Catapano Giuseppe scrive: Renzi vede Putin, che lo fredda: rapporti risentono di crisi Ucraina

I rapporti tra l’Italia e la Russia stanno risentendo della crisi in Ucraina, ma Roma resta per Mosca “uno dei nostri partner”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, incontrando il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

“Naturalmente ci sono delle perdite per i motivi noti. Però per il livello di interscambio l’Italia occupa un posto importante, lavoriamo nel settore energetico, macchinari industriali, spazio e naturalmente il nostro dialogo politico rimane sempre molto attivo”, ha aggiunto.

Renzi e Putin si sono visti a Mosca in un vis-a-vis che secondo la stampa russa ha fatto uscire il presidente russo dall’isolamento internazionale. “Il premier italiano rompe l’isolamento internazionale di Vladimir Putin”, ha scritto l’edizione online del quotidiano economico russo Vedomosti. Lo stesso Renzi, oggi accolto da Putin al Cremlino, ha sottolineato l’importanza del luogo e tempismo dell’incontro.

Il leader di governo italiano spera nella collaborazione russa in Libia. Roma confida “molto nell’aiuto che il presidente russo Vladimir Putin e la Russia possono dare in seno al Consiglio di Sicurezza”, ha detto Renzi.

Tra i dossier delicati sul tavolo non solo Libia e Ucraina, ma anche l’omicidio del politico di opposizione Boris Nemtsov, ucciso nella notte tra venerdì e sabato scorsi. E proprio da quel luogo, all’imbocco del ponte che porta dalla piazza Rossa sino al vecchio quartiere dei mercanti, è entrata nel vivo la visita del presidente del Consiglio. Renzi infatti ha deposto questa mattina dei fiori in memoria di Nemtsov: un mazzo di garofani rosa, con una coccarda con il tricolore italiano.

Dopo l’omicidio di una delle figure politiche di spicco dell’opposizione, il premier è stato aspramente criticato per non aver rimandato o cancellato l’incontro con lo zar russo.

Il leader del PD si è difeso sottolineando l’importanza di vedersi al Cremlino visti i “molti dossier” da trattare. Il premier ha ringraziato Putin per l’accoglienza, ricordando di aver già incontrato Putin a Milano a ottobre, anche se “è la prima volta che accade al Cremlino e questo per noi è molto importante”.

Catapano Giuseppe comunica: Rothschild: situazione più grave dalla Seconda Guerra Mondiale

Il banchiere e politico miliardario Jacob Rothschild ha avvertito che la situazione geopolitica attuale è la più grave e pericolosa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Il 78enne presidente di RIT Capital Partners, ha usato il rapporto annuale del trust da £2,3 miliardi per lanciare un avviso ai risparmiatori, sottolineando che l’attenzione della società sarebbe rivolta alla conservazione del capitale degli azionisti e non ai guadagni a breve termine.

Rothschild ha dichiarato che “dalla Seconda Guerra Mondiale non ci troviamo davanti a una situazione geopolitica così pericolosa”, che ha creato “difficili condizioni economiche” cui gli investitori devono fare attenzione.

Il politico e investitore, che vanta partner d’affari del calibro di Warren Buffett e Henry Kissinger, ha detto che tale clima sfavorevole è dovuto al “caos e estremismo diffuso in Medioriente, all’aggressione ed espansione della Russia e all’indebolimento dell’Europa.

Il continente è “minacciato da livelli di disoccupazione orribili, causati tra le altre cose dall’incapacità di imporre riforme strutturali in molti dei paesi membri dell’Unione Europea”.

Il membro della ricca e potente famiglia di origini ebree dei Rothschild ha fatto affari con la Russia nel settore petrolifero. Nel 2003 rilevò le quote nel gruppo Yukos appartenenti all’industriale Mikhail Khodorkovsky, prima che quest’ultimo venisse arrestato e accusato di frode.

Figlio primogenito di Victor Rothschild, lo ha rimpiazzato nel 1990 alla Camera dei Lord inglese.

Catapano Giuseppe informa: Noleggio Auto, un contratto chiaro e trasparente

In occasione della presentazione del “Parere sull’analisi e la trasparenza dei contratti di noleggio auto”, l’incontro rappresenta un altro tassello della nostra azione sui temi dellamobilità sostenibile, della trasparenza delle condizioni generali di contratto e dellacorretta concorrenza degli operatori.

