Giuseppe Catapano: Anticorruzione, Roma, troppi appalti a Coop senza gara

coop-29-giugno-300x225ROMA – Da una parte c’è la relazione dell’Anac (l’agenzia contro la corruzione guidata da Raffaele Cantone)  sugli anni di Mafia Capitale, in cui è descritto il “porto franco” romano sulle gare d’appalto per i soggetti privati, coop su tutti: negli ultimi quattro anni di amministrazione niente gara pubblica per l’87% dei lavori, 2,9 miliardi, la metà della spesa totale.

“Stop al 5% degli appalti alle coop”. Dall’altra, quasi contestualmente, le parole del prefetto di Roma e “tutor” del sindaco sul Giubileo Franco Gabrielli: “E’ criminogeno riservare alle coop il 5% degli appalti. La famosa riserva di caccia, il 5% (degli appalti, ndr) da attribuire alle cooperative nasce da una buona intenzione, quella di favorire una realtà economica del mondo dell’imprenditoria che affonda le radici nella solidarietà. Purtroppo questo paese riesce spesso a tradurre le cose positive in negative”.

“Troppi gli appalti alle coop senza gara”. Nella relazione Anac si segnalano i troppi lavori affidati alle coop:

Tra i cinque gruppi segnalati per aver acquisito «affidamenti in numero rilevante e con importo consistente» ce ne sono tre coinvolte nelle indagini su Mafia Capitale: la Eriches 29 giugno di Salvatore Buzzi (40 appalti per 16 milioni e 698.000 euro), la Domus Caritatis (111 appalti per oltre 37 milioni) e la Casa della solidarietà (76 appalti per 18 milioni e mezzo) che rientrano nella holding de «La Cascina», legata a Comunione e liberazione. (Giovanni Bianconi, Corriere della Sera).

Il fatto che dagli uffici dell’Anticorruzione il dossier appalti sia uscito proprio in concomitanza con le agitazioni sindacali dei netturbini dell’Ama autorizza il sospetto che sia in corso una guerra nemmeno troppo strisciante  sugli appalti da affidare alle coop.

Sistema coop e Pd romano. Nel mirino c’è infatti l’esternalizzazione del 10% della pulizia delle strade a soggetti privati, le coop in prima fila, quella di Buzzi compresa, proposta dal sindaco Marino. I dipendenti Ama non vogliono privatizzazioni, il sindaco dice che la città ha bisogno di un po’ di concorrenza per risolvere il problema immondizia e città sporca.

Nei bandi di gara non sono previste in ogni caso norme ad hoc per escludere le cooperative al centro degli scandali: anzi, essendo quelle coop fra i pochi soggetti privati con competenza sul territorio, l’appalto sembra già segnato. Il contrario di quanto sostenuto da Cantone.

Dal Pd, sostenitore a singhiozzo del sindaco, dicono che quelle coop sono pulite perché commissariate. In effetti, i mezzi della 29 giugno (la coop di Buzzi) è possibile incrociarli sulle strade della città. In effetti, qualche riserva (stavolta non di caccia) sul potenziale conflitto di interessi tra politica e affari, tra Pd e cooperative rosse, esiste: privatizzare è un conto, privatizzare scegliendo tra gli appaltatori i tuoi finanziatori è un altro conto. Tra ieri e oggi la doppia botta al sistema coop romano.

Giuseppe Catapano: Senato, riforma giovedì in Aula. Opposizione: “Forzatura”

senato1-300x200ROMA – Riforma del Senato, il Pd accelera: il ddl che nelle intenzioni dovrà archiviare il bicameralismo perfetto è stato messo in calendario e da giovedì sarà quindi all’attenzione del Senato. Saltato un ulteriore passaggio in Commissione, cosa che ha fatto insorgere l’opposizione che proprio mercoledì ha ritirato gran parte degli emendamenti.

Paolo Romani, Forza Italia, osserva:

“E’ stata una forzatura inaccettabile quella di portare subito la riforma in Aula. Gli emendamenti presentati in commissione erano stati ritirati. Si sarebbe potuto procedere con l’esame in commissione”.

Ma Luigi Zanda risponde:

“In Europa solo l’Italia ha un bicameralismo perfetto. Basta con questa anomalia. Per questa decisione di portare il ddl direttamente in Aula la responsabilità ce l’ha anche chi ha deciso di presentare 550.000 emendamenti al testo”.

Renzi spera in un’approvazione definitiva entro metà ottobre. A questo proposito il premier ha anche convocato per lunedì la Direzione del Pd, proprio per fare una conta dopo che la minoranza ha continuato a dare battaglia sulla riforma.

Pensioni/Padoan: “Fornero non si smonta, costa troppo”

A cura dfi: Giuseppe Catapano

small_150906-144339_To060915ECO_033-300x200ROMA – Una parola chiara, e ovvia, sulle pensioni l’ha consegnata il ministro Padoan al Parlamento. “Il governo non intende fare modifiche strutturali alla riforma Fornero sulla previdenza perché andrebbe contro i principi di stabilità dei conti nel sistema pensionistico… introdurre ulteriore flessibilità nel sistema comporterebbe oneri rilevanti e strutturali“.

Non c’è molto da tradurre, il No a smontare la legge Fornero è secco e motivato con la più secca della ragioni: l’alto costo di un ritorno al sistema pensioni pre Fornero. La risposta del ministro Padoan al “question time” cioè alla domanda del Parlamento sulle pensioni è contabilmente ovvia. La legge Fornero è quella legge che manda gli italiani in pensione a 66 anni circa mentre prima di fatto andavano in pensione a 58 anni. Questa differenza è una differenza di decine e decine di miliardi nel bilancio pubblico. Se si torna alle pensioni di prima si torna ai deficit di prima.

La politica, molta politica, ha cercato e sta cercando di smontare questa ovvietà. La Lega Nord di Salvini si è intestata la battaglia per la cancellazione della Fornero (legge e persona) e per il ritorno di fatto alla pensione a 60 anni e anche prima. Contro la Fornero M5S. E per lo smontaggio della Fornero anche la Cgil e la Uil e poi, con meno vis demolitoria, la Cisl. E per smontare via via per mezzo di ampie eccezioni anche una buona parte del Pd, Cesare Damiano in testa. A tutti Padoan risponde: se pensate di rimandare la gente in pensione a 60 anni o poco più la risposta è no. Perché costa un sacco, anzi due, di quattrini.

Altro discorso, secondo Padoan, gli esodati: “Il governo valuta possibilità mettere in campo nuovo provvedimento salvaguardia” anche se non dà dati precisi sulle risorse disponibili. Conferma fine Tasi su prima casa, anche qui con ovvia novità: basta Tasi anche per gli inquilini.