Giuseppe Catapano: Primo sì al decreto omnibus

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Spending review sanitaria da 2,3 miliardi, attraverso la razionalizzazione delle spese per beni e servizi e un giro di vite sulle prescrizioni inappropriate. Via libera al contributo di 50 euro per i pellegrini del Giubileo (si veda ItaliaOggi del 21 luglio). Soluzione-ponte per i funzionari incaricati delle Agenzie fiscali: saranno 578 alle Entrate e 117 alle Dogane e Monopoli le posizioni organizzative che saranno remunerate con l’85% del trattamento economico dirigenziale in attesa che vengano banditi i concorsi da espletare entro il 31 dicembre 2016. Proroga in extremis per i 5 mila lavoratori socialmente utili della regione Calabria. Nato come provvedimento per risolvere le emergenze finanziarie degli enti locali, il dl 78 ha assunto nel passaggio al senato la conformazione di un decreto omnibus imbarcando disposizioni sempre più eterogenee che potrebbero finire sotto la scure del Quirinale. Difficilmente, infatti, il testo, su cui il governo ha chiesto e ottenuto ieri la fiducia (con163 voti favorevoli, 111 contrari e nessun astenuto) cambierà nel passaggio alla camera, visti i tempi stretti imposti dall’imminente pausa estiva.

L’esecutivo ha blindato il decreto presentando un maxiemendamento interamente riproduttivo delle proposte di modifica approvate in commissione bilancio, con alcune novità dell’ultim’ora come, appunto, la soluzione degli Lsu calabresi e una diversa rimodulazione dei fondi alle province. La città metropolitana di Milano riceverà un contributo straordinario di 50 milioni di euro (a fronte dei 60 inizialmente previsti). La differenza, assieme ai 20 milioni stanziati per Torino ma a cui l’ente ha rinunciato, andranno a costituire un fondo di 30 milioni che verrà ripartito tra le province.

Catapano Giuseppe: Roma, Marino vara la nuova giunta. Primo sgambetto da Sel

IGNAZIO MARINO

IGNAZIO MARINO

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha completato la nuova giunta capitolina, in cui sono entrati Marco Causi (vicesindaco con delega al Bilancio), Marco Rossi Doria (assessore a Scuola e

Periferie), Stefano Esposito (Trasporti) e Luigina Di Liegro (Turismo). Causi ed Esposito non lasceranno le loro poltrone da parlamentari ma rinunceranno agli stipendi che spetterebbero loro in Campidoglio. Nata a Gaeta e trasferitasi da piccola con la famiglia negli Usa, Di Liegro e’ nipote di don Luigi, fondatore della Caritas diocesana a Roma, ed e’ stata gia’ assessore alle Politiche della sicurezza del Lazio. Piemontese, parlamentare dal 2008, Esposito e’ noto per le sue posizioni ‘pro Tav’, che in passato gli hanno procurato minacce dal movimento antagonista: il senatore dem e’ anche membro della commissione antimafia e, a seguito dell’inchiesta su Mafia Capitale, commissario del partito nel territorio di Ostia.
Marco Rossi Doria, ex sottosegretario all’Istruzione nei governi Monti e Letta, rimpiazza Paolo Masini.
“Matteo Renzi – ha premesso Marino presentando i nuovi assessori – ha ragione nell’affermare che l’amministrazione di una citta’ vada valutata per cio’ che ha fatto e per cio’ che fa. Quando mi sono insediato, anche se non credevo che avrei trovato una situazione di rigore e legalita’, non immaginavo di trovare le casse vuote, un disavanzo di quasi un miliardo di euro e la criminalita’ organizzata: mancavano solo le mine antiuomo. Non ho mai percepito un pressing per le mie dimissioni – ha proseguito il primo cittadino della capitale – mi sento solido e sento la solidita’ del governo”.
Il sindaco ha poi illustrato il suo “programma di mid-term”, perche’ dopo “due anni per cambiare il modo di governare la citta’, abbiamo tre anni per cambiare la citta’”: le priorita’ sono decoro, mobilita’, trasporti, casa e trasformazione urbana, oltre a Giubileo e Olimpiadi. Sulla pulizia della citta’, Marino ha annunciato l’assunzione di 300 operatori ecologici in piu’, la sostituzione di 60mila cassonetti, una gara sperimentale per lo spazzamento e l’integrazione degli impianti di Ama e Acea per lo smaltimento dei rifiuti. Altro fronte caldo e’ quello dei trasporti, per il quale e’ stato assicurato l’arrivo delle prime 500 auto elettriche del car sharing entro il 2015, per un totale di 2500 entro il 2016; la riapertura entro Pasqua della stazione di Vigna Clara e l’apertura della stazione della Metro C di San Giovanni entro la fine dell’anno prossimo, oltre ai 20 km di piste ciclabili del Grab (Grande raccordo anulare delle bici).
Mentre Marino prova a mantenersi a galla, Sel comincia a mettersi di traverso non partecipando al voto sull’ordine dei lavori dell’Assemblea capitolina, e facendo così cadere il numero legale. Una seduta importante perché comincia l’esame dell’assestamento di Bilancio. Subito dopo l’apertura della seduta, però, consiglieri di Sel escono dall’aula e il numero legale viene a mancare. È il primo segnale di reazione del partito dopo l’estromissione annunciata dalla nuova Giunta, che fa mancare al sindaco la maggioranza al provvedimento che finanzia tutte le misure necessarie alla ripresa necessaria alla città.

