Tensioni alle frontiere con Serbia e Ungheria tra migranti e polizia. In attesa del nuovo vertice europeo straordinario del 22 settembre per cercare di gestire l’emergenza migrazione, convocato dalla presidenza lussemburghese del Consiglio dell’Ue, la situazione è sempre più esplosiva. Incidenti sono scoppiati a Horgos, davanti al muro al confine con la Serbia. Gruppi di migranti esasperati hanno cercato di abbattere il filo spinato e hanno lanciato pietre contro i poliziotti. Il traffico ferroviario tra Salisburgo, in Austria, e la Germania è stato fermato in entrambe le direzioni su ordine delle autorità tedesche. I controlli ai confini hanno provocato cancellazioni e ritardi sulla linea da Salisburgo, ultima città austriaca sulla rotta per la Germania, meta di molte delle migliaia di migranti entrati in Europa nelle ultime settimane. Che ora puntano verso la Croazia.
Sono 316 finora i migranti arrestati dalla polizia ungherese al confine con la Serbia dopo l’entrata in vigore ieri delle nuove norme più restrittive in fatto di immigrazione. Lo ha riferito la polizia magiara. I profughi che hanno presentato domanda di asilo sono stati finora solo 70 e 40 domande sono state già respinte. Alcune migliaia di migranti e profughi sono ancora bloccati a Horgos in territorio serbo, nella terra di nessuno al confine con l’Ungheria, sigillato dalle autorità di Budapest con una barriera di metallo e filo spinato. Nella tarda serata gruppi di migranti, sopratutto donne e bambini, avevano accettato di recarsi nel centro di prima accoglienza di Kanjiza, per passare la notte al riparo. Unhcr ha inviato alcuni autobus per dar modo a chi volesse di dormire al chiuso. Gli altri sono rimasti davanti al muro, dormendo sull’asfalto o sotto le piccole tende montate nei campi circostanti. Ieri qui un centinaio di migranti ha cominciato uno sciopero della fame per protesta contro la chiusura della frontiera.
Giorno: 17 settembre 2015
Giuseppe Catapano: Riforma, Renzi convoca la direzione dem per lunedì per un confronto con la minoranza. Non è escluso che si arrivi alla conta
Matteo Renzi vuole guardare negli occhi i dirigenti del Pd e decidere insieme a loro la linea da seguire. Per questo, come anticipa L’Unità, ha convocato la direzione dem per lunedì prossimo, alla vigilia del probabile arrivo nell’aula del Senato della riforma costituzionale. Sarà quello il luogo in cui si capirà se la trattativa con la minoranza – che va avanti anche in queste ore, dopo lo strappo di ieri – potrà arrivare a conclusione positivamente o meno. Renzi vuole capire l’atteggiamento dell’area bersaniana, mettendo bene in chiaro i punti fermi ai quali non intende rinunciare e lasciando aperta la porta a modifiche condivise. Ma, al di là del merito, com’è apparso chiaro anche ieri, il tema è ormai prevalentemente politico. E per questo serve una decisione politica, da prendere negli organi di partito. Nell’ordine del giorno, non a caso, è inserita la possibilità di “deliberazioni”, cioè di un voto sulla sua relazione. Se ci sarà bisogno di contarsi, si farà.
Giuseppe Catapano: Cantone (Anac), sugli appalti occorre più informazione. La stampa è fondamentale per la trasparenza
“Credo che piu’ informazione c’e’, meglio sia. E i bandi sono anche un modo corretto di sostenere l’editoria, quindi ben vengano. Ma il problema della trasparenza non si ferma li’, confido nella capacita’ dell’informazione di andare oltre, perche’ i giornalisti sono tra quelli che hanno le capacita’ di aiutare l’opinione pubblica a collegare quella mole di dati”. Lo ha affermato Raffaele Cantone, presidente Autorita’ nazionale anticorruzione, in un’intervista a MF, in merito al nuovo codice sugli appalti. “Fino a oggi – ha spiegato Cantone – si e’ pensato che mettere a disposizione il massimo di dati fosse sufficiente. Ma quella e’ una trasparenza, per cosi’ dire, quantitativa. Avere tante informazioni, se non le sai poi elaborare, serve pero’ a poco. Occorre una trasparenza qualitativa”. “L’impianto che il Senato ha dato” al nuovo Codice, ha proseguito Cantone, “e’ abbastanza equilibrato, rispetta l’esigenza di non limitarsi al semplice recepimento delle direttive europee, senza appesantire l’impianto di norme troppo dettagliate e codicilli. Dell’originario disegno di legge e’ rimasto un aspetto fondamentale, ossia prevedere che non ci potranno essere successive deroghe. Le varie deroghe che si sono aggiunte al testo del 2006 non solo avevano finito per appesantirlo ma in alcune parti lo avevano reso contraddittorio, con il risultato che l’applicazione di quelle norme e’ avvenuta a pelle di leopardo. Invece serve un quadro d’indirizzo chiaro e univoco”.
