Come previsto, l’amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, ha annunciato le dimissioni a seguito dello scandalo sulle alterazioni ai gas di scarico. “Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio e sto aprendo la strada a questo nuovo inizio con le mie dimissioni”, si legge in una nota diffusa da Winterkorn. L’ormai ex a.d. del colosso tedesco dell’auto si dice “scioccato dagli eventi dei giorni scorsi” e “basito dal fatto che irregolarità di tali proporzioni siano state possibili nel gruppo Volkswagen”. “Il processo di chiarificazione e trasparenza deve continuare”, scrive ancora il manager, che da parte sua nega ogni coinvolgimento diretto nello scandalo della frode sulle emissioni che ha travolto la casa automobilistica tedesca: “Non sono a conoscenza di nessun atto illegale da parte mia”.
L’Ue: i singoli stati indaghino e poi riferiscano a Bruxelles. I dispositivi vietati dal 2007. La Commissione europea incoraggia i Ventotto a fare le indagini necessarie e a riferirne all’esecutivo: le autorità nazionali sono responsabili dei controlli sulle emissioni dei motori delle auto e devono effettuare controlli particolarmente rigorosi, sottolinea Bruxelles. “Discuteremo con loro su come coordinare queste indagini e faciliteremo il loro scambio di informazioni”, ha spiegato la portavoce Lucia Caudet, tornando sul caso dei dispositivi truccati per falsificare i risultati dei test, scoperti sulle auto Volkswagen. Tali dispositivi, ha spiegato ancora la portavoce, sono vietati in Unione europea da una regola del 2007. Bruxelles era consapevole della possibilità di truccare i test, tanto che dall’inizio del 2016 entrerà in vigore una nuova normativa comunitaria che prevede che i controlli sulle emissioni inquinanti non avvengano più in laboratorio ma su strada. In ogni caso, ha precisato, la competenza sui controlli e sull’eventuale decisione del ritiro di auto e dispositivi, o di comminare sanzioni, è nazionale. “Accogliamo con favore le indagini cominciate in alcuni Stati, come Germania, Francia e Italia”.
Il Guardian: emesso 1 mln di tonnellate di inquinanti l’anno. Con la manipolazione sui test di 11 milioni di veicoli, la Volkswagen è responsabile di quasi un milione di tonnellate di sostanze inquinanti l’anno. Lo sostiene il giornale britannico Guardian, secondo il quale si tratta di un quantitativo pari al totale delle emissioni inquinanti in Gran Bretagna di auto, impianti energetici, industrie e agricoltura.
Secondo il giornale l’Epa, l’agenzia di controllo Usa, ha calcolato che le 482 mila auto diesel VW avrebbero emesso tra le 10 mila e le 41 mila tonnellate di gas di scarico l’anno, contro le mille tonnellate che avrebbe dovuto emettere se avesse rispettato gli standard Usa. Allargando questo calcolo agli 11 milioni di veicoli diesel VW in circolazione, la compagnia potrebbe potenzialmente essere responsabile di 230-950 mila tonnellate di emissioni inquinanti l’anno, il cui impatto sarebbe particolarmente elevato in Europa dove i veicoli diesel sono la metà del totale, contro l’1% degli Stati Uniti.
Intanto lo scandalo rischia di allargarsi ulteriormente. L’agenzia californiana per la protezione ambientale, l’Air Resources Board’, ha annunciato che intende effettuare nuovi test sui motori diesel della casa di Wolfsburg. Stavolta non si limitera al diffusissimo 4 cilidri due litri al centro dello scandalo, ma analizzerà se Volkswagen ha adottato gli stessi trucchi sul più potente diesel 6 cilindri a V da 3 litri montato si modelli di lusso come la Porsche Cayenne e l’Audi A6.
Per il momento sono almeno 25 le class action, le azioni collettive, già presentate in tutti i 50 stati Usa, contro Volkswagen. Gli studi legali querelanti si sono mossi in gran fretta e non hanno faticato a trovare clienti, perché molti amici e colleghi degli avvocati erano proprietari di Volkswagen diesel.
Dal canto suo, Volkswagen ha ingaggiato lo studio legale americano Kirkland & Ellis per aiutarla ad affrontare lo scandalo delle emissioni truccate negli Usa. Lo studio Usa ha difeso i britannici di Bp nell’inchiesta Usa sulla marea nera che nel 2010 ha devastato il Golfo del Messico.
In Germania intanto il ministero dei Trasporti smentisce di essere stato a conoscenza del dispositivo usato da Volkswagen per manipolare i controlli dei gas di scarico negli Usa. “Al ministero dei Trasporti – si legge in una nota – non eravamo a conoscenza dell’utilizzo di una tecnologia sui controlli delle emissioni”.
