“L’accordo nel Pd e’ un punto di equilibrio molto serio, che ha rimesso le cose a posto e terrà anche nei voti segreti, a meno che qualcuno non lo utilizzi per manovre politiche di parte”. Lo ha affermato il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, in un’intervista rilasciata a l’Unità a proposito delle riforme costituzionali. Quanto all’elettività dei senatori, il quinto comma dell’articolo 2, secondo Zanda “era l’unico su cui si poteva intervenire, perché era l’unico modificabile”.
L’emendamento al ddl Boschi che ha portato all’intesa nel Pd è “scritto in modo un po’ bizantino e contorto” ma “abbiamo ottenuto una riduzione del danno molto significativa. Danno che deriva dalla combinazione di legge elettorale e nuove norme costituzionali”. Riflette così, invece, il leader della minoranza dem, Pierluigi Bersani, in merito alle riforme costituzionali, aggiungendo che “adesso abbiamo un Senato elettivo, che ha alcune funzioni di garanzia rafforzate. Adesso bisogna andare avanti perché c’è ancora qualcosa da migliorare”. Secondo Bersani “c’è ancora da lavorare, ma un passo è stato fatto: un conto è nominarli a tavolino i senatori, un altro conto è eleggerli”.
Intanto, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha lanciato un appello su Facebook: “Il Pd dica no al sostegno di Verdini”. “Verdini definisce se stesso un taxi per portare i senatori e i deputati di Forza Italia da Berlusconi a Renzi e restare così per altri 10 anni al potere – ha spiegato Rossi -. Sbaglieremmo nel Pd a pensare che questo sostegno sia privo di interessi e condizionamenti. Se ci sarà, esso segnerà la qualità delle riforme e dei provvedimenti governativi e tutta la transizione politica e istituzionale ed economica e sociale di cui Renzi si propone come leader. Ancor prima che per ragioni morali o moralistiche è per ragioni politiche che Renzi deve dire: “no grazie””. “Soprattutto oggi – ha sottolineato il governatore toscano – che il Pd è unito sulle riforme. Questo fenomeno dei transfughi in politica, il trasformismo, è ben noto nella storia italiana e molto studiato nei Quaderni di Antonio Gramsci. Sarebbe poi interessante domandarci come si intreccia oggi il trasformismo con la questione morale denunciata da Enrico Berlinguer”.
Mese: settembre 2015
Giuseppe Catapano: Mattarella, ragazzi andate a scuola!
“Andate a scuola!”. Sergio Mattarella sale sul palco allestito nel cortile della scuola, Davide Sannino, nel quartiere Ponticelli di Napoli, per l’inaugurazione dell’anno scolastico con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ed esorta i ragazzi a frequentare la scuola: “Andateci. Non ne fuggite. Non fatevi vincere dalla sfiducia. La scuola è vostra, cosi’ come vostro e’ il futuro”. In una città e in una regione in cui ancora e’ alta la dispersione scolastica, il capo dello Stato ricorda l’esempio Malala che “ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per aver tenacemente affermato il proprio diritto alla scuola”. La scuola, ha proseguito il presidente della Repubblica “cambia la vita. E’ l’anticorpo al conformismo e, dunque, alla sottomissione. La conoscenza è libertà, libertà di esprimere i talenti diversi e le diverse aspirazioni”. E ancora piu’ in generale “l’istruzione è la chiave della coscienza civile di un Paese. La capacità’ di crescere insieme agli altri rappresenta la porta che apre a una cittadinanza piena”. Mattarella non ha nascosto “i molti problemi che siete costretti ad affrontare quotidianamente. Non dimentico le difficolta’, le carenze, le sofferenze contro le quali combattete”, ma con la sua presenza a Napoli “voglio dire a voce alta che avanzare insieme è possibile e che la scuola è strumento straordinario di crescita personale e collettiva. Se la scuola non fosse questo, tradirebbe la sua ragione costitutiva”.
“La camorra e le mafie possono essere sconfitte. La camorra e le mafie saranno sconfitte”, ha detto poi Mattarella, aggiungendo che “la scuola è presidio di legalità. E’ il luogo dove apprendere che possiamo farcela. La scuola è dignità”. Proprio da Napoli, da una scuola intitolata a un giovane assassinato dalla malavita, da una città in cui pochi giorni fa è stato gravemente ferito l’agente di polizia Nicola Barbato a cui “va affetto e riconoscenza”, il presidente della Repubblica sprona i giovani a frequentare le scuole, a partecipare e a non farsi intimorire dalla criminalità organizzata: “La camorra e le mafie saranno sconfitte. E voi, giovani di Napoli, sarete alla testa di questa storica vittoria”.