Ore: 9:30 | 13:00
Dove: Sala Consiglio, Palazzo Turati – Via Meravigli 9/B – Milano

Programma (in formato pdf 247 kB)

La partecipazione è gratuita. Iscriviti!

Ai partecipanti sarà distribuito una copia del Parere.
Al convegno sono stati riconosciuti nr. 2 crediti formativi dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano.

Catapano Giuseppe comunica: Falso in bilancio ridimensionato, risparmiati piccoli imprenditori

La solita impunità all’italiana, viene da dire. Per i giustizialisti rappresenta una beffa la nuova legge sul falso in bilancio, per lo meno per i piccoli imprenditori.

Saranno risparmiate dalle intercettazioni le imprese non quotate in Borsa. La pena scenderà infatti a 1-5 anni da 2-6 per le imprese che non sono Spa, le quali rappresentano la stragrande maggioranza in Italia.

Al termine di estenuanti trattative e emendamenti su emendamenti la bozza finale della norma sta per approdare al Ministero della Giustizia drasticamente ridimensionata.

Anche se la differenza è di solo un anno, il gap è sostanziale. Il falso in bilancio, difatti, non potrà più essere un reato sottoposto alle intercettazioni, come il codice di procedura penale è chiaro.

All’articolo 266 infatti stabilisce che il presupposto ineludibile per ottenere gli ascolti è che il reato preveda una “superiore nel massimo a 5 anni”. Risultato: la pena fino a 5 anni non è più sufficiente.

A livello politico è una vittoria per Nuovo Centrodestra e Forza Italia, a cui piace la riduzione della pena. Come ricorda La Repubblica, l’impossibilità di ‘spiare’ i sospetti di reato è sempre stata una delle principali critiche dei magistrati impegnati nelle indagini sui reati finanziari.

Catapano Giuseppe scrive: Bonus 80 euro non ha ridotto la pressione fiscale

Secondo le autorità italiane il bonus degli 80 euro mensili ha ridotto la pressione fiscale sulle famiglie, ma le statistiche smentiscono il governo.

I dati sulla finanza pubblica pubblicati da Istat mostrano che la pressione fiscale, stimata al 43,5%, è salita leggermente nel 2014 rispetto all’anno precedente (43,4%) posizionandosi sui livelli del 2012.

Dal Tesoro ricordano che però che con il decreto legge 66/2014 il governo ha deciso, a decorrere dal mese di maggio 2014, di alleggerire la pressione fiscale, in particolare riducendo il cosiddetto “cuneo fiscale”, cioè la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore.

“L’intervento del Governo è stato formulato in modo semplice e chiaro, uguale per tutti i lavoratori con retribuzione non superiore a una soglia predeterminata: un bonus di 80 euro che riduce il peso dell’Irpef e aumenta il netto in busta paga. Tuttavia, proprio in virtù di questa formulazione non progressiva ma chiara e semplice, le misure statistiche non classificano l’intervento come riduzione del peso fiscale ma come spesa sociale”, spiega il Dicastero.

Ricalcolata tenendo conto del bonus Irpef, la pressione fiscale effettiva per il 2014 può essere quindi stimata nel 43,1% del PIL, in calo sia nei confronti del 43,4% del 2013 che del 43,5% del 2012.

Giuseppe Catapano informa: Inps, Boeri: reddito minimo e pensioni anticipate più leggere

Un reddito minimo per “contrastare le situazioni di povertà” e forme di flessibilità per uscire dal lavoro prima, con una pensione più leggera. E’ questa la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, stando a quanto risulta da una intervista rilasciata al giornalista Enrico Marro del Corriere della Sera.

“Bisognerebbe spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale”.

“Poi dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità” con assegni più leggeri.

“Ma prima bisogna convincere la Commissione europea” spiega Boeri, perché “per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso”.

E’ fondamentale in tal senso che tutti abbiano un quadro chiaro della propria posizione e “lo faremo anche facendo partire finalmente l’operazione ‘busta arancione’. Una definizione in realtà superata perché la lettera col conto contributivo e la stima della pensione la manderemo solo ai lavoratori senza una connessione Internet. Per gli altri, ci sarà un “pin” col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia”.

Riguardo alla governance, Boeri propone “un consiglio di amministrazione di tre membri, compreso il presidente, e un direttore generale scelto dallo stesso cda anziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, consiglio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere snello, composto da membri delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali effettivamente rappresentative, e ricondotto a un ruolo di controllo, evitando funzioni di cogestione”.

