La delega al Governo nell’ambito del raddoppio dei termini d’accertamento (articolo 8, comma2, legge 23/2014) mira solo a introdurre limiti temporali più stringenti per l’inoltro della denuncia (entro la scadenza dell’ordinario periodo d’accertamento) e per l’operatività dello strumento. È il concetto che esprime testualmente la Corte di cassazione nella sentenza n. 9974/2014 dello scorso 15 maggio. L’affermazione resa dagli ermellini consente di dedurre che, al di là della legge delega e della sua attuazione, il requisito dell’effettivo inoltro della denuncia penale è obbligatorio, per fruire del termine raddoppiato, anche nella normativa precedente, «mirando la delega al Governo solo a introdurre limiti temporali più stringenti». La precisazione fornita dalla Cassazione, seppur incidenter tantum, è di notevole spessore poiché dà seguito a quel filone di giurisprudenza tributaria di merito che sostiene la nullità dell’accertamento nel caso in cui la denuncia penale non venga inoltrata, indipendentemente dalla sussistenza di elementi di rilevanza penale che denotino «l’obbligo» della denuncia stessa. Parimenti, in base alla stessa logica, la nullità dell’accertamento si verifica quando la denuncia non sia stata prodotta in giudizio, a fronte della specifica contestazione di inesistenza mossa, eventualmente, dal ricorrente. Nella stessa sentenza in commento, la Cassazione aggiunge che l’archiviazione della denuncia non è, invece, un fatto di per sé impeditivo dell’applicazione della disciplina del raddoppio. A tal scopo non rileva né l’esercizio dell’azione penale del pm, né tantomeno l’emanazione di una sentenza di condanna o assoluzione da parte del giudice penale. Tuttavia, tali elementi possono corroborare la valutazione sulla fondatezza, ovvero sulla pretestuosità, della denuncia penale inoltrata dal funzionario verificatore. È, infatti, rimessa al giudice tributario la valutazione della sussistenza di quegli elementi minimi richiesti dall’art. 331 c.p.p. per l’insorgere dell’obbligo di denuncia, allo scopo di negare l’applicazione del termine allungato in casi d’iniziative di denuncia pretestuose e finalizzate per lo più all’emissione dell’atto impositivo fuori tempo. In tal senso, una eventuale archiviazione, così come, ancor più, una sentenza di assoluzione penale, non comportano automaticamente la censura all’utilizzo del termine raddoppiato, ma possono risultare elementi significativi a corroborare l’infondatezza o l’insussistenza dei requisiti minimi per l’inoltro della denuncia.
Giorno: 8 settembre 2015
Giuseppe Catapano: Formazione, amministratori di condominio alla resa dei conti
Amministratori condominiali alla resa dei conti. Manca meno di un mese alla scadenza del primo anno di aggiornamento periodico. Entro il prossimo 9 ottobre dovranno, infatti, essere state maturate le 15 ore di crediti formativi annuali previste dal regolamento del ministero della giustizia sulla formazione obbligatoria. Si tratta senza dubbio di un rush finale con il brivido. Nonostante i chiarimenti introdotti con il decreto ministeriale n. 140/2014, sul tema dei corsi di aggiornamento annuale obbligatorio degli amministratori condominiali restano, infatti, ancora numerosi dubbi applicativi: dai controlli sull’espletamento dei corsi, alle conseguenze della mancata partecipazione, passando per l’accertamento dei requisiti dei formatori e le modalità di svolgimento dell’esame finale.
ItaliaOggi Sette fa il punto sull’obbligo contenuto nella legge n. 220/2012 di riforma del condominio, che, oltre alla formazione professionale, ha introdotto anche una serie di requisiti per lo svolgimento dell’attività di amministratore. Chi si avvicina a questo settore deve infatti essere in possesso di una serie di requisiti di affidabilità e trasparenza.
Giuseppe Catapano: Stabilimenti a rischio, in campo le notifiche obbligatorie
Notifica e relativi aggiornamenti con cui gli stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti devono costantemente informare le Autorità competenti su sostanze pericolose utilizzate e scenari di impatto con l’ambiente vanno già effettuate utilizzando la (complessa) modulistica prevista dal nuovo dlgs 105/2015, sebbene alcune regole di dettaglio siano ancora in corso di definizione. A dare le prime indicazioni operative sulla nuova disciplina «Seveso» in vigore dallo scorso 29 luglio 2015 è l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) attraverso il proprio portate internet http://www.isprambiente.gov.it, annunciando anche l’attivazione dal 1° settembre di un proprio servizio di assistenza per i gestori interessati.
