ci sono posti da riempire” anche per l’Italia, “ci fidiamo dell’Italia e degli italiani”, ma bisogna fare presto, ha detto Rohani. Messaggio condiviso dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, per cui l’Iran è “un paese prioritario per l’interscambio nei prossimi anni” e offre “opportunità formidabili” per gli imprenditori italiani. L’Iran è il Paese nel mondo tra quelli vicini all’Italia “al più alto potenziale. Dobbiamo correre in Iran perché c’è la fila. Abbiamo un piccolo vantaggio e dobbiamo sfruttarlo”, ha sottolineato il presidente dell’Ice, Riccardo Maria Monti.
Italia-Iran: Gentiloni incontra Zarif, missione Rohani passaggio chiave
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni ha incontrato il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, nell’ambito della visita del presidente Hassan Rohani a Roma, tappa iniziale del suo primo viaggio in Europa. Una presa di contatto tra Roma e Teheran, si legge in un comunicato della Farnesina, resa ancor più significativa perché avviene all’indomani dell’implementation day, il 16 gennaio, che ha sancito l’entrata in vigore dell’accordo sul programma nucleare, con la connessa rimozione di gran parte delle sanzioni. La politica estera italiana sta sostenendo una soluzione diplomatica al dossier nucleare e considerato fondamentale il coinvolgimento di Teheran nella ricerca di soluzioni alle crisi regionali, con l’obiettivo di assecondarne un ruolo costruttivo nella lotta al terrorismo globale e nella soluzione delle crisi in atto, dalla Siria all’Iraq, dal Libano allo Yemen. La missione di Rohani segna un passaggio chiave nella strategia del nostro sistema paese di avviare un recupero tempestivo delle quote di mercato perse a causa del regime sanzionatorio, facendo leva sulla favorevole percezione in Iran del ruolo italiano nella regione e nella Comunita’ internazionale.
Giuseppe Catapano: Calcio, 64 indagati, anche Galliani, Lotito e De Laurentiis
Nuovo terremoto nel mondo del calcio. Su disposizione della Procura di Napoli, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria impegnati nell’operazione “Fuorigioco” hanno notificato un avviso di chiusura indagine preliminare a 64 tra dirigenti sportivi, procuratori e calciatori di serie A e B, eseguito un decreto di perquisizione a carico di 33 tra calciatori e agenti e sequestrato beni per oltre 12 milioni di euro a 8 procuratori, 17 calciatori e 37 dirigenti. Molti i nomi eccellenti tra gli indagati per evasione fiscale e false fatturazioni: Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, quello della Lazio Claudio Lotito, l’ad del Milan Adriano Galliani, l’ex presidente e ad della Juventus Jean Claude Blanc, diversi procuratori tra cui Alessandro Moggi, figlio di Luciano. Sedici i giocatori e gli ex giocatori, tra cui Denis, Mutu, Crespo, Immobile, Nocerino, Paletta, Lavezzi, Calaiò, Milito.
E’ la compravendita dei giocatori l’operazione sulla quale si incentrava, secondo l’accusa, il “meccanismo fraudolento” individuato dalla Procura napoletana, secondo cui esiste “un radicato sistema finalizzato ad evadere le imposte posto in essere da 35 società calcistiche di serie A e B, nonché da oltre un centinaio di persone fisiche, tra calciatori e loro procuratori”. In sostanza, i procuratori fatturavano in maniera fittizia la propria prestazione al solo club, che poteva così dedurre dal reddito imponibile le spese, beneficiando di detrazioni di imposta sul valore aggiunto relativa proprio a questa pseudo prestazione. I calciatori, dal canto loro, non dichiaravano quello che era “sostanzialmente un fringe benefit” riconosciuto dalla società nel momento in cui si accollava il pagamento al procuratore.
L’inchiesta parte nel 2012, quando negli uffici del Napoli a Castelvolturno la magistratura acquisì due contratti: quello di Ezequiel Lavezzi, che a Napoli ha giocato dal 2007 al 2012 prima di essere ceduto al Psg, e quello di Cristian Chavez, che ha militato nella societa’ di De Laurentiis nella stagione 2011. Secondo i pm, i contratti dei due argentini, rappresentati dallo stesso procuratore, erano stati ‘alterati’ in bilancio. Nove mesi dopo i finanzieri si erano presentati nelle sedi di 41 società di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione.
