Giuseppe Catapano: Beni sequestrati, mini-parcelle

Crise financièreVarati i compensi (calmierati) per gli amministratori giudiziari di beni sequestrati. Sono equiparati a quelli dei curatori fallimentari, ma solo se gestiscono un compendio aziendale; sono calcolati al ribasso per altre attività di amministrazione. Vengono computati in percentuale sul valore di beni in sequestro: si va fino al 5% del valore aziendale gestito direttamente da professionista (se il valore è compreso fino a 811 mila euro), oppure fino al 2% se i beni aziendali (dello stesso valore) sono concessi a terzi, oppure ancora si può arrivare al 2,5% per immobili dello stesso scaglione. Il dpr, approvato ieri definitivamente dal Consiglio dei ministri, attua l’articolo 8 del dlgs 14/2010 e calcola, partendo dai compensi per i curatori fallimentari, i compensi degli amministratori giudiziari. Due gli obiettivi di fondo: abbassare le spese e rendere omogeneo il trattamento nei vari tribunali. La relazione al dpr simula alcuni casi per capire come cambia il compenso degli amministratori. Per l’ipotesi di un attivo di un milione di euro (di cui: 400 mila per un’azienda, 300 mila di immobili e 300 mila di beni mobili), zero di passivo e di redditi incassati, il compenso in base al nuovo dpr sarebbe di euro 46.666,80, più alto di quello liquidato dai tribunali di Reggio Calabria (12 mila euro) e di Santa Maria Capua Vetere (7.200 euro), ma più basso della tariffa per il fallimento (euro 53.807,08) o di quella praticata dal tribunale di Roma o di Torre Annunziata (50.600 euro) o di quella proposta dall’Istituto nazionale amministratori giudiziari (154 mila euro). Il decreto, dunque, prende a riferimento i compensi del curatore fallimentare e del commissario giudiziale nella procedura di concordato preventivo. Ma con alcuni correttivi in base alla durata del procedimento di sequestro, ma anche tenendo conto espressamente della maggiore delicatezza dell’incarico di amministratore in contesti di criminalità organizzata.

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