Giuseppe Catapano: Rimborsi elettorali, il parlamento vuole indietro 59 milioni dalla Lega di Salvini

MATTEO SALVINI

Camera e senato presentano alla Lega Nord guidata da Matteo Salvini  il conto da restituire allo Stato per la truffa sui rimborsi elettorali di cui secondo le accuse sarebbero stati protagonisti Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito. Non più 40 milioni, come conteggiato dai magistrati, bensì 59 milioni. Dal processo che riprende oggi a Genova contro l’ex amministratore del Carroccio e contro il Senatur,  scrive Repubblica, spuntano carte inedite depositate dal parlamento che dimostrano che una parte di quei rimborsi elettorali truffaldini sono stati incassati dalla Lega anche dopo il “movimento delle scope” del 5 aprile 2012 che aveva defenestrato Bossi.
Nel periodo in cui la segreteria leghista è stata retta da Roberto Maroni, nelle casse dei lumbard sono stati versati dal parlamento quasi 13 milioni oggetto della truffa, e 820mila euro durante la segreteria Salvini. Ma al di là di quanto sia l’importo, che fine hanno fatto quei milioni di euro che, secondo l’accusa, Bossi e Belsito hanno ottenuto da Camera e Senato falsificando i rendiconti delle spese elettorali? Perché, se il governatore della Lombardia e l’attuale segretario sapevano della truffa (Salvini s’è addirittura costituito parte civile), hanno continuato a incassarli, e, soprattutto, a spenderli? A proposito di dove siano finiti i quaranta o i cinquantanove milioni oggetto della truffa, i documenti depositati nel processo genovese rivelano uno scontro all’ultimo sangue tra leghisti. Bossi, per voce del suo avvocato Matteo Brigandì, chiede a Salvini la restituzione dei 40 milioni che la procura ritiene il corpo del reato della truffa elettorale. Il 29 ottobre del 2014, il legale di Bossi invia al segretario leghista una lettera dai toni affabili (“Caro Matteo….”. “Un abbraccio padano”), ma dal contenuto potenzialmente micidiale per il Carroccio. Bossi ha lasciato in bilancio un attivo da 41 milioni e Brigandì sottolinea: “Sono certo  che mai verrà dalla Lega adoperato anche per il futuro un solo euro da questa detenuto e da questa stessa dichiarato (con la costituzione di parte civile, ndr) corpo di reato. Tenterò ogni conciliazione  sul presupposto della vostra disponibilità a rendere quanto da voi dichiarato come prezzo della truffa aggravata, prezzo presente nelle vostre casse. Quindi”,  conclude l’avvocato di Bossi consapevole del fatto che tutti i soldi sono stati spesi”,  ti diffido dallo spendere quanto da te stesso considerato come corpo di reato”.

Giuseppe Catapano: La Corte dei Conti, diverse criticità nella gestione dell’8 per mille

giucatap298La Corte dei Conti boccia la gestione dell’8 per mille. L’elenco delle criticità messe nero su bianco dalla magistratura contabile è lungo: si va dalla scarso e opaco equilibrio del meccanismo fino alla poca trasparenza sulla destinazione dei contributi destinati alle confessioni, passati da 209 milioni, nel 1990, a oltre 1,1 miliardi, nel 2014. Nel mirino della relazione della Corte dei Conti anche lo “scarso interesse” dello Stato per la quota di propria competenza, “essendo l’unico competitore che non sensibilizza l’opinione pubblica sulle proprie attività e che non promuove i propri progetti”.
Il contributo dell`8 per mille – ricordano i magistrati contabili – è obbligatorio per tutti, a prescindere dall`intenzione manifestata; tuttavia, “l`allocazione di questa quota del gettito Irpef è determinata da una sola parte dei contribuenti, gli optanti. Infatti, il meccanismo neutralizza la non scelta”. In tal modo, “ognuno è coinvolto, indipendentemente dalla propria volontà, nel finanziamento delle confessioni, con evidente vantaggio per le stesse, dal momento che i soli optanti decidono per tutti; con l`ulteriore conseguenza che il peso effettivo di una singola scelta è inversamente proporzionale al numero di quanti si esprimono”.
“Scarsa” viene giudicata dalla Corte dei Conti anche la pubblicità dell’ammontare delle risorse erogate ai beneficiari. A fronte di un “rilevante ricorso” delle confessioni religiose alle campagne pubblicitarie è evidente, a giudizio della magistratura contabile, il “rischio di discriminazione” nei confronti di confessioni non firmatarie di accordi.
Altro capitolo spinoso è “l’assenza di controlli indipendenti sulla gestione dei fondi” e “la carenza di controlli sugli intermediari delle dichiarazioni dei redditi”. Inoltre, le somme disponibili “vengono talvolta destinate a finalità diverse anche antitetiche alla volontà dei contribuenti”, rileva la Corte.
Infine la magistratura contabile sollecita “approfondimenti sulla attività intrapresa dall’Agenzia delle Entrate per il monitoraggio sugli intermediari”, ma dà atto del “miglioramento nella divulgazione dei dati da parte delle amministrazioni coinvolte e constata un ulteriore rallentamento nell’attribuzione delle risorse di competenza statale”.