Alla domanda: “Lei prima guadagnava di più. Quanto prenderà all’Inps? Mi passi la battuta: ha accettato perché le è stato promesso un aumento?” Boeri ha risposto: “No, ho accettato perché lo considero un impegno civile. E perché ho avuto assicurazioni che l’Istituto potrà svolgere anche un ruolo propositivo, fermo restando che le decisioni spettano a governo e Parlamento. Insomma, non è vero come ha scritto qualcuno che mi sarei fatto zittire. All’Inps prenderò 103 mila euro lordi l’anno, uno stipendio elevato, ma pur sempre meno di quanto prende un dirigente di seconda fascia all’Inps e molto meno di quanto guadagnavo prima. Ad eccezione del Festival dell’Economia di Trento, per il quale quest’anno sono ancora il direttore scientifico, ho sospeso tutti i miei lavori precedenti per questo incarico che mi ha già cambiato la vita”.

Catapano Giuseppe: Medio Oriente, attenti a questo mercato – Peter Elam Håkansson, Chairman e CIO di East Capital

L’Arabia Saudita è uno dei mercati sul quale ci concentriamo nel 2015. Il paese conta attualmente per il 20% del nostro fondo Frontier Markets, lanciato di recente e riservato agli investitori istituzionali. Diversi fattori hanno attirato la nostra attenzione, quindi analizziamone alcuni.
La borsa dell’Arabia Saudita conta un gran numero di società quotate nel settore dei beni di consumo, il che è interessante, in quanto il paese ha una popolazione giovane, in rapida crescita e relativamente grande. In aggiunta, ci sono buone aziende nel settore turistico, del fast food, dell’healthcare e dell’istruzione, con valutazioni ragionevoli. Questi sono i settori nei quali vogliamo investire. Il mercato ha perso un bel po’ di terreno lo scorso autunno risentendo del crollo dei prezzi petrolio e della preoccupazione per la salute del Re Abdullah, al cui decesso è seguito il passaggio della corona al fratello, avvenuto senza particolari problemi.
Un fattore che riteniamo darà un notevole impulso al mercato saudita è il fatto che nel secondo trimestre dovrebbero essere rimosse le restrizioni sul possesso estero di azioni locali. Come conseguenza di queste limitazioni, il mercato non è attualmente incluso in alcuno degli indici esistenti: la rimozione di tali vincoli ne permetterà invece l’inclusione.
La capitalizzazione del mercato saudita si attesa a ben 530 miliardi di dollari americani, pari a circa il 4% dell’Emerging Markets Index e a una quota ancora maggiore rapportato al Frontier Markets Index. Abbiamo già visto in passato come l’inclusione negli Indici porti attenzione e flussi sul mercato. Nello specifico il primo effetto è che tutti i fondi passivi che replicano un determinato indice devono acquistare sino al medesimo livello percentuale presente nell’indice che tracciano, con un conseguente aumento dei prezzi azionari. Se questo accadrà, saremo molto ben posizionati.

Catapano Giuseppe osserva: Buco “monstre” 7,6 mld in bad bank di Hypo Alpe Adria, ma Austria tutelerà contribuenti

Un buco di ben 7,6 miliardi di euro. Questa la scoperta shock in Austria, sulla bad bank Hypo Alpe Adria, conosciuta anche come Heta Assey Resolution. L’Austria parla di “sviluppi spettacolari” del caso.

Reuters ripercorre le tappe della storia di questa banca, che è stata istituita lo scorso anno sulle “ceneri” dell’istituto di credito Hypo Alpe Adria.

Il progetto sembra non essere andato affatto bene, dal momento che nelle ultime ore l’Autorità austriaca dei mercati finanziari ha preso la decisione di imporre una moratoria dei debiti di Heta fino al 31 maggio del 2016, dopo la scoperta della maxi perdita, di cui stavolta non si farà carico.

La bad bank non riuscirà così a rispettare i prossimi impegni nei confronti dei creditori, in particolare non onorerà i debiti con scadenza più imminente di un bond da 450 milioni che scade venerdì e di un altro bond il prossimo 20 marzo, del valore di 500 milioni di euro.

In totale, la moratoria interesserà debiti per un valore complessivo superiore a 9,8 miliardi di euro.

