Giuseppe Catapano: L’ombra cinese arriva a Ovest

BANCONOTE CINESI CINA YUAN RENMINBI MAZZETTE PECHINO LENTE ATLANTE

Crisi di crescita o fine di un modello di sviluppo? È il dilemma che divide tanto gli analisti, quanto gli investitori che si trovano a fare i conti con la Cina. Perché le prime settimane del nuovo anno si sono aperte con un nuovo scossone per i mercati finanziari del Dragone, che a cascata si è fatto sentire anche sulle tasche dei piccoli risparmiatori occidentali. Uno scenario che fa sorgere più di un dubbio su quello che ci attende.

Crisi di fiducia. Tra le poche certezze di questa fase di mercato c’è il crollo di fiducia dei grandi gestori verso quanto sta accadendo a Pechino. Gli interventi adottati dalle autorità politiche e monetarie cinesi hanno generato la convinzione che a quelle latitudini si sia perso il controllo della situazione e si proceda a tentoni. In particolare alla luce della svalutazione dello yuan (arrivato a toccare i minimi da cinque anni), voluta dalla banca centrale dopo mesi passati a bruciare riserve valutarie per sostenere la moneta (la Pboc dispone ancora di una cifra ingente, 3.320 miliardi di dollari, ma in calo di oltre il 12% rispetto a giugno e del 25% circa se il confronto viene fatto con il 2014). Così come non viene visto positivamente il dirigismo delle autorità nel funzionamento dei listini azionari (come il divieto di vendere partecipazioni azionarie superiori al 5%), che contraddice le regole del libero mercato. Ma i dubbi principali riguardano l’attendibilità dei dati relativi alla crescita economica. Da Pechino fanno sapere che nel terzo trimestre del 2015 il Pil è cresciuto del 6,9% rispetto a un anno prima, ma sono in molti a dubitarne, dato che gli indicatori relativi ai consumi e agli investimenti lasciano immaginare un ritmo di crescita più contenuto.

Una difficile transizione. «La preoccupazione generale è che l’economia globale stia rallentando, e che Pechino stia al tempo stesso anticipando tale fenomeno e reagendo a esso», commenta Paul Markham, gestore azionario globale di Newton IM (gruppo Bny Mellon). «Le preoccupazioni sull’economia cinese non sono infondate. Il paese è nel mezzo di una fase di ristrutturazione e di transizione verso una crescita guidata dai consumi domestici (mentre in passato si è puntato soprattutto sulla forza dell’export, ndr). C’è anche un eccesso di debito nel sistema bancario che condiziona il settore finanziario». Insomma, i problemi sono sul tavolo, anche se non vanno sopravvalutati.

Giuseppe Catapano: Alfano sta con Boschi, “il governo non cadrà per banca Etruria”

ANGELINO ALFANO MATTEO RENZI

“Sostengo il Ministro Boschi, e’ una persona competente e corretta, che ha lavorato molto bene alla riforma costituzionale”. Cosi’ il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha risposto, in occasione della trasmissione “Fuori Onda”, in merito alla mozione di sfiducia presentata dal centrodestra e che verrà votata dall’Aula di Montecitorio domani. “Su queste vicende non cadono i governi” ha aggiunto. Il titolare del Viminale ha poi spiegato che Il governo” sta in piedi per quello che fa” e “non sulla vicenda della Banca Etruria o sulle notizie di stampa secondo le quali il faccendiere Flavio Carboni avrebbe incontrato più volte il padre del ministro delle Riforme.Pierluigi Boschi, già vice presidente di Banca Etruria. “Se uno a 85 anni come Carboni viene ritenuto capace di far cadere il governo…non è un evangelista, non è il Vangelo”. Comunque nella vicenda di Banca Etruria e delle altre banche, ha chiarito Alfano, la Consob, la Banca d’Italia, la magistratura avranno modo di esprimersi con i propri atti. Poi ci sarà il tema del risarcimento. Alfano, a proposito degli attriti tra Roma e la Commissione europea guidata da Jean Claude Juncker, ha chiarito che”se un governo che vuole affermare le proprie posizioni non avesse avversari sarebbe un governo bollito. Se hai una posizione chiara hai delle divergenze. Per me dobbiamo difendere l’interesse nazionale senza rompere con l’Unione europea perché se si rompe il vaso i cocci sono anche per noi”. Alfano ha poi parlato di unioni civili e soprattutto di Family day, manifestazione alla quale parteciperà  “con il cuore e la mente ma non fisicamente perché faccio il ministro dell’Interno e preferisco non andare”. E a proposito delle tragedie dell’immigrazione, il ministro dell’Interno è stato netto. “Dopo la tragedia degli immigrati morti
a Lampedusa nel 2013 mi sono detto: impedirò con tutte le mie forze che una cosa del genere si ripeta. Non possiamo farci accusare di organizzare stragi. Potete chiedermi di fare una battaglia in Europa, ma non di non porgere la mano a bambino o uomo che sta morendo. Non possiamo accogliere tutti, gli irregolari vanno rimpatriati. Ma possiamo farlo dopo che abbiamo salvato le persone. Dunque prima li salvo e poi gli chiedo se sono profughi o no”.