Giuseppe Catapano: L’Antitrust, regolamentare al più presto Uber e le app digitali

giucatap297“Occorre disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet. Si parla di Uber e delle app che consentono di accedere a questo servizio, in aggiunta o in alternativa ai taxi e alle auto Ncc”.
Lo ha affermato in una nota l’Antitrust in risposta a un quesito posto dal ministero dell’Interno su richiesta del Consiglio di Stato auspicando che “il legislatore intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”.
Per quanto riguarda invece UberBlack e UberVan che si differenziano tra loro per la diversa tipologia di veicoli utilizzati l’Antitrust ha ribadito “la legittimità, in assenza di alcuna disciplina normativa, della piattaforma, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato”. La stessa Autorità giudica “di fatto inapplicabili” gli obblighi stabiliti dalla legge vigente, ritendo che “una piattaforma digitale che mette in collegamento tramite smartphone la domanda e l’offerta di servizi prestati da operatori Ncc non può infatti per definizione rispettare una norma che impone agli autisti l’acquisizione del servizio dalla rimessa e il ritorno in rimessa a fine viaggio”.
Per quanto riguarda UberPop, il servizio svolto da autisti non professionisti, l’Antitrust si richiama all’ordinanza con cui il Tribunale di Milano “ha evidenziato che l’attività in questione non può essere svolta a discapito dell’interesse pubblico primario di tutelare la sicurezza delle persone trasportate, sia con riferimento all’efficienza delle vetture utilizzate e all’idoneita’ dei conducenti, che tramite adeguate coperture assicurative per il trasporto di persone”.
Perciò l’Antitrust invita il legislatore ad adottare “una regolamentazione minima di questo tipo di servizi”, con l’intento di “sottolineare con forza gli evidenti benefici concorrenziali e per i consumatori finali derivanti da una generale affermazione delle nuove piattaforme di comunicazione”. Vale a dire “una maggiore facilità di fruizione del servizio di mobilità, una migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, una conseguente riduzione dei costi per l’utenza e, nella misura in cui si disincentiva l’uso del mezzo privato, un decongestionamento del traffico urbano”.

Giuseppe Catapano: Vatileaks 2, convalidati gli arresti di mons. Balda e di Francesca Chaouqui