Ieri il giornale ‘Die Welt’ aveva sostenuto il contrario, sulla base di una risposta del ministro dei Trasporti tedesco a un’interrogazione dei Verdi del 28 luglio scorso, da cui trapelava che il ministero aveva avviato “il lavoro sull’ulteriore sviluppo del quadro normativo comunitario”, con l’obiettivo di ridurre “le reali emissioni” dei veicoli. Tuttavia il ministero dei Trasporti precisa di non essere a conoscenza di nessuna manipolazione dei dati e di nessuna tecnologia predisposta a tal fine. “Con il miglioramento e la riconfigurazione del processo di misurazione – si legge nella risposta del ministero – attraverso la fissazione di livelli di tolleranza più bassi e di condizioni di utilizzo più vicine alla realta’, l’intento è di arrivare a risultati più rappresentativi”.
Il titolo della casa tedesca, dopo un avvio ancora negativo fino al -8%, ha virato in rialzo e rimbalzato fino al 7%, dopo che nei due giorni precedenti la compagnia tedesca ha bruciato oltre 25 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato.
Il ministro Galletti: siamo pronti a far scattare il blocco delle vendite. “Se scopriremo che anche in Italia sono state vendute auto dotate di un software per ingannare i controlli sulle emissioni sarà inevitabile far scattare il blocco delle vendite”.
Lo ha detto a Repubblica il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, spiegando di aver mandato “una lettera all’a.d. di Volkswagen Italia chiedendo di fornire elementi oggettivi per capire se nelle autovetture commercializzate in Italia siano stati installati accorgimenti tecnici analoghi a quelli scoperti negli Stati Uniti, accorgimenti per alterare i dati sulle emissioni di gas inquinanti”. “E’ arrivato il momento di fare chiarezza, di procedere a una revisione ampia del sistema. Anche perché, se i dati di emissione cambiano, cambia anche il quadro dell’inquinamento atmosferico. Ci sono in giro polveri più sottili di quelle che risultano dai controlli ufficiali”, ha aggiunto Galletti.
Sempre a proposito dello scandalo Volkswagen, “in ballo – ha concluso il ministro- ci sono migliaia di posti di lavoro in Europa. E questa è una ragione in più per fare chiarezza nell’interesse di tutti. Questa vicenda dimostra che fare i furbi in campo ambientale non conviene”.
Il ministro Guidi: va fatta velocemente chiarezza. “Se quello che sembra emergere verrà confermato è certo che c’è un quadro di grande gravità, peraltro direi già confermato dai vertici dell’azienda”. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, chiede chiarezza e lancia l’allarme sulle possibili ripercussioni del caso delle emissioni Volkswagen. “Intanto – ha affermato Guidi a margine del forum Pmi per gli investimenti e il commercio tra Italia e Cina – è importante fare velocemente, anche con i vertici dell’azienda, la massima chiarezza su quello che è successo e su quelle che possono essere le ripercussioni. Ma per ora siamo alle battute iniziali. È prematuro ora prefigurare quali scenari ci troveremo a dover fronteggiare”.
Oltre ai consumatori di auto, il caso Volkswagen potrebbe investire anche il settore della componentistica automotive in Italia. “Volkswagen – ha osservato il ministro Guidi – è il secondo produttore mondiale di auto. Quindi, sia per dimensioni che per volumi che per livello tecnologoco è uno degli attori principali nel settore automotive. Quindi c’è preoccupazione”. Se dunque il quadro dovesse essere confermato, secondo il ministro, non sono escluse “possibili ripercussioni”.
Il ministro ha ricordato che il ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, e quello alle infrastrutture, Graziano Delrio, sono “direttamente coinvolti” nelle verifiche e nei controlli dei dati e che “hanno già chiesto informazioni all’azienda per quello che riguarda il mercato italiano”. “E’ evidente – ha ribadito il ministro – che una situazione del genere, in un gruppo come Volskwagen, è di grande preoccupazione. Al di là degli aspetti che poi si chiariranno, visto che siamo ancora alle prime fasi e dobbiamo capire quali sono i numeri, certamente se il quadro fosse confermato si aprirebbe uno scenario di grande preoccupazione per un grande gruppo industriale, di fondamentale importanza per il tessuto produttivo tedesco ma anche per molti altri Paesi tra, cui anche l’Italia. E’ certo – ha concluso Guidi – che si tratta di un quadro di grande gravità
riguarda il mercato italiano, nell’ambito di questo potenziale numero di veicoli immesso sul mercato a livello mondiale”.