Per la prima volta, saranno così messe in pratica le regole del “bail in”, che prevedono perdite anche per i creditori. Il ministero austriaco delle finanze ha affermato che, sulla base della nuova normativa, i creditori possono essere di fatto costretti a contribuire alle perdite, in modo tale che i contribuenti non debbano accollarsi, come scrive Reuters, l’intero peso.

Il ministero delle finanze ha precisato in un comunicato che Heta non è insolvente e che le garanzie sui debiti arrivate dalla provincia di Carinzia e del governo federale non saranno colpite dalla mossa. Da segnalare che Carinzia ha garantito un debito di Heta per un valore di 10,7 miliardi di euro, mentre il governo federale ha garantito bond emessi nel 2012 per un valore di 1 miliardo di euro che, secondo le autorità, saranno rimborsati al 100%.

Ma in definitiva ciò che fa notizia in questo caso è che l’Austria ha deciso di fare Ponzio Pilato nel salvataggio di questa banca: decidendo di tutelare prima i contribuenti, e dunque staccando la spina a questa entità che comunque fino a poche ore prima era sostenuta dallo stato. I contribuenti austriaci, d’altronde, avevano già versato 5,55 miliardi di euro.

Lo stesso Ministero delle finanze è stato chiaro: questa volta non saranno le casse dello stato a pagare per i 7,6 miliardi di perdite.

Giuseppe Catapano informa: Convertito in legge il decreto legge Milleproroghe: riaperti i termini per la rateazione delle cartelle di Equitalia e prorogata la possibilità di accesso al regime di vantaggio

Con 156 voti favorevoli, 78 contrari e un’astensione, il Senato ha approvato definitivamente il DDL n. 1779, di conversione del decreto-legge n. 192 del 31 dicembre 2014, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (cosiddetto milleproroghe 2015).

Il provvedimento dispone proroghe di termini nelle seguenti materie: pubbliche amministrazioni, giustizia amministrativa, sviluppo economico, competenze del Ministero degli interni, beni culturali, istruzione, sanità, infrastrutture e trasporti, ambiente, economia e finanze, interventi emergenziali, regime fiscale per energie da fonti rinnovabili, federazioni sportive nazionali, contratti di affidamento di servizi. In sede di conversione in legge sono stati introdotti articoli aggiuntivi concernenti: i contratti di solidarietà, la disciplina transitoria per l’abilitazione professionale degli avvocati, il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, la Commissione per l’autorizzazione ambientale integrata.
In materia fiscale si segnala la novella introdotta dal comma 12-quinquies dell’articolo 10, che consente ai contribuenti decaduti dal beneficio della rateazione di poter beneficiare di un nuovo piano, articolato fino ad un massimo di settantadue rate mensili. La possibilità di accesso al piano di rateazione è riconosciuta su richiesta dell’interessato, da formalizzare entro il 31 luglio 2015, e per i casi in cui la decadenza sia intervenuta entro il 31 dicembre 2014.

Focus sulla proroga per tutto l’anno 2015 delle disposizioni in materia di regime fiscale di vantaggio

Articolo 10
Comma 12-undecies

Il comma 12-undecies, dell’articolo 10 del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertivo in legge, in corso di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, introdotto durante l’esame parlamentare, proroga per tutto l’anno 2015, le disposizioni in materia di regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità di cui all’articolo 27, commi 1, 2 e 7 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
Si rammenta che l’articolo 1, comma 85 della legge di stabilità per il 2015 ha abrogato, con la lettera a) il regime fiscale agevolato per le nuove iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo (di cui all’articolo 13 della legge 388/2000) e con la lettera b) il citato regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (di cui all’articolo 27 del D.L. 98/2011), ed infine con la lettera c) le disposizioni dell’articolo 1, commi da 96 a 115 e 117 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 che disciplinavano il vecchio regime dei minimi, “richiamate”, tuttavia, anche per disciplinare il sopra citato regime di vantaggio.