Giuseppe Catapano: Petrolio, prezzi ancora giù. Il Brent scende sotto i 28 dollari, ai minimi dal 2003

giucatap613Nuovo colpo alle quotazioni del petrolio. A pesare il ritorno dell’oro nero dell’Iran sui mercati con una prospettiva di 3 milioni di barili in più grazie alla revoca delle sanzioni occidentali confermata sabato.
Il Brent, per la prima volta dal novembre 2003, è scivolato ulteriormente a 27,67 dollari prima di risalire a 28 dollari al barile; mentre il Wti ha segnato i 29 dollari al barile.

Giuseppe Catapano: Unioni civili, Prestigiacomo dice sì. E Mattarella avverte: rispettare la Costituzione

giucatap612C’è Stefania Prestigiacomo, forzista della prima ora e ministro in vari governo Berlusconi, che si dichiara pronta a votare a favore del disegno di legge Cirinnà che prevede le unioni civili tra persone dello stesso sesso e la stepchild adoption. E ci sono i senatori di Area popolare, Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola , che in una nota si rivolgono al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella “affinché sia garante della Costituzione  per la parte dei principi che affondano le loro radici nella tradizione nazionale. In particolare l’art.29 richiama i diritti della sola famiglia in quanto società naturale fondata sul matrimonio mentre il ddl Cirinnà consente  anche alla coppia dello stesso sesso un atto volontaristico con tutte le caratteristiche del matrimonio, inclusi l’indirizzo comune familiare, la quota di legittima, la pensione di reversibilità”. Un richiamo, quello di Sacconi e D’Ascola, che ha colto nel segno, perché con una sentenza dell’aprile 2010 la Consulta sancì: “I Costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso”. Il problema sollevato da D’Ascola e Sacconi preoccupa non poco il governo, visto che gli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà disciplinano il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ecco perché molti esponenti dell’esecutivo in questi giorni hanno chiesto al Quirinale se nell’impianto del testo possano davvero emergere incoerenze di carattere costituzionale. Dal Colle la risposta è stata netta:  bisogna prendere in considerazione la sentenza 138 della Consulta. Mattarella non ha espresso giudizi o consigli e ha fatto capire che esprimerà le sue valutazioni solo quando la norma sarà approvata e solo sulla base della sua costituzionalità.Ma il tema delle delle unioni civili diivide la politica e induce la Chiesa a intervenire attraverso il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha invitato il governo e i partiti a occuparsi di altro:  “Ci sono diverse considerazioni da fare ma la più importante è che mi sembra una grande distrazione rispetto ai veri problemi dell’Italia, creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare. Nelle nostre parrocchie – ha aggiunto il porporato – noi vediamo una grandissima coda di disoccupati, inoccupati, di gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia. Di fronte a questa situazione, tanto accanimento su determinati punti che impegnano il governo e lo mettono in continua fibrillazione mi pare  che sia una distrazione grave e irresponsabile”. Certo è che secondo il candidato alle primarie Pd per il comune di  Roma, Roberto Giachetti, la questione va affrontata: “Celebrerei molto volentieri  un matrimonio gay nel momento in cui ci fosse una legge che lo permettesse”, ha dichiarato.  “E’ un tema molto delicato e siccome ci sono molte persone che aspirano a questo, penso che non bisogna creare aspettative che poi possono venir tradite”.

