Giuseppe Catapano: Pensioni, manovra, rimane il taglio sopra i 2000 euro

ROMA (WSI) – Taglio alle pensioni sopra i 2.000 euro, al fine di finanziare le misure previdenziali inserite nella Legge di Stabilità 2016 come l’ampliamento della no tax area, il part time per gli over 63enni e l’opzione donna. La rivalutazione riguarderà le pensioni superiori a 4 volte il minimo (dai 2mila euro in su) per il biennio 2017 e 2018.

Con – tra le altre misure – l’abolizione della Tasi sulla prima casa, la conferma dell’Imu sull’abitazione principale di lusso come castelli e palazzi storici e il canone Rai in bolletta, il disegno di legge di Stabilità passa oggi al vaglio della Commissione Bilancio.

Le ultime novità riguardano il settore tanto discusso della Previdenza. L’Esecutivo guidato dal Premier Matteo Renzi ha calcolato che tagliare gli assegni medio-alti permette di recuperare le risorse adeguate per avviare le misure di flessibilità previste come l’innalzamento della no tax area, ossia la soglia sotto cui i pensionati non pagano tasse che entrerà in vigore dal 2017.

Con il taglio agli assegni oltre i 2.000 euro inoltre si potrà coprire la novità prevista per gli over 63 anni ossia scegliere il lavoro part time a pochi anni dalla pensione. Risorse disponibili anche per attuare l’opzione donna, che permette alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con 35 di anzianità contributiva e con il sistema di calcolo contributivo.

Ma cosa significa nel dettaglio che gli assegni previdenziali sopra i 2.000 euro saranno tagliati? Nei fatti, che la rivalutazione automatica delle pensioni al costo della vita si fermerà ad una certa soglia, come spiega un articolo del Corriere della Sera.

In particolare per gli anni 2017-2018 per gli assegni fino a 3 volte il minimo, ossia circa 1500 euro, ci sarà la rivalutazione piena al 100%, al 95% invece per gli assegni sopra 3 volte e fino a 4 volte il minimo. Le pensioni superiori a 4 volte il minimo previsto e fino a 5, subiranno una rivalutazione del 75% invece che al 90%, mentre quelle sopra 5 volte e fino a 6 volte il minimo, avranno una rivalutazione al 50% invece che al 75%. Infine per gli assegni superiori a 6 volte il minimo previdenziale l’indicizzazione sarà al 45% e non al 75%.

“Un intervento organico” sulle pensioni è quello che chiede il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, secondo cui “è davvero molto importante fare la riforma delle pensioni per la flessibilità in uscita, ma anche per il ricambio all’interno della PA. Aggiunge Boeri: “Ci aspettavamo di più e questo sarebbe stato possibile anche nel quadro di una manovra espansiva, ma fiscalmente responsabile”.

Giuseppe Catapano: Lavorare in queste 19 start-up per diventare milionari

NEW YORK (WSI) – Lavorare per una start-up è sempre una scommessa. Ma se si entra nell’azienda giusta quando la società muove i primi passi e si è in grado di negoziare un dicreto pacchetto di stock-option, non è escloso che nel giro di quattro anni si passa diventare milionari.

Ma a quali aziende bisogna guardare? Una selezione delle start-up tecnologiche più promettenti al momento è stata fatta da Business Insider

Nella classifica, compaiono aziende ancora nella fase iniziale mentre altre sono in una fase “più matura”. Tutte – secondo Business Insider – sono molto apprezzate e in rapida crescita. Ecco la lista completa:

1 – Thumbtack (recruiting)

2 – Lyft (trasporti)

GIUSEPPE CATAPANO: ANAS, IL SISTEMA TREMA, LA DAMA NERA PRONTA A PARLARE

giucatap250Continuano senza sosta le indagini delle Fiamme Gialle sulla vicenda Anas che ha portato all’arresto di dieci persone e ha fatto emergere un sistema di corruzione ben radicato che coinvolgeva funzionari, politici e imprenditori. La regista indiscussa degli affari loschi interni all’Anas è stata Antonella Accroglianò, la “Dama nera” capace di tenere tutti sotto il suo controllo. Da quanto emerge pare che adesso la Dama Nera sarebbe pronta a collaborare con gli inquirenti, una scelta inaspettata che potrebbe aprire nuovi scenari nell’inchiesta avviata dalla Procura di Roma che ha visto finire in galera anche nomi illustri della politica e dell’imprenditoria.

