Giuseppe Catapano: Glencore, parte piano taglio debito, ma mercato non si fida

LONDRA (WSI) – Sotto pressione degli investitori il gigante minerario ha risposto il mese scorso con un rilancio del patrimonio netto di 2,5 miliardi di dollari come parte di un piano di riduzione del debito di 10 miliardi.

Nel tentativo di rassicurare gli investitori in seguito al calo dei prezzi delle materie prime, il colosso minerario Glencore ha rivelato i dettagli delle sue prossime operazioni commerciali e i progetti per il taglio del debito.

Il titolo ha perso il 3% circa ieri, ma negli ultimi giorni si è riscattato dopo il crollo del 30% di lunedi’. Una nota degli analisti ha avvertito che il capitale azionario di Glencore avrebbe potuto bruciarsi del tutto se il gruppo attivo nel trading delle materie prime avesse dovuto perdere il giudizio di investmente grade. Perché cio’ accada, secondo Goldman Sachs, basterebbe un calo del 5% delle materie prime. Anche i prezzi dei bond del gruppo anglo svizzero hanno iniziato ad andare a picco, scontando l’idea che il debito venga giudicato spazzatura.

Il titolo Glencore si è qualificato come il peggior FTSE 100 quest’anno, conseguenza del peso delle preoccupazioni degli investitori in merito al rallentamento economico della Cina che potrebbe deprimere ulteriormente la domanda di materie prime. Anche altri titoli minerari sono stati colpiti, ma la pressione che ha subito il gruppo Glencore è stata maggiore soprattutto per i suoi alti livelli di debito, parte dell’eredità ricevuta in seguito all’acquisizione di Xstrata avvenuta due anni fa.

Un’altra caratteristica del gigante minerario è che tende a mantenere una certa segretezza sulle operazioni di trading. Cio’ è cambiato, con Glencore che ha rivelato alcuni elementi chiave di tali attività, di cui Glencore non dice molto, sostenendo che offrire piu’ informazioni darebbe un vantaggio concorenziale notevole a rivali come Vitol o la svizzera Trafigura.

Durante un’assemblea con gli investitori, Glencore ha offerto dettagli sulle riserve del valore di 17 miliardi di dollari che sono usate per le sue operazioni di trading e commercio. Questa somma non viene inclusa nella definizione di debito netto, che era pari a $30 miliardi alla fine di giugno. Tuttavia le agenzie di rating ne hanno tenuto conto nel calcolare il debito complessivo dell’azienda, il che ha reso peggiore la valutazione finale.

Glencore ha allora pensato bene di fornire dettagli in piu’ su tali riserve e sulla loro composizione, con l’obiettivo di dimostrare che se mai se ne presentasse il bisogno, potrebbe liquidarle in fretta. Circa due terzi di esse, pari a 12 miliardi di dollari, sono legate al petrolio e hanno avuto un ciclo di trading di soli otto giorni.

Il business dei metalli di Glencore, che ha un ciclo piu’ lungo di 40 giorni, rappresenta una fetta molto inferiore delle scorte complessive. Il rischio a livello di prezzi è minimo anche per le riserve dedicate alle attività commerciali. Quasi tutte infatti sono infatti “coperte” oppure vengono vendute prima che il prezzo cali ulteriormente.

Il messaggio è chiaro: i trader e le case di trading possono sopravvivere a un indebolimento dei prezzi di mercato. Allo stesso tempo possono anche venire inglobate in un vortice se sbagliano a prendere decisioni importanti. Glencore è accusata di aver erroneamente scommesso su una ripresa del mercato del petrolio, dimostrando che puntare sulle attività di trading per salvarsi in tempi di crisi non è una scelta astuta.

Il gigante in crisi ha annunciato interventi di taglio del debito per un ammontare di 10,2 miliardi di dollari e ha ribadito di non avere problemi di solvibilità. Il mese scorso, sotto la pressione da parte degli investitori, il gruppo anglo elvetico, con sede a Baar, ha rilanciato il patrimonio netto di 2,5 miliardi di dollari come parte di un piano di riduzione del debito di almeno 10 miliardi.