Il presidente della Repubblica ha rivolto un appello ai ragazzi “impegnatevi a coltivare la speranza” per vincere la sopraffazione, per guadagnarsi rispetto; “chi si intruppa nelle gang giovanili, chi cerca la droga, chi spaccia violenza, chi si fa strumento di criminali ha gia’ perso”. “La vita e’ davanti a voi – ha sottolineato Mattarella – scegliete la vita e non la morte”.
Infine, il capo dello stato ringrazia gli insegnanti, e il personale ausiliario delle scuole, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno scolastico. “Vi sono state difficoltà in questi anni, lo so bene. Anni in cui la crisi economica ha penalizzato oltre misura il patrimonio della scuola. Anni nei quali si sono accentuate condizioni di precarietà, affrontate recentemente dal Parlamento”. Il capo dello Stato ha voluto dire “grazie” agli insegnanti che sono riusciti “a dare risposte positive laddove sarebbe prevalso lo scoraggiamento”: “Oggi senza di voi non sarebbe possibile immaginare un salto in avanti”.
Giuseppe Catapano: Il Papa, nessuno ha invitato Marino in America. Nuova polemica a Roma
“Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? E neppure gli organizzatori, ai quali l’ho chiesto, lo hanno invitato. Si professa cattolico, è venuto spontaneamente”. Così Papa Francesco, a quanto riportato da Vatican insider, sul volo di ritorno dagli Stati Uniti, in risposta a una domanda sulla presenza del sindaco di Roma Ignazio Marino all’incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia.
Parole che hanno scatenato gli storici oppositori del sindaco. “La città non commenti le dichiarazioni del Sommo Pontefice su Marino e si prepari a esequie laiche”, scrive in una nota Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. “Marino l’imbucato anche #PapaFrancesco e le autorità di Philadelphia lo smentiscono. Veramente #SenzaLimiti”, scrive sul suo profilo Twitter l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. “Faccio fatica a ricordare una figuraccia più colossale di quella appena rimediata dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, smentito da Papa Francesco sulla sua trasferta a Philadelphia dove non era stato invitato dalla Santa Sede, ma semplicemente ha voluto farsi un viaggetto negli States a spese dei contribuenti emulando il suo maestro Renzi, altro specialista in inutili voli transoceanici a spese dei cittadini. A questo punto Marino torni a Roma, dove tra l’altro in sua assenza si è verificato l’ennesimo disservizio con la metropolitana ferma per ore, e faccia un favore ai cittadini: si dimetta subito, già in aeroporto, senza nemmeno tornare in Campidoglio”, scrive su Facebook Roberto Calderoli della Lega. “Il viaggio a Philadelphia del sindaco Marino si risolve nella più grottesca figura mai toccata in sorte alla città di Roma nella sua pur millenaria storia. Resta da chiarire se sia almeno vero che le spese del viaggio saranno coperte dal comune di Philadelphia”, ha dichiarato la coordinatrice regionale del Nuovo Centrodestra nel Lazio, Roberta Angelilli. “Allo stato, infatti, ci risulta che il sindaco e gli altri tre imbucati nell’evento americano, rispettivamente il capo del Cerimoniale, un addetto stampa e tale dottoressa Coniglione, siano stati in parte spesati dal Campidoglio”.
“Tre biglietti andata-ritorno in business class sono stati infatti emessi su richiesta del Comune, mentre soltanto la dottoressa Coniglione avrebbe pagato di suo. Ci auguriamo che anche i rimborsi del sindaco di Philadelphia non siano inventati di sana pianta come l’invito di monsignor Paglia”, conclude Anelilli.
Un mare di critiche che ha costretto il Campidoglio a replicare con una nota nella quale precisa che “né il sindaco né nessun altro dell`amministrazione di Roma Capitale, ha mai detto di essere stato invitato da Papa Francesco agli eventi conclusivi dell`Eight World Meeting of Families”. “Il viaggio a Philadelphia del sindaco di Roma – dice il Campidoglio – nasce da una serie di incontri avuti con le autorità del Comune americano: a giugno il sindaco Michael Nutter e l’arcivescovo Charles Chaput, insieme con una folta delegazione della città, hanno incontrato Ignazio Marino in Campidoglio proprio in preparazione del viaggio papale e per formulargli l`invito ufficiale. In vista dell’appuntamento dedicato alle famiglie, il sindaco aveva anche incontrato monsignor Vincenzo Paglia con il quale aveva anche discusso della sua presenza all`evento di Philadelphia. Il tutto nasce quindi da una domanda sbagliata nei presupposti e forse posta con l’intenzione di suscitare polemica”.
