Conferenza sul clima, 150 leader affrontano la sfida più grande del mondo

A cura di: Giuseppe Catapano

giucatap483 “Il mondo non ha mai affrontato una sfida cosi’ grande”: con questo monito, il presidente francese, Francois Hollande, ha aperto il vertice mondiale per la 21ma Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici che dovra’ cercare un accordo per scongiurare una catastrofe ambientale irreversibile. Gli obiettivi sono la riduzione delle emissioni ma anche un aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, in mod da scongiurare un aumento della temperatura terrestre oltre i due gradi rispetto all’era preindustriale. Il summit dei 150 leader mondiali segna l’inizio della conferenza che si chiudera’ l’11 dicembre, con un testo che dovrebbe essere “vincolante”. “Il successo e’ alla nostra portata ma ancora non e’ stato raggiunto. La posta in gioco e’ troppo importante per potersi accontentare di un accordo al ribasso. Abbiamo un obbligo di successo”, ha affermato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto di osservare un minuto di silenzio per le vittime delle stradi del 30 novembre. “Abbiamo nelle mani il futuro delle prossime generazioni”, ha poi avvertito”. Hollande ha esortato a “lottare per il clima come contro il terrorismo” osservando che “i cambiamenti climatici “creano piu’ migrazioni delle guerre”. Barack Obama ha ammesso che gli Usa “hanno contribuito a creare il problema” e ha avvertito che “siamo l’ultima generazione che puo’ cambiare le cose”. “Dobbiamo avere qui, adesso, il potere di cambiare”, ha aggiunto. Il presidente cinese, Xi Jinping, ha assicurato che il suo Paese “si impegna nella campagna mondiale su cambiamenti climatici” e per questo “gli impegni ecologici saranno in cima all’agenda dei prossimi piani pluriennali”. Per Vladimir Putin “si puo’ crescere riducendo le emissioni” e il presidente russo ha proposto un Forum mondiale a guida Onu. Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi il futuro del pianeta e’ “una sfida che riguarda tutti noi, i nostri figli e i nostri nipoti”. Parigi dovrebbe sancire un patto per contenere il riscaldamento climatico globale, dopo il fallimento della conferenza di Copenaghen nel 2009. Dalla rivoluzione industriale, le temperature sono aumentate di poco meno di un grado e nei 23 anni trascorsi dalla conferenza di Rio le emissioni di gas serra sono ulteriormente cresciute, con un nuovo record l’anno scorso. Gli Stati Uniti hanno recentemente escluso di voler firmare qualcosa che assomiglia un “trattato”, mentre la Francia insiste sulla necessita’ che ci sia almeno una parte di obblighi da rispettare. Un altro tema “caldo” riguarda la “decarbonizzazione”: non e’ ancora sicuro se ci sara’ un impegno chiaro su questo nelle conclusioni e al momento si ipotizzano formulazioni vaghe (“trasformazione verso un mondo a basso utilizzo di carbonio”).

Un vertice fuori misura per una sfida colossale: più di 150 capi di stato
e di governo danno il via oggi a Parigi alla 21esima Conferenza sul clima delle Nazioni unite (COP21) che si pone l’obiettivo di siglare un accordo storico che limiti il riscaldamento climatico per evitare una catastrofe ambientale irreversibile. Sul sito di Le Bourget, a Nord di Parigi, trasformato in una sorta di fortezza dopo gli attentati del 13 novembre, il presidente francese Francois Hollande con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon accoglieranno alle 11 di stamattina Barack Obama, Xi Jinping, Vladimir Putin, Narendra Modi e decine di altri capi di Stato. In avvio di COnferenza sarà anche osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati di Parigi.
L’accordo che la comunità internazionale è chiamata a definire punta a limitare il riscaldamento globale a 2 gradi rispetto ai livelli dell’era pre-industriale. La comunità scientifica è ormai unanime sul fatto che oltre questo limite la Terra andrebbe incontro a un caos climatico dai risvolti catastrofici. In vista della conferenza 183 Paesi su 195 hanno presentato degli impegni per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Questi impegni, che già di per sé rappresentano un significativo passo in avanti, porterebbero comunque a un riscaldamento prossimo ai 3 gradi, quindi insufficienti. Il summit punta quindi a delineare per i prossimi decenni dei meccanismi di revisione al rialzo dell’accordo. I lavori della COP21 si chiuderanno l’11 dicembre.

