Giuseppe Catapano: Il Papa a Cuba «Si servono le persone, non le ideologie». Poi l’incontro con Fidel Castro

Mvd6715507-1187-U10175353656IOC--258x258@IlSole24Ore-WebDopo la messa celebrata in Plaza de la Revolucion all’Avana davanti a una folla oceanica Papa Francesco si è recato a casa di Fidel Castro, una residenza attrezzata con tutte le apparecchiature sanitarie di cui l’anziano leader ha bisogno. È il terzo pontefice che Fidel incontra, dopo Wojtyła nel 1998 e Ratzinger nel 2012. Il colloquio, durato più di mezzora, era stato ipotizzato, ma non formalmente messo in programma.

«Un incontro familiare e informale», lo ha definito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Tra i temi affrontati in particolare quelli ambientali: Bergoglio ha donato a Fidel una copia della sua enciclica “Laudato si’”, insieme ad altri volumi. Castro ha invece fatto omaggio al Papa del libro di Frei Betto, “Fidel e la religione”. Sul libro, Castro ha vergato la sua dedica: «Per papa Francesco in occasione della sua visita a Cuba con l’ammirazione il rispetto del popolo cubano». Nel pomeriggio il Papa rivedrà anche Raul Castro, diventato presidente di Cuba dopo le dimissioni di suo fratello e già presente all’omelia.

Al popolo cubano, che ormai è sulla soglia di una grande transizione dopo la fine della “pace armata” con gli Usa, il Papa manda il messaggio di non cedere a progetti «seducenti», con chiara allusione al consumismo. «Il santo popolo fedele di Dio che vive a Cuba – ha detto Francesco nell’omelia alla gremita Plaza de la Revolucion – è un popolo che ama la festa, l’amicizia, le cose belle. È un popolo che cammina, che canta e loda. È un popolo che ha delle ferite, come ogni popolo, ma che sa stare con le braccia aperte, che cammina con speranza, perché la sua vocazione è di grandezza. Oggi vi invito a prendervi cura di questa vocazione, a prendervi cura di questi doni che Dio vi ha regalato, ma specialmente voglio invitarvi a prendervi cura e a servire la fragilità dei vostri fratelli. Non trascurateli a causa di progetti che possono apparire seducenti, ma che si disinteressano del volto di chi ti sta accanto».

Forse Bergoglio guarda con fiducia ma anche con un po’ di preoccupazione agli effetti che una disordinata e tumultuosa riapertura al sistema consumistico potrebbe generare su una società come quella cubana. Ma nell’omelia il Papa ha parlato anche di come i cattolici (e quindi le gerarchie) devono intendere il loro ministero: «Il servizio non è mai ideologico, non serve idee, ma persone» dice alla folla di fedeli radunati nella piazza simbolo della rivoluzione, teatro degli interminabili comizi di Fidel Castro, che oggi dovrebbe incontrare.

«Lontano da ogni tipo di elitarismo – ha detto il Papa – l’orizzonte di Gesù non è per pochi privilegiati capaci di giungere alla “conoscenza desiderata” o a distinti livelli di spiritualità. L’orizzonte di Gesù è sempre una proposta per la vita quotidiana, anche qui, nella “nostra” isola». E la proposta che Francesco trae dal Vangelo è semplice e concreta. Guardare «sempre il volto del fratello», toccare «la sua carne», sentire «la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla”» e cercare «la sua promozione. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone». L’attenzione agli ultimi non può dunque diventare uno slogan, trasformarsi in ideologia o in retorica.

Giuseppe Catapano: Primo guaio per Balotelli tornato rossonero: patente sospesa, resterà fuori squadra?

mario-balotelli-e-la-sua-lamborghini_415499Dopo un anno quasi sabbatico al Liverpool – considerando quanto ha giocato e ha reso – come noto Mario Balotelli è tornato al Milan. Quel Milan che ha ammesso di tifare anche quando giocava nell’Inter e fu spinto all’ammissione dall’irriverente Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, con tanto di maglia rossonera indossata. Poi l’aver buttato la maglia nerazzurra a terra fece il resto. Il suo ritorno è stato comunque mesto, visto che ad attenderlo non c’erano certo i centinaia di tifosi della prima volta. Inoltre, società e tecnico gli hanno preparato tanto di codice etico, al fine di evitare nuove ed ennesime balotellate. Giovedì scorso Mihajlovic per lui non ha avuto proprio parole lusinghiere, nonostante abbia pure segnato nell’amichevole contro il Mantova (per la cronaca vinta dai rossoneri per 3 a 2).