Le indicazioni Ispra. L’Istituto, titolare (tra le altre) della gestione del flusso informativo in parola così come dell’attività ispettiva sugli stabilimenti a più alto rischio, ricorda innanzitutto come il modulo da utilizzare sia quello previsto dall’allegato 5 al dlgs 105/2015 (attuativo della direttiva 2012/18/Ue). A essere oggetto di regime transitorio previsto dalla nuova disciplina, conferma l’Ispra, sono solo le modalità di trasmissione della notifica ai destinatari istituzionali.
Giuseppe Catapano: Rinnovare casa grazie a un mix vincente
Passate le vacanze estive, a settembre ci si dedica ai propositi per i prossimi mesi e in molti scelgono di ristrutturare casa. Complice anche il momento estremamente favorevole dettato da un mix tra tassi di interesse ai minimi storici e la possibilità di beneficiare di bonus fiscali. Non sempre, però, si dispone di tutta la liquidità necessaria e in questi casi un grosso aiuto arriva dai mutui ristrutturazione. Vediamo come funzionano e quali sono le principali offerte degli operatori.
Le agevolazioni fiscali. Dando uno sguardo agli aspetti fiscali, le somme spese per le ristrutturazioni edilizie possono essere detratte dalla dichiarazione dei redditi per il 50% (con rate spalmate su un periodo di dieci anni). Quindi, per esempio, se si spendono 30 mila, è possibile recuperarne 1.500 all’anno. Si tratta di un’agevolazione che è stata confermata fino al prossimo 31 dicembre, mentre a partire dal prossimo anno scenderà al 36%. Se gli interventi eseguiti puntano invece a rendere più virtuosa la casa dal punto di vista dell’efficienza energetica è prevista una detrazione del 65%, anche in questo caso spalmata su dieci anni. Gli interventi ammissibili spaziano dalla riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento al miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre, comprensive di infissi), fino all’installazione di pannelli solari e alla sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.
Giuseppe Catapano: Pechino non perde lo smalto
Per le imprese italiane presenti in Cina e per quelle che stanno programmando investimenti nel gigante asiatico cambia poco o forse nulla. Le tensioni che stanno caratterizzando le borse del paese e i timori di un rallentamento della crescita non distolgono l’interesse verso un mercato che, in ogni caso, è di gran lunga più dinamico del Vecchio continente e che si prepara ad accelerare sul fronte dei consumi interni. La pensano così gli addetti ai lavori interpellati da ItaliaOggi Sette.
Rassicurazioni istituzionali. Secondo il direttore generale dell’Ice, Roberto Luongo, le svalutazioni dello yuan decise da Pechino, anche se comportano ripercussioni negative per chi esporta «a causa dei prezzi che diventano più alti», risultano «assorbibili». Luongo non appare preoccupato per le aziende del lusso, che nelle ultime settimane hanno subito una brusca frenata in borsa, ricordando che la valuta cinese ha perso solo il 4,65%, una quota che ha un impatto limitato sugli acquisti. «Una borsa da 1.500 dollari potrebbe venire a costare circa 60-70 dollari in più: non credo che possa rappresentare un problema per gli eventuali acquirenti di questi prodotti», è la sua convinzione.
Giuseppe Catapano: Scacco ai furbetti del fisco
Voluntary disclosure e non solo. In modo rapidissimo, gli obiettivi, gli strumenti e i metodi della pianificazione fiscale, nazionale e internazionale, sono cambiati radicalmente. Se fino a poco tempo fa la parola d’ordine era profit shifting, tradotto in italiano: spostare i redditi il più possibile fuori dalla portata del fisco, oggi la parola d’ordine è trasparenza. La sostanziale cancellazione del segreto bancario e il conseguente annientamento dei paradisi fiscali, lo strapotere dell’anagrafe tributaria, le nuove regole sull’autoriciclaggio, la possibilità di concordare con l’amministrazione fiscale percorsi sicuri per le operazioni fiscali e societarie anche più complesse con varie forme di interpello e di ruling, l’allargamento della legge 231 sulla responsabilità d’impresa alla materia fiscale, infine una più precisa definizione dell’abuso di diritto, hanno completamente mutato lo scenario nel quale si trovano a operare le imprese e i loro consulenti fiscali. Per le società di maggiori dimensioni si tratta di un dato ormai acquisito: non vale più la pena correre rischi difficili anche da calcolare per risparmiare qualche euro d’imposta. La trasparenza e la leale collaborazione pagano di più. Ma il cambio di prospettiva interessa ogni giorno di più anche le imprese di medie e piccole dimensioni. Idem per i consulenti: quelli che una volta vedevano crescere il loro prestigio grazie alle operazioni più complesse e spericolate, mirate alla minimizzazione del carico fiscale, sono ora gli stessi che con maggior convinzione spingono le aziende a un approccio collaborativo. La loro stessa reputazione professionale oggi non è più legata alla capacità di minimizzare il carico tributario, ma piuttosto alla riduzione del rischio, al dialogo con l’Agenzia delle entrate. Il mondo è cambiato. Ci si accorge sempre più spesso che un approccio improntato alla trasparenza, oltre a ridurre notevolmente il rischio di accertamenti e sanzioni, presenta ricadute positive: semplifica i rapporti con i soci presenti o futuri, facilita le operazioni di due diligence che dovessero rendersi necessarie, migliora la reputazione aziendale nei confronti di tutti gli stakeholders. Anche l’Ocse ha messo a punto una serie di meccanismi premiali o punitivi per coloro che si adeguano ai nuovi modelli di trasparenze o meno. Nel decreto legislativo sull’internazionalizzazione si sono offerte ulteriori certezze nell’ambito delle operazioni di riorganizzazione societaria. Si è disegnato un percorso che rende conveniente lo spostamento dalla pianificazione fiscale aggressiva verso una sempre maggiore lealtà nei rapporti con il sistema tributario.