Giuseppe Catapano: L’Ocse taglia le stime, nel 2016 il pil italiano crescerà dell’1,3% (rispetto al previsto +1,5%)
L’Ocse ha tagliato le stime sul pil italiano del 2016, ora visto in crescita dell’1,3% rispetto al +1,5% previsto a giugno. Lo si legge nell’Interim Global Economic Assessment dell’organizzazione parigina, che ha in compenso rivisto in lieve rialzo le stime sul 2015 (da un +0,6% a un +0,7%).
Il pil globale, cresciuto del 3,3% nel 2014, è visto in espansione del 3% nel 2015 (+3,1% secondo le stime di giugno) e del 3,6% nel 2016 (+3,8% a giugno). La revisione al ribasso, spiega l’organizzazione di Parigi, è legata principalmente al rallentamento delle economie emergenti, per le quali le previsioni di crescita sono state tutte corrette in senso negativo.
La Cina è prevista in crescita del 6,7% nel 2015 (+6,8% a giugno) e del 6,5% nel 2016 (+6,7% a giugno), in frenata rispetto al +7,4% del 2014. Stabili le prospettive dell’India (+7,2% nel 2015, stesso dato del 2014, e +7,3% nel 2016) mentre il ruolo di “grande malato” va al Brasile, la cui economia è prevista in contrazione del 2,8% nel 2015 e dello 0,7% nel 2016 (le precedenti previsioni puntavano, rispettivamente, a un -0,8% e a un +1,1%).
L’area Euro è invece vista in crescita dell’1,6% quest’anno (+1,5% a giugno) e dell’1,9% l’anno venturo (+2,1% a giugno). Se le previsioni relative al 2015 per Francia (+1%) e Germania (+1,6%) sono piuttosto stabili, quelle per il 2016 sono state riviste al ribasso (da +1,7% a +1,4% per la Francia e da +2,4% a +2% per la Germania.
Invariate le previsioni per il Regno Unito (+2,4% nel 2015 e +2,3% nel 2016, mentre quelle per gli Usa sono state corrette al rialzo per il 2015 (da +2% a +2,4%) e al ribasso per il 2016 (da +2,8% a +2,6%).
In lieve peggioramento le stime sul Giappone (+0,6% nel 2015 e +1,2% nel 2016, da confrontare con il +0,7% e il +1,4% delle previsioni di giugno).
Le prospettive di crescita dell’economia mondiale “si sono leggermente indebolite e sono diventate meno chiare nei mesi recenti”, spiega l’Ocse, che sottolinea come “la crescita del commercio globale sia entrata in una fase di stagnazione e le condizioni finanziarie si siano deteriorate”. “La ripresa sta nondimeno progredendo nelle economie avanzate ma le prospettive sono peggiorate ulteriormente per molte economie emergenti”, prosegue l’organizzazione di Parigi, “la crescita globale rimarrà inferiore alla media nel 2015; è previsto un certo rafforzamento nel 2016 ma i dubbi sulla crescita potenziale futura continuano a crescere”.
Il rischio principale è la frenata della Cina. Il “rischio chiave” per la crescita globale, sottolinea l’Ocse, è “un rallentamento maggiore del previsto in Cina”. “Combinato con le turbolenze finanziarie, potenzialmente esacerbate dalla prima fase della stretta nella politica monetaria Usa, ciò avrebbe serie ripercussioni sull’economia globale, in particolare, alcune economie emergenti, già colpite in termini di perdita di volumi di commercio e/o deterioramento delle condizioni finanziarie, sono vulnerabili a ulteriori shock finanziari attraverso i canali dell’esposizione al debito”.
Monito alla Fed: agisca con gradualità. La Federal Reserve che oggi inizia il cruciale direttivo di due giorni sui tassi, “avrà bisogno di iniziare ad aumentare presto il costo del denaro dagli attuali livelli prossimi allo zero, alla luce della solida crescita dell’economia Usa e delle preoccupazioni per le distorsioni dei prezzi delle attività” ma è opportuno che agisca in modo graduale.
“Dato che gli indicatori non puntano a forti pressioni sui prezzi e che permangono debolezze nell’attività economica interna e globale, i tassi dovrebbero salire solo a un ritmo graduale”, si legge ancora nel documento, “in questo contesto, le tempistiche del primo rialzo faranno poca differenza sul risultato”.