L’agenda di Antonella Accroglianò è ricca di nomi importanti, soprattutto politici ai quali la funzionaria dell’Ente Autostrade chiedeva di velocizzare le pratiche degli imprenditori amici che poi, a loro volta, da come si evince dalle intercettazioni riprese in video dalle Forze dell’Ordine, passavano alla dirigente ingenti mazzette. Era lei a decidere tutto: tariffe, modalità di pagamento e chi doveva essere favorito, la Dama Nera in azienda era molto temuta e rispettata e tutto doveva passare dalle sue mani.

L’inchiesta è tutt’altro che chiusa

I dettagli del sistema Anas vengono fuori ogni giorno con novità sorprendenti e l’inchiesta appare tutt’altro che chiusa. Se la Dama Nera inizia davvero a collaborare si potranno aprire sorprendenti scenari e, c’è da scommettere, sono in tanti già a tremare all’idea,

Ricordiamo che l’inchiesta della Procura di Roma ha già fatto delle vittime illustri quali Luigi Meduri, sottosegretario all’epoca del secondo governo guidato da Romano Prodi e gli imprenditori Costanzo e Bosco Lo Giudice della Tecnis di Catania, azienda che dall’Anas prendeva circa ottocento milioni l’anno. In merito alla vicenda Tecnis i vertici dell’azienda hanno diramato un comunicato stampa per precisare che il coinvolgimento degli imprenditori non è da imputare ad appalti truccati, si cerca insomma di salvare il nome di una delle imprese più importanti del sud, ma non sarà cosa semplice.

GIUSEPPE CATAPANO: LEGGE STABILITÀ, SALVINI A RENZI, SERVE FLESSIBILITÀ PENSIONI NON PER SPESE MIGRANTI

giucatap249La flessibilità sul decifit per le spese sostenute per la questione dell’immigrazione “è una vergogna” secondo il leader della Lega Nord Matteo Salvini che sottolinea come da anni chiede flessibilità in uscita dal lavoro per la pensione anticipata mentre adesso arriva la flessibilità europea sulle spese per i migranti. “Da anni – ha detto il leader leghista – noi chiediamo flessibilità per sostenere il lavoro, le pensioni e ha aggiunto Salvini – per affrontare i disastri climatici in Italia. Ci hanno sempre detto no. E ora – ha proseguito il segretario del Carroccio a margine della plenaria al Parlamento europeo – si inventano la flessibilità solo per mantenere le spese per gli immigrati”.

Salvini, la flessibilità per i migranti è una vergogna

L’eurodeputato e leader della Lega critica “l’Europa che quando si tratta di immigrazione – ha detto – è molto attenta e spende molto. Quando si tratta delle altre persone che vivono e pagano in Europa – ha aggiunto – invece se ne frega”. Poi l’attacco al premier Renzi, complice delle politiche dell’Unione Europea sueconomia, lavoro, pensioni. “Siamo veramente – ha detto Salvini al mondo al contrario. E mi spiace che Renzi – ha sottolineato – sia complice di questo mondo al contrario”. La riforma pensioni con l’abolizione della legge Fornero così come nuove politiche più restrittive per l’immigrazione sono ormai da tempo i cavalli di battaglia della Lega.  “Salvini è un antiitaliano”, ha dichiarato l’europarlamentare del Pd Gianni Pittella, capogruppo socialdemocratico S&D all’europarlamento.

Lega Nord: serve flessibilità per pensioni e lavoro

“Pur di colpire il Governo Renzi – ha aggiunto Pittella criticando Salvini – disposto a colpire e ad affondare il nostro Paese. Non si possono altrimenti spiegare le critiche a Juncker – ha sottolineato l’eurodeputato del Pd – per la sua apertura sulla clausola di flessibilità per le spese per l’immigrazione”. Secondo Pittella, la flessibilità sul decifit per le spese dei migranti “è certamente di una buona notizia, almeno – ha detto – per chi ha a cuore l’Italia”. Dello stesso avviso il senatore dem Andrea Marcucci. “L’Europa concede flessibilità per i migranti e Salvini – ha postato su Twitter – dice che si vergogna. Io, invece, mi vergogno – ha aggiunto – per la posizione della Lega in Europa”.