In questo discorso possono rientrare anche misure recentemente varate come il patent box, cioè la detassazione parziale dei proventi delle opere dell’ingegno, finalizzata ovviamente a evitare che i redditi derivanti dallo sfruttamento di marchi, brevetti, design ecc. finiscano in paesi a bassa fiscalità. Infine i benefici concessi per incentivare il rientro dei cervelli in Italia. Per aggiungere un altro tassello a un orientamento che il legislatore sta portando avanti in modo convinto, il decreto sull’internazionalizzazione ha previsto che chi investe in Italia almeno 30 milioni di euro può concordare con l’Amministrazione finanziaria il corretto prelievo fiscale dei prossimi anni. Per un paese dove il livello di chiarezza delle norme fiscali è molto basso e quello di prevedibilità dell’azione di accertamento, lo è ancora di più, è un passo in avanti di non poco conto.
Giuseppe Catapano: Pensioni, nessuna flessibilità in uscita per correggere il ripido innalzamento dell’età pensionabile introdotto nel 2011 dalla legge Fornero
Niente copertura finanziaria: le pensioni escono dal menù della prossima legge di stabilità. Insomma, dietrofront del governo sul fronte previdenziale: non ci sarà nessuna flesssibilità in uscita per correggere il ripido innalzamento dell’età pensionabile introdotto dalla legge Fornero del 2011. Lo scrive Repubblica spiegando che a palazzo Chigi e al ministero dell’economia sono molto determinati sullo stop. Il problema è che “non ci sono le coperture. Dovremmo aprire un negoziato con Bruxelles, ma quello lo faremo per strappare più flessibilità sui parametri legati agli investimenti, non per la spesa pensionistica”, fanno trapelare. Per un’eventuale modifica alla riforma Fornero, prosegue il giornale, se ne parlera’ quasi certamente l’anno prossimo.
Giuseppe Catapano: Renzi alla Festa dell’Unità, dire no all’accoglienza dei rifugiati è da bestie
È durato circa 50 minuti ieri l’intervento di Matteo Renzi, che ha chiuso così, la Festa nazionale di l’Unità a Milano. Ecco i passaggi più significativi del discorso del premier e segretario del Pd. “Quando vado ai vertici internazionali mi chiedo cosa ci faccio io in mezzo a quelle persone. Poi penso che io sono lì perché rappresento gli italiani. Vorrei che chiudessimo con un’immagine: a Marzabotto un gruppo di ragazzi ha corso verso i luoghi di Dossetti con fiori rossi bianchi e verdi. C’è chi dice sì, sono quei bambini e sono le donne e gli uomini del Pd. C’è bisogno di un’Italia più bella e più forte, la costruiremo tutti insieme”
L’impegno del Pd per i rifugiati, le crisi aziendali, i sindaci
“Aylan e i ragazzi siriani meritano il nostro impegno, quel bambino nato su una nave della guardia costiera merita il nostro impegno, le donne e gli uomini delle crisi aziendali (43 risolte) meritano il nostro impegno, i nostri sindaci. Anche chi ci ha votato la prima volta e ora non vorrebbe più farlo sappia che noi da ora in avanti faremo tutto quello che è possibile per dir loro che meritano il nostro impegno”
La Rai, l’informazione e la Resistenza
“Il Pd alla Rai non chiede più spazio nei tg, ma un po’ meno pubblicità e un po’ più programmi informativi. Il 25 aprile ho chiesto alla Rai una prima serata sui valori della Resistenza e io sono andato a Marzabotto a dire che noi porteremo i loro valori nel futuro”
Le 6.500 sezioni, le elezioni regionali e Bersani
