Giuseppe Catapano: Telecom pronta a cedere Inwit

MARCO PATUANO TELECOM ITALIA

Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, che si è riunito a Rio de Janeiro, ha dato mandato all’a.d. Marco Patuano di esplorare le eventuali opportunità di valorizzazione della controllata Inwit, la società delle torri quotata da giugno in borsa. È inoltre arrivato il via libera all’incorporazione di Telecom Italia Media in Telecom Italia, con conseguente stipula dell’atto di fusione. I due cda hanno dato esecuzione alla decisione assunta dalle rispettive assemblee straordinarie, così da perfezionarla entro il terzo trimestre. Si prevede che gli effetti dell’operazione decorrano dal termine della giornata del 30 settembre, che rappresenterà l’ultimo giorno di quotazione delle azioni Telecom Italia Media.

Giuseppe Catapano: Regime dei minimi al restyling

giucatapRestyling (in chiave «più conveniente») del regime fiscale dei minimi per possessori di partiva Iva: all’orizzonte, infatti, c’è un meccanismo per favorire soprattutto i giovani professionisti e le start-up. E, nel contempo, sul tavolo del governo campeggia una precisa «road map» per il taglio delle tasse in tre anni, ad iniziare dal prelievo sugli immobili. Ad esporre le misure allo studio il viceministro dell’economia, Luigi Casero, intervenuto in collegamento telefonico, ieri mattina, durante la seconda giornata dell’XI conferenza della Cassa di previdenza forense, a Rimini. Novità, dunque, per le nuove leve delle categorie professionali e per chi avvia l’attività autonoma, poiché il numero due di via XX settembre ha avvisato che esiste «questa necessità» di procedere ad un riordino del regime forfettario, considerando che il cantiere, in realtà, era già stato aperto l’anno scorso; nel 2014, infatti, il governo aveva stabilito la proroga (fino al 31 dicembre 2015) per tutti coloro che decidono di aprire una Partita Iva, consentendo loro la chance di aderire al «vecchio» sistema, con applicazione del regime fiscale agevolato al 5%.

Giuseppe Catapano: Negli organismi di valutazione solo professionisti doc

giucatapSolo professionisti della valutazione giudicheranno le performance della p.a. e degli enti locali. Gli Oiv (Organismo indipendenti di valutazione), istituiti dalla legge Brunetta (dlgs n.150/2009) restano dunque il centro della misurazione della qualità dell’agire amministrativo, ma dovranno essere composti solo da membri scelti da un elenco ad hoc tenuto dal dipartimento della funzione pubblica. I requisiti per essere iscritti nell’elenco saranno definiti con decreto del ministro delegato per la semplificazione e la p.a. che sarà emanato in tempi stretti. Lo prevede il regolamento che disciplina le nuove funzioni attribuite a palazzo Vidoni in materia di valutazione delle performance, approvato ieri in via preliminare dal consiglio dei ministri. Il dpr rivede in parte la normativa sulla valutazione dei risultati da parte delle p.a., contenuta nella «riforma Brunetta», adempiendo a quanto previsto dal dl 90/2014.

Nello specifico il regolamento anticipa alcune misure che saranno più organicamente oggetto dell’attuazione della legge delega di riforma delle amministrazioni pubbliche, recentemente approvata dal parlamento (legge 124/2015) Secondo il governo il regolamento reca vantaggi sia alla p.a., perché semplifica il ciclo della performance, sia ai cittadini a cui viene garantita una valutazione più indipendente, grazie al ruolo di coordinamento attribuito al Dipartimento della Funzione Pubblica che verranno sottratte all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione.

Nello specifico, i nuovi Oiv potranno essere in forma monocratica o collegiale (tre componenti) e entreranno a regime a partire dai rinnovi degli organismi attualmente in vigore che resteranno in carico fino alla naturale scadenza del proprio mandato.

Giuseppe Catapano: Rimpatrio capitali da incubo

giucatapProfessionisti sui carboni ardenti sulla proroga della voluntary disclosure. Si apre un week-end al cardiopalma, dopo che il consiglio dei ministri, ieri, ha discusso, ma non approvato, il decreto legge sulla finanza pubblica che contiene la proroga per le istanze di voluntary disclosure al 30 novembre e il completamento della pratica a fine dicembre (si veda ItaliaOggi di ieri). Tutto rinviato al 29 settembre. E l’effetto è che gli studi dovranno comunque, in assenza di notizie ufficiali, sfruttare ogni ora di qui alla fatidica data per almeno presentare più pratiche possibile (c’è poi un mese per perfezionarle). Ieri il sottosegretario al ministero dell’economia, Enrico Zanetti, in mattinata ha confermato l’arrivo del decreto ma poi, nel prosieguo della giornata, ha annunciato il rinvio per ragioni tecniche a martedì 29 settembre, il giorno prima della scadenza.

Oltre alle norme sulla voluntary e la clausola sulle accise,infatti, farebbero parte del decreto anche misure sull’appostamento nei bilanci delle Regioni delle somme destinate al pagamento dei debiti della P.A., lo slittamento dei termini delle delibere comunali su Tasi, Imu, Tari e addizionali Irpef fino a norme sulla pulizia nelle scuole.

