Passaggi – di azioni – arzigogolati tra la società controllante e la società controllata. ‘Allarme rosso’ per il Fisco, e tutti i sospetti, alla fine, sono confermati… Passaggi formalmente corretti, in realtà, ma l’obiettivo – riuscito – era quello di ottenere una “minusvalenza” per quasi 5milioni e 300mila euro.
Ciò è valutabile come “abuso del diritto”, secondo l’Agenzia delle Entrate, che difatti ha consegnato alla “società controllata” – italiana – un “avviso di accertamento ad hoc”, e tale ottica viene condivisa anche dai giudici della Cassazione, i quali seguono il sentiero tracciato dalla Commissione tributaria regionale.
Per i giudici di secondo grado, difatti, è “legittima la contestazione” messa in atto dal Fisco, poiché “l’elusione” si è “realizzata mediante valutazioni e classificazioni di bilancio, congiunte ad un ulteriore – e non di per sé necessario – acquisto da parte della controllata, obbligata a rivendere a termine e a prezzo fisso un pacchetto azionario già in suo possesso, di altro gruppo di azioni” di un gruppo bancario “ad un prezzo questa volta maggiore di quello del primo acquisto, con rilievo nel conto economico della perdita”. Evidentemente, aggiungono i giudici, non vi era alcuna “valida ragione economica per acquistare ad euro 1,9651 ad azione il capitale, per doverlo rivendere cinque giorni dopo alla controllante ad euro 1,61017”. Altrettanto chiaramente, “tali operazioni, applicando il metodo ‘LIFO’ ad azioni rispettivamente acquistate a prezzo di mercato e così confuse con altre, già acquisite, ma vincolate dall’obbligo di cessione a prezzo determinato, erano dirette ad aggirare l’obbligo di corretta valutazione delle immobilizzazioni finanziarie e di rivalutazione delle plusvalenze, così unicamente provocando una riduzione d’imposta per il 2002”.
Ebbene, questa ricostruzione viene ritenute pienamente corretta dai giudici della Cassazione, i quali richiamano i “passaggi determinanti” dell’operazione, cioè “a) mutamento di classificazione delle azioni, passate dalla collocazione nel circolante alle immobilizzazioni in sede di approvazione del bilancio 2001; b) acquisto 5 giorni prima della scadenza ultima in cui operare la retrocessione del pacchetto già detenuto di 50.639.000 azioni (e acquistato a 1,5952 euro ad azione, da rivendere ad euro 1,6192 cadauna, come convenuto) di un nuovo pacchetto di 17.598.000 azioni, ad un prezzo di mercato (da tempo più alto e) corrente a 1.9651 euro cadauna; c) applicazione alla cessione del pacchetto, di nominali 50.639.000 azione, divenute (solo) parte nel 2002 di un patrimonio poi e così accresciuto, di un apprezzamento secondo il criterio ‘LIFO’ a scatti, considerando nel coacervo dei beni valutati, secondo il metodo applicabile alle rimanenze, il costo della tranche acquistata nel 2002 (a prezzo superiore) e quello della prima acquistata nel 1999 (a prezzo inferiore); d) imputazione a conto economico dell’esercizio 2002 di una minusvalenza di 5.296.925 euro, contro una plusvalenza per 1.211.634 euro che sarebbe emersa se la controllata si fosse limitata a dare esecuzione alla vendita a termine alla controllante senza operare il descritto acquisto”.
Lapalissiano, alla luce del “congegno imperniato sull’acquisto della nuova tranche di azioni”, il “meccanismo di elusione d’imposta allestito, in termini di omesso pagamento di plusvalenza su titoli che già dovevano essere ceduti”.
Tutto ciò conduce a ritenere acclarato l’“abuso del diritto” messo in atto, “abuso” giustamente sanzionato dall’Agenzia delle Entrate.