Giuseppe Catapano: Garanzie dell’accordo o del piano del consumatore

giucatap349Sovraindebitamento: l’accordo e il piano del consumatore disciplinati dalla L. 3/2012 dopo la riforma.   La L. 3/2012, rubricata “Procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio”, prevede tre procedimenti di composizione delle crisi da sovraindebitamento:   – l’accordo con i creditori   – il piano del consumatore   – la liquidazione del patrimonio del debitore.   Mentre la prima e l’ultima delle procedure possono essere attivate sia dagli imprenditori, individuali e collettivi, non assoggettabili alle procedure concorsuali (ma più in generale anche da coloro che esercitano professionalmente attività produttive non imprenditoriali, benché la legge non ne faccia espressamente menzione), sia dai consumatori, la seconda è riservata in via esclusiva a questi ultimi.   L’elemento di maggior differenza fra le due procedure è costituito dal diverso trattamento al quale sono sottoposti i creditori:   – l’accordo non può essere omologato se non vi abbiano aderito, direttamente o mediante silenzio-assenso, tanti creditori che rappresentino almeno il 60% del valore dei crediti aventi diritto di voto;   – il consenso del ceto creditizio è assolutamente irrilevante al fine dell’omologazione del piano del consumatore (l’impressione complessiva è quella di una normativa tutta sbilanciata a favore di quest’ultimo).   Quanto alla situazione dei creditori rispetto all’omologazione del piano spicca il mancato richiamo al principio della par condicio. In ogni caso, tanto il piano quanto la proposta di accordo devono essere idonei ad assicurare:   a) il regolare pagamento dei crediti impignorabili;   b) il pagamento integrale, ancorché dilazionato, dei tributi costituenti risorse proprie dell’Unione europea, dell’Iva e delle ritenute operate e non versate;   c) il soddisfacimento, anche parziale, dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, purché previsto in misura non inferiore a quella realizzabile in caso di liquidazione dei beni o dei diritti sui quali insiste la causa di prelazione, tenendo conto del valore di mercato, come attestato dall’organismo di composizione della crisi, e della collocazione preferenziale del credito.   Proprio dalla considerazione del trattamento a cui sono assoggettati questi ultimi crediti inizia a emergere il disfavore che il legislatore riserva ai creditori del consumatore rispetto al piano, il quale può anche prevedere una moratoria fino a un anno dall’omologazione per il pagamento dei crediti con prelazione, senza alcuna apparente giustificazione, dal momento che non vi è alcun interesse — se non quello dello stesso debitore — a conservare intatto un patrimonio improduttivo.   Singolarmente, invece, nessuna analoga moratoria può essere contemplata nella proposta di accordo con i creditori, se non quando essa sia stata formulata da un imprenditore (non da un consumatore, dunque, né da un professionista) o preveda la prosecuzione dell’attività di impresa; e ciò, anche se la liquidazione mediante alienazione di un’azienda integra, ancorché non operativa, potrebbe produrre un migliore soddisfacimento per i crediti.   Nulla è detto, poi, in ordine al trattamento dei creditori chirografari e, particolarmente, al rispetto del principio della par condicio fra costoro, ai fini della determinazione del contenuto dell’accordo e del piano; anzi, la circostanza che in ambedue le fattispecie sia consentita la suddivisione dei creditori in classi parrebbe proprio preordinata a consentire un soddisfacimento differenziato per ciascuna classe.   Tuttavia, a differenza di quanto avviene per il concordato preventivo e fallimentare, non vengono precisati né i criteri secondo i quali le classi devono essere formate, né la funzione che svolgono nell’ambito del procedimento. Il vuoto normativo su questi aspetti solleva uno fra gli interrogativi di più ardua soluzione concernenti la normativa in esame.   Da un lato, vi è chi, muovendo dalla natura indiscutibilmente concorsuale dell’accordo con i creditori e del piano del consumatore, ne deduce che il contenuto di ambedue dovrebbe essere predisposto nel rispetto del principio della parità di trattamento fra i creditori, anche se esso non è espressamente richiamato dalla legge. Di conseguenza, si dovrebbe anche ritenere che, se si opta per la suddivisione dei creditori in classi, queste debbano essere formate da crediti aventi la stessa natura giuridica e che siano espressione di interessi economici omogenei, per i quali deve ovviamente essere proposto il medesimo livello di soddisfacimento.   Di contro vi è chi sostiene che il silenzio della legge lasci assoluta libertà nella predisposizione del programma di composizione della crisi, cosicché — salvo quanto è previsto espressamente per alcune categorie di crediti: i crediti impignorabili, tributari, assistiti da cause di prelazione — i creditori non dovrebbero essere soddisfatti secondo la regola del concorso, potendo essere contemplate condizioni differenti per ciascuno, a prescindere dall’inserimento o meno in specifiche e differenti categorie o classi. In assenza di posizioni definitive su tale problema non può che darsi una lettura estensiva delle norme vigenti, improntata al favor nei confronti del consumatore, che connota in genere tutta la disciplina in questione.   Contenuto dell’accordo o del piano del consumatore L’art. 8 L. 3/2012 prevede che la proposta di accordo o di piano del consumatore prevede la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione dei crediti futuri. Nei casi in cui i beni e i redditi del debitore non siano sufficienti a garantire la fattibilità dell’accordo o del piano del consumatore, la proposta deve essere sottoscritta da uno o più terzi che consentono il conferimento, anche in garanzia, di redditi o beni sufficienti per assicurarne l’attuabilità. Nella proposta di accordo sono indicate eventuali limitazioni all’accesso al mercato del credito al consumo, all’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico a credito e alla sottoscrizione di strumenti creditizi e finanziari.   Con riferimento alla proposta di accordo o di piano del consumatore presentata da parte di chi svolge attività d’impresa, possono prestare garanzie patrimoniali i consorzi fidi autorizzati dalla Banca d’Italia nonché gli intermediari finanziari iscritti all’albo assoggettati al controllo della Banca d’Italia.   Le associazioni antiracket e antiusura iscritte nell’albo tenuto presso il Ministero dell’interno possono destinare contributi per la chiusura di precedenti esposizioni debitorie nel percorso di recupero da sovraindebitamento così come definito e disciplinato dalla presente legge. Il rimborso di tali contributi è regolato all’interno della proposta di accordo o di piano del consumatore. La proposta di accordo con continuazione dell’attività d’impresa e il piano del consumatore possono prevedere una moratoria fino a un anno dall’omologazione per il pagamento dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, salvo che sia prevista la liquidazione dei beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione.