Giuseppe Catapano: Catalogna, i separatisti vincono ma restano sotto il 50%. E Rajoy avverte: niente secessione
I due partiti separatisti Junts per Sì e Cup hanno ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento (72 su 135) nelle elezioni regionali della Catalogna. L’affluenza è stata del 77% dei cinque milioni e mezzo di aventi diritto, un record storico superiore del 9% rispetto alle elezioni del 2012.
Ora il referendum per la separazione dalla Spagna appare più probabile ma non è chiaro se i leader indipendentisti abbiano un mandato popolare sufficiente a imboccare questa via, in quanto meno del 48% della popolazione catalana ha votato a favore dei partiti anti-secessione.
“I separatisti hanno una maggioranza sufficiente per governare, ma proclamare unilateralmente l’indipendenza con meno del 50% dei voti popolari avrebbe poca credibilità, in Spagna e a livello internazionale”, sottolinea Emilio Saenz-Frances, professore alla Comillas Pontifical University di Madrid. Il premier Mariano Rajoy, del resto, è stato chiaro: sono disposto a trattare con il nuovo esecutivo catalano tutti i temi che vuole affrontare nel contesto delle leggi spagnole, ha ribadito: “Tutta la collaborazione del mio governo, sempre nel rispetto della legge”, ha detto Rajoy alla Moncloa, dove è apparso davanti ai giornalisti per commentare i risultati delle elezioni in Catalogna. “Quello che non sono disposto a fare è liquidare la legge», ha poi precisato. Rajoy ha quindi invitato il nuovo governo che si formerà nella regione a “governare per tutti i catalani, a superare la frattura”. In Catalogna, “le affermazioni di alcuni erano e rimangono al di fuori della legge ed è stato dimostrato che non hanno il sostegno della maggioranza dei cittadini”, ha aggiunto.
Giuseppe Catapano: Volkswagen, stop alla vendita dei modelli Euro 5 in Italia
Volkswagen Italia ha inviato una lettera a tutti i concessionari nel nostro Paese chiedendo di sospendere “come misura precauzionale” la vendita, le immatricolazioni e le consegne dei “modelli equipaggiati con motori diesel EA 189 omologati Euro 5”. La comunicazione riguarda circa 2.500 veicoli dei marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, in attesa di “fare chiarezza” su un particolare software utilizzato sui motori Diesel. La misura non riguarda i nuovi Euro 6, in vendita dall’1 settembre.
Tranne che per un ristretto numero di auto dei vari marchi (secondo fonti interne all’azienda dovrebbero essere tra le 2.500 e le 3.000 unità) con vecchia classificazione Euro 5, i modelli del Gruppo Volkswagen venduti in Italia con i marchi Volkswagen, Audi, Seat, Skoda e Volkswagen Veicoli commerciali attraverso una rete di circa 500 operatori sul territorio nazionale, sono regolarmente acquistabili e immatricolabili, in quanto dallo scorso primo settembre le auto debbono obbligatoriamente essere Euro 6, un livello di omologazione delle emissioni dei diesel che è esente dalle problematiche evidenziate negli Stati Uniti. Per gli autoveicoli Euro 5 dotati del motore 2.0 TDI incriminato e in attesa di vendita, nell’ambito delle proroghe accordate, o di consegna, è invece scattata la sospensione richiesta da Volkswagen Italia.
La comunicazione – ad esclusivo uso interno – è stata inviata in attesa di “fare chiarezza su alcune problematiche che riguardano un particolare software utilizzato sui motori Diesel”. Come precisa la filiale italiana del Gruppo di Wolfsburg, si tratta di un provvedimento cautelativo, che dovrebbe permettere in tempi brevi di fare chiarezza sulla reale portata del problema “in attesa – si legge nella lettera – di ricevere ulteriori chiarimenti e dettagli” dalla Casa madre.
