Arresto e confisca obbligatori contro il caporalato. A chi collabora, però, pena ridotta fino a metà. A prevederlo, tra l’altro, è la bozza di decreto legge ieri in pre consiglio dei ministri, contenente norme urgenti contro il lavoro nero (come già anticipato da ItaliaOggi del 30 settembre scorso). Da una parte c’è l’inasprimento delle sanzioni per l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro (l’arresto diventa obbligatorio, mentre oggi è facoltativo); dall’altra l’introduzione di circostanze attenuanti al fine di abbattere il muro di omertà dietro cui trovano spesso copertura i colpevoli.
Lotta al caporalato. Le nuove disposizioni, introdotte con effetto immediato attraverso una modifica di norme già vigenti, mirano a prevenire, colpendo, il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori in condizioni di bisogno e necessità (il cosiddetto «caporalato»). Un fenomeno crescente in seguito alla crisi economica e al sempre più crescente numero di immigrati, anche irregolari in cerca di lavoro, presenti sul territorio nazionale. Il reato di «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro» è disciplinato (dal 2011) dal codice penale che all’art. 603-bis stabilisce, quale pena per chi «svolga un’attività organizzata d’intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l’attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia, o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei lavoratori», la reclusione da 5 a 8 anni più la multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato; nel caso in cui il numero di lavoratori sia superiore a tre o il reclutamento riguardi soggetti minori in età non lavorativa o abbia esposto i lavoratori a situazioni di grave pericolo, la pena è aumentata da un terzo alla metà.