Giuseppe Catapano: La dilazione con Equitalia non blocca più il fermo auto

Le nuove rateazioni non bloccano più le ganasce fiscali: il fermo rimane fino al pagamento dell’ultima rata.

giucatap248Addio alla possibilità di ottenere la cancellazione del fermo auto iscritto da Equitalia chiedendo la rateazione delle cartelle esattoriali notificate al contribuente, come è stato sino ad oggi (la cancellazione avveniva a partire dal pagamento della prima rata): con le nuove regole sulla riforma della riscossione esattoriale, appena approvate dal Governo, il fermo rimane fino al versamento dell’ultima rata della dilazione. Con la conseguenza che, per esempio, in caso di rateazione a 6 anni (72 rate), per tutto questo tempo il debitore non potrà più utilizzare la propria auto. Vediamo meglio di che si tratta.

Con il decreto attuativo della delega fiscale, entrato in vigore lo scorso 22 ottobre 2015, le nuove dilazioni non bloccano più le ganasce fiscali: l’ammissione (o, anche, la riammissione) alla dilazione da parte di Equitalia e il contestuale pagamento della prima rata non consentono di ottenere la rimozione del fermo amministrativo già disposto sull’automobile di proprietà del contribuente, il quale non potrà circolare con il veicolo sottoposto alla misura cautelare (salvo dimostri che il mezzo gli serve per lavoro e non è possibile l’utilizzo dei mezzi pubblici). La cancellazione del fermo auto avverrà soltanto dopo il pagamento integrale del debito.