Anche Daimler avrebbe scritto a circa 11mila possessori di van Mercedes Sprinter per un update del software collegato al sistema di emissioni, in modo da prevenire “possibili inconvenienti con autorità e controllori”. A riportare la notizia il Welt Am Sonntag. La società ha fatto sapere che il richiamo a partire da giugno scorso “non ha assolutamente niente a che vedere con gli attuali problemi Volkswagen”.
Giuseppe Catapano: Isis, primo raid aereo francese in Siria. Il premier Valls: è legittima difesa
L’Eliseo ha annunciato di aver condotto i primi attacchi aerei in Siria contro lo stato islamico, in coordinamento con la coalizione internazionale. «La Francia – si legge nel comunicato della presidenza – ha colpito in Siria -. Lo abbiamo fatto sulla base di informazioni raccolte nelle ultime operazioni aeree condotte da oltre due settimane, nel rispetto della nostra autonomia d’azione, in coordinamento con i nostri partner della coalizione». Parigi «conferma il risoluto impegno» a combattere contro «la minaccia terroristica rappresentata da Daesh» annunciando di voler «colpire ogni volta che in Medio oriente la nostra sicurezza nazionale sarà in gioco».
Il presidente Francois Hollande, parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro, ha spiegato che sei jet francesi hanno attaccato e distrutto un campo di addestramento nella Siria, precisando che nell’azione non sono stati colpiti civili. Ha poi aggiunto che la Francia «discute con tutti e non scarta nessuno» nella ricerca di una soluzione politica al conflitto in Siria. Tuttavia Parigi «considera che il futuro della Siria non può passare per (il presidente, ndr) Bashar al Assad», ha concluso l’inquilino dell’Eliseo.
Il premier francese, Manuel Valls, ha invece dichiarato che i bombardamenti francesi in Siria hanno come obiettivo «le roccaforti dell’Isis dove si sono addestrati quelli che attaccarono la Francia», per cui ritiene che il suo Paese agisca «per legittima difesa».
Parlando alla stampa dopo l’annuncio dell’Eliseo dell’inizio dei bombardamenti, Valls ha segnalato che la Francia sceglie in maniera autonoma gli obiettivi, anche se realizza i raid in coordinamento con i suoi alleati, principalmente gli statunitensi. Dopo aver fatto notare che i bombardamenti continueranno «il tempo che è necessario», Valls ha ricordato che la Francia «adatta la sua strategia» e agisce «su tutti i fronti nella lotta contra il terrorismo, bombardando l’Isis».
Da un anno l’esercito francese opera contro il gruppo terroristico in Iraq con caccia Rafale e Mirage 2000 e un contingente di oltre 700 effettivi; ma in Siria si limitava finora a inviare armi e strumenti di telecomunicazione per i ribelli. Valls ha insistito sulla «necessità di una transizione politica e democratica sulla base dei negoziati di Ginevra con gli elementi moderati dell’opposizione e con elementi del regime» siriano, ma ha nello stesso tempo ha insistito sul fatto che il presidente «Bashar al-Assad non possa essere la soluzione in Siria».
Accordo per lo scambio di intelligence militari
La Francia ha dichiarato di stare operando in coordinaento con i suoi alleati. E proprio a proposito di poli anti-terrorismo le autorità irachene hanno confermato la creazione di un gruppo che comprende anche Russia, Siria e Iran con sede a Baghdad. A riferirlo il sito di Al Arabya che cita fonti irachene secondo cui la cooperazione sarebbe già operativa.
La struttura vedrà il coinvolgimento dei rappresentanti dello Stato maggiore dei quattro paesi coinvolti nell’iniziativa. Il principale compito di questa struttura internazionale sarà quella di raccogliere e analizzare le informazioni sulla situazione in Medio Oriente con l’obiettivo principale di combattere e sconfiggere i terroristi dello Stato islamico.
Intanto il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un colloquio telefonico con il re saudita Salman per discutere della crisi siriana, due giorni prima del suo intervento previsto all’Assemblea generale dell’Onu. L’ha annunciato il Cremlino. La telefonata è stata un’«iniziativa della Russia», ha precisato il Cremlino. I due leader hanno parlato della «ricerca di una soluzione alla situazione in Siria e della messa in opera di una cooperazione internazionale efficace per lottare contro lo Stato islamico» (Isis), ha precisato la stessa fonte. Putin parlerà lunedì davanti all’Onu per promuovere il suo piano sulla Siria di una coalizione allargata, che includa anche le forze del presidente Bashar al Assad. Nello stesso giorno incontrerà il presidente degli Stati uniti Barack Obama.