I nomi degli indagati
Quarantacinque i dirigenti di società di calcio di serie A e B: Alessandro Moggi, Marco Sommella, Vincenzo Leonardi, Riccardo Calleri, Umberto Calaiò, Leonardo Rodriguez, Fernando Hidalgo, Aleandro Mazzoni, Edoardo Rossetto, Antonio Percassi, Luca Percassi, Claudio Garzelli, Giorgio Perinetti, Luigi Corioni, Gianluca Nani, Sergio Gasparin, Pietro Lo Monaco, Igor Campedelli, Maurizio Zamparini, Rino Foschi, Daniele Sebastiani, Andrea Della Valle, Oronzo Corvino, Alessandro Zarbano, Enrico Preziosi, Luciano Cafaro, Jean Claude Blanc, Alessio Secco, Claudio Lotito, Marco Moschini, Renato Cipollini, Aldo Spinelli, Adriano Galliani, Aurelio De Laurentiis, Tommaso Ghirardi, Pietro Leonardi, Pasquale Foti, Eduardo Garrone, Marino Umberto, Massimo Mezzaroma, Roberto Zanzi, Giovanni Lombardi Stronati, Francesco Zadotti, Sergio Cassingena, Massimo Masolo, Dario Cassingena.
Sedici i calciatori: Gustavo German Denis, Quintero, Adrian Mutu, Ciro Immobile, Matteo Paro, Hernan Crespo, Pasquale Foggia, Antonio Nocerino, Marek Jankulovski, Cristian Chavez, Inacio David Fideleff, Ivan Ezequiel Lavezzi, Gabriel Paletta, Emanuele Calaiò, Cristian Molinaro, Rios Pavon, Diego Alberto Milito.
No comment dalla Lazio. De Laurentiis: è tutta fuffa
Lazio e Napoli non commentano l’inchiesta in corso. “Lotito non ha ricevuto nessun atto dal quale risulta che è indagato. Nessun avviso di garanzia, niente. Ha saputo tutto dalle notizie di oggi” ha detto l’avvocato della Lazio, Gian Michele Gentile. L’avvocato ha escluso anche la possibilità che la Guardia di Finanza possa aver perquisito gli uffici di Lotito. “Me lo avrebbe detto” ha concluso.
“Sono super tranquillo, è tutta fuffa”, ha detto, invece, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. “Non è una notizia commentabile, è storia vecchia – ha proseguito – sono anche cose che inventate voi giornalisti”.
I legali del Milan parlano di ” una vicenda assolutamente marginale e non fondata, che troverà la sua risoluzione sia sotto il profilo tributario, sia sotto il profilo penale, in una doverosa archiviazione”. Secondo il presidente del Coni, Giovanni Malagò, “per l’immagine del calcio, ogni volta che c’è un’operazione di questo tipo non va bene, non fa bene. Però non è detto che l’inchiesta necessariamente debba produrre dei colpevoli”, ha sottolineato.
Giuseppe Catapano: Grandi banche europee sotto stress, attenti a questi nomi
MILANO (WSI) – Tempi duri per le banche europee: diversi istituti si apprestano a rivelare al mercato magri risultati per il 2015 e in particolare sono i casi di Barclays, Deutsche Bank e Standard Chartered a colpire l’attenzione, viste le performance delle rispettive azioni, molto al di sotto del benchmark dei titoli bancari europei; un trend visibile sin dall’ingresso dei nuovi amministratori delegati.
Nel club si è aggiunta anche Credit Suisse, che dopo l’annuncio del piano strategico ad ottobre ha invertito la rotta e, anch’essa, ha sottoperformato l’indice di riferimento.
Deutsche Bank ha già comunicato una perdita netta (la prima dal 2008) per 6,7 miliardi di euro nel 2015; Standard Chartered è attesa al varco con un calo degli utili per azione che dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni, all’85%.
Proprio quest’ultima, con le sue pesanti esposizioni sui mercati emergenti, sul settore a reddito fisso, valutario e legato alle commodity, è la banca che ha suscitato la più profonda diffidenza da parte del mercato.
Anche Barclays ha, infine, preparato i propri investitori al peggio, con l’annuncio di un taglio al personale di 1200 unità, nel tentativo di accelerare un piano di ristrutturazione già in atto prima che il nuovo ceo, Jes Staley prendesse in mano il timone dell’istituto a dicembre.