Catapano Giuseppe: La tassa sui prelievi al bancomat ci sarà

Non ci sarà alcun ripensamento, da parte de Governo, su quella che è stata battezzata “la tassa sui bancomat”ossia l’ormai famigerato “comma 7 bis” della delega fiscale che va a sanzionare i prelievi non giustificati allo sportello del bancomat. La norma, in particolare, autorFurto-del-bancomat-o-del-pin-banca-responsabile-per-i-prelievi-non-autorizzati-372x248izzerà il fisco a verificare l’uso del contante prelevato dai contribuenti. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

Si sta scatenando una vera e propria bufera mediatica sull’intenzione del Governo di ripristinare i controlli sulle somme in uscita dai conti correnti, andando a (ri)tassare – anche pesantemente – tutto ciò che non potrà essere giustificato. Una misura non ancora approvata, ma che, qualora diventi legge, benché con il nobile tentativo di combattere l’evasione fiscale, imbriglierà le mani di tanti possessori di conti correnti bancari e postali.

 La norma si indirizza principalmente a professionisti e titolari di Partite IVA ed è volta a scoraggiare per sempre l’uso del contante: infatti, nel caso di ritiro di banconote dallo sportello del bancomat, le modalità di spesa dello stesso dovranno essere dettagliatamente giustificate al fisco (sempre che quest’ultimo chieda chiarimenti), pena una sanzione che andrà dal 10 al 50% della somma prelevata.

C’è chi parla, allora, di introduzione dell’obbligo di tenuta di libri contabili familiari e personali, con conservazione di scontrini e ricevute per poter documentare, anche a distanza di molto tempo, come sono stati spesi i soldi; c’è chi, invece, continua ad essere scettico sulle possibilità che l’Agenzia delle Entrate effettui controlli di questo tipo, posto peraltro il recente intervento della Corte Costituzionale la quale, solo lo scorso anno, ha liberalizzato tutti i prelievi dal conto corrente per i liberi professionisti. Infatti, non è una novità, per la nostra legge, quella di voler controllare i prelievi. Nella finanziaria del 2005, infatti, approvata dal Governo Berlusconi, fu previsto un provvedimento del tutto simile a quello attuale, poi però dichiarato incostituzionale grazie a un contribuente che, nell’arco di un anno, fu pizzicato a prelevare ben 50mila euro dal bancomat. Il fisco gli chiese spiegazioni e lui non seppe fornirle. Così, il soggetto fece ricorso alla Consulta, vincendo la partita. I giudici della Corte Costituzionale, infatti, gli diedero ragione, stabilendo che la norma in questione andava contro il principio di ragionevolezza e di capacità contributiva. In pratica, la sentenza ha sancito l’illegittimità della presunzione secondo cui i prelievi non giustificati degli esercenti arti e professioni costituissero compensi evasi.

Ora però la stessa norma torna a fare capolino, sebbene in forma corretta e aggiornata, con aggravanti ai danni dei contribuenti. Sull’uso del contante infatti, non scatterebbe più una sorta di presunzione legale da parte del fisco, ma tutti i possessori di partita Iva, sarebbero costretti a dimostrare attraverso giustificativi, l’uso che hanno fatto del cash. Pena, come detto, una sanzione che andrebbe tra il 10 e il 50% della somma ritirata al bancomat.

Detto in altri termini, la novità è che, invece di presumere, in sede di rettifica della dichiarazione dei redditi, che i prelievi siano sempre ricavi in “nero”, ora tali somme saranno esclusivamente colpite da una sanzione commisurata al loro ammontare, ossia dal 10 al 50% della somma stessa. Si tratta, quindi, di una sanzione proporzionata – come fa rilevare la Orlandi, direttrice delle Entrate – alla capacità contributiva de singolo.

In questo modo, i contribuenti saranno costretti a richiedere sempre scontrini e fatture ai venditori e a non accettare mai di pagare in nero. In questo modo, forse, l’intento del Governo di eliminare il contante e contrastare l’evasione sarebbe in parte raggiunto, anche se ad essere principalmente colpita sarebbe la capacità di spesa delle famiglie e la stessa semplicità di utilizzo dei conti correnti: un’imposizione quasi paradossale se si considera che, in numerosi casi, non vengono rilasciati scontrini (si pensi ai distributori automatici, ai giornalai, al pieno di benzina, alle sigarette, ecc.).

Il direttore dell’Agenzia entrate crede allora di rassicurare, quando dice che “non ci sarà la sanzione dal 10% al 50% delle somme prelevate dai conti bancari intestati alle imprese qualora, in caso di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, le modalità di utilizzo di tali prelievi non siano giustificate dalle aziende stesse”. Ma di fatto, non fa che confermare le preoccupazioni. Per milioni di partite IVA il semplice ritiro dicontante al bancomat potrebbe, dunque, a breve, diventare operazione quanto mai sospetta per il nostro fisco.