“Il Pd è a 6.500 sezioni – solo Guerini li chiama circoli – anche grazie alle sezioni digitali che arriveranno dobbiamo prenderci l’impegno di arrivare a 10mila il prossimo anno. Abbiamo riportato in edicola l’Unità, abbiamo tornato a chiamare dell’Unità le nostre feste”. Renzi mostra una “foto d’epoca” che ritrae i risultati delle precedenti elezioni regionali (gestione Pd Bersani). “Dopo le elezioni che dicono che abbiamo perso come siamo andati? Se questo è perdere, ho capito perché in passato erano contenti di vincere. Propongo di perdere sempre così. A quelli che dicono che il Pd ha perso la ‘connessione sentimentale’ con il popolo e che nei sondaggi andiamo malissimo (D’Alema, ndr) a loro lascio i sondaggi. Noi abbiamo i dati del 2×1000, con 549mila italiani con 5 milioni e mezzo di euro: abbiamo abolito il finanziamento pubblico, abbiamo vinto la sfida”
Le riforme istituzionali: si discute, ma niente veti
“Noi abbiamo già fatto una legge elettorale che divide il territorio in cento collegi, per cui se un parlamentare fa male deve venirvelo a spiegare. Non ci sono i paracadutati. Noi siamo sempre disponibili a confrontarci sulle riforme istituzionali. Deve essere chiara una cosa: se qualcuno pensa di utilizzare riforma costituzionale per ripartire da capo con la solita vecchia politica, la forza di chi dice sì è molto più grande di chi dice no. Non accetteremo veti, si discute, si dialoga, ma il Pd è questo”
Il Jobs act e l’occupazione
“Dicono che il Jobs Act non ha creato nuovi posti di lavoro, ma ha semplicemente trasformato i contratti a tempo indeterminato. Semplicemente”? “Titti Di Salvo (ex Sel, ndr) mi ha mandato un messaggino per dirmi di ricordare che grazie al nostro governo abbiamo bloccato le dimissioni in bianco”. “Da quando siamo al governo i posti di lavoro sono aumentati di 237mila. Ma non bastano”. E Renzi cita l’ediliza come settore in cui bisogna ripartire al più presto
Le tasse bellissime? Forse da un’altra parte. Da noi sono troppo alte
“Un tempo anche noi dicevamo che le tasse sono bellissime. Forse da un’altra parte, nel nostro paese le tasse sono troppo alte”. “Tutti quelli che in questi anni hanno sputato contro la politica hanno sbagliato, perché la risposta all’antipolitica non è la tecnocrazia, è la buona politica, quella che può fare il Pd”
Le migrazioni, l’Europa e l’Italia: “Non c’è il Pd contro la destra, ci sono gli uomini contro le bestie”
“Se vogliamo affrontare il tema delle migrazioni, vogliamo dire che in Siria e in Libia qualche errore la comunità internazionale l’ha fatto? La politica estera è una cosa seria. Non è fare i post sul blog per dire che il modello è l’Ungheria di Orban. Se il modello è quello noi siamo orgogliosamente un’altra cosa. Se l’Europa vuole allargarsi ad est, non può lasciare la Serbia e l’Albania fuori. i pare che possiamo inseguire le nostre discussioni interne senza renderci conto che è questa la nostra sfida? Come è accaduto a me di perdere e di vincere, accadrà in futuro. Da orgoglioso responsabile di questa comunità, vi sono grato perché nessuno di noi ha mai ceduto a uno smottamento culturale. Abbiamo sempre detto che ci vogliono le regole, non si può andare avanti con l’iperbuonismo, ma non rinunceremo mai a salvare una vita umana quando saremo in grado di farlo. Non rinunceremo mai a essere noi stessi e se perderemo un punto nei sondaggi non ci interessa. Ora l’immagine del bambino avvolto con la bandiera dell’Europa: “Ci rende orgogliosi del nostro ruolo. “Sono le immagini di tanti luoghi dell’Europa, alla faccia di chi per tanti mesi ha occupato i talk show dicendo che era un problema del governo italiano. Strumentalizzano anche la vita! Di fronte a quelle immagine non c’è il Pd contro la destra, ci sono gli umani contro le bestie”.