I titoli nel frattempo rimangono di oltre il 20% sotto i livelli di prezzo al quale Ivan Glasenberg, chief executive del gruppo, e altri dirigenti e investitori hanno fatto riferiemnto in settembre nel partecipare all’aumento di capitale da 2,5 miliardi di dollari.

Giuseppe Catapano: Guerra Mondiale è iniziata, esercito iraniano invade Siria, al fianco di Russia e Hezbollah

DAMASCO (WSI) – A giudicare dagli ultimi titoli delle testate di informazione su Internet, viene da chiedersi se la guerra per procura in corso in Medioriente non stia sfociando nella Terza Guerra Mondiale. Non si tratta piu’ di un conflitto regionale, ma di un vero e proprio confronto a viso aperto su scala globale.

Reuters fa sapere che centinaia di soldati iraniani hanno fatto il loro ingresso in Siria per combattere a fianco di Hezbollah, delle milizie sciite irachene e del regime di Assad contro gli insorti, con l’aiuto aereo della Russia. Le truppe di terra stanno combattendo al fianco dei russi che hanno iniziato da ieri a bombardare i gruppi di ribelli anche chi di loro non fa capo allo Stato Islamico.

L’ultimo gruppo colpito, l’esercito libero della Siria, è stato finanziato e armato dall’Occidente e i suoi combattenti addestrati dalla CIA. Come i curdi in Iraq e nel nord della Siria, è una fazione di insorti sostenuta da Europa e Stati Uniti.

Il gruppo ha riferito a Reuters che una delle sue basi nella provincia di Idlib è stata colpita da 20 missili nell’ambito di due raid aerei distinti. I suoi combattenti sono stati addestrati dalla CIA in Qatar e Arabia Saudita, nel quadro del programma che Washington ha ideato per combattere ISIS e Assad nella regione.

Mosca è pero’ favorevole al mantenimento dello status quo politico in Siria. Il Cremlino vuole che Assad rimanga in carica, perché è l’ultimo alleato di spicco che gli rimane nella caldissima regione mediorientale, dove l’avanzata dell’Isis in Siria e in Iraq, senza contare l’espansione progressiva in Libia, nel Nord Africa, sta creando instabilità spostando gli equilibri.

Centinaia di soldati iraliani sono arrivati in Siria per unirsi all’offensiva guidata dalle truppe governative di Bashar al-Assad, secondo quanto riportato da fonti libanesi. E’ un chiaro segnale che la guerra civile si sta trasformando in una guerra per procura, nella quale le grandi potenze del mondo fanno le loro mosse in una sempre piu’ confusa scacchiera mediorientale.

Gli aerei dell’esercito russo hanno bombardato il paese per il secondo giorno di fila, colpendo civili e ribelli anti governativi, ma non solo obiettivi sensibili dello Stato Islamico, il violento gruppo terroristico islamista che vuole creare un nuovo califfato nella regione e a cui si oppongono un po’ tutte le nazioni della regione e dell’Occidente.

La lotta allo Stato Islamico sembra pero’ ormai rimasto l’unico obiettivo comune di Mosca e Washington, che per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda sonoavversari in un vero conflitto. E mentre i suoi aerei bombardano la Siria, il Cremlino sta armando i curdi con l’aiuto del governo in Iraq. I curdi sono nemici dichiarati dell’ISIS, ma anche della Turchia.

Turchia e Arabia Saudita, come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, vogliono vedere cadere Assad, accusato di aver provocato migliaia e migliaia di morti sotto il suo regime che non ha mai accettato l’esistenza di oppositori. Un governo che ha fatto decisamente piu’ morti dello stesso Stato Islamico.

Finora il sostegno diretto degli iraniani ad Assad è arrivato nella forma di consulenti militari. Teheran aveva tuttavia in passato mobilitato le milizie sciite da Iraq e Afghanistan per convincerle a unire le forze con le truppe governative siriane.