Giuseppe Catapano: Crisi governo, la fanno? Via Renzi val bene…30 miliardi?
ROMA – Crisi di governo…che la fanno davvero? E, se la fanno, a me che me ne viene o me ne manca?
Ci sono una trentina di senatori Pd che possono provarci a fare una crisi di governo. La più parte di loro ci proverà davvero. Votando contro l’abolizione del Senato nei modi proposti dal governo ma soprattutto votando contro Renzi. “La minoranza Pd con la richiesta irrinunciabile di tornare ai senatori elettivi e il rifiuto anche della possibilità di mettere gli elettori in condizioni di scegliere i consiglieri regionali da destinare alla Camera Alta tramite un listino specifico ha svelato che il proprio vero obiettivo era di far ripartire da capo l’iter della riforma”. Marcello Sorgi, La Stampa. Complicato, un po’ involuto, la sostanza è che quei trenta senatori (al dunque saranno un po’ di meno) hanno mandato da Bersani, Speranza, D’Alema, Cuperlo di far cadere Renzi molto più che il Senato non elettivo.
La minoranza del Pd e la sua rappresentanza parlamentare considerano Renzi più o meno alla stregua di quanto ha detto un dirigente Fiom chiedendo che la Cgil non abbia più stand alla Festa de L’Unità. “Pd, partito di destra”. Ecco, la minoranza Pd pensa Renzi sia “leader di destra” e quindi compito primo di ogni sinistra che si rispetti far cadere il suo governo. La tesi della poca democrazia nel combinato disposto tra legge elettorale e riforma del Senato è una buona confezione a incartare il vero contenuto della scatola, della mission politica: che Renzi cada.
La minoranza Pd conta poi, dopo la crisi di governo, di evitare per l’ennesima volta le elezioni anticipate. E di andare con il consenso e la guida di Mattarella, ad un governo altro, altro da Renzi, senza passare per il via delle elezioni. Insomma il disegno è: conservare il Pd al governo, sbarazzarsi di Renzi. La complessità dell’architettura astratta è tipicamente, porta quasi scritto in calce: made in D’Alema. Quindi ci proveranno, ci proveranno eccome a fare la crisi di governo. E che questo e non altro avrebbero fatto era chiaro a chi vuol vedere già da molti mesi: eliminare Renzi è l’unica e sola strategia, tattica, sogno e ragione d’esistenza della minoranza Pd.
Ci sono poi una ventina di senatori Ncd che possono dare una mano ad una crisi di governo. Ineffabile Ncd… Quando si discusse e si trattò sulla legge elettorale Ncd chiese ed ottenne di abbassare lo sbarramento di consensi necessari ad entrare in Parlamento al tre per cento. Questo e solo questo interessava ad Ncd (e a Sel) e allora entrambi i partiti si dissero soddisfatti e dissero che l’Italicum era buono. Buono, ottimo e abbondante perché garantiva la loro sopravvivenza. Poi Ncd scopre che il tre per cento che gli stava largo adesso gli sta stretto. Scopre che forse forse al tre per cento ci arriva chissà. E allora chiede che il premio di maggioranza non vada più alla lista che ottiene più voto ma alla coalizione che ottiene più voti. Chiede cioè che la legge “obblighi” una coalizione a prendersi in casa Ncd. Come si vede e si può apprezzare, preoccupazioni, crucci e strategie assolutamente istituzionali…
La ventina di senatori Ncd ha un movente a fare la crisi di governo però ha anche un problema: se fa la crisi per tentare di avere la garanzia di rientrare in Parlamento e finisce ad elezioni anticipate finisce che per garantirsi altri cinque anni di legislatura dal 2018 in poi i senatori Ncd si perdono quelli dal 2016 al 2018 e poi…poi beato chi ci arriva. Non si sa quindi se la ventina di senatori Ncd davvero ci proverà a fare la crisi di governo. Si può star certi che ci proverà la trentina (scarsa e assottigliabile) dei senatori Pd anti Renzi.
E se la fanno la crisi, che me ne viene? Una grande soddisfazione se Renzi ce l’ho sulle scatole. Grande soddisfazione e poi…poi basta. Che me ne manca? Calcolando a spanne…niente più sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo pieno, niente più abolizione Imu e Tasi sulla prima casa, niente cancellazione Imu e Irap agricole. Soprattutto niente più “sconti” da parte Ue calcolati sulle riforme fatte. Niente più margini di trattativa sul deficit annuale perché, come è ovvio, chi deve dare all’Italia il benestare a più deficit più riforme per almeno un po’ di tempo si ferma e di sicuro molto meno si fida di un paese in piena crisi di governo. Se poi finisse a elezioni anticipate…facciamo a occhio che me ne manca in caso di crisi una trentina di miliardi.