La conseguenza però potrebbe essere svantaggiosa anche per la stessa Equitalia. Difatti, dopo tutto questo tempo, il mezzo, oltre a perdere di valore, potrebbe presentare problemi di funzionamento: situazione fortemente disincentivante, che potrebbe indurre a rinunciare alla stessa rateazione e a non pagare l’intero debito. Non sono pochi i casi, infatti, in cui il contribuente chiede la rateazionesolo al fine di poter tornare a circolare con il veicolo sottoposto a fermo. E se è vero che, invece, oggi non potrà più farlo, questi potrebbe essere tentato di acquistare una nuova auto, essendo difficile – e improbabile – che il fermo venga iscritto anche su quest’ultima nel caso di debiti di basso importo. Difatti, in base ad alcune direttive interne (che, tuttavia, non costituendo legge non sono azionabili davanti al giudice non garantendo diritti soggettivi al cittadino), per debiti inferiori a 2.000 euro, Equitalia dovrebbe iscrivere il fermo su un solo veicolo del debitore; per debiti di valore compreso tra 2.000 e 10.000 euro, su un massimo di 10 veicoli e, infine, per debiti di valore superiore a 10.000 euro, su tutti i veicoli del debitore.

Viceversa, se al momento della richiesta di rateazione del debito Equitalia non ha ancora iscritto il fermo auto, con l’accettazione dell’istanza da parte dell’ufficio la misura cautelare non potrà più essere posta per tutta la durata della dilazione (salvo sopraggiungano altri e nuovi debiti). Il che potrebbe rendere consigliabile di presentare la domanda di rateazione immediatamente, ossia già alla notifica della cartella, senza attendere che Equitalia compia il successivo passo (pignoramento, fermo o ipoteca).

La procedura

Si ricorda che Equitalia può adottare il fermo solo decorsi 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento (i giorni diventano 90 se, al posto della cartella, il contribuente ha ricevuto invece un accertamento esecutivo da parte dell’Agenzia delle Entrate, atto che – come si ricorderà – non richiede alcuna successiva notifica di cartella da parte di Equitalia, ma solo la comunicazione di presa in carico della riscossione). Ovviamente, in tale termine, deve risultare che il contribuente non abbia ancora provveduto al pagamento (anche di una rata) delle somme contestate o non abbia chiesto la rateazione del debito.
In ogni caso, prima di iscrivere il fermo, Equitalia deve notificare al debitore o ai coobbligati iscritti nei pubblici registri una comunicazione preventiva, con la quale li avvisa che, in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di 30 giorni, sarà eseguito il fermo, senza necessità di ulteriore comunicazione.

Come evitare il fermo auto
Il “decreto del fare” del 2013 consente al debitore di opporsi all’iscrizione del fermo auto, sin dalla notifica del preavviso, qualora riesca a dimostrare che il mezzo è necessario e strumentale all’attività di impresa o della professione: il che – secondo la giurisprudenza – non vale solo per i lavoratori autonomi (si pensi all’agente di commercio) e per i professionisti (si pensi al medico che deve correre in ospedale per le urgenze o all’avvocato che deve raggiungere i vari fori per le udienze), ma anche per il dipendente il cui posto di lavoro è lontano da casa e non facilmente raggiungibile.

A tal fine il contribuente potrà recarsi presso lo sportello di Equitalia e presentare apposita istanza. In caso di rigetto, ci si può sempre rivolgere al giudice.

La dimostrazione, in particolare, dovrà avvenire non solo con l’esibizione dei libri contabili, ma anche mediante l’indicazione delle effettive esigenze operative che il bene soddisfa.
Resta inoltre ferma la possibilità per il contribuente di eccepire l’illegittimità del fermo per una serie di ulteriori cause, come ad esempio:

– l’omessa notifica dell’atto presupposto, ossia della cartella di pagamento o dell’avviso di accertamento;

– qualora la cartella di pagamento sia stata già pagata o annullata;
– per omessa motivazione nel preavviso di fermo che non indica la causa del debito;

– per mancata indicazione del responsabile del procedimento.