Mosca ha detto di aver colpito postazioni e basi dello Stato Islamico, ma anche aree vicino alle città di Hama e Homs dove si trovano alcuni gruppi di ribelli che, al contrario dell’ISIS, sono appoggiati dagli alleati di matrice sunnita degli Usa, come sauditi e turchi.

Giuseppe Catapano: Jobs Act, sul Sole 24 Ore come cambiano gli aiuti per chi resta senza lavoro

giucatap30Con il varo degli ultimi decreti del Jobs act, sono destinate a cambiare anche le “politiche attive”, ovvero il sistema di sostegni e riqualificazione per chi perde il lavoro. I tempi sono molto stretti: entro i prossimi tre mesi dovranno essere completati, con diversi provvedimenti, ben dieci passaggi per dare vita al nuovo modello di flexicurity. E dal 1° gennaio dovrà partire l’Anpal, l’agenzia nazionale chiamata a coordinare la rete dei servizi per il lavoro. Sul Sole 24 Ore i tasselli ancora mancanti per il passaggio al nuovo sistema.

LE REGOLE D’ORO PER CHI VA A LAVORARE ALL’ESTERO
Sono sempre di più gli italiani, specialmente tra i giovani, che scelgono di cercare lavoro oltre confine. Ma quali sono gli elementi da considerare prima di questo passo? Come verificare gli aspetti più delicati, come la retribuzione o il carico fiscale nel nuovo Paese? Sul Sole 24, nelle pagine di Lavoro e Carriere, i suggerimenti e le avvertenze per chi vuole diventare un “expats”.

LA GUIDA ALLA RIFORMA FISCALE: I PAGAMENTI A RATE
L’attuazione della delega fiscale ha modificato anche i meccanismi dei pagamenti a rate, le possibili sospensioni, le notifiche: nella Guida alla riforma, sul Sole 24 Ore del 5 ottobre, il dettaglio delle novità per i contribuenti, analizzate voce per voce.
CASA, CALDA CASA: L’ESPERTO RISPONDE SU MUTUI E RISCALDAMENTO
Nel fascicolo dell’Esperto Risponde, questa settimana, ampio spazio ai temi “di casa”: nelle pagine di Fisco & Diritti le questioni condominiali legate al riscaldamento, mentre nella parte di Risparmio & Famiglia i consigli per la scelta del mutuo. E nell’infodata del Lunedì i dati delle erogazioni provincia per provincia.

Giuseppe Catapano: Grecia, gli Usa hanno aiutato Atene a restare nell’euro. Un telegramma segreto lo rivela

giucatap28La crisi infinita del debito greco riserva una nuova sorpresa. Che gli Usa avessero aiutato e suggerito al premier greco Alexis Tsipras di restare nell’euro era atteggiamento politico noto agli osservatori. Ma era stato finora solo frutto di analisi e congetture. Ora, invece, ci sono le prove.
Alcuni documenti diplomatici greci a questo proposito sono stati pubblicati sul quotidiano greco conservatore e anti-Syriza Kathimerini, rivelando come Tsipras abbia ricevuto il sostegno prezioso e fondamentale da parte dell’amministrazione Obama negli ultimi mesi e soprattutto nella fase calda dell’accettazione nella notte tra il 12-13 luglio del terzo piano di salvataggio.