C’è chi pensa sia un buon prezzo pur di sbarazzarsi di Renzi: Salvini, Brunetta, Grillo, Bersani, D’Alema, Camusso, Landini. Uniti nel calcolare, per il bene del paese s’intende, che un Renzi giù val bene una trentina di miliardi da scucire, come prima rata…
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Giuseppe Catapano: Trifone Ragone-Teresa Costanza: arma del delitto è…
PORDENONE – L’arma del delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza forse è in un laghetto del Parco San Valentino di Pordenone. Gli investigatori stanno cercando proprio lì la pistola che probabilmente ha sparato, condannando a morte i due fidanzati, uccisi mentre si trovavano in auto.
Spiega il Messaggero Veneto: All’alba di venerdì i carabinieri di Pordenone, insieme ai sommozzatori provenienti da Genova, cercheranno l’arma del delitto, una pistola calibro 7.65, nel laghetto del parco di San Valentino, il più grande polmone verde di Pordenone, un luogo frequentato dalle famiglie e dai runner che corrono su un sentiero interno lungo poco più di un chilometro.
Se venisse trovata la pistola sarebbe un vero colpo di scena. L’arma sarebbe stata per sei mesi quasi sotto gli occhi di tutti i pordenonesi.
Giuseppe Catapano: Terremoto Cile fino a Buenos Aires. Tsunami?
SANTIAGO DEL CILE – Un milione le persone evacuate, allerta tsunami per un tratto di costa oltre di 5mila chilometri. In Cile una violentissima scossa terremoto ha colpito Santiago e altre parti della zona centrale del Cile. La scossa ha avuto una magnitudo di 8.3. Il sisma è stato avvertito in una vasta area del continente, fino a Buenos Aires: l’allarme tsunami riguarda non solo la costa cilena, ma anche quella del Perù.
Tanta paura, da nord a sud, cinque persone morte (ma è un primo e purtroppo parziale bilancio), un milione di evacuati preventivamente in poche ore.
L’epicentro è stato localizzato a 11 metri di profondità nella zona di Illapel, circa 200 km a nord di Santiago, la capitale dove molti edifici hanno tremato con violenza. E lo stesso è successo a molti chilometri di distanza, ben al di là della Cordigliera delle Ande: il terremoto è infatti stato avvertito chiaramente in diverse regioni del nord e del centro dell’Argentina, tra l’altro anche in città lontane dal Cile, quali Buenos Aires e Rosario.
Dal Pacifico, la scossa è sembrata voler raggiungere persino l’Atlantico, attraversando il continente, visto che i riflessi del sisma sono stati sentiti anche in Uruguay e Brasile. Oltre che in Ecuador e Perù, dove si sono accese le allerta tsunami.
Nonostante i cileni siano abituati ai terremoti, a Santiago e non solo questa volta la paura è stata tanta e i nervi sono saltati a molti dei 6,6 milioni di abitanti della città. “Lunga, molto lunga”, così è stata definita la prima scossa di magnitudo 8.3 registrata alle 19:54, poi seguita da altri ‘sacudones’, d’intensità minore ma consistente: la terra è infatti tremata cinque minuti dopo (7.1 la magnitudo), alle 20:03 (6.1), alle 20:16 (6.8) e così via. Cinque ore dopo la prima scossa, le repliche registrate erano ben 32.
La presidente Michelle Bachelet ha in una conferenza stampa cercato di portare tranquillità, ma si è mostrata anche molto prudente “di fronte a questo duro colpo della natura. Anche se c’è stato uno tsunami il flusso delle ondate sta calando, ma ci possono essere, ha precisato, altre repliche. Stiamo quindi valutando minuto per minuto la situazione”.
La guardia rimaneva insomma alta. A preoccupare era tra l’altro proprio l’allerta maremoto che ha innescato l’ordine di evacuare lungo tutta la costa, fatta scattare via telefonini e con grande tempestività dalla Protezione civile, forte di un’esperienza fatta dopo la megascossa e conseguente tsunami nel sud del paese il 27 febbraio 2010: i morti furono 524. E infatti in qualche punto della costa, a nord della capitale, il mare si è ritirato per poi risalire e penetrare nella terra con onde di quattro metri e più: alla Serena, 470 km al nord di Santiago, e nel balneario di Pichidangui, un pò più vicino alla capitale. Dopo l’allarme, l’obiettivo per tutti è stato quindi quello di allontanarsi dal Pacifico, e dal rischio appunto delle mareggiate.