Sono 317 le persone fermate a Parigi in seguito ai disordini che hanno segnato ieri la vigilia del lancio della conferenza sul clima, COP21. Lo ha annunciato la prefettura parigina, aggiornando il numero dei provvedimenti di fermo decisi a conclusione di una giornata di proteste sfociate in momenti di violenza, malgrado il divieto di manifestazione che vige nella capitale francese dopo gli attentati del 13 novembre.

Missione Innovazione” e “Coalizione per la svolta energetica”. Si chiameranno così le due iniziative gemelle che verranno annunciate oggi – in concomitanza con l’avvio a Parigi dei lavori della COP21 – dal presidente Usa, Barack Obama, e dal fondatore della Microsoft, Bill Gates. Le iniziative puntano a finanziare con un’iniezione di milioni di dollari la ricerca scientifica per ottenere rapidamente innovazioni tecnologiche rivoluzionarie nel campo dell’energia pulita. La prima iniziativa “Mission Innovation” comprende 19 Paesi e impegna i rispettivi governi a raddoppiare i finanziamenti pubblici nella ricerca energetica di base per i prossimi 5 anni. A questa si affianca la seconda iniziativa “Breakthrough Energy Coalition”, che vede in prima linea gli investitori privati, Gates e altri 28 ricchissimi del pianeta, che metteranno assieme il loro denaro per finanziare investimenti in energie pulite soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. “Considerata la dimensione della sfida, abbiamo bisogno di esplorare diversi percorsi e questo significa anche inventare nuovi filoni di ricerca”, ha spiegato Gates oggi nel lanciare l’iniziativa privata. Gates si è detto ottimista sulla possibilità di inventare gli strumenti di cui il mondo ha bisogno per combattere i cambiamenti climatici e fornire energia pulita ai poveri del piante. L’ammontare degli investimenti non è ancora stato reso noto, precisa il Washington Post, ma il programma sarà svelato ufficialmente nelle ore iniziali della COP21. L’Italia non fa parte dei 19 paesi che partecipano alla Mission Iniziative e che assieme rappresentano l’80% della spesa corrente in ricerca energetica. Fra i 28 investitori privati di 10 diversi paesi ci sono anche gli americani Mark Zuckerberg e Jeffrey Bezos, il cinese Jack Ma, il britannico Richard Branson

Anche Vladimir Putin è oggi a Parigi per il vertice sul clima delle Nazioni Unite, al quale partecipano i principali leader mondiali. L’evento avrà luogo in un clima di allerta e tensione dopo gli attacchi terroristici che hanno avuto luogo nella capitale francese il 13 novembre e sull’onda dell’iniziativa di Francoise Hollande di intensificare i raid contro l’Isis e cercare la formazione di un’ampia coalizione anti jihadisti. A margine del vertice, Putin potrebbe avere una serie di bilaterali non in agenda, tra i quali il più atteso, e in bilico, è quello con il collega turco Recep Tayyip Erdogan per discutere dell’abbattimento del jet Su-24 da parte dell’aviazione di Ankara. In base agli ultimi aggiornamenti del Cremlino, Putin incontrerà il cancelliere tedesco Angela Merkel in un “a margine”. E alla conversazione – che con tutta probabilità potrebbe vertere sul problema ucraino – potrebbe anche partecipare il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Quanto a un nuovo faccia-a-faccia con Barack Obama, sembra più un sì, ma niente di formale. L’occasione appare il pranzo offerto dal presidente francese Francois Hollande. I leader di Russia e Stati Uniti avranno l’opportunità di parlare brevemente “in piedi”, secondo il linguaggio delle diplomazie. Ma se l’attualità fa sembrare naturale quello che fino a un mese fa era estremamente complicato (un colloquio Obama-Putin), sempre quanto accaduto negli ultimi giorni mette in bilico persino un abboccamento tra coloro che sono stati per anni partner economici (Putin ed Erdogan). Sinora il Cremlino ha dimostrato grande freddezza rispetto alla richiesta turca di un incontro e anzi, sabato il leader russo ha firmato una lista di dure sanzioni economiche contro la Turchia. Tuttavia il bilaterale viene dato come possibile in alcuni ambienti di Mosca. Lo stesso Erdogan, parlando il 27 novembre in una riunione nella città turca di Bayburt, ha dichiarato: “Dopo l’incidente (l’abbattimento del SU-24) il giorno stesso ho inviato una richiesta di un incontro. Volevo parlare al telefono con lui (Putin). Dal momento che non c’è stata una risposta, presto a Parigi ci sarà un vertice sul clima. Penso che verrà anche lui. Potremo parlare lì, e discutere la situazione”. La reazione di Putin all’abbattimento del jet è stata durissima, anche perchè ha comportato la prima perdita di vite umane per la Russia dall’inizio della campagna siriana (partita a fine settembre). La sua reazione è stata oltre che politica, di natura personale, definendo in sostanza Erdogan un traditore. Ma è ovvio che la crisi russo-turca non è nell’interesse dei molti player in gioco per la formazione di un’alleanza anti-Isis. Nessuno vuole la Turchia fuori dai giochi. In particolare i partner europei, anche tenendo conto del problema dei migranti e dei rifugiati dalla Siria, molti dei quali accolti sinora in Turchia. Ma ovviamente Mosca occupa ormai una posizione insostituibile per il conflitto siriano. Ai colloqui nella capitale russa di venerdì, Hollande ha detto che Putin può contare sul sostegno della Francia nelle indagini dell’attacco terroristico a bordo della A321 in Egitto. Egli ha sottolineato che Mosca e Parigi devono lavorare insieme nella lotta contro il terrorismo. Inizialmente Putin doveva avere tre bilaterali, tra i quali il più atteso era con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In programma c’è poi un incontro con il collega peruviano Ollanta Humala e con Park Geun-hye, la prima presidente donna nella storia della Corea del Sud. Il presidente russo a Parigi parteciperà alla sessione plenaria del Vertice della XXI Conferenza ONU sul clima e XI riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto. Una volta ripartito Putin dalla capitale francese, il capo della delegazione russa sarà il primo vice primo ministro Igor Shuvalov. “La Russia ritiene che la Conferenza di Parigi sia un importante evento internazionale, i cui risultati saranno determinanti per le prospettive di sviluppo sostenibile del mondo” si apprende dall’ufficio stampa del Cremlino. “La parte russa ha ripetutamente sostenuto l’adozione alla conferenza a Parigi, di un accordo giuridicamente vincolante globale. Per unire gli sforzi di tutti i paesi, in particolare i principali responsabili delle emissioni di gas serra come Cina, Stati Uniti, UE, Russia. Per fornire una solida base di standard climatico a lungo termine, equilibrato in tutti i suoi aspetti: ambientali, economici e politici”. La Russia sta dando “un contributo significativo agli sforzi internazionali per combattere il cambiamento climatico”, ha sostenuto gli impegni di Kyoto e “mantiene il livello di emissioni di gas serra rispetto alla base del 1990”