Ma nonostante tutto ciò, come si sol dire, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche se nel caso di Super Mario, perde la cresta. Qualche giorno fa, come racconta Il Giornale di Brescia, gli è stata sospesa la patente per eccesso di velocità. Vediamo i particolari.

Cosa è successo

Secondo quanto riporta il giornale bresciano, il fatto si è verificato all’inizio della scorsa settimana nei pressi della sua abitazione nella città lombarda. Mario è stato fermato da una pattuglia della Polizia locale, che ne ha rilevato la guida ad alta velocità. La zona in questione è via Branze, dove il limite è cinquanta chilometri orari, mentre lui con la sua Lamborghini percorreva la strada a oltre 90 Km orari. Ora la patente è formalmente sospesa, in attesa che gli atti siano trasmessi alla Prefettura e venga stabilita la sanzione definitiva. Balotelli sarebbe comunque rimasto tranquillo, asserendo che non se ne sia accorto.

Come la prenderà ora Mihajlovic e la società? Dato che gli sono state imposte regole da caserma. Violarle comporterà multe salate fino alla possibilità di una risoluzione del contratto. Vedremo cosa deciderà la società e se il Sergente Sinisa lo punirà. Balotelli-Milan II atto primo.

Giuseppe Catapano:Meteo dal 7/09 al 5/10, allerta maltempo in gran parte d’Italia

Autunno in arrivo sul BelPaese. Con il giungere dei flussi d’aria nord-orientali, dovremo salutare l’estate e dare il benvenuto alla stagione autunnale. Le condizioni climatiche cambieranno e le temperature scenderanno in tutta Italia, facilitando l’ingresso di un clima sicuramente più secco al centro-nord. Mentre nelle zone del sud e in particolar modo in Sicilia, si scateneranno piogge persistenti al di sopra della media stagionale. Se diamo uno sguardo al periodo tra il 7 e il 13 settembre, vedremo un certo miglioramento del tempo sia al centro che nelle aree settentrionali. Tuttavia, nella parte meridionale della Calabria, sulla Puglia sud-orientale e ancora sulla Sicilia, proseguiranno le precipitazioni a carattere temporalesco.

Previsioni Meteorologiche per il mese di settembre e la prima settimana di ottobre 2015

Da lunedì 14 a domenica 20 settembre – Durante questa settimana le condizioni termiche aumenteranno su tutta la penisola, ristabilendo i classici valori del periodo stagionale. Purtroppo il cielo risulterà ancora minaccioso sulla Sicilia, sulla Puglia e nel basso Tirreno, dove non cesserà il maltempo.

Da lunedì 21 a domenica 27 settembre – In questo periodo si originerà uno spostamento di masse d’aria, che causeranno fenomeni di rovesci sui litorali tirrenici e sulle isole maggiori. Mentre per quanto riguarda le temperature, risulteranno essere leggermente più calde nelle zone del versante adriatico.

Da lunedì 28 settembre a lunedì 5 ottobre – Tra la fine di settembre e l’inizio del mese di ottobre, nella fascia del mar Adriatico, si registreranno temperature di 1 o 2 gradi al di sopra della media stagionale. Mentre sul resto dell’Italia persisteranno le piogge e la situazione climatica, sarà nella media stagionale.

Ci teniamo a precisare, che lo scenario atmosferico potrebbe subire delle variazioni. Anche per oggi abbiamo terminato il nostro articolo, nel caso desideraste ricevere ulteriori aggiornamenti sui nuovi eventi ambientali 2015, non dovrete far altro che cliccare il tasto ‘Segui‘ in alto a destra vicino al nome dell’autore.

GIUSEPPE CATAPANO: JOBS ACT RENZI: PENSIONE ANTICIPATA CON PART-TIME E CONTRIBUTO ASSUNZIONI DEL 15%

Le ultime novità in tema di assunzioni e di pensione anticipata arrivano dall’adozione dei quattro decreti legislativi attuativi del Jobs Act del Governo Renzi. In particolare, con il quarto decreto relativo agli ammortizzatori sociali, le aziende che assumeranno con i contratti di solidarietà espansivi potranno usufruire di un contributo pari al 15 per cento sulle retribuzioni dei lavoratori. Ma le novità riguardano anche i dipendenti ai quali mancano meno di 2 anni per andare in pensione di vecchiaia: potranno andare in pensione e continuare a lavorare non più a tempo pieno, ma part time.