Intanto si rafforza la presenza russa
Cresce la presenza militare russa «in Siria a fianco del regime di Assad. Grazie ad un gigantesco ponte aereo operato principalmente dai giganteschi cargo An-124 Condor ed alla spola di navi logistiche e anfibie tra il Mar Nero e la base di Tartus, il dispositivo militare russo si va rafforzando in quantità e qualità», sottolinea Rid, Rivista Italiana Difesa. La presenza russa in Siria, rileva Rid, «si basa su 2 puntelli: l’hub di Mezzeh a Damasco e la base avanzata di Jableh a Latakia. In particolare in questa seconda base negli ultimi giorni sta prendendo forma progressivamente una robusta task force aereo-terrestre equipaggiata di tutto punto». Sono stati di recente segnalati «12 aerei d’attacco al suolo Su-25 e 4 caccia multiruolo Su-30SM. I primi, che costituiscono i contraltari di produzione sovietica dell’americano A-10, sono appositamente concepiti per fornire supporto di fuoco alle truppe a terra. Sono equipaggiati con un potente cannone da 30 mm, bombe e razzi».
Giuseppe Catapano: Addio a Pietro Ingrao, uno dei padri della sinistra e della Repubblica
È morto a Roma Pietro Ingrao, storico dirigente del Pci ed ex presidente della Camera, nonché uno dei padri della sinistra italiana. Ingrao. da tempo malato, aveva compiuto 100 anni il 30 marzo scorso. Esponente dell’ala sinistra del Partito Comunista Italiano, fu direttore de l’Unità dal 1947 al 1957 e parlamentare alla Camera dei deputati ininterrottamente tra il 1950 e il 1992, di cui divenne anche e presidente dal 1976 al 1979.
Renzi: scompare uno dei protagonisti della sinistra italiana
«Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana», ha commentato subito il segretario del Pd Matteo Renzi. «A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese», ha aggiunto il premier.
Contro la svolta della Bolognina
Ingrao, fra il 1989 e il 1991, fu tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina che portò allo scioglimento del Pci; al XIX e al XX Congresso del partito, nel 1990 e nel 1991, fu infatti tra i firmatari e i principali animatori ed ispiratori delle mozioni di minoranza che si opposero alla linea del segretario Achille Occhetto. Ingrao aderì comunque al Partito Democratico della Sinistra dove coordinò l’area dei Comunisti Democratici fino al 15 maggio 1993, quando annunciò infine l’addio al Pds. In seguito è stato un indipendente vicino al Partito della Rifondazione Comunista, organizzazione alla quale aderirà formalmente solo il 3 marzo 2005. Nel marzo 2010 dichiarò di votare per Emma Bonino alla presidenza del Lazio e per Sinistra Ecologia Libertà.
Giuseppe Catapano: Catalogna, exit poll, indipendentisti verso la maggioranza
Primi exit poll
I partiti indipendentisti hanno conquistato una maggioranza nel Parlamento della Catalogna, nelle elezioni trasformate dal governatore della regione spagnola, Artur Mas, in una sorta di plebiscito sull’indipendenza da Madrid: è quanto emerge dai primi exit poll.
Il principale partito secessionista, Junts pel Si, ha ottenuto il 40,6% e tra i 63 e i 66 seggi su 135, secondo la tv catalana. Il partito più piccolo di sinistra Cup è dato al 9,1% con 11-13 seggi.
I due partiti, che insieme sfiorano il 50%, hanno entrambi fatto sapere che in caso di vittoria proclamerebbero l’indipendenza della Catalogna, nonostante il governo spagnolo guidato da Mariano Rajoy consideri questo passo incostituzionale.
L’exit poll sul voto in Catalogna registra una netta sconfitta del Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy, duramente contrario all’ipotesi dell’indipendenza, che otterrebbe solo fra 9-11 seggi e il 7,7%, superato dai socialisti del Psc (12% e 14-16 seggi), la lista di Podemos (10,4% e 12-14), e dalla seconda lista indipendentista, quella dei radicali di sinistra della Cup (9,1% e 11-13). Il partito centrista Unio, ex alleato di Mas, otterrebbe il 2,9% e fra 0 e 3 seggi.
