Giuseppe Catapano: Pechino non perde lo smalto

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Per le imprese italiane presenti in Cina e per quelle che stanno programmando investimenti nel gigante asiatico cambia poco o forse nulla. Le tensioni che stanno caratterizzando le borse del paese e i timori di un rallentamento della crescita non distolgono l’interesse verso un mercato che, in ogni caso, è di gran lunga più dinamico del Vecchio continente e che si prepara ad accelerare sul fronte dei consumi interni. La pensano così gli addetti ai lavori interpellati da ItaliaOggi Sette.

Rassicurazioni istituzionali. Secondo il direttore generale dell’Ice, Roberto Luongo, le svalutazioni dello yuan decise da Pechino, anche se comportano ripercussioni negative per chi esporta «a causa dei prezzi che diventano più alti», risultano «assorbibili». Luongo non appare preoccupato per le aziende del lusso, che nelle ultime settimane hanno subito una brusca frenata in borsa, ricordando che la valuta cinese ha perso solo il 4,65%, una quota che ha un impatto limitato sugli acquisti. «Una borsa da 1.500 dollari potrebbe venire a costare circa 60-70 dollari in più: non credo che possa rappresentare un problema per gli eventuali acquirenti di questi prodotti», è la sua convinzione.

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