I documenti mostrano anche come Washington abbia sempre consigliato il governo greco di evitare conflitti aperti con la Germania del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che voleva far uscire Atene dall’euro per cinque anni, e di mostrare invece la volontà sincera di accettare le riforme in vista dell’accordo 13 luglio per il terzo salvataggio greco da 86 miliardi di euro.
Un telegramma segreto inviato al governo greco il 16 luglio dall’ambasciatore greco negli Stati Uniti, Christos Panagopoulos, rivela come Washington consigliò Atene di evitare gli attacchi verbali contro Berlino e di cercare di creare un’ampia alleanza con paesi come il Regno Unito, la Francia, l’Italia e Austria. Paesi che infatti fronteggiarono le richieste tedesche di far uscire Atene dall’euro.
Il governo degli Stati Uniti suggeriva a Tsipras di convincere questi paesi che era disposto a fare sul serio le riforme strutturali se, a loro volta, loro avessero offerto il loro sostegno contro Berlino. Panagopoulos ha anche spiegato che la strategia di Washington era quella di sottolineare l’importanza geopolitica di mantenere la Grecia, paese della Nato, nella moneta unica. Insomma di non aprire un nuovo fronte dopo Ucraina e Siria in un’area già incandescente.
Panagopoulos ha anche rivelato che ci sono stati frequenti e ampi contatti tra Atene e Washington, attraverso dei responsabili del Tesoro e del Dipartimento di Stato. Il diplomatico greco ha scritto tre giorni dopo l’intesa del 13 luglio che aveva ribaltato l’esito del referendum del 5 luglio, che le autorità statunitensi avevano sottolineato la necessità per la zona euro di accettare un’ulteriore riduzione del debito greco.
Mentre il governo degli Stati Uniti avrebbe anche incoraggiato il Fondo monetario internazionale a esprimere una posizione positiva a riguardo in modo palese. Cosa che è accaduta pochi giorni dopo. E questo potrebbe essere la “ricompensa” che Atene ha ricevuto da Washington in cambio dell’accettazione del terzo piano e di restare nell’euro.

Giuseppe Catapano: Mosca, pronti a intervenire sulla costa siriana dal mare. Fuga Isis in Giordania

giucatap27Continuano i raid russi sulla Siria e si aggiunge la notizia che Mosca potrebbe isolare la costa siriana impiegando la Flotta russa del Mar Nero (di stanza in Crimea) nell’operazione avviata la scorsa settimana contro le posizioni del sedicente Stato Islamico nella Repubblica araba. Lo ha detto l’ammiraglio Vladimir Komoyedov, presidente della Commissione Difesa alla Duma di stato ed ex comandante della Flotta.

«Quanto all’utilizzo su larga scala della flotta del Mar Nero in questa operazione, penso che questo sia poco probabile – ha detto – ma dal punto di vista del blocco della costa, penso che sia plausibile. Un colpo sferrato con l’artiglieria dal mare non è escluso: le navi sono pronte, ma per ora non avrebbe senso. I terroristi sono annidati lontano dalla costa» ha detto Komoyedov.
Raid su 9 obiettivi Isis in Siria nelle ultime 24 ore
L’Aeronautica russa ha condotto raid su 9 obiettivi dell’Isis in Siria nel corso delle ultime 24 ore. Lo ha riferito il ministero della Difesa russa, annunciando che è stato colpito il centro di comando del Califfato nero nella provincia di Latakia e un altro, attraverso l’intervento dei caccia Su24m, è stato completamente distrutto vicino ad Al-Rastan, nella provincia di Hama.
L’aviazione russa ha colpito inoltre 3 strutture del sedicente Stato islamico nella provincia di Homs, e ha distrutto 2 depositi di armi. «Tutti gli attacchi aerei russi in Siria sono destinati a scompaginare i comandi a supporto dell’Isis» dice il ministero. Gli equipaggi hanno inoltre condotto 6 attacchi aerei contro la base terroristica mimetizzata del Califfato a Idlib, distrutti 30 veicoli corazzati, afferma il Ministero della Difesa russo.
Fuga in Giordania
Intanto ieri almeno tremila militanti dell’Isis e dei gruppi jihadisti Jabhat Al-Nusra e Jaish al-Yarmouk sono fuggiti dalla Siria in Giordania nel timore dell’avanzata dell’esercito siriano su tutti i fronti e dei raid aerei russi, lanciati da Putin. Inoltre, secondo quanto riporta Ria Novosti, circa 160 militanti jihadisti sono rimasti presumibilmente uccisi ieri durante un attacco dell’esercito siriano nella provincia di Deir Ezzor mentre almeno altri 17 sono morti in un attacco a Homs e Palmira: lo sostiene una fonte militare russa da Latakia (dove c’e’ una base aerea russa). Secondo il ministero della Difesa russo dal 30 settembre al 3 ottobre le forze aerospaziali russe hanno compiuto più di 60 sortite neutralizzando circa 50 obiettivi. Per le fonti ufficiali russe i target colpiti sono legati all’Isis. Tuttavia secondo la coalizione a guida statunitense in realtà i raid avevano come obiettivo principalmente l’opposizione anti Assad, ossia l’Esercito della Conquista.

