I due partiti separatisti Junts per Sì e Cup hanno ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento (72 su 135) nelle elezioni regionali della Catalogna. L’affluenza è stata del 77% dei cinque milioni e mezzo di aventi diritto, un record storico superiore del 9% rispetto alle elezioni del 2012.
Ora il referendum per la separazione dalla Spagna appare più probabile ma non è chiaro se i leader indipendentisti abbiano un mandato popolare sufficiente a imboccare questa via, in quanto meno del 48% della popolazione catalana ha votato a favore dei partiti anti-secessione.
“I separatisti hanno una maggioranza sufficiente per governare, ma proclamare unilateralmente l’indipendenza con meno del 50% dei voti popolari avrebbe poca credibilità, in Spagna e a livello internazionale”, sottolinea Emilio Saenz-Frances, professore alla Comillas Pontifical University di Madrid. Il premier Mariano Rajoy, del resto, è stato chiaro: sono disposto a trattare con il nuovo esecutivo catalano tutti i temi che vuole affrontare nel contesto delle leggi spagnole, ha ribadito: “Tutta la collaborazione del mio governo, sempre nel rispetto della legge”, ha detto Rajoy alla Moncloa, dove è apparso davanti ai giornalisti per commentare i risultati delle elezioni in Catalogna. “Quello che non sono disposto a fare è liquidare la legge», ha poi precisato. Rajoy ha quindi invitato il nuovo governo che si formerà nella regione a “governare per tutti i catalani, a superare la frattura”. In Catalogna, “le affermazioni di alcuni erano e rimangono al di fuori della legge ed è stato dimostrato che non hanno il sostegno della maggioranza dei cittadini”, ha aggiunto.