Contratti di solidarietà: incentivi per i neoassunti fino al 15% per tre anni

I prepensionamenti e i restringimenti dei contributi sono, seguendo le informazioni del quotidiano economico Italia Oggi, le due nuove armi per poter sviluppare l’occupazioni. In primo luogo con gli accordi di solidarietà espansivi, anche coinvolgendo con le Rse e le Rsa secondo quanto previsto dall’articolo 51 del decreto legislativo numero 81 del 2015, le aziende potranno impiegare nuovi dipendenti ottenendo un contributo del 15 per cento sullo stipendio dei dipendenti stessi per il primo anno di assunzione. Per il secondo anno è previsto un contributo del 10 per cento, mentre per il terzo il contributo si ferma al 5 per cento. L’età del lavoratore dovrà, però, essere compresa tra i 15 ed i 29 anni. Non potranno giovarsi della misura quegli imprenditori che, nei 12 mesi precedenti alle assunzioni, abbiano attuato diminuzioni dei dipendenti oppure abbiano fatto ricorso alla Cig straordinaria.

Pensione anticipata con riduzione dell’orario di lavoro a part time: le possibilità del Jobs Act di Renzi

L’altra novità importante introdotta dal Jobs Act per la ripresa delle assunzioni riguarda, invece, i lavoratori vicini alla pensione di vecchiaia. Per i dipendenti cui mancano meno di 24 mesi all’età minima per la pensione e che abbiano versato almeno i 20 anni di contributi per la pensione minima, potranno scegliere di lavorare part time e presentare la domanda di pensione.

L’orario di lavoro non dovrà essere maggiore della metà delle ore che si svolgevano in precedenza. E’ previsto un limite temporale per questa misura che dovrà essere attuata (con la variazione dell’orario da full time a part time) entro i 12 mesi dalla firma del contratto di solidarietà espansiva.

GIUSEPPE CATAPANO: BERLUSCONI LO SOSTIENE, MA RENZI, SE ANCHE VINCE CONTRO GRASSO E BERSANI, DEVE CAMBIARE STRATEGIA

Comunque vada sarà un (in)successo. Non abbiamo le competenze (né ci teniamo ad averle) per predire come finirà questo straziante tira-e-molla sulla riforma del Senato, e di conseguenza divinare sull’eventuale caduta o meno del Governo. Ma conosciamo abbastanza bene la politica italiana per dire fin d’ora che qualunque sia l’effettivo risultato di questa partita, che al totocalcio sarebbe da 1-X-2, per il Paese saranno comunque guai.

Tutti oggi sfogliano la margherita: Renzi e la minoranza del Pd troveranno un accordo? La riunione della direzione dei Democratici sancirà la rottura? E Grasso, terrà duro sulla sua intenzione di consentire la riapertura della discussione sull’articolo 2 della riforma, con ciò rendendo possibile che su qualche emendamento il Governo vada sotto? E qual è la posizione della sfinge Mattarella? A noi pare che la lettura più semplice della situazione sia anche la più vicina alla verità: è logico pensare che il presidente del Senato – che notoriamente non è, per carattere, un cuor di leone – si muova in sintonia con il presidente della Repubblica. Ergo, se Grasso sa (o percepisce) che Mattarella ha intenzione, in caso di inciampo del Governo e conseguenti dimissioni di Renzi, di non sciogliere le Camere e provare a fare un altro esecutivo, allora è probabile che dia via libera agli emendamenti ed è altrettanto probabile che si formi una maggioranza anti-Renzi con tutto quello che ne deriva; altrimenti, se da Mattarella arrivano segnali opposti, o anche solo non ne arriva alcuno, non se ne fa niente e Renzi prosegue il suo cammino.