Giuseppe Catapano: Alluvione in Costa Azzurra, 17 morti e 4 dispersi. Rientrati i 2.500 italiani bloccati sui treni Unitalsi

giucatap26Le piogge torrenziali e di una violenza senza precedenti che ieri si sono abbattute sulla Costa azzurra, tra Mandelieu-la-Napoule e Nizza, hanno causato la morte di 17 persone. Altre 4 persone risultano ancora disperse. Oltre cinquemila gli sfollati, e danni per decine di milioni di euro. Emergenza rientrata per circa 2.500 italiani rimasti bloccati per ore, di ritorno da Lourdes, su cinque “treni bianchi” dell’Unitalsi. Già in Italia, stanno raggiungendo le rispettive destinazioni finali.

«È stata l’Apocalisse, una cosa del genere non si era mai vista», ha commentato Henri Leroy, sindaco di Mandelieu-la-Napoule, uno fra i comuni più colpiti. È soprattutto l’intensità delle precipitazioni, in un arco di tempo di tre ore, che ha sorpreso: tra le 19 e le 22 di sabato sera sono caduti infatti 180 mm di acqua a Cannes, 159 mm a Mandelieu-la-Napoule e 100 mm a Valbonne, vicino Biot. Dal luogo del disastro, il presidente francese ha annunciato ieri lo stato di calamità naturale per la regione delle Alpi Marittime, ha ringraziato i soccorritori e ha espresso la «solidarietà della nazione» alla popolazione colpita dalla catastrofe. Francois Hollande ha poi presentato le condoglianze ai familiari delle vittime. «Le catastrofi ci sono sempre state, ma il loro ritmo, la loro intensità si sono rafforzati», ha commentato il capo di stato, che ha approfittato della situazione per lanciare un appello affinché vengano «prese delle decisioni» per lottare contro i cambiamenti climatici in occasione della Conferenza sul clima di Parigi di novembre.

Tre annegati in un centro anziani, blackout a Nizza

Centinaia di passeggeri sono rimasti bloccati a bordo di treni e numerose strade e autostrade sono state completamente allagate a Cannes, Antibes, Mandelieu-la-Napoule, Villeneuve-Loubet e Nizza. All’aeroporto di Nizza sono rimasti bloccati 500 passeggeri ai terminal, tra i quali molti britannici e danesi. Tre persone sono morte annegate in un centro anziani a Biot, vicino Antibes: si trovavano al piano terra e sono stati sorpresi da una improvvisa onda d’acqua.

A Cannes una donna di 60 anni è stata trovata morta nei pressi di un parcheggio. Altre tre persone sono state trovate morte in a Vallauris-Golfe-Juan in un’automobile sommersa dalle acque all’ingresso di un piccolo tunnel. Una persona e’ stata trovata morta in un camper ad Antibes mentre si cercavano i corpi di cinque persone nel parcheggio di una tenuta a Mandelieu-la-Napoule. Nel pomeriggio di domenica il cadavere di una donna è stato trovato a Mougins. Secondo le prime informazioni l’auto della donna è stata trovata nel fiume Frayere.

Nove persone sono state fermate in relazione ai saccheggi nelle zone colpite dalla terribile alluvione. Lo ha riferito «Nice Matin». A Nizza 35mila abitazioni sono rimaste senza elettricità, 14mila a Cannes. L’incontro di calcio del massimo campionato francese, la Ligue 1, fra Nizza eNantes sabato sera è stata sospesa a causa della pioggia violenta.