A chi proporre impugnazione

Il giudice presso cui impugnare il fermo varia a seconda del debito:

– per contravvenzioni stradali, ci si deve rivolgere al giudice di pace;

– per imposte, alla Commissione Tributaria Provinciale;

– per contributi previdenziali, al Tribunale ordinario, sezione lavoro e previdenza.

Giuseppe Catapano: Deutsche Bank, l’ipotesi di un ritiro dall’Italia è “totalmente infondata”

giucatap247Deutsche Bank definisce totalmente infondata l’ipotesi di un suo ritiro dall’Italia. Il nostro Paese, si legge in una nota, “rimane un mercato chiave per Deutsche Bank e qualsiasi rumor di un presunto ritiro è totalmente infondato”.
A seguito di recenti speculazioni uscite sulla stampa, Deutsche Bank conferma così il suo “forte” impegno nei confronti dell’Italia, paese in cui la banca è presente dal 1977 e che rappresenta il secondo mercato europeo per il gruppo.

Giuseppe Catapano: Fondi, a settembre sottoscrizioni per 8,7 mld. In crescita i mandati istituzionali

giucatap246Il mese di settembre si chiude per il risparmio gestito con sottoscrizioni per +8,7 miliardi di euro.
Da inizio anno, spiega la Mappa mensile del risparmio gestito di Assogestioni, l’industria ha totalizzato +120 mld di raccolta netta. Hanno sostenuto la raccolta i fondi aperti (+2,8 mld) e i mandati istituzionali (+6 mld). Il patrimonio gestito dall’industria è pari a 1.714 miliardi di euro. Il 52,4% delle masse, circa 899 miliardi, è collocato nelle gestioni di portafoglio; il 47,6%, oltre 815 miliardi, è investito nelle gestioni collettive.

Giuseppe Catapano: Scontri al vertice delle Entrate

ROSSELLA ORLANDI DIRETTORE AGENZIA DELLE ENTRATE

Resa dei conti tra i vertici dell’amministrazione finanziaria. Nello scontro sempre più esacerbato tra Enrico Zanetti, sottosegretario del ministero dell’economia e Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, interviene il ministero dell’economia, guidato da PierCarlo Padoan mettendo sotto la sua ala l’operato dell’Agenzia delle entrate e assumendosi la paternità della rinnovata azione dal governo nel contrasto all’evasione fiscale. In una nota, ieri, il ministero dell’economia è intervenuto per rispondere alle accuse di Rossella Orlandi che intervenuta in veste di direttore dell’Agenzia delle entrate a un convegno della Cgil di venerdì scorso aveva usato toni aspri nei confronti delle misure previste nella legge di stabilità e sul futuro dell’Agenzie fiscali: «Il comparto delle agenzie fiscali e’ scomparso dalla contrattazione, ed e’ questo che portera’ alla fine del sistema delle Agenzie». Per il numero uno del Fisco italiano è necessario « riaprire il ragionamento sulle posizioni organizzative, avere piu’ figure di livello professionale alto, e che non si chiamano solo dirigenti, perche’ ci sono diverse professionalita’». Il riferimento è al braccio di ferro sulle conseguenze della sentenza della corte costituzionale che ha dichiarato 767 funzionari incaricati illegittimi a marzo. A questa presa di posizione ha replicato il sottosegretario al ministero dell’economia Enrico Zanetti: «se continua ad esternare il suo malessere e a dire che l`Agenzia muore, le dimissioni diventano inevitabili». Enrico Zanetti, ha sottolineato che «le parole della Orlandi, sempre che non le smentisca o le ridimensioni, sono incompatibili con qualsiasi ipotesi di leale collaborazione col governo che l`ha nominata».

«Il direttore dell`Agenzia delle Entrate non è il ministro delle Finanze. La politica fiscale la fa il governo. L`Agenzia deve fare i controlli, non decidere quali. È una voce che ascoltiamo, per carità. Ma non sempre condividiamo. E quando si sceglie una linea, il direttore si adegua ed esegue. Zitti e pedalare. Altrimenti è libero di andare da un`altra parte», ha concluso.