Non solo MPS e banche, italiane, insomma. Sono diverse le banche europee sotto attenta osservazione.

“C’è in atto un dibattito per decidere se i modelli di business di StanChart e Deutsche Bank siano o meno incrinati alla base”, dice Ronit Ghose, analista del settore presso Citi,
Certo, la panoramica del settore bancario è poco incoraggiante in tutto il mondo: anche le sei principali banche americane, pur trovandosi in una condizione migliori delle controparti europee, non sono state in grado di registrare una crescita dei ricavi nel 2015.
Giuseppe Catapano: Borsa Milano giù, Saxo Bank, “Draghi ha fermato bagno sangue. Ma non basta”
MILANO (WSI) – Borsa Milano prosegue le contrattazioni in ribasso, con le banche che, a parte l’eccezione di MPS che è salita anche +7,7% nelle prime battute della sessione rimangono sotto pressione. Le quotazioni della banca senese hanno recuperato in tre giorni il record +49%.
Ubi Banca e Unicredit cedono più del 4%, Bper, BP er BPM anche sono oggetto di vendite tra -2% e -4% circa.
Così, in una intervista rilasciata a Bloomberg, commenta Peter Garny, responsabile della strategia dell’azionario presso Saxo Bank:
“Draghi ha fermato in parte il bagno di sangue della scorsa settimana, ma rimangono interrogativi sul contesto macroeconomico globale. Gli investitori stanno perdendo la fiducia sulle valutazioni delle azioni. Se l’economia mondiale rallenta, non è possibile giustificare i multipli che stiamo pagando. Il collasso dei prezzi del petrolio continua a fare vittime tra i bilanci societari. Siamo ancora positivi sull’azionario e i mercati potrebbero segnare ancora un recupero, ma ovviamente questa settimana ci sono diversi eventi che porteranno il rischio”.

Le ultime due sessioni della scorsa settimana hanno portato l’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx 600 Europe a un valore pari a 14,4 volte i profitti attesi, lo scorso venerdì, contro il minimo di 13,8. L’indice ha perso -7,5% nel mese di gennaio, al ritmo più forte da agosto e si avvia a soffrire il peggior inizio anno dal 2008.
I titoli azionari italiani, riporta Bloomberg, sono tra i peggiori in Europa sulla scia delle preoccupazioni che riguardano i crediti deteriorati delle banche.
Tornando alla sessione odierna, focus sul titolo Saipem che, nel giorno del via libera all’aumento di capitale, inizialmente non ha fatto prezzo, con un balzo teorico +20%, poi è entrata nelle contrattazioni con un guadagno di quasi +7%, ed è stata nuovamente sospesa per eccesso di rialzo con oltre +13%. In calo invece i diritti, che segnano un calo teorico -18%, non riuscendo ancora a fare prezzo. Riguardo ai termini dell’operazione di aumento di capitale, il rapporto di assegnazione è di 22 nuove azioni ogni 1 azione ordinaria e/o di risparmio Saipem detenuta, a un prezzo di 0,362 euro, con uno sconto del 37% sul Terp. I diritti di opzione saranno esercitabili a pena di decadenza dal 25 gennaio all’11 febbraio mentre saranno inoltre negoziabili in Borsa fino al 5 febbraio. Intanto si scommette sull’arrivo di un nuovo contratto in Iran, in attesa della visita del presidente del paese Rouhani in Italia.
Dietrofront per le quotazioni del petrolio, dopo le operazioni di short covering del fine settimana e della domanda di carburante dovuta al calo delle temperature negli Stati Uniti.

I prezzi del petrolio sono balzati fino a +10% nella sessione di venerdì, ma ora sia il contratto WTI Crude che il Brent Crude oscillano attorno a $31 al barile con perdite superiori a -3,5%.
Scettico sulla ripresa del greggio Herald Van Der Linde, responsabile strategia sull’azionario dei mercati APAC presso HSBC, che ha affermato che “la domanda (di petrolio) nel mondo non è estremamente forte” e che “in diverse parti del mondo, si è alle prese con il problema della deflazione”.
Sul valutario, euro in recupero sul dollaro, sopra quota $1,08. Dollaro/yen in calo, rimanendo sopra JPY 118,40.
In Asia sulla Borsa di Tokyo l’indice Nikkei ha chiuso in rialzo +0,90% a 17.110,91. Shanghai +0,78%.