Giuseppe Catapano: Usa, duello Clinton- Sanders per le primarie democratiche

giucatap611Esperienza contro “rivoluzione”: Hillary Clinton e Bernie Sanders se le sono date di santa ragione la notte scorsa in un duello che, a due settimane dall’inizio in Iowa delle primarie per la nomination democratica alla corsa per la Casa Bianca, hanno fatto ripiombare l’ex capo della diplomazia americana nell’incubo che la vide perdere contro Barack Obama nel 2008. Riforma sanitaria, controllo delle armi, l’atteggiamento da tenere con Wall Street. Su queste tre questioni, quasi inesistente l’altro concorrente, l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley,  Clinton e Sanders hanno mostrato posizioni ben diverse, assestandosi l’un l’altra colpi decisi e cattivi, ma scontati. “Quello di presidente è  il lavoro più difficile del mondo, e sono preparata a farlo”, ha detto Clinton, quasi una riedizione degli slogan di otto anni fa, quando presentare se stessa con il volto dell’esperienza non le servì  a vincere contro l’attuale presidente americano. E potrebbe non bastare, nonostante i sondaggi iniziali che la vedono favorita, contro la “rivoluzione politica” rilanciata la scorsa notte da Bernie il ‘socialista’.

Giuseppe Catapano: Carichieti, la procura di Chieti apre inchiesta per truffa

giucatap610La Procura della Repubblica di Chieti ha aperto un’inchiesta a seguito dell’esposto presentato nelle settimane scorse dal Codacons e relativo al crac Carichieti.
L’indagine, spiega l’associazione, è al momento contro ignoti e il reato per cui procede la magistratura sarebbe quello di truffa, la stessa ipotesi configurata dal Codacons nella sua denuncia.
L’associazione si era infatti rivolta alla Procura di Chieti, chiedendo di aprire una indagine alla luce della possibile truffa e di altri reati, finalizzata ad accertare le responsabilità connesse al default di banca Carichieti e ai danni patrimoniali subiti dagli obbligazionisti che hanno visto azzerato il valore dei propri investimenti.

Giuseppe Catapano: I bancari affossano piazza affari. Raffica di sospensioni

giucatap609Forti vendite sul comparto bancario di piazza Affari. Il settore affossa l’azionario milanese, con il Ftse Mib che fa segnare un -1,98% a 18.813 punti.
Il nostro indice principale è il peggiore di tutta Europa; perdite meno accentuate infatti per il Cac 40 (-0,22%) mentre salgono il Dax (+0,05%) e il Ftse 100 (+0,01%).
Sul paniere principale affondano i bancari. B.Mps è in asta di volatilità con un ribasso teorico di oltre il 13%. In asta anche B.P.E.Romagna (-6,71% teorico) e Ubi B. (-7,58% teorico).
Giù anche il resto del comparto: Unicredit -4%, Intesa Sanpaolo -3,85%, B.P.Milano -4,8%, Mediobanca -3,45%, B.Popolare -5,2%, B.Carige -5,81%.
Male tra le altre blue chip Saipem (-4,76%) mentre resistono alle vendite Eni (invariata) e Tenaris (-0,06%).