Abbiamo fatto dell’Expo una grande occasione per l’Italia
“Sull’Expo ci abbiamo messo la faccia perché pensiamo che ricominciando con la pulizia, e noi abbiamo cominciato da qui, l’Expo è diventata una grande occasione per l’Italia. Non si tratta di essere pro o contro il governo, ma pro o contro l’Italia. Non è possibile continuare a dire di no, c’è chi dice sì. A chi puntava su un flop di presenze, un caro abbraccio di solidarietà. Cari gufi laureati, fate un salto all’Expo: vedrete un sacco di persone che vogliono tornare a credere che l’Italia non è l’elenco delle cose non vanno, ma è l’Italia che dice sì”.
Giuseppe Catapano: L’Ue, a Germania, Francia e Spagna il 60% dei 120.000 rifugiati. Berlino stanzia 6 miliardi
La Commissione europea propone di assegnare circa il 60% dei 120 mila rifugiati da ricollocare – presenti in Italia, Grecia e Ungheria – a Germania (31.433), Francia (24.031) e Spagna (14.931). Lo anticipa El Pais. Intanto Angela Merkel ringrazia i cittadini tedeschi che hanno accolto i rifugiati arrivati dal confine ungherese. Oltre 20mila solo nel weeknd secondo le stime. Il premier ungherese Viktor Orban va all’attacco: “L’Europa deve chiudere le frontiere o il rischio è che arrivino milioni dimigranti. Berlino – fa sapere la Bbc online – interverrà con un totale di 6 miliardi di euro a favore della massa di migranti che in questi giorni sta entrando nel Paese: ai 3 miliardi di euro già annunciati per gli stati ed i comuni se ne aggiungono altri 3 per programmi federali di assistenza. E arriva anche un monito dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon: “l’Ue si muova contro la xenofobia”. Il premier Matteo Renzi sente al telefono l acancelliera dicendosi soddisfatto per il cambio di passo europeo.
L’annuncio della Germania sui fondi extra è arrivato dopo i colloqui tra i leader della coalizione di Angela Merkel. Oltre ai tre miliardi di euro per le regioni, è stato raggiunto un accordo per accelerare le procedure per le richieste di asilo, fornire sistemazioni extra per i nuovi arrivi e stanziare fondi per pagare loro sussidi. Berlino prevede di accogliere 800mila rifugiati e migranti quest’anno, ma vuole vedere il resto d’Europa dare un maggiore contributo. I critici nel Paese hanno accusato il cancelliere Angela Merkel di creare un pericoloso precedente, aprendo le frontiere della Germania: almeno 18mila migranti sono infatti arrivati nel fine settimana, dopo un accordo con Austria e Ungheria per un alleggerimento delle normative sull’asilo. Il cancelliere austriaco, Werner Faymann, ha tuttavia avvertito che le misure di emergenza non possono durare a lungo. Vienna, ha spiegato dopo aver parlato con il cancelliere Merkel e il primo ministro ungherese Viktor Orban, vuole muoversi passo dopo passo “verso la normalità”. L’Ungheria aveva in precedenza bloccato gli immigrati che viaggiavano verso l’Europa occidentale, ma venerdì ha revocato le limitazioni e ha consentito alle persone di raggiungere la frontiera austriaca. Merkel è diventata una specie di eroina per i migranti e chi ha sposato la loro causa. Il ministero degli Interni ha parlato di decisione eccezionale per evitare una crisi umanitaria. Gli immigrati in Germania sono stati accolti con sorrisi e calore da tanta gente nelle stazioni ferroviarie sparse per il Paese. E sempre ieri un gruppo di auto guidata da volontari e attivisti, tedeschi e austriachi, ha varcato la frontiera ungherese per “caricare” i rifugati e offrire loro cibo. I siriani sono la maggioranza, seguiti da afgani ed eritrei. Potrebbero essere arrestati, ha avvertito Budapest, per traffico di esseri umani. Ma il convoglio non ha poi incontrato nessun ostacolo.
Giuseppe Catapano: Attuazione della legge di riforma fiscale
Riforma fiscale. Secondo esame per i decreti attuativi in tema di:
- Semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione;
- Stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale;
- Revisione della disciplina dell’organizzazione delle agenzie fiscali.
- Riforma del sistema sanzionatorio;
- Revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario.