Con la modifica in esame si proroga per tutto l’anno 2015 il regime agevolato di vantaggio “abrogato” dalla citata lettera b) del richiamato articolo 1, comma 85 della legge di stabilità per il 2015 con la conseguenza che non solo potranno continuare ad utilizzare detti regimi coloro che già ne usufruivano (come peraltro già previsto nella legge di stabilità per il 2015), ma potranno scegliere tali regimi anche coloro che inizieranno nuove attività nel corso del 2015.
Tuttavia, con documenti interpretativi, andranno regolamentati i casi in cui i contribuenti, avendo già optato nei due mesi dell’anno in corso per il nuovo regime forfetario – così come disciplinato dalla citata legge di stabilità per il 2015 – decidano di voler scegliere uno il regime agevolato ora prorogato; ciò si rende opportuno al fine di escludere contenziosi tributari e contributivi, visto che la circolare INPS n. 29 del 10 febbraio 2015 ha obbligato i contribuenti ad inviare per l’accesso al regime previdenziale agevolato un apposita dichiarazione.
Brevemente si ricorda che il regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e per i lavoratori in mobilità prevede un limite dei ricavi di 30 mila euro e l’aliquota sostitutiva del 5 per cento; detto regime interessa coloro che, presentandone i requisiti, intraprendono una nuova attività ovvero coloro che l’hanno iniziata a partire dal 31 dicembre 2007, per il periodo d’imposta in cui l’attività è iniziata e per i quattro successivi ovvero fino al compimento del trentacinquesimo anno d’età.
Per quanto attiene invece, il previgente regime dei “vecchi” minimi di cui all’articolo 1, commi da 96 a 115 e 117 della legge24 dicembre 2007, n. 244 e successive modificazioni esso prevedeva un limite dei ricavi di 30 mila euro e l’aliquota sostitutiva del 20 per cento. Rientravano nel regime dei minimi le imprese individuali e i professionisti che nell’anno precedente presentavano determinati requisiti (soglia dei ricavi, mancanza di lavoratori dipendenti o collaboratori, mancanza di cessioni all’esportazione, limite agli acquisti di beni strumentali).

La deroga alla legge 190/2015 per la proroga del regime di vantaggio

Il testo del comma 12-undecies dell’articolo 10 introdotto nella conversione in legge del decreto-legge n. 192 del 31 dicembre 2014

«12-undecies. In deroga a quanto previsto dall’articolo 1, comma 85, lettere b) e c), della legge 23 dicembre 2014, n. 190, sono prorogate le disposizioni previste dagli articoli 27, commi 1, 2 e 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e 1, commi da 96 a 115 e 117, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, per i soggetti che, avendone i requisiti, decidono di avvalersene, consentendone la relativa scelta nel corso dell’anno 2015. Agli oneri derivanti dal presente comma, pari a 9,6 milioni di euro per l’anno 2015, a 71,4 milioni di euro per l’anno 2016, a 46,7 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019 e a 37,1 milioni di euro per l’anno 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. Le maggiori entrate derivanti dal presente comma, pari a 24,7 milioni di euro per l’anno 2021, affluiscono al Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui al citato articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 307 del 2004. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.»

Catapano Giuseppe comunica: Visto di conformità su 730 precompilato e altre dichiarazioni: i chiarimenti per Caf e professionisti

Nuove istruzioni per Caf, dottori commercialisti e consulenti del lavoro che rilasciano il visto di conformità sulle dichiarazioni, alla luce delle modifiche introdotte dal decreto “semplificazioni” (D.Lgs. 21 novembre 2014, n. 175). Con la circolare n. 7/E del 26 febbraio 2015, le Entrate forniscono chiarimenti in merito alle modifiche contenute nel suddetto decreto semplificazioni con riferimento alle sanzioni, previste dall’articolo 39 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, alle garanzie, di cui agli articoli 6 e 22 del decreto del Ministro delle finanze 31 maggio 1999, n. 164 e alle modalità di esecuzione dei controlli, di cui all’articolo 26 del medesimo decreto ministeriale

Chi può apporre il visto sul 730

La circolare specifica che il visto di conformità sul 730 può essere rilasciato solo dai Caf e dai professionisti iscritti:

· nell’albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili;

· nell’albo dei consulenti del lavoro.
In pratica, l’attività di assistenza fiscale e di apposizione del visto di conformità sulla dichiarazione 730 è riservata agli iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili e agli iscritti nell’Albo dei consulenti del lavoro, restando esclusi da tali attività gli iscritti nei ruoli di periti ed esperti tenuti dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura per la sub-categoria tributi alla data del 30 settembre 1993, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o diploma di ragioneria.
Nel sito internet dell’Agenzia delle entrate saranno consultabili i dati dei professionisti legittimati al rilascio del visto, con espressa indicazione dell’abilitazione all’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni modello 730, il luogo di svolgimento dell’attività, l’eventuale svolgimento dell’attività in forma associata ovvero l’utilizzo di società di servizi.
In ogni caso, le Entrate ricordano che i professionisti che intendono apporre il visto di conformità devono darne comunicazione alle Entrate. Una volta presentata la comunicazione, il professionista può immediatamente prestare assistenza fiscale. L’Agenzia precisa che per la specifica attività di assistenza sui 730, i professionisti non possono avvalersi di una società di servizi e che, nel caso di associazione professionale, ogni singolo professionista che intenda rilasciare il visto deve essere personalmente abilitato.