Giuseppe Catapano: Appalti, superpoteri a Cantone

giucatap608La legge delega di riforma degli appalti, approvata il 14 gennaio dal senato, scommette su un cambio di paradigma nella lotta alla corruzione: il passaggio da una normativa preventiva e superdettagliata a una delegificazione bilanciata da un incremento dei poteri di controllo affidati all’Anac. Si passerà dalle attuali 600 norme a meno di 200. Se fino a ieri l’obiettivo era quello di limitare al massimo la discrezionalità delle amministrazioni, per evitare che cadessero in tentazione, ora si punta a lasciare loro la massima libertà. Affidando nel contempo a Raffaele Cantone un ruolo di gestore e supergarante dei punti critici della disciplina.
Toccherà infatti all’Anac qualificare le stazioni appaltanti, cioè stabilire chi c’è dentro e chi no nell’albo delle stazioni appaltanti (e chi non riesce a entrare dovrà ingegnarsi a trovare strade alternative, come l’accorpamento con altri enti). Con la nuova disciplina le stazioni appaltanti faranno essenzialmente programmazione e controllo, non dovranno più progettare. Di conseguenza è stato eliminato l’incentivo del 2% che finora era riconosciuto ai loro tecnici per le attività di progettazione.
L’Anac sarà fondamentale anche nella scelta dei commissari di gara, oggi individuati prevalentemente con criteri politici. Da domani toccherà all’Anac stilare la lista dei nominativi dalla quale le stazioni appaltanti a sorteggio estrarranno i commissari di gara. Chi partecipa alla gara non saprà mai chi sarà il commissario. Un requisito essenziale per limitare i casi di corruzione.
Inoltre sarà ancora l’Anac a decidere su tutte le proposte di varianti presentate dalle imprese nel corso dell’esecuzione dei lavori.
Non basta. L’attuale regolamento di attuazione del codice degli appalti sarà sostituito dalle linee guida scritte dall’Anac e formalizzate con un decreto ministeriale. L’Anac sarà anche responsabile della stesura dei bandi tipo e dei contratti tipo vincolanti.
Si è insomma caricata sulle spalle di Cantone la responsabilità principale del buon funzionamento di una macchina che vale più di 100 miliardi l’anno. Se l’Anac non funziona si bloccherà tutto.
Il cambio di approccio comporta dei rischi, il più importante dei quali sembra essere che le amministrazioni pubbliche, abituate a muoversi, almeno pubblicamente, sulla base di precise coperture normative, non se la sentano di assumersi responsabilità difficili da valutare in presenza di un nuovo contesto normativo. E se domani un magistrato viene a contestare quello che è stato fatto? Come ci si può cautelare senza l’ombrello della dettagliata disciplina di dettaglio al quale il sistema è oramai assuefatto?
La bozza di decreto delegato, anticipata su ItaliaOggi di mercoledì scorso, e che darà attuazione alla legge delega, è attualmente molto vaga. Il testo, ovviamente ancora non definitivo messo a punto dalla commissione ministeriale istituita l’estate scorsa dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio e presieduta da Antonella Manzione, capo ufficio legislativo di Renzi, prevede poco più della ripetizione dei criteri già dettati dalle direttive europee, senza uno sforzo di accompagnare il settore verso un nuovo equilibrio. Il rischio è che il sistema non riesca a metabolizzare i più elevati livelli di responsabilità e che tutto si fermi.
I principi fondamentali della legge delega: semplificazione procedurale, digitalizzazione del processo amministrativo, trasparenza, apertura al mercato nascondono in realtà una grande scommessa. Che la parte sana del sistema sia in grado di prevalere sulle consorterie, le corruttele, gli interessi privati, le spinte centrifughe della politica. Possiamo solo sperare che sia così.

Giuseppe Catapano: Italia-Ue, Juncker preoccupato, non abbiamo interlocutore per dialogare