Ma alla base delle “ragioni tecniche” del rinvio ci sonopresumibilmente le stesse ragioni all’origine dell’apparente malavoglia del dicastero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan nel rilasciare la proroga della voluntary disclosure: tenere sulle corde gli studi professionali e ricevere entro il 30 settembre quante più istanze possibili.

Giuseppe Catapano: Cassa forense, 60 mln per gli iscritti

giucatapSessanta milioni di euro per sostenere gli avvocati più giovani e i legali in stato di bisogno. È questo il «tesoretto» che Cassa forense ha deciso di stanziare per aiutare i propri iscritti che, anche per effetto della crisi, si trovano in situazione di disagio. Grazie all’ultimo via libera arrivato ieri pomeriggio dal ministero del lavoro, dopo quelli già dati da giustizia ed economia, è stato infatti completato l’iter formale del nuovo regolamento sull’assistenza messo a punto a gennaio dal Comitato dei delegati della Cassa forense. Operatività delle nuove disposizioni: primo gennaio 2016. A darne notizia in tempo reale sono stati, ieri, a Rimini, nel corso dell’XI Conferenza nazionale dell’ente di previdenza ed assistenza degli avvocati, il presidente della Cassa Nunzio Luciano, e il vicepresidente vicario Santi Geraci. «Siamo molto soddisfatti, è una promessa mantenuta per tutti i nostri iscritti», ha commentato a caldo Luciano. Unico possibile dubbio operativo, che però, secondo il presidente di Cassa forense non inficia la partenza delle nuove previsioni, viene da una osservazione fatta dal ministero del lavoro nel proprio parere, che subordinerebbe lo stanziamento dei 60 mln all’approvazione del bilancio di esercizio 2015 dell’ente, facendo così ipotizzare per il 2016 la possibilità di utilizzare «solo» i 20 milioni che fino a oggi Cassa forense ha stanziato, come ogni anno, per l’assistenza. La necessità di arrivare a una riforma delle forme di assistenza per la professione forense ha subìto un’accelerazione nel corso degli ultimi anni. Il regolamento, varato nel gennaio scorso dall’ente, riscrive infatti completamente la precedente normativa che, per la sua limitatezza operativa, ha fatto accumulare, in questi anni, nelle casse dell’istituto, oltre 160 milioni di euro rimasti inutilizzati. Quelle somme, d’ora in avanti, potranno essere utilizzate dalla cassa in favore dei propri iscritti non solo con una maggiore flessibilità, ma soprattutto dando copertura a un maggior numero di eventi rispetto a quanto fosse possibile fare oggi, come, per esempio, per dare agevolazioni all’accesso al credito ai giovani legali che vogliano avviare uno studio professionale o costituire studi associati o società tra professionisti, ma anche per far avere borse di studio per l’acquisizione di specifiche competenze professionali. Ampliate anche le prestazioni a sostegno della famiglia, della salute e in generale, dei professionisti «in stato di bisogno».

Giuseppe Catapano: Beni sequestrati, mini-parcelle

Crise financièreVarati i compensi (calmierati) per gli amministratori giudiziari di beni sequestrati. Sono equiparati a quelli dei curatori fallimentari, ma solo se gestiscono un compendio aziendale; sono calcolati al ribasso per altre attività di amministrazione. Vengono computati in percentuale sul valore di beni in sequestro: si va fino al 5% del valore aziendale gestito direttamente da professionista (se il valore è compreso fino a 811 mila euro), oppure fino al 2% se i beni aziendali (dello stesso valore) sono concessi a terzi, oppure ancora si può arrivare al 2,5% per immobili dello stesso scaglione. Il dpr, approvato ieri definitivamente dal Consiglio dei ministri, attua l’articolo 8 del dlgs 14/2010 e calcola, partendo dai compensi per i curatori fallimentari, i compensi degli amministratori giudiziari. Due gli obiettivi di fondo: abbassare le spese e rendere omogeneo il trattamento nei vari tribunali. La relazione al dpr simula alcuni casi per capire come cambia il compenso degli amministratori. Per l’ipotesi di un attivo di un milione di euro (di cui: 400 mila per un’azienda, 300 mila di immobili e 300 mila di beni mobili), zero di passivo e di redditi incassati, il compenso in base al nuovo dpr sarebbe di euro 46.666,80, più alto di quello liquidato dai tribunali di Reggio Calabria (12 mila euro) e di Santa Maria Capua Vetere (7.200 euro), ma più basso della tariffa per il fallimento (euro 53.807,08) o di quella praticata dal tribunale di Roma o di Torre Annunziata (50.600 euro) o di quella proposta dall’Istituto nazionale amministratori giudiziari (154 mila euro). Il decreto, dunque, prende a riferimento i compensi del curatore fallimentare e del commissario giudiziale nella procedura di concordato preventivo. Ma con alcuni correttivi in base alla durata del procedimento di sequestro, ma anche tenendo conto espressamente della maggiore delicatezza dell’incarico di amministratore in contesti di criminalità organizzata.