Per il 730/2015 abilitazioni entro il 7 luglio

Caf-imprese e Caf-dipendenti possono svolgere l’attività di assistenza fiscale in seguito all’autorizzazione della Direzione regionale delle Entrate compente. Per apporre il visto sul 730, è necessario essere abilitati alla data di apertura del canale di trasmissione delle dichiarazioni precompilate e comunque prima della trasmissione delle dichiarazioni. I professionisti abilitati dopo il 7 luglio 2015 (ultima data per presentare i 730), potranno prestare assistenza fiscale solo a partire dal 2016.

Le novità in materia di controllo e assistenza fiscale

I Caf e i professionisti che rilasciano il visto di conformità sul 730 non devono verificare la correttezza dei redditi indicati dal contribuente, salvo quelli di lavoro indicati in dichiarazione, che devono corrispondere a quanto esposto nelle certificazioni (Cu). Inoltre, per quanto riguarda i controlli che Caf e professionisti devono effettuare in relazione alle dichiarazioni IVA, alle richieste di rimborso Iva infrannuale e a tutte le altre dichiarazioni dei redditi, il documento di prassi conferma quanto illustrato rispettivamente nelle circolari n. 57/E del 2009 e 28/E del 2014.

Un mese in più per fornire chiarimenti

La circolare chiarisce che a partire dall’assistenza fiscale prestata nel 2015, Caf e professionisti avranno 60 giorni di tempo per trasmettere telematicamente la documentazioni richieste dall’Agenzia. Entro i successivi 60 giorni, l’Amministrazione finanziaria comunicherà l’esito del controllo e i motivi per cui ha rettificato i dati contenuti in dichiarazione, in modo da permettere ai Caf e ai professionisti di fornire ulteriori chiarimenti.

Polizze assicurative

I Caf e i professionisti abilitati al rilascio del visto di conformità devono adeguare il massimale della polizza per la copertura dei rischi derivanti dall’assistenza fiscale (stabilito dal decreto semplificazioni in tre milioni di euro), prima dell’apposizione del visto, anche se la polizza stessa non era ancora scaduta alla data di entrata in vigore del decreto. Solo in caso di visto di conformità sulla dichiarazione 730, la polizza deve essere integrata anche con la previsione esplicita della copertura del nuovo rischio (rilascio di visto infedele). Per mantenere l’abilitazione, il requisito della copertura assicurativa deve permanere nel tempo; pertanto il professionista deve trasmettere alla Direzione regionale competente una copia del rinnovo della polizza assicurativa o l’attestato di quietanza di pagamento.

Se il visto è infedele

La circolare chiarisce che le responsabilità in capo al Caf o al professionista sono limitate al solo visto infedele, e non ai comportamenti di condotta dolosa o gravemente colposa del contribuente.

Nel dettaglio la circolare ricorda che in caso di visto infedele i Caf e i professionisti abilitati sono tenuti, nei confronti dello Stato o del diverso ente impositore, al pagamento di un importo corrispondente alla somma dell’imposta, degli interessi e della sanzione, nella misura del 30 per cento, che sarebbe stata richiesta al contribuente ai sensi dell’articolo 36-ter del D.P.R. n. 600 del 1973.
Inoltre, se il Caf o il professionista riscontrano errori sul visto, sono tenuti ad avvisare il contribuente e a presentare una dichiarazione rettificativa entro il 10 novembre dell’anno in cui è stata prestata assistenza, anche senza il consenso di quest’ultimo. La responsabilità degli intermediari è, in questi casi, limitata al pagamento dell’importo corrispondente alla sola sanzione che sarebbe stata richiesta al contribuente. L’Amministrazione finanziaria ha, infine, il potere di sospendere o di revocare l’abilitazione ai professionisti che hanno commesso gravi e ripetute inadempienze, ad esempio l’alterazione della scelta del contribuente in merito alla destinazione del due, cinque e otto per mille. (Cfr. comunicato stampa dell’Agenzia delle entrate del 26 febbraio 2015)