L’India sarà uno dei protagonisti chiave della Conferenza sul clima che oggi apre a Parigi: se da un lato infatti questo Paese è, fra le grosse economie planetarie, quello in assoluto più vulnerabile (per la sua posizione geografica e per le sue dimensioni demografiche) di fronte ai cambiamenti climatici, dall’altro lato è anche considerato quello che pone più ostacoli al raggiungimento di un accordo, se non in cambio di consistenti contropartite economiche. Con un intervento sul Financial Times, il premier indiano Narenda Modi ha rivolto uno schietto monito ai Paesi ricchi del mondo, ricordando che essi hanno l’imperativo morale di guidare la battaglia contro il riscaldamento climatico: essi “hanno spianato la loro strada verso la prosperità con i combustibili fossi” e devono quindi continuare a sopportarne il peso più grande: “Qualsiasi altra soluzione sarebbe moralmente sbagliata”, ha affermato Modi. Modi, il cui Paese è il quarto emettitore di gas a effetto serra dietro alla Cina, gli Usa e l’Ue, ha annunciato di volersi fare promotore di un’alleanza internazionale tra i 121 paesi dei Tropici ricchi di sole, ma poi ha nuovamente ricordato alle nazioni ricche i propri dover: “Il principio della responsabilità comune ma differenziata deve restare il fondamento della nostra impresa collettiva” verso un accordo che freni il riscaldamento. “Il tenore di vita di pochi non deve escludere le opportunità dei molti che stanno compiendo i primi passi sulla scala dello sviluppo”, ha chiosato Modi.

 Capesante al vapore, suprema di pollo, risotto alle erbe aromatiche (fresche) e torta Paris-Brest: questo il menù sulla tavola dei grandi della terra riuniti a Le Bourget, nel Nord di Parigi, oggi per il lancio della conferenza COP21. “Un pranzo che riecheggia l’eccellenza ambientale e l’eccellenza gastronomica francese”, secondo il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, che presiede la conferenza e precisa: “ma senza ostentazione”. Cinque chef, stellati, hanno accettato di preparare senza essere pagati il pasto per gli oltre 150 capi di Stato e di governo convenuti a Parigi. Il pranzo sarà servito su porcellane di Sèvres prestate dall’Eliseo e durerà in tutto meno di un’ora e un quarto.

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