giucatap296Sono stati convalidati oggi gli arresti di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e di Francesca Imacolata Chaouqui (già scarcerata per la collaborazione prestata alle indagini), che in passato erano stati rispettivamente segretario e membro della Cosea (Commissione referente di Studio e indirizzo sull’organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede, istituita dal Papa nel luglio 2013 e successivamente sciolta dopo il compimento del suo mandato).
Sarebbero loro dunque i «corvi» che avrebbero fornito ai giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori di due libri di prossima uscita, documenti riservati sulle finanze della Santa Sede e registrazioni di colloqui del Papa con alcuni collaboratori. I “libri annunciati per i prossimi giorni”, a partire da “notizie e documenti riservati”, sono “frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa e, per quanto riguarda gli autori, di una operazione per trarre vantaggio da un atto gravemente illecito di consegna di documentazione riservata”, afferma il Vaticano in chiaro riferimento a “Via Crucis” di  Nuzzi e “Avarizia” di Fittipaldi, sottolineando che il pm vaticano sta riflettendo su azioni di natura penale con l’Italia e chiarendo che “bisogna assolutamente evitare l’equivoco di pensare che ciò sia un modo per aiutare la missione del Papa”.
“La divulgazione di notizie e documenti riservati è un reato previsto dalla Legge n. IX dello Stato della Città del Vaticano (13 luglio 2013) art. 10 (art. 116 bis c.p.)”, sottolinea una nota della Sala Stampa della Santa Sede.
L’Osservatore Romano titola la notizia degli arresti in Vaticano con una frase del comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, peraltro riportato integralmente e senza nessun commento: “Grave tradimento della fiducia del Papa”.
L’Opus Dei: sorpresa e dolore per l’arresto di mons. Balda. “Sorpresa e dolore” per la notizia dell’arresto di monsignor Balda sono espresse dalla Prelatura Opus Dei che tuttavia tiene a chiarire che il sacerdote spagnolo non è un membro del proprio clero ma “appartiene alla Società  Sacerdotale della Santa Croce, associazione di presbiteri intrinsecamente unita all’Opus Dei, che non ha il diritto di intervenire nel ministero pastorale né nel lavoro che i suoi soci svolgono nelle loro diocesi o nella Santa Sede”. “La missione dell’associazione è l’accompagnamento spirituale dei suoi membri”, spiega l’Opus Dei nella nota, facendo capire dunque che la Prelatura non ha avuto un ruolo sulla sua nomina e gli unici superiori di Vallejo Balda sono quelli della Santa Sede e il vescovo della diocesi dove è incardinato, che è quella di Astorga.

Giuseppe Catapano: I dubbi dei tecnici su Imu e Tasi, “Limitate le possibilità di intervento dei comuni sulle entrate”

L'EMICICLO DI PALAZZO MONTECITORIO OVE SI SVOLGONO I LAVORI PARLAMENTARI D'AULA. I SEGGI PARLAMENTARI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E I BANCHI RISERVATI AL GOVERNO

Il presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani)  Piero Fassino, loda la legge di Stabilità 2016 perché “cambia verso e non taglia i fondi per i sindaci” malgrado la cancellazione di Imu e tasi sulla prima casa. Ma i tecnici del senato e della camera, che analizzano l’articolato della manovra di bilancio, scovano un difetto che potrebbe essere tradotto così: i comuni, che riceveranno attraverso il fondo di solidarietà comunale i fondi sostitutivi del gettito Imu e Tasi  promessi dal governo, avranno in sostanza difficoltà ad aumentare le tasse, o meglio non potranno farlo. Dicono i servizi bilancio di camera e senato:  “l’aumento della dotazione del fondo di solidarietà comunale in sostituzione del gettito Tasi per gli immobili adibiti ad abitazione principale e, con riferimento alla sola Imu per i terreni agricoli, può determinare un irrigidimento dei bilanci comunali in quanto si limita la possibilità di manovra dei comuni a valere sulle proprie entrate a scapito della voce maggiormente rigida e fissa del fondo in esame”. Altro intervento sul quale il servizio bilancio esprime dubbi è il pagamento del canone Rai con la bolletta dell’enmergia elettrica:  in particolare, nel dossier sulla legge di stabilità, si ritiene utile “verificare se sia tenuto conto dell’impatto sul gettito atteso di eventuali contenziosi in relazione a incerteze applicative che potrebbero derivare dalla nuova presunzione legale di possesso di apparecchio televisivo e dagli obblighi posti a carico di soggetti privati e non privi di rilevanza economica”.Per i tecnici, “non appare del tutto chiara”, inoltre, la formulazione della misura nella parte in cui “attribuisce le quote delle entrate del canone di abbonamento già destinate dalla legislazione vigente a specifiche finalità sulla base dell’ammontare delle predette somme iscritte nel bilancio di previsione per l’anno 2016”. Il chiarimento, sottolineano “appare opportuno sia al fine di escludere conseguenze pregiudizievoli per l’erario per l’eventualità in cui nell’esercizio 2016 si registrino minori entrate a titolo di canone sia al fine di evitare che il nuovo criterio di imputazione per gli esercizi futuri, in relazione alla destinazione di minori somme rispetto allo stanziamento per l’anno 2016, non sia in grado di assicurare adeguatamente la copertura degli oneri a cui il canone è destinato dalla legge”.