A quanto i bookmaker diano l’ipotesi che il tandem Mattarella-Grasso abbia l’intenzione di lasciare che Renzi vada a sbattere e perda palazzo Chigi, magari per individuare proprio nell’ex magistrato siciliano la “soluzione istituzionale” della crisi, non sappiamo. Ma poco importa. Perché qui scatta la nostra vera preoccupazione: nell’uno come nell’altro caso siamo fritti. Infatti, se Renzi cadesse, ci saremo risparmiati una pessima riforma sul Senato e un insufficiente intervento risanatore dei guai del titolo V della Costituzione, ma ci troveremo nel pieno di un caos politico perché quella maggioranza che lo avrà buttato giù non è tale da rendere possibile un nuovo governo. Sia chiaro, il fatto che nessuna parte politica (a parte i 5stelle) abbia voglia di andare alle elezioni rende probabile la riuscita di un tentativo che Mattarella imbastisse, ma di qui a dire che si tratterebbe di una soluzione capace di reggere e servire a fare bene ciò che il giovin fiorentino o ha fatto male o non ha fatto, ce ne passa. Al contrario, se Renzi vincesse la partita, ci saremo risparmiati una brutta crisi di governo, ma avremo due conseguenze ugualmente negative. La prima è appunto una riforma che, come ha ben spiegato Michele Ainis riprendendo molte valutazioni fatte da TerzaRepubblica, avrebbe dovuto essere costruita su ben altre basi e servire a smontare in modo radicale il pletorico sistema del decentramento amministrativo che in questi anni abbiamo chiamato impropriamente federalismo, produttore di costi enormi, dispensatore di diritti di veto, generatore di contenzioso tra centro e periferia, moltiplicatore di perniciosa burocrazia. La seconda conseguenza negativa è tutta politica: per resistere Renzi avrà avuto bisogno dei voti decisivi dei transfughi da Forza Italia e di un po’ di berlusconiani assenti o distratti al momento del voto, e questo non potrà non pesare sul prosieguo della legislatura. Chi ci legge con assiduità sa che il nostro non è certo uno scandalizzarsi. Anzi, abbiamo sempre sostenuto, dopo la sciagurata decisione di Berlusconi di uscire dalle “larghe intese”, che il successivo “patto del Nazareno” uscisse dalle tenebre in cui i contraenti l’avevano ficcato – legittimando chi lo bollava come trama di potere – e diventasse patto politico alla luce del sole. Dunque, il problema non starebbe nel fatto che il Governo si avvale dei voti berlusconiani (e tali sono definibili anche quelli del gruppetto di Verdini, visto che lui con il Cavaliere non ha mai veramente rotto…), ma che tutto questo avviene in modo poco limpido e a costo di una lacerazione non componibile dentro il partito di cui il presidente del Consiglio è segretario. Tanto più visto che si tratta di una riforma di natura costituzionale di primaria importanza.

Ma è inutile biasimare Berlusconi, perché è da novembre 2011, da quando cioè è out, che ha riprogrammato i suoi obiettivi: sa che per età e condizione oggettiva non potrà più tornare a palazzo Chigi né recitare un ruolo politico, e allora sceglie di usare la sua forza parlamentare – meglio ancora se doppiamente dislocata, Forza Italia all’opposizione e un pezzo dei suoi in maggioranza o i prossimità di essa – per negoziare vantaggi per sé e il suo sistema di interessi economici. Sì, si è incavolato con Renzi per la vicenda Mattarella – sbagliando di grosso e mostrando di non avere più la lucidità di un tempo – ma alla fine sa che comunque è meglio trattare con lui, e magari concedergli dei via libera su questioni che premono al premier (per esempio, se il candidato di Berlusconi al Comune di Milano alla fine fosse una figura minore e quindi perdente, capiremo in cosa consistono queste “concessioni”), piuttosto che inseguire per davvero un’intesa con quel balordo di Salvini.

No, qui il tema è Renzi. Francamente, fatichiamo a capirne la strategia. Forse perché non siamo all’altezza della luciferina finezza della sua tattica, ma ci permettiamo di dubitare che queste prove di forza siano gli strumenti giusti sia per risolvere i veri problemi del Paese, sia per consolidare il consenso degli italiani. Di cui a questo punto ha bisogno in dosi massicce, perché per come si sono messe le cose e se passa il suo Italicum, o supera in volata il 40% pur liberandosi della sinistra interna (o magari lo supera proprio per questo) e vince da solo, o se ha bisogno di alleati, farà fatica a tornare a palazzo Chigi. Speriamo per lui ma soprattutto per il Paese, di avere torto.