Se i dati dell’exit poll saranno confermati dai risultati reali, la lista Junts Pel Sì di Mas avrà bisogno dell’appoggio dei radicali della Cup per formare il nuovo governo secessionista catalano. Il presidente uscente ha affermato che andrà all’indipendenza in 18 mesi
Affluenza record: 63,4% alle 18, +6,8 punti
E i dati sull’affluenza alle urne delle 18 in Catalogna confermano l’aumento della partecipazione al voto già registrato alle 13 rispetto alle precedenti elezioni del 2012: ha votato già il 63,1% degli elettori, 6,8 punti in più rispetto a 3 anni fa. Ci sono code davanti a diversi seggi elettorali. Lo stesso presidente uscente Artur Mas ha aspettato mezz’ora prima di poter votare a Barcellona. In alcuni collegi elettorali catalani iniziano a mancare le schede a causa dell’alta affluenza.
Elezioni più importanti dalla fine del franchismo
La stampa di Madrid e Barcellona dedica titoli a tutta prima pagina alle elezioni catalane, considerate le più importanti per la Spagna dalla fine del franchismo. «La Catalogna decide il suo futuro in Spagna» per El Mundo, «La Catalogna decide il suo futuro» è il titolo di La Vanguardia. E El Pais parla di «elezioni storiche». Il presidente secessionista Artur Mas ha annunciato che se vincerà avvierà una ‘disconnessione’ dalla Spagna con l’obiettivo di arrivare all’indipendenza in 18 mesi, nonostante la durissima opposizione del premier di Madrid Mariano Rajoy, che ha dichiarato incostituzionale e illegale l’ipotesi di un’uscita dallo Stato spagnolo.
Risultati in bilico
El Mundo scrive che a seconda del risultato la Spagna andrà alla «peggiore crisi dalla transizione» fra il franchismo e la democrazia o sarà “la fine di Mas”, se gli indipendentisti non otterranno la maggioranza. Il giornale di Madrid riferisce che Rajoy si affida alla ‘maggioranza silenziosa’ nella speranza di superare una sfida che potrebbe costargli molto caro in vista delle politiche spagnole di dicembre. Gli ultimi sondaggi prevedevano una vittoria degli indipendentisti con una maggioranza assoluta nel nuovo parlamento di Barcellona, e un risultato in voti vicino al 50%. Questo dato, se i secessionisti riusciranno o meno ad ottenere l’appoggio di una maggioranza assoluta di elettori, sarà importante per la credibilità internazionale del progetto dell’indipendenza.
Giuseppe Catapano: Telecom pronta a cedere Inwit
Il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, che si è riunito a Rio de Janeiro, ha dato mandato all’a.d. Marco Patuano di esplorare le eventuali opportunità di valorizzazione della controllata Inwit, la società delle torri quotata da giugno in borsa. È inoltre arrivato il via libera all’incorporazione di Telecom Italia Media in Telecom Italia, con conseguente stipula dell’atto di fusione. I due cda hanno dato esecuzione alla decisione assunta dalle rispettive assemblee straordinarie, così da perfezionarla entro il terzo trimestre. Si prevede che gli effetti dell’operazione decorrano dal termine della giornata del 30 settembre, che rappresenterà l’ultimo giorno di quotazione delle azioni Telecom Italia Media.
Giuseppe Catapano: Regime dei minimi al restyling
Restyling (in chiave «più conveniente») del regime fiscale dei minimi per possessori di partiva Iva: all’orizzonte, infatti, c’è un meccanismo per favorire soprattutto i giovani professionisti e le start-up. E, nel contempo, sul tavolo del governo campeggia una precisa «road map» per il taglio delle tasse in tre anni, ad iniziare dal prelievo sugli immobili. Ad esporre le misure allo studio il viceministro dell’economia, Luigi Casero, intervenuto in collegamento telefonico, ieri mattina, durante la seconda giornata dell’XI conferenza della Cassa di previdenza forense, a Rimini. Novità, dunque, per le nuove leve delle categorie professionali e per chi avvia l’attività autonoma, poiché il numero due di via XX settembre ha avvisato che esiste «questa necessità» di procedere ad un riordino del regime forfettario, considerando che il cantiere, in realtà, era già stato aperto l’anno scorso; nel 2014, infatti, il governo aveva stabilito la proroga (fino al 31 dicembre 2015) per tutti coloro che decidono di aprire una Partita Iva, consentendo loro la chance di aderire al «vecchio» sistema, con applicazione del regime fiscale agevolato al 5%.