Il Consiglio dei Ministri di venerdì 4 settembre 2015, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha approvato, in secondo esame preliminare, cinque decreti legislativi di attuazione della delega per il riordino del sistema fiscale (legge 11 marzo 2014 n. 23). I testi approvati, che tengono conto delle richieste contenuti nei parere delle Commissioni parlamentari, vengono trasmessi di nuovo alle Camere per gli ulteriori pareri, come previsto dalla legge delega, prima di essere approvati definitivamente
- Semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione
Il provvedimento punta a creare un sistema di riscossione che favorisca l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti, anche attraverso forme di rateizzazione più ampie e vantaggiose. Anche l’erario potrà beneficiare di una maggiore certezza nei tempi di riscossione e di modalità semplificate.
La novità principale, introdotta accogliendo le indicazioni contenute nei pareri parlamentari, riguarda l’eliminazione della norma che prevedeva, in caso di rateizzazione delle somme iscritte a ruolo, il pagamento “degli interessi sugli interessi’’(anatocismo) e gli interessi sulle sanzioni.
Recependo la richiesta del Parlamento, per agevolare ulteriormente i contribuenti è stato portato da 5 a 7 giorni il ritardo di versamento che rientra nel ‘lieve inadempimento’ e che non porta quindi alla decadenza dal beneficio della rateizzazione. Confermata la norma che riconosce il ‘lieve inadempimento’ (e relativa rateizzazione) nei casi di minore versamento fino al 3 per cento del dovuto con il limite massimo di 10.000 euro.
Un’altra novità del decreto legislativo riguarda gli oneri di funzionamento del servizio nazionale di riscossione, che con il decreto sostituiscono l’aggio per i concessionari della riscossione e che non possono superare il 6 per cento del riscosso (oggi l’aggio è dell’8 per cento). In attuazione di quanto richiesto dalle Commissioni parlamentari è stata inserita una norma transitoria che garantisce il vecchio regime per i ruoli consegnati fino al 31 dicembre 2015.
Sempre su indicazione del Parlamento viene ulteriormente ampliato l’utilizzo della posta elettronica certificata nelle procedure di notifica delle cartelle al posto della raccomandata. La notifica attraverso la PEC potrà essere effettuata alle persone fisiche che ne fanno richiesta mentre per le imprese e i professionisti il ricorso alla posta certificata è obbligatorio.
Confermate le norme che prevedono, in caso di definizione concordata dell’accertamento, il pagamento in quattro anni (anziché tre come avviene attualmente), con un minimo di otto rate e un massimo di sedici. Per le somme iscritte a ruolo l’agente della riscossione può concedere dilazioni nel pagamento fino ad un massimo di 72 rate. mensili, dietro semplice richiesta del contribuente che dichiari di versare in una situazione temporanea di difficoltà. Per somme superiori a 50.000 euro la dilazione può essere concessa solo se il contribuente fornisce adeguata documentazione.
- Stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale
Il decreto prevede il monitoraggio e la revisione delle cosiddette “spese fiscali” e la rilevazione dell’evasione fiscale e contributiva e dei risultati conseguiti nell’azione di contrasto, inserendo le relative attività in modo sistematico nelle procedure di bilancio.
In base alle indicazioni parlamentari viene specificato che le spese fiscali (tax expenditure) per le quali siano trascorsi cinque anni dalla entrata in vigore, sono oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma. Confermata per le spese fiscali l’operazione annuale di riordino, da prevedere nei tempi della Nota di aggiornamento al Def, attraverso precisi indirizzi programmatici. L’obiettivo è di valutare in modo organico e strutturale gli impatti economici delle singole misure, nella prospettiva di una loro rimodulazione.
Le maggiori entrate derivanti dalle eliminazione o modifica delle tax expenditure confluiscono nel Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
Per quanto riguarda il monitoraggio dell’evasione fiscale il Governo ha il compito di presentare annualmente un Rapporto in Parlamento. Diversamente alla prima versione del decreto, tale Rapporto viene presentato come documento autonomo rispetto alla Nota di aggiornamento al Def. Esso recepisce le valutazioni effettuate dall’Istat sull’economia sommersa e contiene una stima dell’evasione attraverso la misurazione del tax gap (la differenza tra le imposte e i contributi effettivamente versati e il gettito che invece si sarebbe dovuto avere in un regime di perfetto).
- Revisione della disciplina dell’organizzazione delle agenzie fiscali
L’obiettivo del decreto è la revisione dell’organizzazione delle agenzie fiscali, a 15 anni dalle loro istituzione, in funzione del potenziamento dell’efficienza dell’azione amministrativa e della razionalizzazione della spesa. È previsto il riassetto dei servizi di assistenza, consulenza e controllo per facilitare gli adempimenti tributari, contribuire ad accrescere la competitività delle imprese italiane e favorire l’attrattività degli investimenti in Italia. Rispetto alla versione del decreto approvato dal Consiglio dei ministri nel primo esame preliminare del 26 giugno scorso è stata stralciata la norma sui concorsi per il dirigenti in quanto la stessa è confluita nel dl enti locali, già approvato dal Parlamento e in vigore dal 15 agosto 2015. Nella loro riorganizzazione le agenzie devono garantire controlli meno invasivi e facilitare un approccio collaborativo tra amministrazione fiscale, imprese e cittadini. La loro attività deve essere ispirata al principio del ‘controllo amministrativo unico’. In questo modo si evitano duplicazioni e sovrapposizioni e si riduce il disagio per l’attività dell’impresa.