JEAN CLAUDE JUNCKER

C’è preoccupazione nei piani alti delle istituzioni europee per i rapporti con l’Italia. Jean-Claude Juncker era e resta amico di Matteo Renzi ed il miglior alleato dell’Italia. Che però venerdì ha sostanzialmente perso la pazienza a causa di troppi malintesi nati perché Bruxelles non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati. Lo si apprende da fonti europee, che osservano come i problemi di comunicazione con le capitali possono diventare problemi politici.
In mattinata il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva parlato di “polemiche inutili” da parte di Bruxelles.  “Credo che francamente da Bruxelles siano arrivate delle polemiche che io considero inutili. Noi non partecipiamo a polemiche inutili. Teniamo, naturalmente, alle nostre posizioni”, sottolinea il ministro degli esteri, “ma lo facciamo come lo fa ciascun paese: discutendo sui diversi argomenti. Penso che la situazione in Europa sia molto delicata sia sul fronte economico che sul fronte migratorio e questa situazione delicata dovrebbe essere affrontata senza accenti polemici come quelli che ho sentito da Bruxelles nei giorni scorsi che francamente sono, lo ripeto, inutili”.  Il governo italiano, in ogni caso, sta valutando il possibile ricorso contro la Commissione Ue per aver vietato il salvataggio della Banca Tercas con l’intervento del Fondo interbancario. Ne dà notizia il Corriere della sera, che spiega: “Il trattamento delle banche in difficoltà è solo uno dei punti di attrito tra il governo e la Commissione. C’è la procedura contro gli aiuti alla bonifica dell’Ilva, la trattativa sulla gestione delle sofferenze bancarie, la questione del gasdotto russo, i fondi per l’emergenza immigrazione in Turchia. Poi, naturalmente, c’è anche il dossier dei conti pubblici. Il quotidiano di Via Solferino aggiunge che il governo ha smentito qualsiasi “ipotesi di revisione o proposta italiana di revisione del fiscal compact” e sottolinea come senza un’interpretazione della flessibilità di bilancio meno rigida di quella di Bruxelles, nel 2017 e nel 2018  l’Italia incontrerà enormi difficoltà nel rispettare i vincoli di bilancio europei”. Con la legge di Stabilità 2016, in effetti, il governo ha potuto aumentare il disavanzo di sei decimi di punto di pil, circa 10 miliardi, per effetto delle riforme (valgono un decimo di punto), delle spese sostenute per salvare e accogliere i profughi (due decimi) e degli investimenti (3 decimi). Se l’Ue non confermasse questa flessibilità per il 2017-2018, l’esecutivo sarà costretto a trovare tra i 20 e i 25 miliardi l’anno per scongiurare l’aumento dell’Iva e abbassare le tasse per le imprese. Senza contare che bisognerebbe pure riprendere a ridurre il deficit di mezzo punto l’anno, operazione che farebbe salire il totale a più di 30 miliardi da trovare con tagli di spesa o altre tasse.

Giuseppe Catapano: Quarto, Capuozzo, “informai subito Fico dei ricatti di De Robbio”

ROBERTO FICO VIGILANZA RAI

É inutile avere le mani pulite se poi le si tiene in tasca. Il M5s ha avuto l’occasione di combattere il malaffare in prima linea con un suo sindaco che lo ha fatto, ma ha preferito scappare a gambe levate, smacchiarsi il vestito, buttando anche il bambino insieme all’acqua sporca. Non si governano così i Comuni ed i territori difficili, non si abbandonano così migliaia di persone che hanno creduto in noi e nel movimento”. Così su Facebook il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo. Che conferma di avere informato Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, delle pressioni ricevute dal consigliere comunale M5S  Giovanni De Robbio: Ho informato immediatamente dopo l’onorevole Fico del mio interrogatorio e del contenuto di tale interrogatorio”, ha detto Capuozzo al pm Henry John Woodcock lo scorso 12 gennaio quando è stata ascoltata come testimone. In quella occasione la Capuozzo rivela anche che percepì la natura illecita delle pressioni esercitate da De Robbio soltanto durante il terzo incontro con quest’ultimo che faceva riferimento ai presunti abusi edilizi eseguiti nell’abitazione dove vive con il marito. A tale proposito ha detto al pm che era intenzionata a registrare le conversazioni con De Robbio facendosi regalare da un parente una ‘penna’ in grado di videoregistrare. “In quel momento – ha affermato – ero determinata a denunciare”. Il terzo episodio al quale si riferisce la Capuozzo avvenne in Consiglio comunale dove ebbe un colloquio con De Robbio e che risale, spiega il sindaco, al 22 o al 23 novembre, prima cioè di essere interrogata in Procura. Fico su Facebook due giorni fa ha scritto di non essere stato a conoscenza “di nessun ricatto, minaccia, estorsione da parte di De Robbio” e ha aggiunto che “erano note le divergenze e i contrasti politici (contrasti, non minacce) tra De robbio e il sindaco Capuozzo”. “Per questo motivo sono stato invitato a intervenire ad una riunione del gruppo consiliare M5S e ho partecipato alla prima parte di questo incontro a luglio”, ha spiegato ancora”.