Il destino è sembrato tra l’altro aver teso quasi una trappola a molti cileni che si stavano preparando per un atteso ponte venerdì in occasione di una popolare festività. In tanti si stavano quindi dirigendo alle tante località di mare del Paese: poi la terra si è mossa, il mare è diventato una minaccia e l’ordine giunto da Santiago è stato proprio quello di fare retromarcia e allontanarsi quanto prima dalla costa.
Giuseppe Catapano: Vesuvio, incendio e paura nel Parco Nazionale
NAPOLI – Paura vicino Napoli: un incendio di vaste dimensioni, visibile a chilometri di distanza, sta interessando la parte alta delle pendici del Vesuvio: in fumo una decina di ettari di macchia mediterranea, nel Parco Nazionale. Per l’intero pomeriggio hanno lavorato allo spegnimento numerose squadre della Guardia Forestale e dei vigili del fuoco.
Scrive Francesco Ungaro su Repubblica: Per i vigili del fuoco, al momento, non ci sono rischi per le persone. Una loro squadra staziona a salvaguardia delle case, mentre gli uomini della forestale si occupano dello spegnimento del fuoco.
Giuseppe Catapano: Amsterdam Chips, “La diamo gratis”, “Mordi la patata”. Ma…
RIVOLI (TORINO) – A volte puoi trovare scritto: “Oggi ve la diamo gratis“, altre volte “Mordi la patata“. Non è, anche se potrebbe sembrarlo, una riedizione della celebre pubblicità della patatina di Rocco Siffredi. Sono piuttosto alcuni slogan usati a Rivoli (vicino Torino) da Amsterdam Chips, una catena che vende patatine fritte.
Gli slogan sono apparsi sia sotto forma di cartelloni in pieno centro città, sia sotto forma di volantini distribuiti per le strade del piccolo centro piemontese.
Carlotta Rocci su Repubblica le reazioni indignate del mondo femminile: Le donne del Movimento 5 Stelle, dalle consigliere comunali alle deputate, hanno deciso di dire basta e lanciano una campagna di boicottaggio. “Amsterdam Chips usa slogan sessisti: finché questo sarà il tenore delle loro pubblicità non comprerò nulla da loro” dice Carlotta Trevisan, consigliera di Rivoli.
A sostenere la protesta è scesa in campo anche Monica Cerutti, assessore regionale alle Pari opportunità del Pd, che sottolinea: “Messaggi del genere non contribuiscono a battere la cultura della donna oggetto. Non vedo alcuna ironia in una campagna pubblicitaria che punta a svendere il corpo delle donne. E’ arrivato il momento di dotarsi di strumenti utili a combattere questa barbarie come potrebbe essere un Osservatorio regionale sulle pubblicità offensive”.
Giuseppe Catapano: Ungheria, lacrimogeni su migranti. Orban: “Muro con Croazia”
BERLINO – E’ la nuova rotta dei migranti, quella attraverso la Croazia, e per questo il presidente ungherese Orban ha annunciato la costruzione di un nuovo muro, quello appunto con la frontiera croata, dopo quelli con la Romania e la Serbia.
Continua la tensione in Ungheria con i migranti, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni e cannoni d’acqua. I migranti stanno battendo strade alternative, tra cui quella che dalla Serbia conduce alla Croazia, evitando quindi i muri ungheresi.
“I migranti entrati nell’Ue attraverso la Croazia saranno autorizzati a proseguire il cammino attraverso il Paese e quindi dirigersi verso l’Europa occidentale”, ha detto il premier croato, Zoran Milanovic.
La tensione è alta in Ungheria. Gruppi di migranti esasperati hanno cercato di abbattere il filo spinato e hanno lanciato pietre contro i poliziotti. In un clima di grande tensione, i migranti hanno lanciato coperte sul filo spinato cercando poi di abbatterlo tirandole. La polizia ha risposto lanciando lacrimogeni. Non ci sarebbero feriti, anche se numerose persone lacrimavano a causa dei gas irritanti.
Il premier ungherese Orban ha però detto che se le quote nella Ue dovessero passare a maggioranza “allora sono una legge e noi dobbiamo accettarla”. Il riferimento è all’ipotesi di quote di distribuzione dei profughi tra paesi europei.
“Noi siamo disposti a parlarne – conclude Orban – ma solo sulla base della volontarietà, e soltanto quando il flusso sarà stato stoppato. Il sistema delle quote è un problema in sé. Gli europei non capiscono come pensa la gente. Se i profughi del Medio Oriente sentono che l’Europa introduce delle quote, le percepiscono come un invito a venire”.