- Riforma del sistema sanzionatorio
Il decreto legislativo rivede il sistema sanzionatorio penale e amministrativo secondo il principio della proporzionalità rispetto alla gravità dei comportamenti. In sostanza, l’obiettivo è quello di giungere ad un sistema che tenga conto dei comportamenti che, seppure illeciti, sono comunque privi di elementi fraudolenti e quindi meno gravi. Sono invece rese più severe le sanzioni penali in caso di comportamenti fraudolenti.
Tra le novità introdotte con il secondo esame preliminare, vi è la specificazione che il nuovo regime penale si applica subito dall’entrata in vigore del provvedimento, mentre il nuovo regime delle sanzioni amministrative si applica dal primo gennaio 2017.
Accogliendo le osservazioni dei pareri parlamentari si segnala, per l’omessa dichiarazione, l’introduzione della norma che aumenta la pena per il sostituto di imposta (si passa da un minimo di un anno ad un massimo di 3 anni, a un minimo di un anno e messo ad un massimo di 4 anni). Il resto del provvedimento è rimasto sostanzialmente invariato.
Frode fiscale: viene dettagliata la tipologia delle condotte fraudolente che si hanno quando:
- a) si mettono in atto operazioni simulate oggettivamente o soggettivamente o artifizi per ostacolare l’attività di accertamento;
- b) il contribuente si avvale di documenti falsi, fatture false o altri mezzi fraudolenti. Per la frode fiscale la pena rimane quella attualmente prevista del carcere fino a 6 anni.
Resta la norma oggi in vigore secondo cui sotto i 30.000 euro di imposta evasa il contribuente non incorre nel reato di frode fiscale. Viene rivista la soglia di punibilità del reato in riferimento all’ammontare dei ricavi non dichiarati, che deve essere superiore a 1,5 milioni di euro (anziché un milione). Si configura la frode fiscale anche quando l’ammontare complessivo dei crediti e delle ritenute fittizie che vengono portate in diminuzione dell’imposta, è superiore al 5 per cento dell’imposta complessiva, o comunque a 30.000 euro.
Dichiarazione infedele: la soglia di punibilità sale da 50.000 euro a 150.000 euro di imposta evasa. Il reato scatta anche quando l’imponibile evaso supera i 3 milioni di euro (prima il limite era di 2 milioni) o comunque il 10 per cento del totale dei ricavi. In questo caso il reato è punito con il carcere fino a 3 anni.
Omesso versamento dell’IVA: il decreto introduce la soglia di punibilità pari a 250.000 euro per ciascun periodo di imposta. Al di sotto di tale soglia si applicano le sanzioni amministrative.
Sanzioni amministrative: il decreto dà attuazione al principio di proporzionalità delle risposta sanzionatoria di fronte a condotte illecite che riguardano le imposte dirette, l’IVA e la riscossione dei tributi. L’obiettivo è di graduare le sanzioni, anche riducendole per gli illeciti di più lieve disvalore. Ad esempio, in caso di omessa dichiarazione, la sanzione è proporzionale al ritardo nell’adempimento. Se la dichiarazione viene poi presentata entro il termine per la dichiarazione dei redditi successiva, la sanzione base è ridotta della metà. Nei casi di condotte fraudolente, invece, la sanzione viene aumentata del 50 per cento. È prevista inoltre una riduzione di un terzo della sanzione base nel caso in cui la maggiore imposta accertata o il minore credito accertato siano complessivamente inferiori al 3 per cento rispetto all’imposta o al credito dichiarato.
- Revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario
L’intervento normativo che torna ora nuovamente all’esame delle commissioni competenti di Camera e Senato, si muove prevalentemente lungo le seguenti principali direttrici:
- l’estensione degli strumenti deflattivi del contenzioso;
- l’estensione della tutela cautelare al processo tributario;
- l’immediata esecutività delle sentenze per tutte le parti.
Disciplina degli interpelli – Il decreto, in coerenza con quanto disposto dalla legge delega, intende potenziare e razionalizzare l’istituto dell’interpello per dare ai contribuenti certezza circa i tempi di risposta da parte dell’amministrazione finanziaria e circa l’applicazione dei pareri che vengono forniti. Vengono individuate quattro categorie di interpello: ordinario, probatorio, anti abuso, disapplicativo. Recependo le indicazioni delle commissioni parlamentari, con il nuovo l’interpello ordinario, la proposizione di un’istanza di interpello viene declinata in due modi, tra loro complementari: il primo non differisce in nulla rispetto a quanto attualmente previsto mentre il secondo dà rilievo più all’obiettiva incertezza sulla qualificazione della fattispecie che all’interpretazione delle norme di legge invocate dal contribuente nel caso concreto.
È prevista una riduzione dei tempi di risposta per gli appelli ordinari che passano da 120 giorni a 90 giorni e un riconoscimento della certezza dei tempi di risposta (fissati in 120 giorni) per tutte le altre tipologie. Vige la regola del silenzio-assenso, per cui qualora una risposta non pervenga entro il termine previsto diventa valida la soluzione prospettata dal contribuente. La risposta all’interpello, scritta e motivata, vincola l’amministrazione finanziaria con esclusivo riferimento alla questione trattata e limitatamente al richiedente. Infine, per quanto riguarda le regole di istruttoria dell’interpello, quando non è possibile fornire risposta sulla base dei documenti allegati, gli uffici finanziari chiedono all’istante di integrare la documentazione. Inoltre, in caso di richiesta di documentazione integrativa il termine per la risposta diventa più breve del termine previsto ed è pari a 60 giorni per tutti gli interpelli.
Contenzioso tributario – L’immediata esecutività delle sentenze riguarda quelle aventi ad oggetto l’impugnazione di un atto impositivo, oppure un’azione di restituzione di tributi in favore del contribuente e, dopo il parere delle Commissioni parlamentari, anche quelle emesse su ricorso della parte avverso gli atti relativi alle operazioni catastali. E questa la principale novità del provvedimento. Per quanto riguarda l’esecutività delle sentenze in favore dell’Amministrazione, resta il meccanismo della riscossione frazionata del tributo per non aggravare la situazione dei contribuenti. Per l’immediata esecutività delle sentenze a favore del contribuente, per pagamenti di somme superiori a 10.000 euro, può essere richiesta idonea garanzia il cui onere graverà comunque sulla parte che risulterà definitivamente soccombente nel giudizio. Per ridurre il contenzioso tributario viene potenziato lo strumento della mediazione che attualmente riguarda solo gli atti posti in essere dall’Agenzia delle Entrate con valore non superiore ai 20.000 euro. Con il presente decreto il reclamo finalizzato alla mediazione si applica a tutte le controversie, indipendentemente dall’ente impositore, comprese quindi quelle degli enti locali. Il reclamo viene esteso anche alle controversie catastali (classamento, rendite, ecc.) che a causa del valore indeterminato ne sarebbero state escluse. Dal punto di vista soggettivo il reclamo è esteso a Equitalia e ai concessionari della riscossione. Lo strumento della conciliazione si applica anche al giudizio di appello (fino ad ora riguardava solo le cause di primo grado).
La tutela cautelare viene estesa a tutte le fasi del processo tributario. Ciò comporta che:
- a) il contribuente può chiedere la sospensione dell’atto impugnato in presenza di un danno grave;
- b) le parti possono sempre chiedere la sospensione degli effetti della sentenza, sia di primo grado che di appello, analogamente a quanto previsto dal codice di procedura civile.
Regime esclusione parziale proventi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali – Patent box
Patent box: pronto il decreto di attuazione con le modalità applicative
E’ in corso di registrazione dalla Corte dei Conti e di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di attuazione del cosiddetto “Patent Box”, firmato dal Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.
Le norme sul Patent Box, introdotte nella legge di stabilità per il 2015, prevedono una tassazione agevolata sui redditi derivanti dalle opere di ingegno (marchi e brevetti).
L’agevolazione consiste in una deduzione pari al 30 per cento nel 2015, al 40 per cento nel 2016 e al 50 per cento dal 2017 di tali redditi. Il decreto di attuazione stabilisce l’ambito di applicazione delle misure, i soggetti beneficiari, fissa i criteri per la determinazione del reddito agevolabile e le modalità per l’opzione del regime fiscale agevolato che dura cinque anni ed è rinnovabile.
Mentre è già in vigore, invece, il decreto che rende operativo il credito d’imposta sulle spese in ricerca e sviluppo, che rientra anch’esso nella strategia di “Finanza per la crescita”.






